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Saturday, March 9, 2024

Meravigliosa Italia: In giro per Costa con Maria Cristina Buoso - di Maria Teresa De Donato

 Meravigliosa Italia:

 

In giro per Costa (Rovigo) con Maria Cristina Buoso

 

di Maria Teresa De Donato

 


Amici carissimi oggi continuiamo a viaggiare nella nostra Meravigliosa Italia con la mia cara amica e collega Maria Cristina, Autrice e Blogger. Maria Cristina ha partecipato molto attivamente, insieme ad altri colleghi ed amici, a questa mia Rubrica e invito voi tutti a leggere gli altri articoli per farvi ispirare dalle varie località che sono state presentate nonché dalle apprezzatissime ricette che potrete gustare visitando soprattutto il suo territorio.

Ciò premesso, auguro a voi tutti una buona lettura!

 

Ciao Maria Cristina e benvenuta di nuovo in questo mio Blog e Salotto Culturale Virtuale.

Grazie a te, Maria Teresa, per ospitarmi di nuovo.

 

Maria Cristina, dove ci porti oggi?

Fino ad ora vi ho parlato, portandovici solo virtualmente, della mia città, Rovigo il cui territorio è interamente pianeggiante e si trova nell’area geografica dell'attuale Polesine. Nella sua provincia ci sono attualmente 50 comuni, alcuni sono così piccoli che su una strada se ne possono trovare anche tre.

Oggi voglio presentarvi brevemente il comune di Costa che si trova a pochi chilometri dalla mia città.

 

Il nome mi incuriosisce... Cosa puoi dirci di questo Comune anche dal punto di vista storico?

Il suo nome deriva dalla posizione in cui si trova “costa” del fiume Adigetto, cioè di lato al fiume che lo bagna e che una volta era anche navigabile. I primi documenti in cui compare risalgono al 1146, ad opera del marchese Fulcone d'Este.

Nel 1115 era sotto il potere degli Estensi, inoltre fu oggetto di una disputa tra la Casa d’Este e l’Abbazia di Pomposa (Ferrara), a proposito di una donazione fatta dagli Estensi al monastero benedettino di Murano. Nel 1173, si risolse in una divisione del paese in possedimenti benedettini ed estensi.

Nel 1482 passò sotto il dominio della Repubblica Veneziana e, seguendo le sorti di Rovigo, vi restò fino al 1797, quando iniziò l’occupazione napoleonica seguita nel 1815 da quella austriaca e nel 1866 dall’annessione al Regno d’Italia.

 

Da un punto di vista monumentale, quali sono le principali attrattive che meritano di essere viste?

Dal punto di vista monumentale, troviamo  la chiesa parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista, risalente al 1166,  la chiesa-oratorio di S. Rocco, l’oratorio dell’Assunta (dedicato oggi ai caduti), villa Sandi e villa Brighetti.

Degne di nota sono anche le corti rurali Ghilardini e Cappellozza. Il Museo etnografico "all’Alboron" racconta la storia economica e sociale del territorio, documentandone principalmente la civiltà rurale e venne progettato nel 2002.

Inoltre, nel 2022,  Costa era nella short list di otto Comuni  italiani che si contenderanno il titolo di 'Capitale italiana del libro' perché erano quelli in cui si leggeva di più.  Questo premio è stato istituito con Legge 15 del febbraio 2020 e viene assegnato ogni anno.

Vi lascio come sempre dei link per approfondire e conoscere meglio questo piccolo comune che, sono sicura, vi piacerà visitare:

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_di_Rovigo

https://www.comune.costadirovigo.ro.it/home

https://it.wikipedia.org/wiki/Costa_di_Rovigo

https://rovigo.italiani.it/la-comunita-di-costa/

https://www.comune.costadirovigo.ro.it/museo-etnografico-a-l-alboron

https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_etnografico_all%27Alboron

https://www.rovigoindiretta.it/24/2021/11/14/news/a-costa-di-rovigo-il-premio-citta-che-legge-131058/

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2022/05/ven-Costa-di-Rovigo-la-citta-che-legge-3d0c0584-6f22-4501-b0f6-350c48d543ce.html



Molto interessante. Anche se Costa è un Comune relativamente piccolo, trovandoci in zona, meriterà sicuramente di essere visitato.

Grazie ancora per tutte le informazioni che ci hai provveduto.

Ci lasci anche oggi con un’altra ricetta succulenta?

Assolutamente sì. Oggi è il turno di Polenta e Sopressa.

 


(Image by GhePeU)

(This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic and 1.0 Generic license.)


Ricetta

Polenta e Sopressa

Vi ho già parlato della polenta e dei salumi veneti, uno dei piatti gustati soprattutto quando il freddo comincia a farsi sentire è la polenta e sopressa.

Per la polenta potete scegliere quella istantanea se volete e per la sopressa non dovete confonderla con  il salame.

Il salame è fatto con parti del maiale sia grasse che magre, la sopressata è impastata solo con tagli magri (coscia, spalla, filetto o rifilatura del prosciutto) è un salume che rimane morbido e cremoso al palato. Si tratta di una delizia tutta italiana che all’estero non sarà facile trovare.

 

Per fare la polenta non istantanea

Portate a ebollizione in una pentola alta,  1,2 l di acqua salata e versate a pioggia la farina di mais (a gusto scegliete bianca o gialla) e sempre rigirando con un cucchiaio di legno grande fatela cuocere per circa 1 ora. Quando la polenta sarà pronta versatela su un tagliere e lasciatela raffreddare.

Una volta fredda tagliate a fette la polenta. Le fette non devono essere troppo sottili altrimenti si rompono quando le girate perché dovrete grigliarle o su una piastra o su una griglia, fin quando faranno una bella crosticina. Tuttavia, se non avete né griglia e neppure una piastra,  va bene anche una padella antiaderente e in questo caso un filo di olio extra-vergine di oliva per evitare che si attacchino.

Per le fette di sopressa, anche loro non devono essere troppo sottili,  vi scrivo due alternative.

La prima, quando la polenta è bella calda e rosolata,  mettete sopra la fetta di salume e rigiratela sopra fino a che diventa bella calda e translucida, togliete il tutto e mangiatela calda con un bel bicchiere di vino rosso.

Seconda versione, grigliate separatamente le fette di polenta e alla fine unitele insieme per essere gustate sempre con un bel bicchiere di vino rosso.

Ci sono tante varianti ma io ho preferito scrivere due versioni facili e veloci.

Voglio aggiungere che ci sono diverse varianti a questa ricetta base di cui magari vi parlerò un’altra volta.

 

https://www.spaghettiemandolino.it/blog/168-differenza-tra-sopressa-dop-vicentina-e-soppressa.html

 

Alla prossima,

MC Buoso

 

https://mariacristinabuoso.blogspot.com/

https://www.instagram.com/mcbmipiacescrivere/

e su Waveful  mi trovate con @Mcbautrice

 



Monday, September 4, 2023

Donna, ovvero ‘L’Altra Metà del Cielo’ - Intervista a Fiori Picco - di Maria Teresa De Donato

 Donna, ovvero ‘L’Altra Metà del Cielo’

Intervista a Fiori Picco, Sinologa, Autrice, Editrice

 

di Maria Teresa De Donato



 

Carissimi lettori e lettrici, oggi ho il piacere di ospitare di nuovo la cara amica e collega Autrice, Editrice e Sinologa, Fiori Picco, che è vissuta per ben otto anni nello Yunnan, in Cina.

Tantissimi sono i temi e gli interessi che ci accomunano ed altrettanti quelli emersi dalla mia lettura dei suoi tre romanzi che ho avuto il piacere anche di recensire, ossia Giada Rossa – Una vita per la libertà, YAO, ed Il Circolo delle Donne Farfalla – Mugao e Bhaktu.

Auguro a voi tutti, quindi, una buona lettura!

 



MTDD: Ciao, Fiori, e benvenuta sul mio Blog e Salotto Culturale Virtuale. È un grande piacere averti di nuovo mia ospite.

FP: Ciao, Maria Teresa, grazie a te per questa nuova intervista.

 

MTDD: Nella nostra precedente intervista, tra le tante domande, ti avevo chiesto se, in base alla tua esperienza, essendo vissuta a lungo in Cina, avessi notato delle differenze tra il mondo occidentale e quello orientale per quanto riguarda al concetto di “libertà”. La tua risposta era stata tanto interessante quanto profonda, qualcosa su cui vale la pena riflettere. Coloro che non avessero avuto la possibilità di farlo potranno conoscere il tuo pensiero e molti aspetti interessanti del ‘Pianeta Cina’ andando a leggere la nostra intervista Giada Rossa – Una vita per la libertà - di Fiori Picco - Intervista di Maria Teresa De Donato .

Oggi, invece, vorrei approfondire con te un altro tema che è emerso sia da quella nostra intervista, sia proprio dalla lettura delle tue tre pubblicazioni appena menzionate.  Mi riferisco alla Donna vista, dalla cultura cinese dall’era di Mao Tse Tung in poi, come “L’Altra Metà del Cielo”.

Prima di avventurarci nella trattazione di questo tema, vorrei, però, soprattutto per coloro che non ti conoscessero né avessero letto questi tuoi libri, considerare alcuni aspetti emersi proprio dalle tue pubblicazioni. Mi riferisco ad alcune tradizioni, molto particolari legate al mondo femminile, a volte difficili da capire soprattutto per un occidentale.

Il primo aspetto che vorrei che tu spiegassi ai nostri lettori riguarda l’usanza del popolo Dulong (o ‘Derung’) di sottoporre tutte le ragazze della loro tribù al rituale Bhaktu attraverso il quale veniva inciso, in maniera indelebile ed altrettanto dolorosa, il tatuaggio Mugao, rappresentante una gigantesca farfalla che, di fatto, andava a ricoprire il loro intero viso.

Di cosa si trattava esattamente e soprattutto – senza rivelare troppo – quale ne era lo scopo?

FP: Nei secoli e fino alla prima metà del Novecento le adolescenti di etnia Dulong venivano sottoposte a Bhaktu, un rituale barbaro che sfigurava i loro visi lasciando impressa una farfalla tatuata di nome Mugao. Era un totem della tribù e serviva a preservare le donne da rapimenti e soprusi da parte di altri popoli. I padri convincevano le figlie a sottoporsi al rituale dando loro motivazioni diverse tra cui la garanzia di una vita eterna dopo la morte. Mugao era considerata una creatura celeste che spalancava le porte dell’immortalità. Questa era la motivazione mistica, ma c’era anche l’aspetto sociale ovvero una donna senza il tatuaggio facciale non trovava marito in quanto non era considerata bella e femminile. In realtà le motivazioni erano legate all’incolumità e alla sopravvivenza della tribù.

 

MTDD: Un secondo aspetto, sempre legato ad una tradizione se non millenaria quantomeno secolare, era quello dei ‘piedi piccoli’ che fu imposto a lungo alle donne cinesi sin dalla più giovane età.

Puoi spiegarci in cosa consistesse, come e perché nacque, e quando fu finalmente eliminato?

FP: In quasi tutte le dinastie cinesi che si sono susseguite l’usanza dei piedi fasciati fu perpetrata a discapito delle donne. Alle bambine di tre/quattro anni venivano rotte le dita dei piedi, piegate verso il tallone e fasciate strettamente per impedirne la crescita e dare forma ai famosi “gigli dorati”, appuntiti e lunghi massimo otto centimetri. La tortura era praticata dalle madri e portava a setticemie, cancrene e in alcuni casi anche alla morte. Questa usanza nacque perché gli uomini abbienti amavano usare i piedini delle mogli per soddisfare piaceri personali e le madri delle fanciulle speravano che le figlie facessero un ottimo matrimonio. Le donne erano considerate merce di scambio, non potevano lavorare, non erano indipendenti. Per le famiglie erano solo un peso. Per questo, più piccoli erano i piedi più le ragazze avevano la certezza di trovare un buon partito. L’impossibilità di camminare normalmente e i forti dolori alla schiena e alle gambe impedivano alle donne di scappare o di ribellarsi alla famiglia del marito. Nelle campagne inizialmente le ragazze avevano piedi liberi e sani; poi si pensò di fasciarli anche a loro per dare maggiori opportunità. Questo fino ai primi del Novecento. Con la società socialista queste usanze vennero abolite e bandite e le donne da allora furono libere.   

 

MTDD: Ci sono documenti storici che fanno riferimento a questa tradizione in particolare di cui tu sei a conoscenza e che indicherebbero che tale usanza veniva applicata a donne di ogni classe sociale, regione, ed ambiente?

FP: Su questo argomento sono stati scritti numerosi libri e saggi e sugli Annali storici delle varie dinastie possiamo leggere testimonianze; su internet troviamo diverse foto delle varie epoche che testimoniano la condizione delle donne. Sono visibili i loro piedini e la difficoltà nel deambulare. Inizialmente, ad avere i gigli dorati erano solo le ragazze di famiglie altolocate, in seguito anche le contadine si adeguarono sperando in una vita migliore. L’usanza era diffusa in tutta la Cina, tranne in Manciuria, dove gli uomini amavano i piedi grandi e al naturale.

 

MTDD: Quando mi hai menzionato il concetto di “Donna” quale “Altra Metà del Cielo”, ne sono rimasta affascinata, anche se non stupita. Questa definizione mi ha fatto pensare subito, infatti, al segno taoista di Yin e Yang: gli opposti che si completano in maniera assolutamente armonica. Potremmo dire che rendono anche l’idea di ‘Perfezione nell’Universo.’

Potresti elaborare questo concetto e soprattutto spiegare il riferimento a Mao Tse Tung?

FP: Prima della Repubblica Popolare Cinese, fondata nel 1949, le donne erano sottoposte al volere degli uomini, erano ridotte in schiavitù e le ragazze più povere venivano cedute ai “giardini fioriti” (bordelli) o come concubine senza alcun diritto. Le prime mogli dei mandarini usavano i corpi delle giovani concubine per avere figli maschi di cui poi si appropriavano. Spesso le poverette venivano anche uccise e gli omicidi rimanevano impuniti. I mandarini esercitavano tutti i poteri. Mao Tse Tung riportò all’ordine la società corrotta e diede parità alla donna chiamandola “l’altra metà del Cielo”, ovvero una creatura da amare e da rispettare. Durante l’epoca maoista uomini e donne erano uguali sotto l’aspetto sociale e, addirittura, anche nel lavoro, svolgevano le stesse mansioni. Il concetto di yin e di yang da sempre fa parte della tradizione cinese, in particolare della filosofia taoista. Maschile e femminile si uniscono creando la perfezione. Per un ideale equilibrio, le parti devono essere bilanciate in egual misura altrimenti ci saranno scompensi.

 

MTDD: In Giada Rossa, la madre della protagonista “non si era voluta adagiare, nemmeno quando il marito aveva avviato l’attività commerciale” (p. 18) e malgrado l’incoraggiamento del marito a rallentare restando in casa ed occupandosi solo della famiglia lei non aveva accettato dichiarando: “Se la donna moderna in base alle ideologie maoiste è diventata l’altra metà del cielo, conquistando la parità, deve rimboccarsi le maniche e dimostrare di essere parte attiva e produttiva della società!” (p. 19)

Il concetto di Donna, quale ‘altra metà del cielo’, sembra aver avuto delle implicazioni non solo culturali ma anche e soprattutto sociali e politiche.

Potresti elaborare questo quadro?

FP: Le donne cinesi, in base alle direttive del Partito, si sono sempre attivate per contribuire all’economia e allo sviluppo della nuova società. La mamma di Giada Rossa ne è un esempio: donna umile e in difficoltà, ha lavorato come manovale di cantiere mantenendo i figli. Svolgendo un lavoro pesante e pericoloso, ha dovuto sopperire alla mancanza di un marito che si occupasse della famiglia. Questa è la situazione di tante donne cinesi, soprattutto delle campagne.

 

MTDD: Quali sono le principali differenze, per quanto riguarda la veduta ed il ruolo della donna, prima e dopo la Rivoluzione Cinese? Cosa è cambiato esattamente in Cina e come?

FP: Prima del 1949, esclusi rari casi, le donne erano analfabete, non avevano potere decisionale, erano sfruttate dai mariti e dalle suocere molto spesso dispotiche e crudeli. Dopo la Rivoluzione si sono riscattate trovando il loro posto nella società. Ora tante sono laureate, fanno carriera, occupano cariche di rilievo e alcune guadagnano più dei mariti. Molte si spostano dalle campagne per lavorare in città.  Di carattere sono determinate, grintose e ambiziose.

 

MTDD: In Giada Rossa, sia la protagonista sia sua madre emergono come Donne (con la D maiuscola): forti, coraggiose, determinate; donne che affrontano ogni tipo di sacrificio e di prova a testa alta; che hanno avuto uno stile di vita “spartano ed essenziale” caratterizzato da “povertà ma molto dignità” (Picco, 2020, p. 15).

Tutte le donne cinesi che ho conosciuto sembrano avere anche loro queste caratteristiche. Non deve essere casuale.

Possono, quindi, tali caratteristiche essere il frutto anche e soprattutto della cultura cinese ed anche dell’insegnamento e dell’educazione impartiti non solo dalle famiglie, ma anche dal sistema di istruzione?

FP: In Cina il sistema scolastico è più rigido rispetto al nostro occidentale, si fatica per ottenere meriti e per accedere alle graduatorie di inserimento nelle università. Solo chi dà il massimo può essere ammesso alle università di prestigio che selezionano gli allievi e li inviano ai vari atenei. I voti e la condotta influiscono sul futuro professionale. Questo vale per uomini e donne. Pertanto sacrificio e applicazione fanno parte del DNA cinese.

 

MTDD: Da tanti anni in Occidente, quindi, anche in un Pease come l’Italia, si parla di “parità”, di “pari opportunità” e concetti simili anche se, a mio modesto avviso, il tutto si potrebbe sostituire con il concetto di “giustizia sociale” che, senza far riferimento al genere di appartenenza, abbraccia, di fatto, tutto e tutti.

Da questo punto di vista, qual è la situazione in Cina?

FP: In Italia è raro trovare un primario d’ospedale donna, in Cina è la normalità. In otto anni di vita a Kunming, considerata una città ancora arretrata rispetto a Pechino o a Shanghai, nei reparti ho visto in prevalenza primari donne. Le donne ricoprono cariche importanti nei settori giudiziario, amministrativo e governativo.   Il potere politico è ancora in prevalenza in mano agli uomini.

 

MTDD: Ci sono altri aspetti importanti in merito alla Donna quale “altra metà del cielo” che meritano di essere approfonditi, o quantomeno menzionati, e che non sono ancora emersi in questa nostra intervista e di cui, invece, sarebbe opportuno parlare?

FP: Alcune caratteristiche della mentalità cinese restano radicate malgrado le epoche diverse. In passato c’erano le suocere autoritarie che disponevano della vita e della morte delle nuore; oggi le madri vogliono ancora decidere sulle scelte sentimentali e sul futuro professionale dei figli ormai maggiorenni. Tutt’oggi vale ancora il detto “quando ci si sposa, bisogna considerare innanzitutto la parità di ceto sociale tra le famiglie”. I figli non osano ribellarsi ai genitori e, quando lo fanno, non hanno vita facile. Ho visto diverse spose relegate in una camera da letto da cui non uscivano mai, consumando i pasti e guardando la TV all’interno perché, non essendo gradite alle suocere, non potevano apparire nella stessa casa.

In misura minore anche le nuore maltrattano le suocere. Tutto senza che i maschi prendano una posizione.

La parità di genere ha rafforzato il carattere risoluto delle donne cinesi che, in molti casi, amano prevaricare.

Nel romanzo Giada Rossa il personaggio di Meimei, la “sorellina”, è il tipico esempio di una donna spietata che diventa un tiranno e si accanisce contro la nuora inerme.

 

MTDD: Grazie, Fiori, per essere stata qui con noi oggi. Sarò ben lieta di averti ancora come mia ospite in futuro.

Vogliamo ricordare ai nostri lettori come contattarti e come acquistare le tue pubblicazioni?

FP: Grazie, Maria Teresa, è sempre un piacere parlare con te.

I miei libri hanno distribuzione globale grazie ad Amazon e sono acquistabili nei principali Paesi europei, negli Stati Uniti e in Giappone. Lascio alcuni link:

 

https://www.amazon.it/Fiori-Picco/e/B0BQFJB8CM/ref=dp_byline_cont_book_1

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Thursday, October 13, 2022

Vivere I Talenti – Storie di Riscatto Personale - Intervista di Serena Squanquerillo a Maria Teresa De Donato

 Vivere I Talenti – Storie di Riscatto Personale

Intervista di Serena Squanquerillo a Maria Teresa De Donato



 

Un grazie di cuore a Serena Derea Squanquerillo, ideatrice e conduttrice del programma VIVERE I TALENTI – Storie di Riscatto Personale, per questa intervista e a tutti i collaboratori dell’Associazione Culturale Phoebus che hanno contribuito alla preparazione, al montaggio e alla realizzazione di questo video.

Buona visione!

https://www.youtube.com/watch?v=P_UvHQ5xDRo

 

Temi trattati:

Dal PTSD (Post-traumatic Stress Disorder = Disordine da Stress Post-traumatico) e conseguente alcolismo di mio padre nel tentativo di convivere con i suoi traumi, alle mie somatizzazioni sin dall’infanzia causate dal dover vivere in un ambiente malato, la mia esperienza di ricerca di identità e riscatto personale fino al successo professionale anche e soprattutto attraverso le mie passioni: Scrittura, Salute e Benessere.



L’importanza di approcciare qualsiasi condizione di salute, e non solo, sempre da una prospettiva olistica che prenda in considerazione l’Essere Umano sotto tutti i punti di vista – fisico, psichico, mentale e spirituale – a prescindere dalla tipologia di terapia che si deciderà poi di seguire, convenzionale o olistica che sia. 



La Menopausa vissuta come momento di totale Rigenerazione e profonda Metamorfosi: un invito a tutte le donne ad affrontarla con serenità, fiducia ed un atteggiamento costruttivo.



La mia partecipazione a questo nuovo programma l’ho intesa, e spero venga vista anche da tutti gli amici che guarderanno il video, come un incoraggiamento rivolto a coloro che hanno vissuto o stanno vivendo esperienze simili, e che sembrano non trovare la via d’uscita, a non demordere, ma, al contrario, ad utilizzare l’Arte (o qualsiasi altra loro passione) come strumento terapeutico, intraprendendo così un percorso di crescita e sviluppo personale e spirituale per trovare la propria strada ed il proprio posto nel Mondo.

Monday, October 10, 2022

Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Quinta Parte) - di Maria Teresa De Donato

 Meravigliosa Italia:

Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Quinta Parte)

 di Maria Teresa De Donato

 


 (Rovigo - Mappa Antica - Pubblico Dominio)


Salve a tutti amici!

Oggi l’amica e collega autrice Maria Cristina Buoso è venuta di nuovo a trovarci con altre informazioni artistiche, storiche e culinarie riguardanti la sua Rovigo.

Tuffiamoci, dunque, nella nostra intervista andandocene in giro, anche se solo virtualmente, per la sua città e gustando altre prelibatezze della cucina locale.

Buona lettura!

 



MTDD: Ciao Maria Cristina. Felice di averti di nuovo qui nel mio Blog e Salotto Culturale Virtuale.

MCB: Grazie a te, Maria Teresa. È sempre un piacere essere tua ospite.

 

MTDD: Maria Cristina, quali informazioni hai preparato per noi oggi sulla tua Rovigo?

MCB: Ve ne ho preparate varie che spero troviate interessanti, tanto quanto le precedenti. Oggi vi parlerò del periodo in cui Rovigo fu governata dalla  Repubblica di Venezia “la serenissima”. Si potrebbe dire che è stato il periodo più florido perché oltre a liberarsi dagli acquitrini, che la circoscrivevano, si espanse e si adornò di palazzi e di chiese.

 

MTDD: Questo equivale a dire che i Veneziani hanno gestito le cose a Rovigo piuttosto bene.

MCB: Infatti. Il 17 agosto del 1483, i soldati Veneziani entrarono in città. Tra i vari privilegi che i veneziani accordarono ai rodigini ci furono una fiera annuale di otto giorni (da tenersi ad agosto a ricordo della vittoria) ed un mercato settimanale al martedì da aggiungere a quello esistente del sabato.

Questi mercati si fanno ancora oggi negli stessi giorni, mentre la fiera è stata  spostata ad Ottobre  e  viene fatta ancora oggi, da allora, nello stesso periodo.

Per alcuni anni Rovigo restò al centro di operazioni militari tra i soldati della Serenissima e quelli Estensi. Venezia riuscì ad avere la meglio il 21 ottobre 1514.

L’ambiente attorno alla città era una copia di quanto la guerra aveva lasciato in città, le zone paludose arrivavano fino alle mura. Questa situazione rimase invariata fino al 1546 quando fu decretata la bonifica delle valli di Santa Giustina, ad est del centro abitato.

L’iniziativa portò un miglioramento anche se fatto lentamente.

 

(Rovigo – Colonna di San Marco)

 

MTDD: Finita la guerra, quando iniziarono ad essere apportate delle modifiche per migliorare le condizioni della città anche da un punto di vista artistico?

MCB: Pochi anni dopo. Nel 1519 venne innalzata la colonna con il simbolo di San Marco e furono iniziati molti lavori di abbellimento cittadino da parte di nobili locali. In quegli anni moltissime iniziative e costruzioni vennero messe in essere e tutt’oggi fanno parte della vita della città.  Un esempio è quello dell’Accademia dei Concordi, fondata nel 1580, che oggi è la biblioteca cittadina, ma racchiude molte altre cose, come abbiamo già accennato in una precedente intervista su Rovigo.

 

(Rovigo – La Rotonda)

 

Il tempio della Beata Vergine del Soccorso, noto col nome di “Rotonda” per via della pianta a simmetria centrale fu realizzato in tempi brevissimi, e rappresentò un luogo di raccolta e pellegrinaggio per la popolazione della città e dei dintorni. Al suo interno  si possono trovare tele di elevato valore artistico ed allegorico, raffiguranti i podestà veneziani che governarono Rovigo fino agli anni 60 del XVII secolo e non solo. Ci sono alcuni racconti legati a questa chiesa...

Mi fermo qui, ma se volete conoscere meglio questo periodo storico eccovi alcuni link:

https://rovigo.italiani.it/la-dominazione-veneziana-a-rovigo-la-prima-parte/

https://rovigo.italiani.it/la-dominazione-veneziana-a-rovigo-la-seconda-parte/

 

MTDD: Maria Cristina, ogni nostra intervista l’abbiamo conclusa con una ricetta succulenta della tua Rovigo. Ne hai preparata una per oggi?

MCB: Certamente! Oggi vi presento altre prelibatezze locali: Salame, pane biscotto e vino rosso

 

MTDD: Semplicità e bontà, a quanto intuisco.

MCB: Sono d’accordo.

 



Salame, pane biscotto e vino rosso

 

Si tratta di un piatto nato povero, ma a cui nessun rodigino rinuncerebbe mai.  Consiste in un tagliere di salumi misti o il semplice pane biscotto mangiato con un salame “nostrano” (del posto) tagliato a fette con un coltello ed un buon bicchiere di vino rosso.

Una volta i vecchi si sedevano attorno ad un tavolo e tra una chiacchera o una partita a carte questa poteva essere una cena o una merenda o si offriva agli ospiti quando venivano in visita o ... oggi puo essere usato come un aperitivo da fare in compagnia.

Premessa ... bisogna sapere fare il salame altrimenti .... si butta via tutto L ed è uno spreco.

Mi ricordo che il periodo in cui veniva ucciso il maiale era dicembre e quel giorno si riuniva tutta la famiglia a dare una mano all’uomo che passava al mattino presto per le case per macellare e che sapeva dosare “ad occhio“, capendo subito il quantitativo di carne e la giusta dose di spezie per poter fare un buon insaccato e come fare i tagli e tutto il resto per permettere che non venisse scartato niente del maiale,  non si buttava via nulla perché tutto doveva servire per il sostentamento della famiglia e tutto veniva usato con  parsimonia e oculatezza perché doveva durare un anno.

I tempi sono diversi e anche la conservazione e il saper fare i salumi si sono evoluti negli anni, ma saper fare un buon insaccato non è da tutti soprattutto a livero artigianale.

Nella provincia di Rovigo sono tanti gli allevamenti suini che pian piano stanno diventando una vera e propria eccellenza e dove la tradizione degli insaccati a km zero è tramandata di generazione in generazione. Ce ne sono di tutti i tipi e formati. Tra gli insaccati non dobbiamo dimenticarci la soppressa, la regina per eccellenza,  che sia con o senza aglio.

Mi  fermo qui perché mi è venuta una voglia di un panino con salame e sottaceti....

 

Alla prossima

M.C. Buoso

 

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MTDD: Grazie, Maria Cristina, per essere stata qui con noi oggi.

MCB: Grazie a te, Maria Teresa. È sempre un piacere.

 

NOTA: Ci scusiamo con gli amici vegani che hanno optato per tale scelta per salvaguardare la vita degli animali e non per altre ragioni.  La Rubrica Meraviglisa Italia è ad indirizzo culturale e riconosce, quindi, che anche la cucina, con tutte le sue ricette, fa parte di quel patrimonio di tradizioni, familiari e non, a noi tutti molto caro.

È in quest’ottica e con tale spirito che questo articolo è stato concepito e presentato.