Patrizia Carlotti tra Musica, Canto e Scrittura
Intervista di Maria Teresa De Donato
Amici carissimi,
oggi come prima intervista di questo Nuovo Anno 2025 ho il piacere di
presentarvi una donna davvero speciale: Patrizia Carlotti, toscana purosangue,
la cui vita spero nel prossimo futuro di immortalare in un romanzo.
Nell’attesa di realizzare questo bellissimo progetto, invito voi tutti a
seguirci non solo nella lettura di questa nostra intervista, ma anche sui nostri
rispettivi social.
MTDD:
Ciao Patrizia, benvenuta, e grazie per aver accettato questo mio invito.
PC: Grazie
a te carissima Maria Teresa per l’intervista!
MTDD:
Tante sono le cose da dire sul tuo conto, ma vorrei che tu iniziassi
presentandoti ai nostri lettori.
PC: Molto
bene…
Io nasco il 31 luglio del 1972, da buona leonessa il mio motto è “Leonessa
ieri, oggi e domani, sempre pronta a combattere le avversità della vita e a
vincerle!”
MTDD: È
un’ottima attitudine. Complimenti! Oltre a essere impiegata presso la Pubblica
Amministrazione, per quanto riguarda la tua attività come cantante possiamo
definirti “figlia d’arte”.
Vorresti parlarci del ruolo che Musica e Canto da sempre
rivestono non solo nella tua famiglia, ma soprattutto nella tua vita?
PC: Sì,
devo dire che sono stata molto fortunata a nascere in una famiglia dove la
musica era pane quotidiano.
Mio padre era un trombettista professionista, cantante e intrattenitore, e
mio nonno paterno suonava il mandolino e il violino.
In casa c’era sempre tanta gente; nel garage si facevano le prove
dell’orchestra, ed io piccolissima giocavo ad atteggiarmi a cantante, stavo
sempre tra i piedi dei musicisti, ma mi sopportavano, ero la loro mascotte.
Crescendo poi non è stato più un gioco, ma, la musica è divenuta il motore
della mia vita, diciamo che mi ha salvata sempre nei periodi difficili. Ho
imparato a leggere lo spartito che non ricordo neppure l’età, era cosa normale
per me, come mangiare e bere; nel sangue
correva l’amore per la musica che mi aveva trasmesso il mio adoratissimo padre,
quindi giocando, facendo milioni di domande, avevo imparato velocemente il nome
e le posizioni delle note sul pentagramma leggendole in chiave di sol o di
violino.
Non frequentavo ancora le scuole medie ma avevo già imparato a suonare
molto bene il flauto dolce. In età adolescenziale ho spaziato nel dilettarmi nello sperimentare quale strumento
potessi studiare, quale potesse somigliarmi di più, ma, alla fine non l’ho mai
capito. Purtroppo non essendo costante
nello studio (mi annoiavo tanto nel solfeggio!), non ho portato a termine né
gli studi di pianoforte, né di chitarra, né del flauto traverso… (E inoltre, non
mi stavano simpatici i docenti che m’insegnavano!).
Devo ammettere, con il senno del poi, che vorrei poter tornare indietro per
essere costante, impegnarmi di più nello studio, magari non avrei deluso mio
padre, che già per il fatto d’essere nato nel 1935, chiaramente era di un’altra
epoca, aveva un debole per la sua bambina, ma avrebbe voluto che la passione
per la musica ce l’avesse mio fratello Fabrizio di 7 anni più grande di me! Si
sa, infatti, che chi intraprende il mestiere del musicista o del cantante, deve
avere sempre la valigia pronta, essere un giorno qua, l’altro là… Questa vita
mio padre non la desiderava per sua figlia.
Quando sono diventata una donna adulta poi penso proprio che si sia
ricreduto.
MTDD: Malgrado
tuo padre non fosse d’accordo che tu intraprendessi la carriera artistica come
cantante, non ti sei data per vinta ma hai continuato a coltivare questa tua
passione partecipando anche a vari concorsi e ricevendo anche dei premi.
Vorresti parlarcene?
PC: Ho
iniziato a partecipare ai concorsi a 16 anni con un mio brano dal titolo “Cosa
è che non si accetta”. Ho cominciato a scrivere da bambina… Mi dilettavo a
comporre qualsiasi cosa, inventavo storie, piccole poesiole, poi assieme al mio
Maestro di pianoforte scrissi il testo della prima canzone in assoluto,
appunto, Cosa è che non si accetta, la musica la scrisse il Maestro.
Con quella canzone ho partecipato a diversi concorsi canori nel settore
cantautori, e, devo dire, che fino a che partecipavo a gare di paese, vincevo,
o comunque arrivavo tra i primi tre, come iniziai a fare cose più importanti non
c’era più “trippa per gatti!” Purtroppo sul fatto dei concorsi mio padre ha
sempre avuto ragione… Si sa quasi sempre chi deve vincere!
Dopo aver avuto mia figlia a soli 23 anni, ho smesso di fare concorsi, mi
sono dedicata esclusivamente a lei, alla sua crescita, totalmente immersa nel
bellissimo mestiere di madre e moglie. Cantavo comunque nei cori sia quello
parrocchiale, che in un coro gospel.
Il gospel mi ha insegnato molto, specie a usare le dinamiche, modulare la
voce, a “restare” dentro una voce unica, che però era composta da 50 elementi.
MTDD: A
un certo punto della tua vita, per ragioni personali che, se vorrai, potrai
spiegarci, hai optato per la carriera come solista lasciando il coro di cui
facevi parte.
Raccontaci di queste diverse esperienze e di come entrambe ti hanno
arricchita umanamente e professionalmente.
PC: Bè…
Darò solamente un assaggio di tutto ciò, in modo da lasciare un pizzico di
curiosità in chi legge l’intervista, anche per incuriosire nella prossima,
futura lettura di un eventuale romanzo sulla mia vita. Mi definisco un vulcano
in piena, ho bisogno di buttare fuori, non trattenere, o essere diciamo
“pilotata” da qualcosa o qualcuno.
I cori mi hanno insegnato tanto, oltre ai miei genitori, che mi hanno fatto
comprendere che il dono più grande è l’umiltà, anche l’esperienza di un coro, ti fa capire che
siamo parte di un tutto, gocce di un oceano, l’oceano non può fare a meno di
tutte le sue gocce, anche se piccole, tutte, nessuna esclusa, fanno l’intero
oceano! Tutti siamo importanti, ma ognuno di noi, ha dei talenti da sviluppare,
più o meno diversi tra di loro, ebbene, io sentivo che dovevo far “esplodere”,
il vulcano che è in me, quindi ho scelto di fare concerti da voce solista. Le
vicissitudini che ho affrontato sono state tante, a soli 33 anni, esattamente
l’età di Cristo, il padre di mia figlia in soli tre mesi è volato in cielo a
causa di un tumore… Ma quello fu solamente l’inizio di tanta sofferenza!
Ad ogni modo il leone che è in me, con coraggio e pazienza, ha tirato fuori
gli artigli, quindi sono andata avanti, senza voltarmi indietro, con pochi
punti fermi, e sicura di me. In primis, pensavo al benessere di mia figlia, a
crescerla, a darle una educazione, come si dice, “Mi sono rimboccata le
maniche”. Purtroppo la mia vista già tanto delicata e compromessa da un
glaucoma congenito, durante quegli anni, è peggiorata tantissimo, ma io tenevo
duro, non dicevo nulla a chi volevo bene, per non far preoccupare più di quanto
già si preoccupassero per me e la bambina, quindi vivevo giorni frenetici, logoranti,
giorni che a malapena faccio fatica a ricordare. È stato l’amore il motore del
mio cuore, l’ho sempre ascoltato, e fin ora non ha mai sbagliato! Insieme al
mio secondo amore, secondo in successione di tempo cronologico chiaramente, perché
arrivato dopo due anni e mezzo dalla morte del padre di mia figlia, con Mario,
mio marito da dicembre 2016, ne abbiamo passate tante, lui mi è stato vicino
durante un periodo buio, buio in tutti i sensi, perché, nonostante i tanti
interventi agli occhi, alla fine ho perduto la vista.
Ad ogni modo mi fermo qua, altro racconto nelle prossime puntate…
Comunque posso dire che interiormente non mi cambierei mai con la Patrizia
che ero. La sofferenza mi ha resa matura, e come dico sempre…: “Io vedo più di
altri, perché uso la vista dell’anima!” Dopo la morte del mio babbo, avvenuta
nel maggio 2022, la voce interiore, quello che è chiamato il SÉ vero, la Mente
profonda, ha iniziato a parlare, o meglio, ho cominciato ad ascoltarla.
MTDD:
Dalla tua Biografia leggo che oltre ai vari premi e riconoscimenti ottenuti negli
anni hai partecipato anche a vari tour ed eventi.
Cosa puoi dirci al riguardo?
PC: Tutto
è esperienza di vita, anche quello che facciamo sbagliando è un bagaglio
importante. Molti concorsi sono stati semplicemente eventi per farmi conoscere,
ma la competizione non fa per me, chi fa arte esprime se stesso, le proprie
emozioni, non c’è uno migliore di un altro, quindi posso affermare con certezza
che i concorsi non fanno al mio caso, anche per altri motivi che ora non mi va
di affrontare. Una bella esperienza è stata senz’altro quella del CET del
grande Mogol in Umbria, una scuola che solamente per la sua meravigliosa
ubicazione immersa nella natura, isolata dal rumore della città, ti fa
connettere con la bellezza delle cose semplici, soprattutto con il silenzio,
vero e unico maestro di conoscenza di noi stessi! Ci tengo a dire e a
sottolineare che secondo il mio modesto parere, chi fa arte in generale, non
può inventare nulla, deve essere sempre se stesso!
MTDD:
Alla tua passione per la Musica e il Canto si affianca quella della Scrittura.
Vogliamo ricordare ai nostri lettori che tu sei, infatti, Autrice dei tuoi
testi.
Come nasce questo tuo interesse per la Scrittura?
PC: Posso
dire che è innato il mio interesse per la scrittura! Come ho imparato a
scrivere, ho cominciato a comporre le prime cose, ricordo come fosse ora, che i
miei pensierini la maestra alle elementari li faceva leggere a tutti gli altri
insegnanti, ne rimanevano sempre molto colpiti, soprattutto per la profondità,
data la mia giovanissima età. Rammento i miei due scritti che rappresentano la
mia infanzia, lunghissimi racconti, il
primo scritto a mano, la penna era un’amica, scrivevo parlando a voce
alta con lei, il secondo scritto lo battei a macchina, ricordo ancora i titoli,
“Treccia lunga”, il primo, e “L’idolo per tutta la vita”, il secondo.
MTDD: Quali sono i maggiori ostacoli in ambito
professionale che hai incontrato come cantautrice?
PC: Ostacoli
veri e propri come cantautrice non saprei, se non quello di farsi conoscere.
Per me che riesco a mettere in musica i miei pensieri, le mie emozioni, essere
autrice, vuol dire essere libera. Fare cover, o meglio cantare cose di altri,
cosa che ho fatto per molto tempo, anche se è vero che l’interpretazione
personale è fondamentale, fare proprie le parole, trasmettere per emozionare
con una voce diversa, è sicuramente più
difficile che fare cose mie, il pubblico è abituato all’ascolto
dell’originale.
Poi chiaramente come per un’orchestra, la complicità con i musicisti che
lavorano insieme a me rappresenta il sodalizio perfetto per un progetto che
deve nascere.
MTDD: Senza
rivelarci troppo, hai qualche progetto in mente che vorresti realizzare nel
prossimo futuro o a cui stai già lavorando?
PC: Sì
certamente, anche se la musica resta una grande passione e non il mio lavoro,
anche perché con l’arte non si vive in Italia, per me non può essere un lavoro
perché è talmente pregiato che avrebbe un valore inestimabile, ma purtroppo per
come la maggior parte della gente è educata, l’arte è un gioco che secondo
molti sanno far tutti.
Posso solo rivelarti che sto aprendo un nuovo progetto, il vulcano ha
ripreso dopo anni a eruttare!
MTDD: I
testi delle tue canzoni sono particolarmente significativi. Fanno riflettere e, anche a chi disabilità
fisica, quale ad esempio quella visiva, non ne ha, aprono gli occhi e ancor di
più la mente. Di questo, tuttavia, parleremo in maniera approfondita nella
nostra prossima intervista.
Invito, quindi, tutti i nostri lettori a seguirci.
Prima di lasciarci, vogliamo ricordare a coloro che desiderassero
contattarti o rimanere aggiornati sulle tue attività di utilizzare i seguenti
metodi per farlo:
Email: pat@patriziaonmusic.it (direttamente a Patrizia) o
info@patriziaonmusic.it (informazioni generali) o
mario@patriziaonmusic.it
(Mario Lorenzini)
C’è qualche altra cosa che vorresti aggiungere a quanto
già detto, magari per informare il pubblico su come acquistare i tuoi CD?
PC: La
mia musica è presente sulle principali piattaforme come Spotify, Amazon music o YouTube: Patrizia Carlotti Official
Seguitemi sul mio canale social!
MTDD: Patrizia,
è stato un immenso piacere averti mia ospite. Ti auguro con tutto il cuore un
grandissimo successo in tutte le tue iniziative.
PC: Grazie mille carissima Teresa per il tuo
invito, non vedo l’ora di risentirci per altre cose, intanto ti abbraccio e
abbraccio calorosamente tutto il pubblico che leggerà.