Elena Franconi:
Una Vita tutta da vivere
Intervista di Maria Teresa De Donato
Amici carissimi,
oggi voglio presentarvi Elena Franconi, Attrice di teatro e Autrice
di testi teatrali, che conduce laboratori teatrali per ragazzi e adulti.
Di Teatro su questo mio Blog e Salotto Culturale Virtuale abbiamo già
parlato in passato ma, come vedremo, l’attività di Elena è molto particolare:
si ispira, infatti, alla filosofia del Prof. Stefano Mancuso –
Neuroscienziato e Saggista italiano, Docente di arboricoltura generale ed
etologia vegetale all’Università di Firenze – nonché al linguaggio della
gentilezza di poetesse come Chandra Candiani e Mariangela Gualtieri.
Siete tutti invitati, quindi, a continuare la lettura di questo articolo
per conoscere meglio non solo Elena, ma anche e soprattutto la sua attività
teatrale e i fini che con essa si prefigge di raggiungere.
MTDD:
Ciao Elena, e benvenuta in questo mio spazio culturale. È un piacere averti mia
ospite.
EF: È un piacere mio essere tua ospite, Maria Teresa.
MTDD: Prima di approdare al Teatro, vorresti presentarti
brevemente al nostro pubblico di lettori e parlarci un po’ di te?
EF: Sì,
certo, molto volentieri. Sono una donna, adulta, autonoma e indipendente. Sono
anche molto distratta e giocherellona. Ho due figli grandi, Walter di 34 e
Giulia di 29, i miei tesori di cui sono molto fiera. Ho sempre avuto un grande
interesse per l’impegno civile, ragione per cui, dovendo cercare un’occupazione
lavorativa che mi garantisse una certa stabilità economica, ho studiato,
partecipato a concorsi pubblici e sono entrata a lavorare in una pubblica
amministrazione. Questo mi ha permesso di partecipare attivamente al bene
comune, di organizzare ed erogare servizi pubblici per tutti.
Contemporaneamente mi sono buttata a capofitto nello studio delle arti sceniche
e della scrittura e da oltre 25 anni faccio teatro e scrivo per il teatro.
Direi che la mia vita si dipana su due linee parallele, che hanno in comune:
l’impegno civile, sociale e la cura.
MTDD: Vorresti parlarci della tua produzione teatrale?
EF: Come dicevi
tu, sono autrice e attrice. Alcuni spettacoli oltre ad essere andati in scena
in vari teatri sono stati portati in luoghi alternativi, per esempio Impiego
sicuro cercasi, uno spettacolo che tratta il tema della sicurezza sui
luoghi di lavoro è stato fatto in una conceria, in sale convegni; 68x15 una
questione di coscienza, uno spettacolo sul ‘68 e sulla presa di coscienza
collettiva e individuale e Pulsatilla, monologo sulla relazione fra una
madre e una figlia adolescente sono stati realizzati anche nelle scuole. Moi
pour Toi, sulla vita di Edith Piaf, per la compagnia Ex-it danza T di
Livorno; Costi quel che costi spettacolo del rione Paese Novo di
Pomarance, alla 47° edizione del Palio di Pomarance.
MTDD: Desidero
ringraziarti per i video che mi hai mandato perché mi hanno aiutata a capire
meglio la tua attività e le sue finalità.
Definirei le tue rappresentazioni teatrali nella Natura altamente simboliche,
suggestive e coinvolgenti.
Sei d’accordo?
EF: Parli
di ART: in teATRo e in nATuRa, il laboratorio di ricerca e sperimentazione
teatrale nella natura nato nel 2021 quando stare con le persone in ambienti
chiusi era complicatissimo e la natura era un luogo pieno di vita e di
possibilità. La mia passione. Ho iniziato a fare laboratori teatrali in bosco,
nei prati, a sollecitare tutti i sensi a un ascolto attivo, a osservare il
mondo vegetale e animale per scoprire le differenze e analogie con l’umano, la
ricchezza dei suoni, degli odori, la trasformazione. Lo stesso luogo cambia
completamente volto da una settimana a un’altra e ogni volta il paesaggio è
molto suggestivo ed evocativo e questo offre spunti sempre nuovi per il
laboratorio, per la ricerca e per uno stare inclusivo e immersivo in natura.
MTDD:
Guardando i tuoi video ho preso nota di alcune frasi recitate dagli attori e
dalle attrici o commentate da te quale voce fuori campo. Approfittando di
questa occasione, mi farebbe piacere approfondire il tutto iniziando dalle
seguenti:
“Il lago... la sua quiete
non è un ristagno... ma un’attesa...
Le sue
acque sono come uno specchio... è come la mente...
Fuori da
qui... è tutto veloce...
Fuori da
qui... è tutto rumore...”
EF: I
testi accompagnano le azioni dei performer o le suggestioni dell’ambiente, sono
come didascalie di un quadro. Alcuni sono tratti da libri, come le prime due
righe che hai citato e che sono menzionati nella pubblicazione “Troverai più
nei boschi” di Francesco Boer, le altre due righe invece le ho scritte a
conclusione della performance a ricordare cosa accade fuori dal bosco, fuori
dall’esperienza appena conclusa. In natura c’è silenzio, lentezza, ascolto, fuori
da qui invece è tutto veloce, tutto rumore.
MTDD: I
testi teatrali sono estremamente significativi e metaforici e anche i movimenti
e gli abiti rivestono un ruolo determinante in quanto riportano noi tutti
indietro nel tempo, all’epoca dei riti celtici sembrerebbe e comunque a un’era
in cui Uomo e Natura costituivano un tutt’Uno, inseparabile e imprescindibile,
unione che soprattutto in questi ultimi decenni sembrerebbe essersi persa.
Considerando che il colore bianco in ogni cultura ha un
significato preciso, qual è quello che gli avete attribuito voi
nell’utilizzarlo nel video girato nel bosco?
EF: Grazie
Maria Teresa per le belle parole che stai usando. Sono molto felice che ti
arrivino tutte queste suggestioni; in effetti non esiste una risposta precisa,
ognuno vede e sente in base alle proprie conoscenze, esperienze, alle proprie
sensibilità. Rispetto al colore bianco la mia risposta forse ti sorprenderà per
la sua semplicità: in mezzo a tutto quel verde il bianco risalta, si distingue,
è un punto di attrazione. L’occhio individua e segue facilmente il performer e
inoltre il bianco non ha una connotazione particolare per cui lascia spazio
all’immaginazione. Ti svelo un segreto: nel corso di questi anni il bianco è
diventato il colore di ART: in teATRo e in nATuRa. Ci vestiamo sempre di
bianco, panna, crema o tonalità affini.
MTDD: Il
secondo video che ho guardato, girato a Treggiaia nel giardino di un’antica
chiesa circondata da un paesaggio mozzafiato della vostra bellissima terra, la
voce narrante dice:
“Tutto intorno c’è una tale quantità di verde che
metterebbe pace nel cuore più dannato. ...”
Come Naturopata sono pienamente d’accordo con questo pensiero e ritengo che
tanti problemi non solo fisici, ma anche e soprattutto psichici e mentali
possano derivare proprio dall’allontanamento che c’è stato tra l’Essere
Umano e la Natura e da una conseguente nostra immersione in una società
altamente materialistica e consumistica che ha alienato molte persone. Questo
porterebbe, tuttavia, a un discorso molto più ampio e che dovrebbe includere
non solo Salute e Benessere, ma anche aspetti sociologici e psicologici.
Per restare, quindi, in tema, soffermiamoci agli aspetti legati alla Salute
e al Benessere e alla visione di una Natura non ‘matrigna’, come la vedeva
Giacomo Leopardi, ma piuttosto ‘madre’ che ci ama, ci protegge e a suo modo
comunica con noi. Sta a noi riscoprirne
e afferrarne il significato.
EF: Stare
in natura fa bene. Di fronte a un prato verde pieno di margherite, a
un’oliveta, a un bosco di castagni facciamo un bel respiro e allentiamo la
tensione. Non lo dico io, lo proviamo tutte e tutti, e ora lo dice anche la
scienza. Sarai certamente al corrente delle ricerche che sta conducendo il CNR
(Centro Nazionale di Ricerca) sulle terapie forestali (forest bathing), sugli
effetti benefici dello stare per ore immersi in boschi di abeti o faggete. E
non sono solo benefici per ridurre lo stress e l’ansia, che non è poco, ma lo
sono anche per il sistema respiratorio, cardiovascolare e immunitario. Le
piante emanano sostanze volatili come i monoterpeni che hanno proprietà
antibatteriche e antinfiammatorie che inaliamo e che migliorano la nostra
salute. Gli habitat costruiti dall’uomo, fatti di cemento, di asfalto, grigi,
ci hanno sradicato dalla natura. Ci siamo dimenticati che NOI SIAMO NATURA, non
siamo distinti, non siamo alieni ma parte del tutto, e riconnettendoci possiamo
trovare pace e risposte ai nostri dubbi, alle nostre paure.
MTDD:
Modernità, materialismo ed eccessivo consumismo ci hanno talmente alienati che
molti di noi non riescono più a vedere la Natura come un Essere Vivente.
L’hanno tristemente e paradossalmente relegata al ruolo di “Cosa”, di un comune
oggetto da usare e di cui abusare a proprio piacimento.
Alcuni versi recitati nel tuo secondo video meritano di essere analizzati
perché possono aiutare i lettori a prendere coscienza di una realtà ‘vegetale’
completamente diversa:
“Gli alberi quando vengono feriti versano lacrime...”
Della Natura ci si può
fidare “ma occorre pazienza e un cuore aperto.”
Vorresti elaborare questi concetti?
EF: Gli
alberi sono dotati come noi di tutti i cinque sensi, e oltre, ne hanno circa
altri quindici. Chiaramente hanno modi diversi dai nostri di esprimerli, per
esempio gli “odori” per le piante, sono come le nostre parole. Attraverso gli
odori comunicano fra di loro, inviano messaggi di pericolo, di attrazione. Noi
non siamo in grado di capire molti dei loro significati, ma questo non
significa che non si esprimano, che non sentano amore, dolore, fame, bisogno di
luce e via dicendo. Il fatto che siano tanto diversi da noi non li rende
peggiori. Anzi, considerata la quantità di vegetali presenti sulla terra, e
considerato che in Natura non vince il migliore ma il più adatto, e che è la
quantità a dimostrare chi è più adatto, possiamo affermare che loro sono di
gran lunga da prendere come esempio e non trattarli come esseri insignificanti.
Da loro possiamo imparare molto: a stare in relazione, a stare con noi stessi,
a prenderci cura, ad ascoltare, a dare spazio, a ridefinire le priorità. Ma ci
vuole pazienza e un cuore aperto e, aggiungo, ci vuole la volontà di
imparare un altro linguaggio.
MTDD: Il
tuo terzo video, che come i precedenti riassume ciò che ART, il tuo laboratorio
di ricerca e sperimentazione teatrale nella Natura rappresenta, incoraggia
l’esame introspettivo e l’autoanalisi.
Ho trovato particolarmente significativi i seguenti messaggi:
“È dura sentirsi
diversi... Eppure è più triste adeguarsi...”
“Quali aspetti vegetali possono ispirare sguardi diversi
e atteggiamenti umani e sociali diversi?”
Andare controcorrente non è mai stato facile eppure ogni vero cambiamento è
avvenuto proprio grazie a qualcuno che ha osato agire ‘diversamente’
distinguendosi dalla massa.
Ci sarebbe molto da dire su questi punti, non trovi?
EF: Il
video a cui ti riferisci è stato la prima restituzione di un laboratorio di
ART. Era il 2022, un laboratorio iniziato in primavera e terminato agli inizi
di luglio. Il più lungo, durato quattro mesi. Un’esperienza magica che ha dato
inizio al tutto e che ho vissuto con tanto entusiasmo da una parte e tanta
paura di non riuscire dall’altra, di fare qualcosa di tanto diverso e
incomprensibile da non essere apprezzato e accolto dalle persone. Ricordo il
sabato che arrivammo dopo una bella camminata nel punto in cui eravamo consueti
fare il laboratorio, era primavera e quel giorno il polline roteava nell’aria
come un vortice di lana bianca, sembrava che nevicasse. Eravamo tutti molto
emozionati e affascinati e abbiamo iniziato a danzare. Noi e la Natura in un
unico movimento nello spazio e nel tempo. Bellissimo! Ho capito che già per
quello valeva la pena farlo, che non dovevo preoccuparmi del giudizio del
pubblico, ma della partecipazione attiva e condivisa dei performer (ovviamente
in primavera chi è allergico non partecipa ai laboratori!!).
La diversità è un elemento fondante di ART. I vegetali sono profondamente
diversi da noi, lo sono biologicamente. Sono esseri sessili, radicati, noi
siamo nomadi, ci spostiamo. Loro non possono muoversi, noi sì (e facciamo
fatica a stare fermi). Se imparassimo da loro che sono tanto diversi da noi,
forse riusciremmo a guardare la diversità fra etnie, popoli e culture, come una
possibilità di scambio e conoscenza e non come una minaccia da cui difendersi.
MTDD: “Fuggiamo
dall’ombra... alla ricerca della luce....” e “Ancorate nella terra
stiamo in ascolto dei nostri più microscopici movimenti interiori. Nessuno dà
ordini. Tutto agisce in risonanza” sono entrambe affermazioni dense di
significato.
Vogliamo approfondire questi concetti così da lasciare ai
nostri lettori non solo un messaggio positivo, ma anche che li incoraggi alla
presa di coscienza e ad una inversione ad U laddove ce ne fosse bisogno?
EF: La
luce è la principale fonte di energia delle piante. È alimento. È vita. Hai
visto come corrono in alto verso il cielo i fusti degli alberi? Non lo fanno
per fare una gara ma per nutrirsi e crescere. Le radici invece la rifuggono e
stanno sotto, nella terra, invisibili ai nostri occhi. Le radici percorrono il
sottosuolo in molte direzioni e si incontrano, tessono relazioni. Il mondo
sotterraneo, al momento oggetto di grande interesse per gli scienziati e così
estraneo a noi, ci apre all’immaginazione al senso di possibilità. I fusti che
salgono verso l’alto, le radici che affondano in basso, nel mezzo c’è linfa,
tronco, foglie, resine. Un albero ha una chioma dei rami, un fusto e delle
radici, un essere umano ha una testa, un tronco, arti e pelle. Metaforicamente
c’è somiglianza, proviamo a immaginarci accanto ad essi, però c’è anche una
grande, grandissima differenza. Le piante non hanno un cervello e organi
specializzati come noi, non hanno polmoni, non hanno un cuore. I vegetali hanno
una struttura modulare, tante piccole parti autonome che interagiscono fra di
loro, nessuno comanda sull’altro, nessuno dà ordini. Prova a immaginare un
mondo in cui tutti gli esseri viventi dialogano e assumono decisioni condivise e
non aspettano che qualcuno decida per loro. Impossibile? Non credo. Complesso,
sì, molto.
MTDD: Prima di congedarci, Elena, puoi dirci in che modo
coloro che desiderassero seguire o persino partecipare alle tue attività
potranno contattarti?
EF: Questi sono i miei
contatti:
elenafranconi
http://www.youtube.com/@elenafranconi
elena_francon
http://instagram.com/elena_francon
franconielena http://facebook.com/elena.franconi1
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MTDD:
Grazie, Elena, per aver partecipato a questa intervista e per aver condiviso
con noi le finalità della tua attività teatrale e dei laboratori teatrali che
conduci e grazie anche a tutti gli attori e le attrici che vi hanno preso
parte. Spero di averti ancora mia ospite in futuro.
EF: Grazie
a te per questa bella opportunità e per le domande molto interessanti che mi
hanno dato la possibilità non solo di raccontarti, ma anche di riflettere ulteriormente
su quello che faccio e sul suo senso. E ogni volta trovo che il senso c’è e per
me è molto importante perché spesso ne trovo poco intorno a me.
Tornerò volentieri a dialogare con te, ancora grazie e un caro saluto e
buon lavoro. Elena
Foto dell'articolo: Elena
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