Sunday, December 13, 2020

The English Gentleman – Novel by Lucia and Maria Scerrato – Review by Maria Teresa De Donato

 

The English Gentleman – Novel by Lucia and Maria Scerrato

Review by Maria Teresa De Donato

 


Fiction and reality blend harmoniously in this beautiful evocative novel written by the cousins ​​Lucia Scerrato and Maria Scerrato in which, through a pleasant and flowing narration, important issues are brought to the reader's attention, offering good insights for deep reflection.

"A tin box, like many others, where cookies are stored to keep them crisp and fragrant" (L. Scerrato & M. Scerrato, 2020, p.20), carefully placed in a chest and pulled out by an old lady in order to console one of her two great-nieces’ puppy love, preserves a treasure that she suddenly and unexpectedly reveals to them. This is the beginning of a secret adventure with the elderly 'Aunt Nannina ', that will mark the two teenagers not only for an entire summer but for life and by means of which they will find out, little by little, the richness as well as the complexity of Love and Passion.

The novel, partly consisting in an exchange of letters, recounts the real life experiences of the Scerratos at the beginning of the 20th c. ; fictional characters interplay with others really existing, such as the British archaeologist Thomas Ashby, who in total self-denial devoted a good part of his life to the study of Roman antiquities, the topography of Rome and Lazio, carefully exploring and describing ancient Roman roads, reconstructing their paths and photographing and immortalizing not only the populations, but also their local customs and habits.

The authors must certainly be credited with bringing to the reader's attention and making it alive, in the fullest and most authentic way, carefully respecting the style, morals and language of the time, that part of Italy, known as Ciociaria.  This is an area situated halfway between Rome and Naples in which a remarkable archaeological heritage is accompanied by a rich and lively cultural tradition made not only of history, but also of excellent food, particular customs and traditions, of festivals and processions and enchanting landscapes whose simple lifestyle and slower rhythms are lost in the mists of time.

Other important aspects in the novel are the sense of responsibility and sacrifice, as well as Love, deep feelings, and even great passions – such as the ones experienced by Teresina and Tito, the other two protagonists who, in spite of their spontaneous and pure love, have to confront with the prejudices related to belonging to different social classes, cultures and religions.

Their Heart, fascinated by diversity, spontaneity, authenticity, simplicity and deeply aware of belonging to each other, is opposed, and restrained by their Mind that pragmatically analyzes, censors, and rejects Love, feelings, and passions. This is done not only by virtue of what is 'socially acceptable', but also in the belief that having a regular and scheduled family life with pre-established activities and times does not coincide with the emotional, spiritual and mental needs that might drive, on the contrary, to travel, to be always on the move to distant lands, to increase one's knowledge thanks to study and research and above all through continuous and new intellectual stimuli.

Nonetheless, in an era in which the only roles suitable for women were those of being a wife, a mother, and a housekeeper, there were people who, out of necessity or virtue, due to superior intelligence or perhaps simply to greater awareness and practical sense, were able to grasp the importance of education as an instrument of knowledge, redemption, and emancipation. Those are the themes coming to light, thanks to Teresina's sense of responsibility and determination in sacrificing her life so to allow her younger siblings, Nannina included, to continue their studies at any cost.

This is a book, I recommend to everyone, simple and at the same time complex, full of interesting details and twists, permeated with culture and respect for traditions and the historical heritage belonging not only to Ciociaria but that is also Italian and universal and gives a great lesson in Life, namely true Love means that "neither of us ... needs to know who [is] the other in the eyes of the world." (L. & M. Scerrato, 2020, p.160)

 

 

 

Il gentiluomo inglese – Romanzo di Lucia e Maria Scerrato - Recensione di Maria Teresa De Donato

 

Il gentiluomo inglese – Romanzo di Lucia e Maria Scerrato

Recensione di Maria Teresa De Donato

 


Finzione e realtà si alternano armoniosamente in questo bellissimo ed altrettanto suggestivo romanzo delle cugine Lucia Scerrato e Maria Scerrato in cui, attraverso una narrativa piacevole e scorrevole, tematiche importanti vengono portate all’attenzione del lettore offrendo spunti di profonda riflessione.

“Una scatola di latta, di quelle in cui si ripongono i biscotti per mantenerli fragranti e profumati” (L. Scerrato & M. Scerrato, 2020, p.20), conservata con cura in una cassapanca e tirata fuori solo per consolare le ‘pene d’amore’ di una nipote, custodisce un tesoro che viene improvvisamente ed inaspettatamente rivelato dando inizio ad un’avventura segreta con la ‘zia Nannina’, uno dei personaggi principali del romanzo, segnando non solo un’intera estate, ma la vita di due adolescenti, ed insegnando loro la ricchezza ma anche la complessità dell’Amore e della Passione.

Esperienze di vita realmente vissute da avi delle cugine Scerrato; personaggi inventati ed altri realmente esistiti, tra cui l’archeologo  britannico Thomas Ashby che con totale abnegazione dedicò buona parte della sua esistenza allo studio delle antichità romane, della topografia di Roma e del Lazio, esplorando e descrivendo accuratamente antiche strade romane, ricostruendone i tracciati e fotografando ed immortalando non solo popolazioni, ma usi e costumi locali, si fondono in questo romanzo scritto in parte in forma epistolare.

Alle autrici va sicuramente riconosciuto il merito di aver portato all’attenzione del lettore, facendogliela rivivere nella maniera più piena ed autentica possibile e rispettandone con cura stile, morale e linguaggio del tempo, quella parte dell’Italia – conosciuta da noi tutti come Ciociaria – in cui ad un patrimonio archeologico notevole si affianca una ricca e vivace tradizione culturale fatta non solo di storia, ma anche di ottimo cibo, di usi e costumi particolari, di sagre e processioni e di paesaggi incatevoli il cui stile di vita semplice ed i cui ritmi più lenti si perdono nella notte dei tempi.

Il senso di responsabilità e di sacrificio, così come l’Amore, i sentimenti profondi  e anche le grandi passioni – come quella che vivranno Teresa e Tito, personaggi principali di quest’opera letteraria – che, pur nascendo spontaneamente ed altrettanto improvvisamente, devono confrontarsi con pregiudizi legati all’appartenere a classi sociali, culture e religioni diverse, sono anche importanti aspetti che emergono in questo romanzo.

Al Cuore, affascinato dalla diversità, dalla spontaneità, dall’autenticità, dalla semplicità e profondamente consapevole dell’appartenenza all’altro/a, si oppone e fa da freno la Mente che in maniera spietatamente pragmatica analizza, censura e rigetta Amore, sentimenti e passioni non solo in virtù di ciò che è ‘socialmente accettabile’, ma anche nella convinzione che l’avere una vita familiare regolare e scadenzata con attività e tempi prestabiliti non collima con l’esigenza emotiva, spirituale e mentale che spinge, al contrario, a viaggiare, ad essere sempre in movimento verso terre lontane, ad aumentare la propria conoscenza attraverso lo studio e la ricerca e soprattutto continui e nuovi stimoli intellettuali.    

Al tempo stesso, in un’era in cui gli unici ruoli assegnati alla donna erano quelli di moglie, madre ed economa della casa ci furono sempre persone che, per necessità o virtù dovuta ad intelligenza superiore o forse semplicemente a maggiore consapevolezza e senso pratico intuirono l’importanza dell’istruzione quale strumento di conoscenza, di riscatto e di emancipazione – temi evidenziati in questo libro grazie al senso di responsabilità e determinazione di Teresa nel sacrificare la propria vita pur di consentire ai suoi fratelli più piccoli, Nannina inclusa, di proseguire a tutti i costi gli studi.

Un libro, la cui lettura consiglio a tutti, semplice ed al tempo stesso complesso, pieno di particolari interessanti e di colpi di scena, permeato di cultura e di rispetto per la tradizione e per quel patrimonio storico e non solo che non è solo ciociaro, ma anche italiano ed universale e che offre anche una grande lezione di Vita, ossia che quando c’è vero Amore “nessuno dei due ha…bisogno di sapere chi [sia] l’altro agli occhi del mondo.” (L. & M. Scerrato, 2020, p.160)

Der englische Gentleman - Roman von Lucia und Maria Scerrato - Rezension von Maria Teresa De Donato

 

Der englische Gentleman - Roman von Lucia und Maria Scerrato

Rezension von Maria Teresa De Donato

 


 

Fiktion und Realität wechseln sich harmonisch in diesem schönen und ebenso eindrucksvollen Roman der Cousinen ​​Lucia Scerrato und Maria Scerrato ab, in dem der Leser durch eine angenehme und fließende Erzählung auf wichtige Themen aufmerksam gemacht wird, die Einblicke für tiefe Reflexion bieten. 

"Eine Blechdose, eine davon, in der die Kekse aufbewahrt werden, um sie duftend und wohlriechend zu halten" (L. Scerrato & M. Scerrato, 2020, S. 20), sorgfältig in einer Truhe aufbewahrt und nur herausgezogen, um sie ‘Liebeskummer' einer Nichte zu trösten, bewacht einen Schatz, der plötzlich und unerwartet enthüllt wird, und beginnt ein geheimes Abenteuer mit 'Tante Nannina', einer der Hauptfiguren des Romans, die nicht nur einen ganzen Sommer, sondern auch das Leben von zwei Teenagern kennzeichnet und sie den Reichtum, aber auch die Komplexität von Liebe und Leidenschaft lehrte. 

Lebenserfahrungen, die tatsächlich von Vorfahren der Scerrato-Cousinen ​​gemacht wurden; fiktive Figuren und andere, die wirklich existierten, einschließlich des britischen Archäologen Thomas Ashby, der mit völliger Selbstverleugnung einen Großteil seines Lebens dem Studium der römischen Altertümer, der Topographie Roms und Latiums widmete, die antiken römischen Straßen sorgfältig erforschte und beschrieb und ihre Routen rekonstruierte Das Fotografieren und Verewigen nicht nur der Bevölkerung, sondern auch der lokalen Gewohnheiten und Bräuche vereint sich in diesem Roman, der teilweise in Briefform geschrieben wurde.

Den Autorinnen muss sicherlich zugeschrieben werden, dass sie den Leser darauf aufmerksam gemacht haben, dass sie ihn auf die vollständigste und authentischste Art und Weise wiedererleben und den Stil, die Moral und die Sprache der Zeit, diesen Teil Italiens – der uns allen als Ciociaria bekannt ist – sorgfältig respektieren. in dem ein bemerkenswertes archäologisches Erbe von einer reichen und lebendigen kulturellen Tradition begleitet wird, die nicht nur aus Geschichte besteht, sondern auch aus ausgezeichnetem Essen, besonderen Verwendungszwecken und Bräuchen, aus Festen und Prozessionen und bezaubernden Landschaften, deren einfacher Lebensstil und deren langsamere Rhythmen im Nebel der Zeit verloren gehen.

Das Verantwortungs- und Opfergefühl sowie die Liebe, die tiefen Gefühle und sogar die großen Leidenschaften – wie die, die Teresa und Tito erleben werden – sind die Hauptfiguren dieses literarischen Werks, die sich, obwohl spontan und genauso plötzlich geboren, gegenüberstehen müssen mit Vorurteilen, die mit der Zugehörigkeit zu verschiedenen sozialen Klassen, Kulturen und Religionen verbunden sind, tauchen in diesem Roman auch wichtige Aspekte auf.

Das Herz, fasziniert von Vielfalt, Spontanität, Authentizität, Einfachheit und tiefem Bewusstsein der Zugehörigkeit zum anderen, widersetzt sich dem Verstand und wirkt als Bremse, die auf rücksichtslos pragmatische Weise Liebe, Gefühle und Leidenschaften analysiert, zensiert und ablehnt nicht nur aufgrund dessen, was ‘sozial akzeptabel‚ ist, sondern auch in der Überzeugung, dass ein regelmäßiges und geplantes Familienleben mit vorher festgelegten Aktivitäten und Zeiten nicht mit dem emotionalen, spirituellen und mentalen Bedürfnis zusammenfällt, das im Gegenteil antreibt, zu reisen, immer in ferne Länder zu ziehen, sein Wissen durch Studium und Forschung und vor allem durch kontinuierliche und neue intellektuelle Reize zu erweitern.

Zur gleichen Zeit gab es in einer Zeit, in der den Frauen nur die Rollen von Frau, Mutter und Hausverwalter zugewiesen wurden, immer Menschen, die aus Notwendigkeit oder Tugend aufgrund überlegener Intelligenz oder vielleicht einfach aufgrund eines größeren Bewusstseins und eines praktischen Sinns intuitiv waren die Bedeutung der Bildung als Instrument des Wissens, der Erlösung und der Emanzipation – Themen, die in diesem Buch hervorgehoben werden, dank Teresas Verantwortungsbewusstsein und Entschlossenheit, ihr Leben zu opfern, damit ihre jüngeren Geschwister, einschließlich Nannina, Studien um jeden Preis weitermachen können.

Ein Buch, dessen Lektüre ich jedem empfehlen kann, einfach und gleichzeitig komplex, voller interessanter Details und Wendungen, durchdrungen von Kultur und Respekt für die Tradition und für dieses historische Erbe und nicht nur, das so wohl Ciociaro als auch italienisch und universell ist und auch eine große Lektion im Leben bietet, nämlich dass, wenn es wahre Liebe gibt, "keiner von uns ... wissen braucht, wer der andere in den Augen der Welt ist". (L. & M. Scerrato, 2020, S. 160)

 

 

Tuesday, December 1, 2020

The Flower of Karst - Historical novel by Eleonora Davide - Review by Maria Teresa De Donato

 

The Flower of Karst - Historical novel by Eleonora Davide

Review by Maria Teresa De Donato



Once again Eleonora Davide pleasantly surprises us with a new historical novel. If in The Norman the author led us into the fascinating and equally intriguing medieval world, and precisely in Irpinia disputed and divided between Normans and Lombards, in The Flower of Karst her attention focuses on the Friuli Venezia Giulia region and on its border areas.

In Italy, a country torn apart by two world wars, by the Nazi occupation, but also by the consequent intense aerial bombardments of the Anglo-American allied forces, come to the rescue to prevent the whole of Europe and the rest of the world from being conquered and Germanized by Hitler and eventually annexed to the Third Reich, all suffered heavy losses. The border peoples, however, and with no doubt, were the ones who paid the highest price. Despite the alternation of events of all kinds, dramatic in the first place, and the presence of numerous characters, each of whom occupies a prominent place in the narrative, the fundamental theme and true protagonist of this beautiful literary work is the delicate issue of the ethnic groups of the frontier areas.

Fascists and Nazis who believed in the ideal of a new great empire which, through the terrible racial laws, would be 'cleansed' of all ethnic and other 'impurity'; Communists, Italians and of Tito's Yugoslavia; partisans who opposed these ideals with all their means; armed forces and secret services that, within the scope of their competences, tried to maintain order and to control the various activities, legal and/or illegal, which were carried out mainly in the border areas, all played an extremely important role in the evolution of events. Discontent, tensions, doubts, fears, distrust towards everything and everyone were all responsible for the further and useless bloodshed and loss of innocent lives.

And so, while the Naples of the postwar years opened to progress and to the prospect of a brighter future that promised the long-awaited economic well-being, Trieste, the beautiful, fascinating, and distinguished Habsburg city kept crying.

The 1920 Treaty of Rapallo which saw the city definitively transitioning to Italy had not solved any problem, but rather made the situation worse: that is, one that has always seen the border peoples find themselves 'on the other side' or even on the side 'wrong' because of agreements that are stipulated at the end of a war and by which the territorial borders are redefined between the various governments, forcing the inhabitants of these areas to relocate in order not to risk losing their national identity, their own roots, their own traditions. Although some of the most daring may decide to desert during the war in order not to risk finding themselves fighting against those whom they consider their full-fledged 'brothers' or opt "to change their lives and put past experiences behind them" (David, 2020, p. 23), the wounds remain.

Nature, fully experienced by Davide, the main character of this novel, through his speleological excursions, offers its great charm everywhere, but even if caves and cavities at the bottom are all alike and equally fascinate, those of the Karst hide a painful secret: they were used for massacres committed against both military and indigenous Italian civilians, of Venezia Giulia, Quarnaro, and Dalmatia, during the Second World War and in the immediate post-war period by the Yugoslav partisans and the OZNA, the Department for People's Protection, belonging to the Yugoslav military intelligence services.

Despite having to sadly acknowledge that through the Alabarda Plan, in the event that the USSR would have occupied the Friuli Venezia Giulia region, Trieste would have also be abandoned to its fate and lost forever because the Italian Government would have not moved a finger in order to avoid further wars, the greatest sufferance was felt by the inhabitants of Istria, whose thought is summarized by Fioretta Filippaz, a refugee, through her own words: "Today, as back then, bitterness and regret are still there for my heart has been longing for that land I kept searching in vain without ever finding its very essence to soothe the pain of that abandonment." (Davide, 2020, p. 351 – cit.)

Despite the gravity of the events mentioned in this story, The Flower of Karst is also, in its deepest essence, a novel written with the heart and much love: the love for one's own family, for one's own land, for one's own roots, for those universal values ​​that make Life worth living and appreciated ... and in which, between typical recipes from Campania and Istria and landscapes that warm the soul, Life goes on while people keep falling in love and getting lost in the eyes of the other dreaming of paradise.

Il fiore del Carso – Romanzo storico di Eleonora Davide - Recensione di Maria Teresa De Donato

 

Il fiore del Carso – Romanzo storico di Eleonora Davide

Recensione di Maria Teresa De Donato




Ancora una volta Eleonora Davide ci sorprende piacevolmente con un nuovo romanzo storico.  Se ne Il Normanno l’autrice ci aveva condotti nell’affascinante ed altrettanto intrigante mondo medievale, e precisamente nell’Irpinia contesa e divisa tra normanni e longobardi, ne Il fiore del Carso la sua attenzione si focalizza sul Friuli Venezia Giulia e sulle zone di confine.

In un’Italia dilaniata da due guerre mondiali, dall’occupazione nazista, ma anche dai conseguenti intensi bombardamenti aerei delle forze alleate anglo-americane accorse per evitare che l’intera Europa ed il resto del mondo venissero conquistati e germanizzati da Hitler ed eventualmente annessi al Terzo Reich, tutti soffrirono gravi perdite. I popoli di confine, tuttavia e senza ombra di dubbio, furono quelli che ebbero la peggio.  Malgrado l’alternarsi di eventi di ogni tipo, drammatici in primis, e la presenza di numerosi personaggi ognuno dei quali occupa un posto di rilievo nella narrativa, tema fondamentale e vero protagonista di questa bellissima opera letteraria è la delicata questione delle etnie di frontiera.

Fascisti e nazisti che credettero nell’ideale di un nuovo grande impero che tramite le terribili leggi razziali sarebbe stato ‘ripulito’ da ogni ‘impurità’ etnica e non solo; comunisti, italiani e della Jugoslavia di Tito; partigiani che a questi ideali si opposero con tutti i loro mezzi; forze armate e servizi segreti che, nell’ambito delle proprie competenze, cercarono di mantenere ordine e controllare le varie attività, legali e/o illegali che fossero che si svolgevano soprattutto nelle zone di confine, tutti rivestirono un ruolo estremamente importante nell’evolversi degli eventi. Malcontento, tensioni, dubbi, timori, diffidenza verso tutto e tutti furono tutti responsabili di un ulteriore ed inutile spargimento di sangue e di perdita di vite innocenti.

E così, mentre la Napoli degli anni del Secondo Dopoguerra si apriva al progresso ed alla prospettiva di un futuro più luminoso che prometteva il tanto atteso benessere economico, Trieste, la bella, affascinante e distinta città asburgica continuava a piangere.

Il Trattato di Rapallo del 1920 con cui la città era passata definitivamente all’Italia non aveva risolto alcun problema, ma solo affondato il coltello nella piaga: quella che vede da sempre i popoli di confine trovarsi ‘dall’altra parte’ o persino dalla parte ‘sbagliata’ a causa di accordi che vengono stipulati alla fine di una guerra e per mezzo dei quali i confini territoriali vengono ridefiniti tra i vari governi, costringendo gli abitanti di tali zone a trasferirsi per non rischiare di perdere la loro identità nazionale, le proprie radici, le proprie tradizioni. Benché qualcuno tra i più audaci decida di disertare proprio durante la guerra per non rischiare di trovarsi a combattere contro quelli che considera a tutti gli effetti ‘propri fratelli’ o opta “per cambiar vita e gettarsi alle spalle le esperienze del passato” (Davide, 2020, p. 23), le ferite restano.

La Natura, vissuta appieno da Davide, personaggio principale del romanzo, attraverso le escursioni speleologiche, offre ovunque il suo grande fascino, ma anche se le grotte e le cavità in fondo si somigliano tutte ed affascinano nella stessa misura, quelle del Carso nascondono un doloroso segreto: l’essere state utilizzate per eccidi compiuti ai danni sia di militari sia di civili italiani autoctoni, della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, durante la Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato Secondo Dopoguerra da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA, il Dipartimento per la Protezione del Popolo, appartenente ai servizi segreti militari jugoslavi.

Malgrado la triste consapevolezza che tramite il Piano Alabarda in caso di occupazione da parte dell’URSS del Friuli Venezia Giulia anche Trieste sarebbe stata abbandonata al suo destino e persa per sempre perché lo Stato italiano non avrebbe mosso un dito al fine di evitare ulteriori guerre, il dolore più grande lo provarono proprio gli abitanti dell’Istria il cui pensiero viene riassunto da Fioretta Filippaz, profuga, con queste parole: “Oggi come allora rimane l’amarezza e il rimpianto per quel focolare e quella terra che ho invano cercato senza mai trovarne l’essenza per lenire il dolore di quell’abbandono.” (Davide, 2020, p. 351 – cit.)

Nonostante la gravità degli eventi menzionati nel racconto, Il fiore del Carso è anche, nella sua essenza più profonda, un romanzo scritto con il cuore e pieno d’amore: amore per la propria famiglia, per la propria terra, per le proprie radici, per quei valori universali che rendono la Vita degna di essere vissuta ed apprezzata… ed in cui, tra ricette tipiche campane ed istriane e paesaggi che riscaldano l’anima, la Vita continua mentre ci si innamora e ci si perde negli occhi dell’altro/a sognando il paradiso.

Die Blume des Karsts – Historischer Roman von Eleonora Davide - Rezension von Maria Teresa De Donato

 

Die Blume des Karsts Historischer Roman von Eleonora Davide

Rezension von Maria Teresa De Donato





Wieder einmal überrascht uns Eleonora Davide angenehm mit einem neuen historischen Roman.

Wenn die Autorin uns in Der Normanne in die faszinierende und ebenso spannende mittelalterliche Welt geführt hatte und genau in Irpinia zwischen Normannen und Langobarden umstritten und aufgeteilt war, konzentriert sich in ihres Buch Die Blume des Karsts ihre Aufmerksamkeit auf Friaul Julisch Venetien und auf die Gebiete von Rand.

In einem Italien, das durch zwei Weltkriege, durch die Besetzung durch die Nazis, aber auch durch die daraus resultierenden intensiven Luftangriffe der angloamerikanischen Alliierten auseinandergerissen wurde, eilte es, um zu verhindern, dass ganz Europa und der Rest der Welt von Hitler erobert und germanisiert und schließlich annektiert wurden für das Dritte Reich erlitten alle schwere Verluste. Die Grenzvölker waren jedoch ohne Zweifel diejenigen, die das Schlimmste davon bekamen. Trotz des Wechsels von Ereignissen aller Art, die in erster Linie dramatisch sind, und der Anwesenheit zahlreicher Charaktere, von denen jeder einen herausragenden Platz in der Erzählung einnimmt, ist ein grundlegendes Thema und wahrer Protagonist dieses schönen literarischen Werks die heikle Frage der ethnischen Grenzgruppen.

Faschisten und Nazis, die an das Ideal eines neuen großen Reiches glaubten, das durch die schrecklichen Rassengesetze von allen ethnischen und anderen ‘Unreinheiten’ ‘gereinigt’ würde; Kommunisten, Italiener und Titos Jugoslawien; Partisanen, die sich diesen Idealen mit allen Mitteln widersetzten; Streitkräfte und Geheimdienste, die im Rahmen ihrer Zuständigkeiten versuchten, die Ordnung aufrechtzuerhalten und die verschiedenen legalen und/oder illegalen Aktivitäten zu kontrollieren, die hauptsächlich in den Grenzgebieten durchgeführt wurden, spielten alle eine äußerst wichtige Rolle bei der Entwicklung von Veranstaltungen. Unzufriedenheit, Spannungen, Zweifel, Ängste, Misstrauen gegenüber allem und jedem waren alle verantwortlich für ein weiteres und nutzloses Blutvergießen und den Verlust unschuldiger Leben.

Während Neapel sich der Nachkriegsjahre dem Fortschritt und der Aussicht auf eine bessere Zukunft öffnete, die das lang erwartete wirtschaftliche Wohlergehen versprach, weinte Triest, die schöne, faszinierende und angesehene habsburgische Stadt, weiter.

Der 1920 Vertrag von Rapallo, mit dem die Stadt nach Italien endgültig übergegangen war, hatte kein Problem gelöst, sondern nur das Messer in die Wunde gestürzt: Derjenige, der die Grenzvölker immer gesehen hat, befindet sich "auf der anderen Seite" oder sogar auf der “falschen„ Seite wegen Vereinbarungen, die am Ende eines Krieges festgelegt wurden und durch die die territorialen Grenzen zwischen den verschiedenen Regierungen neu definiert werden, wodurch die Bewohner dieser Gebiete gezwungen werden, umzuziehen, um nicht zu riskieren, ihre eigene nationale Identität, Wurzeln, und Traditionen zu verlieren. Obwohl einige der Wagemutigsten beschließen, während des Krieges zu desertieren, um nicht zu riskieren, gegen diejenigen zu kämpfen, die sie in jeder Hinsicht als ‘ihre Brüder‚ betrachten, oder sich dafür zu entscheiden, "ihr Leben zu ändern und vergangene Erfahrungen hinter sich zu lassen" (David, 2020, S. 23) bleiben die Wunden.

Die Natur, die Davide, die Hauptfigur des Romans, durch speläologische Exkursionen vollständig erlebt hat, bietet überall ihren großen Charme, aber selbst wenn die Höhlen und Hohlräume am Boden alle gleich und in gleichem Maße faszinierend sind, verbergen die des Karsts schmerzhaft Geheimnis: während des Zweiten Weltkriegs und in der unmittelbaren Nachkriegszeit von den jugoslawischen Partisanen und den USA wurden sie für Massaker an venezianischen Giulia, Quarnaro und Dalmatien eingesetzt OZNA, das Ministerium für Volksschutz, das den jugoslawischen Militärgeheimdiensten angehört.

Trotz des traurigen Bewusstseins, dass Triest durch den Alabarda-Plan im Falle der Besetzung von Friaul-Julisch Venetien durch die UdSSR auch seinem Schicksal überlassen und für immer verloren wäre, weil der italienische Staat keinen Finger gerührt hätte, um weitere Kriege zu vermeiden. Der größte Schmerz wurde von den Einwohnern Istriens empfunden, deren Gedanken von Fioretta Filippaz, einer Flüchtling, mit den Worten zusammengefasst werden: "Heute wie damals bleibt die Bitterkeit und das Bedauern für dieses Haus und dieses Land, das ich vergeblich gesucht habe, ohne jemals finde seine Essenz, um den Schmerz dieser Verlassenheit zu lindern." (Davide, 2020, S. 351 – cit.)

Trotz der Schwere der in der Geschichte erwähnten Ereignisse ist Die Blume des Karsts in seiner tiefsten Essenz auch ein Roman, der mit Herz und voller Liebe geschrieben wurde: Liebe zur eigenen Familie, zum eigenen Land, zu den eigenen Wurzeln, für jene universellen Werte, die das Leben lebenswert und geschätzt machen ... und in denen unter typischen Rezepten aus Kampanien und Istrien und Landschaften, die die Seele wärmen, das Leben weitergeht, während Sie sich verlieben und sich in den Augen des anderen verlieren und vom Paradies träumen.

 

 

 

 

 

Tuesday, November 3, 2020

The College of Secrets - Novel by Paolo Arigotti - Review by Maria Teresa De Donato

 

The College of Secrets - Novel by Paolo Arigotti

Review by Maria Teresa De Donato



 

Nazi Germany is once again the real protagonist of this new novel by Paolo Arigotti entitled The college of secrets.

In Sorelle molto speciali  (Very special sisters) the author dealt with the theme of racial laws and physical and mental disability, which led to the massacre of millions of people whose lives were considered 'useless' and 'not worth living', including homosexuals, Jehovah's Witnesses, Roma and other ethnic groups and culminated in the 'final solution' in the death camps where six million Jews and others lost their lives. In The College of Secrets Paolo Arigotti addresses and focuses on an equally important and interesting aspect: that is, Conscience which leads to the consequent civil and/or military disobedience and resistance.

In the Nuremberg Trials, a term used to indicate two different types of trials conducted against the Nazis at the end of World War Two and which were also held in Berlin and Munich from November 20th 1945 to October 1st 1946, Hermann Göring, German politician and military man, one of the leading exponents of the National Socialist Party, accused of war crimes and sentenced to death by hanging (sentence that was not carried out because Göring committed suicide the day before his execution) stated:

 

“I have no conscience! My conscience is Adolf Hitler. "


The same attitude and attempt to exonerate any personal, civil and criminal liability, emerges in this novel during the final verbal confrontation between two characters, Volker, a former Gestapo inspector, and Mark, Greta's brother and son of an old aristocrat, when Volker, in an attempt to defend himself from the accusations of having committed crimes, replies "... I was just following orders." The question, therefore, implicit in this literary work and linked to a moral question, is:

 

"Should orders always be carried out or not?"

 

We leave the answer to our free will and above all to the human greatness of each of us. The question, however, forces us to self-examine, to inner research, to the analysis of who we really are, of what are – or could be in similar circumstances – the reasons to push us to behave in a certain way. Whatever the case, there are only two options: that is, either by taking the most comfortable path, the one generally chosen by the majority of human beings and which consists in giving up and complying with whatever order we might receive, only because they come from above 'or the' narrow 'road, the one that few, only the most courageous and intrepid, worthy of being called true men and true women dare to take. The latter are those who, no matter the cost and even when running the risk of jeopardizing their very survival, act 'according to their conscience' and refuse to do what they know is wrong, or even a crime.

Age, ethnicity, social class, level of education and nationality are all factors that vanish in the face of issues of conscience, of the choice between saving the life of another individual or turning away and continuing as if nothing happened and letting the other be led to the slaughter just because it concerns neither us personally nor a member of our family.

These are most likely the thoughts that crossed the minds of the real protagonists of the historical events that occurred before and during the World War Two in Hitler's Germany and in Nazi-occupied Europe and that Paolo Arigotti revives through the characters of his novel, reenacting on stage, so to speak, through their participation and with all the means at their disposal, the German resistance and that of others, paradoxically also present in the ranks of the SS and the Gestapo, and which allowed to save many human lives.

In a Europe devastated by both the German occupation and the subsequent aerial bombing of the Anglo-American allied powers that intervened to free it and which also left cities like Berlin and Munich half-destroyed, not only did millions of brave people contribute to the defeat of Hitler’s Germany, but also entire countries welcomed thousands of fugitives and/or refused to 'label' and, consequently, to hand over to the Nazis, and therefore to certain death in the extermination camps, citizens such as Jews, Roma, disabled and all the others categories and ethnic groups condemned by racial laws. Among these nations Sweden and Denmark distinguished themselves and certainly deserve to be mentioned among the greatest examples of civilization and human solidarity of that particular period, as this literary work clearly highlights.

The college of secrets is, therefore, a fictional novel but with a significant historical component written in a simple and equally inviting language that captures the reader's attention from beginning to end. It is a hymn to Life; a cry of the Conscience trained to do Good and which opposes Evil with all its strength, endangering the very existence of the individual. It is an examination of the role that civil and military disobedience and resistance play when they are generated by a Consciousness that knows that obeying certain orders and ignoring the ongoing horrors, which neither the mind nor the heart can define, understands and accepts the fact that defying death is preferable to hang the head and slowly die while knowing that one has had the opportunity to do good but, on the contrary, has not been up to the situation.

This is a book I recommend to readers of all ages and which should/could be used as a narrative text in schools of all levels and in the conviction, to use the words of Ariel, character of the novel, that "... forming young people is the best way to prevent similar horrors from happening again." (Arigotti, 2020, p. 198)

 

Il collegio dei segreti – Romanzo di Paolo Arigotti - Recensione di Maria Teresa De Donato

 

Il collegio dei segreti – Romanzo di Paolo Arigotti 

Recensione di Maria Teresa De Donato



 

Ancora una volta è la Germania nazista la vera protagonista di questo nuovo romanzo di Paolo Arigotti intitolato Il collegio dei segreti.

In Sorelle molto speciali l’Autore aveva trattato il tema delle leggi razziali e della disabilità, fisica e mentale, che portarono al massacro di milioni di persone le cui vite furono considerate ‘inutili’ e ‘non degne di essere vissute’, tra cui omosessuali, Testimoni di Geova, Rom ed altre etnie e che culminò nella ‘soluzione finale’ nei campi di sterminio in cui persero la vita sei milioni di ebrei ed altri. Ne Il collegio dei segreti Paolo Arigotti affronta e si focalizza su un altrettanto importante ed interessante aspetto: quello della Coscienza che porta alla conseguente disobbedienza civile e/o militare e alla resistenza.

Nel Processo di Norimberga, termine con cui vengono indicate due diverse tipologie di processi condotti contro i nazisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale e che si tennero anche a Berlino e a Monaco dal 20 novembre 1945 al 1̊ ottobre 1946, Hermann Göring, politico e militare tedesco, tra i massimi esponenti del Partito Nazionalsocialista, accusato di crimini di guerra e condannato a morte per impiccagione (condanna che non fu eseguita perche Göring si suicidò il giorno prima della sua esecuzione) affermò:

“Io non ho nessuna coscienza! La mia coscienza è Adolf Hitler.”

 

Questo stesso atteggiamento e tentativo di esonero da ogni responsabilità personale, civile e penale, emerge in questo romanzo durante lo scontro verbale finale tra due personaggi, Volker, ex ispettore della Gestapo, e Mark, fratello di Greta e figlio di un vecchio aristocratico, quando Volker, nel tentativo di difendersi dalle accuse di aver commesso dei crimini risponde “…mi sono limitato ad eseguire gli ordini.”

La domanda, quindi, implicita in quest’opera letteraria e legata ad una questione morale, è:

“Gli ordini vanno sempre eseguiti oppure no?”

 

La risposta la lasciamo al libero arbitrio e soprattutto allo spessore umano di ciascuno di noi. La domanda, tuttavia, costringe all’autoesame, alla ricerca interiore, all’analisi di chi siamo realmente, di quali sono – o potrebbero essere in simili circostanze – i motivi a spingerci a comportarci in una determinata maniera.  Le strade, in ogni caso, sono solo due: percorrere la via più comoda, quella generalmente scelta dalla maggioranza degli esseri umani e che consiste nell’abbassare il capo, metaforicamente parlando, e nel sottostare a dei comandi solo perché provenienti ‘dall’alto’ oppure la strada ‘angusta’, quella che pochi, solo i più coraggiosi ed intrepidi, degni di essere chiamati veri Uomini e vere Donne prendono.  Questi ultimi sono coloro che, costi quel che costi e mettendo a repentaglio la loro stessa sopravvivenza, agiscono ‘secondo coscienza’, rifiutandosi di fare ciò che sanno essere sbagliato, quando non addirittura un crimine.

Età, etnia, ceto sociale, livello di istruzione e nazionalità sono tutti fattori che svaniscono di fronte a questioni di coscienza, di fronte alla possibilita di scegliere tra salvare la vita di un altro individuo o voltarsi dall’altra parte continuando come se niente fosse e lasciando che l’altro venga condotto al macello solo perché la cosa non ci riguarda personalmente, solo perché non si tratta di noi né di un membro della nostra famiglia.

Questi sono molto probabilmente i pensieri che hanno attraversato le menti dei protagonisti reali degli eventi storici accaduti prima e durante la Seconda Guerra Mondiale nella Germania di Hitler e nell’Europa occupata dai nazisti e che Paolo Arigotti fa rivivere attraverso i personaggi del suo romanzo, rimettendo in scena, per così dire, mediante la loro partecipazione e con tutti i mezzi a loro disposizione, quella resistenza tedesca e non solo, paradossalmente presente anche nelle file delle SS e della Gestapo, e che consentì di salvare numerose vite umane.

In un’Europa devastata sia dall’occupazione tedesca sia dai successivi bombardamenti aerei delle potenze alleate anglo-americane intervenute per liberarla e che lasciarono anche città come Berlino e Monaco di Baviera semidistrutte, non solo milioni di persone valorose contribuirono alla disfatta della Germania hitleriana, ma anche interi Paesi che accolsero migliaia di fuggitivi e/o si rifiutarono di ‘etichettare’ e, di conseguenza, di consegnare ai nazisti, e quindi ad una morte certa nei campi di sterminio, cittadini come ebrei, Rom, disabili e tutte le altre categorie ed etnie condannate dalle leggi razziali. Tra tali nazioni Svezia e Danimarca si distinsero e sono sicuramente da annoverare tra i maggiori esempi di civiltà e solidarietà umana di quel particolare periodo, come quest’opera letteraria mette bene in evidenza.

Il collegio dei segreti è, dunque, un romanzo fiction ma con una notevole componente storica scritto in un linguaggio semplice ed altrettanto invitante che cattura l’attenzione del lettore dall’inizio alla fine. È un inno alla Vita; un urlo della Coscienza addestrata a fare il Bene e che si oppone con tutte le sue forze al Male, mettendo in pericolo la stessa esistenza dell’individuo. Si tratta di un esame sul ruolo che la disobbedienza civile e militare e la resistenza rivestono quando sono generate da una Coscienza che sa che sottostare a certi ordini e chiudere gli occhi agli orrori, che né la mente né tantomeno il cuore riescono a definire, non è possibile e capisce ed accetta il fatto che sfidare la morte è preferibile al chinare il capo e al morire lentamente sapendo di aver avuto l’opportunità di fare il bene e di non essere stati all’altezza della situazione.

Un libro che consiglio ai lettori di ogni età e che dovrebbe/potrebbe essere usato come testo di narrativa nelle scuole di ogni ordine e grado nella convizione, per usare le parole di Ariel, personaggio del romanzo, che “…formare i giovani sia il modo migliore per impedire che si ripetano simili orrori.” (Arigotti, 2020, p. 198)

Das Kollegium der Geheimnisse - Roman von Paolo Arigotti - Rezension von Maria Teresa De Donato

 

Das Kollegium der Geheimnisse - Roman von Paolo Arigotti 

Rezension von Maria Teresa De Donato




Wieder einmal ist Nazideutschland der wahre Protagonist dieses neuen Romans von Paolo Arigotti mit dem Titel Das Kollegium der Geheimnisse.

In Ganz besondere Schwestern hatte die Autorin sich mit dem Thema Rassengesetze und körperliche und geistige Behinderung befasst, was zum Massaker an Millionen von Menschen führte, deren Leben als ‘nutzlos‚ und ‘nicht lebenswert‚ galt, einschließlich Homosexueller, Zeugen Jehovas, Roma und andere ethnische Gruppen, die in den Todeslagern gipfelten, in denen sechs Millionen Juden und andere Menschen ihr Leben verloren. In seinem Buch Das Kollegium der Geheimnisse spricht Paolo Arigotti einen ebenso wichtigen und interessanten Aspekt an und konzentriert sich darauf: den des Gewissens, der zu dem daraus resultierenden zivilen und/oder militärischen Ungehorsam und Widerstand führt.

In den Nürnberger Prozessen bezeichnet ein Begriff zwei verschiedene Arten von Prozessen gegen die Nazis am Ende des Zweiten Weltkriegs, die vom 20. November 1945 bis 1. Oktober 1946 auch in Berlin und München stattfanden, Hermann Göring, deutscher Politiker und Militär, einer der führenden Vertreter der Nationalsozialistischen Partei, der wegen Kriegsverbrechen angeklagt und durch Erhängen zum Tode verurteilt wurde (Urteil, das nicht vollstreckt wurde, weil Göring am Tag vor seiner Hinrichtung Selbstmord begangen hatte), erklärte:


  “Ich habe kein Gewissen! Mein Gewissen ist Adolf Hitler.„

 

Dieselbe Haltung und der Versuch, jegliche persönliche, zivil- und strafrechtliche Haftung zu entlasten, tauchen in diesem Roman während der letzten verbalen Konfrontation zwischen zwei Personen auf, Volker, einem ehemaligen Gestapo-Inspektor, und Mark, Gretas Bruder und Sohn eines alten Aristokraten in dem Versuch, sich gegen die Vorwürfe zu verteidigen, Verbrechen begangen zu haben, antwortet Volker: "... ich habe mich darauf beschränkt, Befehle zu befolgen."

Die Frage, die in diesem literarischen Werk enthalten und mit einer moralischen Frage verbunden ist, lautet daher:

 

"Sollten Aufträge immer ausgeführt werden oder nicht?"

 


Wir überlassen die Antwort dem freien Willen und vor allem der menschlichen Tiefe eines jeden von uns. Die Frage zwingt uns jedoch dazu, uns selbst zu untersuchen, nach innen zu forschen, zu analysieren, wer wir wirklich sind, was die Gründe sind oder unter ähnlichen Umständen sein könnten, um uns zu einem bestimmten Verhalten zu drängen. In jedem Fall gibt es nur zwei Möglichkeiten: den bequemsten Weg zu wählen, den die Mehrheit der Menschen im Allgemeinen wählt und der darin besteht, den Kopf metaphorisch zu senken und Befehle nur zu erteilen, weil sie von oben kommen, oder die 'schmale' Straße, die nur wenige, nur die mutigsten und unerschrockensten, die es wert sind, als wahre Männer und wahre Frauen bezeichnet zu werden. Letztere sind diejenigen, die um jeden Preis und um ihr Überleben zu gefährden "nach ihrem Gewissen" handeln und sich weigern, das zu tun, von dem sie wissen, dass es falsch oder sogar ein Verbrechen ist.

Alter, ethnische Zugehörigkeit, soziale Schicht, Bildungsniveau und Nationalität sind alles Faktoren, die angesichts von Gewissensfragen verschwinden, der Wahl, das Leben eines anderen Menschen zu retten oder sich abzuwenden und fortzufahren, als wäre nichts passiert und Lassen Sie den anderen zum Schlachten führen, nur weil es uns nicht persönlich betrifft, nur weil es nicht um uns oder ein Mitglied unserer Familie geht.

Dies sind höchstwahrscheinlich die Gedanken, die den wirklichen Protagonisten der historischen Ereignisse vor und während des Zweiten Weltkriegs in Hitlers Deutschland und im von den Nazis besetzten Europa in den Sinn kamen und die Paolo Arigotti durch die Figuren seines Romans wiederbelebt und auf der Bühne sozusagen durch ihre Teilnahme und mit allen ihnen zur Verfügung stehenden Mitteln wiederherstellt, dass der deutsche Widerstand und darüber hinaus paradoxerweise auch in den Reihen der SS und der Gestapo präsent sind und zahlreiche Menschenleben retten konnten.

In einem Europa, das sowohl von der deutschen Besatzung als auch von den anschließenden Luftangriffen der angloamerikanischen Alliierten zerstört wurde, die eingegriffen hatten, um es zu befreien, und die auch Städte wie Berlin und München zur Hälfte zerstörten, trugen nicht nur Millionen mutiger Menschen zur Niederlage Hitlers bei sondern auch ganze Länder, die Tausende von Flüchtlingen begrüßten und/oder sich weigerten, die Nazis zu ‘kennzeichnen‚ und folglich den Nazis zu übergeben und damit in den Vernichtungslagern sicher zu sterben, Bürger wie Juden, Roma, Behinderte und alle anderen Kategorien und ethnische Gruppen durch Rassengesetze verurteilt. Unter diesen Nationen stachen Schweden und Dänemark hervor und zählen sicherlich zu den größten Beispielen für Zivilisation und menschliche Solidarität dieser besonderen Zeit, wie dieses literarische Werk deutlich hervorhebt.

Das Kollegium der Geheimnisse ist daher ein fiktiver Roman mit einer bedeutenden historischen Komponente, die in einer einfachen und ebenso einladenden Sprache verfasst ist und die Aufmerksamkeit des Lesers von Anfang bis Ende auf sich zieht. Es ist eine Hymne an das Leben; ein Schrei des Bewusstseins, der darauf trainiert ist, Gutes zu tun, und der sich dem Bösen mit all seiner Kraft widersetzt und die Existenz des Individuums gefährdet. Es ist eine Untersuchung der Rolle, die ziviler und militärischer Ungehorsam und Widerstand spielen, wenn sie von einem Bewusstsein erzeugt werden, das weiß, dass es bestimmte Befehle befolgen und die Augen vor Schrecken verschließen muss, die weder der Verstand noch das Herz definieren können, also versteht und akzeptiert die Tatsache, dass es besser ist, dem Tod zu trotzen, als den Kopf zu beugen und langsam zu sterben, wenn man weiß, dass man die Gelegenheit hatte, Gutes zu tun und trotzdem so nicht gemacht hat.

Ein Buch, das ich Lesern jeden Alters empfehle und das als narrativer Text in Schulen aller Niveaus und aus Überzeugung verwendet werden sollte/könnte, um die Worte von Ariel, dem Charakter des Romans, zu verwenden: "... junge Menschen zu formen ist der beste Weg zu verhindern, dass ähnliche Schrecken erneut auftreten." (Arigotti, 2020, S. 198)