Vedere con il cuore
Intervista a Michela
Castello
di Maria Teresa De Donato
Nella vita ho conosciuto varie persone
non-vedenti o ipovedenti, tutte con alcune caratteristiche in comune tra cui
una grande forza di volontà e, spesso, anche uno spiccato senso dell’umorismo
che le aiuta ad affrontare meglio la propria disabilità. Quest’ultima, ho notato,
è sempre affiancata da una straordinaria abilità nel fare molte cose insieme
allo stesso tempo – oggi va di moda il termine inglese ‘multitasking’ – e che,
nel loro caso, è dovuta al fatto che, per controbilanciare la mancanza o
precarietà della vista, gli altri sensi hanno incrementato le proprie capacità
elevandole in maniera esponenziale.
L’incontro – anche se solo virtuale – con
Michela Castello ha confermato le mie precedenti esperienze con non-vedenti e/o
ipovedenti ed il loro immenso potenziale che si manifesta, nella maggioranza
dei casi, con una profonda vita interiore che permette loro di vivere nella
maniera più piena la propria esistenza, malgrado la presenza di quello che può
essere considerato a tutti gli effetti ‘un limite fisico’ e riuscire a vedere
ben oltre, grazie ad una profondità di cuore ed un’altrettanto sviluppata
intuizione, dono di pochi, ciò che l’occhio umano spesso non riesce neanche a
percepire.
È una grande gioia ed un onore, quindi, per me
ospitare oggi questa giovane autrice nel mio Blog e Salone Culturale Virtuale.
MTDD: Ciao Michela e
grazie per avermi contattata e per essere mia ospite oggi.
MC: Ciao Maria Teresa. Grazie a te per avermi dato questa
opportunità. E’ un piacere e un onore per me parlare del mio libro nel tuo blog
e salone culturale virtuale.
MTDD: Michela, perché non
inizi con il presentarti ai nostri lettori raccontandoci un po’ di te?
MC: Ho 50 anni e vivo in provincia di Pisa. Lavoro come
impiegata. Sono non vedente totale dalla nascita a causa del glaucoma. Non ho
mai visto forme, sagome o volti, ma per fortuna percepisco ancora un po’ di
luce dall’occhio destro e fino a circa 20-25 anni distinguevo bene anche i
colori forti. Pur non vedendoli più da anni, me li ricordo però ancora bene e
li uso spesso nei miei scritti in base a ciò che voglio dire o che mi serve in
quel momento perché ciascun colore ha una simbologia ben precisa e a seconda
del contesto in cui lo utilizzo assume un significato piuttosto che un altro.
Amo inoltre molto la natura, passeggiare nel verde, lo yoga, la meditazione e
l’astronomia. Mi definisco una donna forte e determinata, anche se attraverso
spesso periodi di scoraggiamento. Quando intraprendo qualcosa che mi preme e in
cui credo fermamente, mi ci butto a corpo morto, ma, con la stessa facilità con
cui mi entusiasmo, mi stufo e cerco nuovi stimoli. Se rimango delusa a causa
del comportamento di qualcuno, non uso mezze misure: allontano quella persona
dalla mia vita e ci taglio definitivamente i ponti. Quando mi pongo un obiettivo
di qualsiasi tipo, non mi do pace finché non lo raggiungo e, anche se spesso
combatto contro muri di gomma o subisco una batosta e una caduta dopo l’altra,
dopo essermi leccata le ferite, da perfetta ariete mi rialzo e persevero,
andando avanti a spron battuto finché non ottengo ciò che voglio.
MTDD: Come e quando nasce
il tuo amore per la scrittura?
MC: Io scrivo fin da quando ero una bambina. Nei primi 30
anni circa della mia vita mettevo nero su bianco per lo più le mie emozioni.
Tenevo, come si suol dire, il classico diario. Poi, nei primi anni 2000,
scrissi due racconti brevi che furono pubblicati sul sito internet di una cara
amica, portale che purtroppo non esiste più. Facevo leggere i miei testi solo a
una cerchia molto ristretta di persone. Iniziai a scrivere più seriamente e con
maggiore costanza circa sette anni fa, incoraggiata da alcuni colleghi di
lavoro a cui erano piaciuti molto i pochi scritti brevi composti fino a quel
momento.
MTDD: Per coloro che ancora non ti
conoscessero o non avessero letto il tuo libro, potresti spiegare come sei
arrivata alla pubblicazione di Stella polare e perché hai scelto proprio
questo titolo?
MC: Fu proprio grazie ai miei colleghi. Loro mi esortavano a
riprendere a scrivere, per cui mi misi a comporre con maggiore intensità e nel
2016 è uscita la mia raccolta di racconti “Stella Polare”. “Stella Polare” è
una raccolta di undici racconti brevi. Il mio libro, come dico sempre, è nato
quasi per caso. Circa sette anni fa iniziai a comporre una serie di racconti,
dedicati a un uomo di cui avevo udito solo la voce in televisione e che nel
frattempo era morto. Scrivevo quei testi per lo più per me stessa, per
esorcizzare il dolore per la sua morte e il dispiacere per non averlo mai
potuto conoscere e stringergli la mano. Realizzavo in sostanza nella fantasia ciò
che nella realtà non è mai accaduto. In quel periodo cominciai a iscrivermi a
vari gruppi facebook di appassionati di scrittura e ad aggiungere ai miei
contatti persone che condividevano con me questo interesse. Nel 2015 conobbi
Stefano Mecenate, il direttore responsabile della casa editrice DreamBOOK
Edizioni. Lui si dimostrò fin dall’inizio interessato ai miei racconti e mi
propose di raccoglierli in un libro. L’idea mi piacque molto e iniziai l’iter
che mi ha portata nel novembre del 2016 alla pubblicazione di “Stella Polare”.
Il titolo del mio libro è simbolico:
MTDD: Ho avuto il piacere di leggere e recensire
questo tuo libro che è, per l’appunto, una raccolta di racconti fantastici
molto bella e che consiglio ai lettori di ogni età. Oltre ad una narrativa che
io definirei, di fatto, ‘poetica’ è un libro pieno di Amore. Amore non erotico,
ma inteso nella più ampia accezione del termine. Un grande Amore per
L’Amore, a mio avviso, è l’unica forza motrice
in grado di cambiare realmente il Mondo, a partire da noi stessi.
Cosa significa e cosa
implica per te l’Amore?
MC: L’amore per se stessi è secondo me alla base di tutto.
Molto spesso viene scambiato per egoismo, ma non è così: se uno non ama prima
di tutto se stesso, è difficile che riesca a provare quel sentimento anche per
gli altri e per tutto ciò che lo circonda.
In genere tendiamo ad associare l’amore al legame tra uomo e donna, ma
in realtà quel sentimento ha molte sfaccettature. L’amore esiste sotto tante
forme, basti pensare a quello di una madre per i propri figli. Per non parlare
dell’amore che il creato riversa incondizionatamente su tutte le creature senza
fare alcuna distinzione. L’Universo ci ama e ce lo manifesta in molti modi, ma
troppo spesso non siamo in grado di percepirlo e di decodificarne i segnali e i
messaggi. Vi sembrerò sciocca e banale, ma non potete immaginare quanto amore
ci doni il sole con la sua luce, il suo calore, il suo splendore e la sua
energia. Lui (mi riferisco al Sole, amo spesso personificare oggetti ed
elementi) elargisce amore puro e infinito a tutte le creature senza mai
chiedere niente in cambio. Per me è una gioia vedere la sua luce meravigliosa e
sono grata all’Universo perché mi permette ancora di percepirla.
MTDD: Un altro aspetto che mi ha colpito molto
leggendo questa tua pubblicazione, che condivido appieno, è una grande e
profonda spiritualità, un’immensa ricchezza interiore.
Cos’è la spiritualità per
Michela Castello e perché è così importante?
MC: Molto spesso la spiritualità viene confusa con la
religione, ma secondo me non è così. Credo che essere spirituali non implichi
necessariamente credere o professare una determinata religione. Ho incontrato
molte persone credenti, che poi si sono dimostrate tutt’altro che spirituali.
Tanti si professano maestri o guru, ma spesso e volentieri si rivelano persone
vuote, superficiali e dominate dall’ego, arrivando addirittura a plagiare gli
altri, a offenderli e a mancare loro di rispetto. Questa non è spiritualità.
Una persona veramente spirituale deve essere coerente con ciò che afferma,
dando il buon esempio agli altri. Un vero maestro deve secondo me camminare a
fianco dell’allievo, rispettando le sue scelte e il suo cammino senza
giudicarlo e, soprattutto, deve insegnargli che le risposte sono già dentro di
lui e fornirgli gli strumenti per trovarle autonomamente. Molti maestri o
presunti tali credono invece di essere i possessori della verità assoluta,
rendono gli allievi totalmente dipendenti da loro e non capiscono che ciò che
va bene per una persona non è detto che sia giusto per un’altra. Ognuno ha i
propri tempi ed evolve più o meno velocemente a seconda della sua capacità di
comprendere i vari insegnamenti e di farli propri. Per quello che riguarda me,
credo in qualcosa di Superiore, che però non identifico in una persona o in una
religione in particolare, ma in un’energia universale. Ho ricevuto
un’educazione cattolica, ma non mi sono mai sentita in sintonia con quella
religione e dissento totalmente su molti dei suoi punti. Non mi è mai piaciuta
MTDD: In Stella polare, come ho evidenziato
anche nella mia recensione, spesso alludi al bisogno di Consapevolezza, a
quella che tu definisci “una sorta di legame profondo… forse risalente alla
notte dei tempi.” (Castello, 2016, p.11).
A volte, paradossalmente, tra i vedenti
troviamo molte persone che in realtà ‘non vedono affatto’ in quanto mancano
proprio di consapevolezza. Persone che non riescono a vedere ‘oltre le
apparenze’, ‘oltre la cortina’ e, quindi, non sono neanche in grado di
afferrare il vero e, a volte, più nascosto, più profondo significato della
realtà che li circonda.
Qual è il tuo pensiero al
riguardo?
MC: L’espressione “una sorta di legame profondo, forse
risalente alla notte dei tempi”, che uso nel racconto “La Luce della Luna”, in
realtà voleva indicare un’altra cosa.
Quando Melissa incontra Lui, ha la sensazione di conoscerlo da sempre e che il
loro legame animico sia molto antico. Per quanto riguarda invece la distinzione
tra vedenti e non vedenti nel rapportarsi con la realtà che li circonda, ti
assicuro che molte persone nella mia condizione (purtroppo sono la maggior
parte) non sono meno grette e ottuse della gente cosiddetta normodotata. Ognuno
di noi è il frutto del contesto in cui cresce, dell’educazione e degli stimoli
che riceve e dell’ambiente che lo circonda. Sta poi a ciascuno mettere in
pratica ciò che ha appreso e imparare a districarsi in una società purtroppo
ancora troppo chiusa e impreparata di fronte a certe problematiche. Molti non
vedenti, oltre che fisicamente, sono accecati mentalmente e si comportano come
bambini dell’asilo perché la loro disabilità li ha resi cattivi, arroganti,
egoisti, rabbiosi e rancorosi nei confronti del mondo e dell’umanità. Le
persone vedenti, dal canto loro, è vero, molto spesso, anzi quasi sempre, non
vedono oltre le apparenze e tendono ancora a etichettarci e a incasellarci
all’interno di certi contesti. Questo è sempre stato per me motivo di grande
amarezza e frustrazione. Da anni sto cercando in ogni modo di abbattere certe
barriere, soprattutto mentali e culturali, parlando agli altri della mia
condizione e di come mi rapporto con la quotidianità, ma molti luoghi comuni
sono duri a morire. Per rispondere alla tua domanda, diciamo che in parte è
vero che molte persone vedenti, forse per ignoranza o perché prese dalla vita
frenetica e da una quotidianità tiranna che ci ha resi tutti schiavi della
corsa al benessere e al possesso materiale, non hanno né il tempo né la voglia
di guardarsi attorno e di soffermarsi ad ascoltare loro stesse e ciò che le
circonda. Questo ha prodotto una società sempre più bigotta, egoista, cinica e
insensibile. Io, volente o nolente, ho sempre dovuto fare affidamento solo su
me stessa: oltre a essere non vedente totale dalla nascita, sono rimasta presto
orfana dei miei genitori, per cui ho dovuto mio malgrado imparare a contare
solo sulle mie forze. Mia madre mi ha lasciata pochi giorni prima del mio
quindicesimo compleanno, mio padre 2 anni e 7 giorni dopo di lei. Ho dovuto
dunque rimboccarmi le maniche e fare delle rinunce che mi hanno pesato molto e
che condizionano ancora la mia esistenza. Quando la vita ti mette continuamente
alla prova, mandandoti esperienze dolorose, hai due possibilità: reagire e
fortificarti, oppure soccombere. Io “ho scelto di percorrere la prima strada”,
quella a mio modesto parere più difficile e irta di ostacoli. Ti assicuro che è
stata veramente dura arrivare al punto in cui mi trovo adesso e attraverso
tuttora molti periodi bui, durante i quali stento ancora a trovare e a
comprendere il senso della vita. Non ti nascondo che spesso provo ancora molta
rabbia nei confronti di chi, pur avendo tutte le carte in regola (salute,
benessere, ecc.) per vivere pienamente la propria esistenza, affoga in un
bicchier d’acqua. Ho incontrato gente che, pur non dovendo fare nemmeno un
terzo degli sforzi a cui sono sottoposta io per ottenere qualsiasi cosa, si
sente sempre sacrificata e basta poco o niente per farla sclerare. Molti sono
fragili, impreparati ad affrontare le avversità della vita e si sentono
stressati per niente. Ci sono persone con un grado di istruzione molto elevato,
ma totalmente vuote dentro, che di fronte a un minimo inconveniente vanno nel
panico e non sanno cavare un ragno dal buco. Prima, quando m’imbattevo in chi
guarda gli altri dall’alto in basso, soffrivo molto, me la prendevo con me
stessa e mi sentivo mortificata per non avere il suo stesso livello di
preparazione e di istruzione. Poi, nel corso del tempo, mi sono resa conto che
non sono certo una laurea a pieni voti e un lavoro di prestigio a nobilitare
una persona, anche se constato con sempre maggiore amarezza che non essere
“dottore” in qualcosa ti preclude tante possibilità. Purtroppo viviamo in un
mondo in cui spesso non conta la meritocrazia, nel quale persone mediocri e
arriviste riescono a ottenere grandi risultati. Sarò eternamente grata ai miei
genitori, persone molto umili (mia madre aveva fatto appena la quinta
elementare, mio padre addirittura solo la seconda) e ai miei zii, per avermi
insegnato i veri valori della vita, ad apprezzare le cose semplici e ciò che è
realmente importante in un mondo che ormai è sempre più alla deriva e povero di
sentimenti. Una mattina d’estate di molti anni fa, mia madre era morta alcuni
mesi prima, mio padre, in un momento di collera, disse una frase che mi è
rimasta impressa: «Più un uomo studia, più diventa ignorante», dove per
“ignorante” intendeva l’accezione toscana del termine, cioè gretto, arrogante,
maleducato, egoista e insensibile. Lì per lì non compresi appieno il senso
delle sue parole e ritenni quell’affermazione eccessiva, ma nel corso degli
anni mi sono resa amaramente conto che, anche se lui con quell’esternazione
rabbiosa faceva di tutta l’erba un fascio, non aveva tutti i torti. Nella mia
vita ho trovato molta più sensibilità, umanità, comprensione e apertura mentale
in persone umili e con un livello di istruzione basso e ben poca sincerità in
gente culturalmente più elevata, ma con una falsità e un’ipocrisia da paura.
Questa ovviamente è la mia modesta esperienza.
MTDD: Grazie, Michela, per
essere stata mia ospite.
I lettori che volessero
contattarti e/o acquistare il tuo libro, come potranno farlo?
MC: Chi fosse interessato ad acquistare il mio libro, può
farlo sul sito www.dreambookedizioni.it o scrivendo all’indirizzo e-mail dreambookedizioni@gmail.com. Ho anche un profilo su facebook (Michela
Sole Castello) e un piccolo canale Youtube che porta il mio nome e cognome.
Grazie di nuovo a te Maria Teresa per avermi ospitata nel
tuo blog.