I Fiori dell’Impero - di Cao Shui
Raccolta Poetica in tre lingue pubblicata da Fiori D’Asia
Editrice
Recensione di Maria Teresa De Donato
Leggere, interpretare e recensire I Fiori dell’Impero di Cao Shui
non è stata impresa facile, ma estremamente affascinante e altrettanto
entusiasmante.
Lo scopo, non solo di questa Raccolta ma anche della sua intera produzione
letteraria, viene indicato chiaramente nel capitolo Ricostruire la Torre di
Babele della Letteratura in cui lo stesso Autore afferma:
“Penso che, se tutti parlassero la stessa lingua, forse
potremmo davvero raggiungere il Paradiso. ... Spero che, attraverso la
scrittura, si possa ricostruire la Torre di Babele della letteratura affinché
tutti comunichino liberamente. ... ho ideato il mio Piano della Torre di Babele
e ho iniziato a metterlo in pratica nella speranza di creare un mondo
letterario. (pp. 13, 14) Il World Poetry Movement (WPM) promuove il concetto di
un mondo senza muri.” (p. 16)
Una grande cultura e una profonda sensibilità e altrettanta capacità di
analisi e di vedere il Mondo a 360º emergono in quest’opera letteraria come i
fiori all’occhiello della poetica di Cao Shui.
Per sua stessa ammissione, questa Raccolta esprime i suoi (di Cao) “sentimenti
per la città di Beijing, Pechino, la capitale della Cina. ... costruita intorno
alla Città Proibita, [e che] è in continua espansione ... come un fiore enorme
che sboccia e controlla la nazione.” (p. 17)
A mio avviso, tuttavia, quest’opera va ben oltre in quanto varie sono le
sue chiavi di lettura: letterale, emblematica, esoterica, trascendentale.
Il messaggio, a volte celato, altre diretto, è semplice: andare con la
mente lontano, superando le barriere linguistiche, culturali e politiche e abbracciando
l’Umanità nel suo insieme. Siamo tutti nella stessa barca, esseri umani di ogni
nazionalità, etnia, cultura, ideale politico e religioso. L’unica cosa che ci divide e, al tempo stesso
ci accomuna, è il vivere la Vita in maniera consapevole o il non farlo.
Solo la Consapevolezza ci permette di avere una veduta d’insieme, globale,
oggettiva e disincantata del Tutto.
Paradossalmente è, allo stesso tempo, proprio la Consapevolezza a farci
soffrire nel momento in cui ci rendiamo conto del nonsense che governa questo
Mondo; di come alla maggioranza sfugga il vero significato e valore intrinseco
della stessa Vita, di un’esistenza degna di essere definita tale.
La Consapevolezza porta, quindi, alla realizzazione che di fronte a una
Umanità smarrita e sotto ipnosi
“l’unico che piange addolorato sei tu...
L’unico sopraffatto dal dolore sei tu...
...la persona più comune al mondo...” (pp. 29, 30)
(NOTA: Il corsivo è mio)
Le differenze che, quali esseri umani abbiamo creato, fanno sì che
“ ci guardiamo dal fiume
rimanendo sui due lati opposti.
Attraverso due realtà
distinte ci osserviamo,...
Ci scrutiamo da due mondi
separati,
e all’improvviso ci sentiamo
storditi.” (p. 93)
...
La materia oscura è tutta
intorno a noi,
c’è un enorme buco nero fra
di noi
...
Stiamo facendo tutti del
nostro meglio
per trovare un canale
temporale.” (p. 100)
Al tempo stesso la speranza è l’ultima a morire, ossia quella che
“Dal tramonto d’Europa all’alba dell’Asia
è un’eternità;
che finalmente ci unirà. (p. 71)
...
I loro discendenti
un giorno saranno una famiglia.” (p. 72)
Tra i temi di fondamentale importanza che emergono dalla lettura di questa
Raccolta di poesie troviamo anche una condanna al consumismo, o peggio, alla
mancanza di apprezzamento per il valore di ciò che abbiamo, il rispetto e
l’ammirazione per la Natura, le conseguenze della mentalità ‘usa e getta’
applicata tristemente anche e soprattutto agli esseri umani.
Un aspetto particolarmente allettante che ho riscontrato è la versatilità
di Cao e la sua conseguente abilità, attraverso i suoi versi, di unire le varie
culture – orientale, occidentale, antica e moderna – grazie alla sua vasta
conoscenza letteraria e storica che, attraversando secoli e Paesi, dà vita ad
un tutto tanto armonico quanto seducente.
Benché consapevole che
“Nella vastità del mondo,
amarsi è così difficile!”
la poetica di Cao mira in primo luogo a evidenziare le lacune che l’Umanità
ha nel suo insieme e il trascorrere veloce e incessante del tempo e, di
conseguenza, della nostra umana esistenza.
Tuttavia, costituisce anche un invito – che forse qualcuno potrebbe
interpretare come ‘utopico’ – a guardare ‘oltre la cortina’, afferrando il
senso della Vita e comprendendo che, malgrado le apparenze, ossia tradizioni,
convinzioni religiose e politiche e il proprio sistema di credenze,
apparteniamo tutti a una sola grande famiglia, quella umana:
“...sulla cima radunerò
tutte le genti
per insegnare loro a
piantare nel mondo
nuove sementi.” (167)
I Fiori dell’Impero è dunque una splendida Raccolta di poesie, la cui
lettura consiglio a tutti, che
affascinerà i lettori coinvolgendoli emotivamente e inducendoli a un’attenta
riflessione.
I miei complimenti vanno anche all’Editrice, Sinologa e Autrice, Fiori
Picco, per il lavoro certosino di traduzione.
A Fiori, tuttavia, non va riconosciuto solo il merito di aver realizzato
un’attenta opera di traduzione dal cinese corretta dal punto di vista del
lessico, ma anche, e soprattutto, la sua abilità nel rendere tali traduzioni in
italiano e in inglese altrettanto poetiche.
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