Donna, ovvero ‘L’Altra Metà del Cielo’
Intervista a Fiori Picco, Sinologa, Autrice, Editrice
di Maria Teresa De Donato
Carissimi lettori e lettrici, oggi ho il piacere di ospitare di nuovo la
cara amica e collega Autrice, Editrice e Sinologa, Fiori Picco, che è vissuta per
ben otto anni nello Yunnan, in Cina.
Tantissimi sono i temi e gli interessi che ci accomunano ed altrettanti
quelli emersi dalla mia lettura dei suoi tre romanzi che ho avuto il piacere
anche di recensire, ossia Giada Rossa – Una vita per la libertà, YAO,
ed Il Circolo delle Donne Farfalla – Mugao e Bhaktu.
Auguro a voi tutti, quindi, una buona lettura!
MTDD: Ciao, Fiori, e benvenuta sul mio Blog e Salotto Culturale Virtuale. È un grande piacere averti di nuovo mia ospite.
FP: Ciao,
Maria Teresa, grazie a te per questa nuova intervista.
MTDD: Nella
nostra precedente intervista, tra le tante domande, ti avevo chiesto se, in
base alla tua esperienza, essendo vissuta a lungo in Cina, avessi notato delle
differenze tra il mondo occidentale e quello orientale per quanto riguarda al
concetto di “libertà”. La tua risposta era stata tanto interessante quanto
profonda, qualcosa su cui vale la pena riflettere. Coloro che non avessero
avuto la possibilità di farlo potranno conoscere il tuo pensiero e molti
aspetti interessanti del ‘Pianeta Cina’ andando a leggere la nostra intervista Giada
Rossa – Una vita per la libertà - di Fiori
Picco - Intervista di Maria Teresa De Donato .
Oggi, invece, vorrei approfondire con te un altro tema che è emerso sia da
quella nostra intervista, sia proprio dalla lettura delle tue tre pubblicazioni
appena menzionate. Mi riferisco alla
Donna vista, dalla cultura cinese dall’era di Mao Tse Tung in poi, come
“L’Altra Metà del Cielo”.
Prima di avventurarci nella trattazione di questo tema, vorrei, però,
soprattutto per coloro che non ti conoscessero né avessero letto questi tuoi
libri, considerare alcuni aspetti emersi proprio dalle tue pubblicazioni. Mi
riferisco ad alcune tradizioni, molto particolari legate al mondo femminile, a
volte difficili da capire soprattutto per un occidentale.
Il primo aspetto che vorrei che tu spiegassi ai nostri lettori riguarda
l’usanza del popolo Dulong (o ‘Derung’) di sottoporre tutte le ragazze della
loro tribù al rituale Bhaktu attraverso il quale veniva inciso, in
maniera indelebile ed altrettanto dolorosa, il tatuaggio Mugao,
rappresentante una gigantesca farfalla che, di fatto, andava a ricoprire il
loro intero viso.
Di cosa si trattava esattamente e soprattutto – senza
rivelare troppo – quale ne era lo scopo?
FP: Nei secoli e fino alla prima metà del Novecento le adolescenti di etnia
Dulong venivano sottoposte a Bhaktu, un rituale barbaro che sfigurava i
loro visi lasciando impressa una farfalla tatuata di nome Mugao. Era un
totem della tribù e serviva a preservare le donne da rapimenti e soprusi da
parte di altri popoli. I padri convincevano le figlie a sottoporsi al rituale
dando loro motivazioni diverse tra cui la garanzia di una vita eterna dopo la
morte. Mugao era considerata una creatura celeste che spalancava le
porte dell’immortalità. Questa era la motivazione mistica, ma c’era anche
l’aspetto sociale ovvero una donna senza il tatuaggio facciale non trovava
marito in quanto non era considerata bella e femminile. In realtà le
motivazioni erano legate all’incolumità e alla sopravvivenza della tribù.
MTDD: Un secondo aspetto, sempre legato ad una tradizione se non millenaria
quantomeno secolare, era quello dei ‘piedi piccoli’ che fu imposto a lungo alle
donne cinesi sin dalla più giovane età.
Puoi spiegarci in cosa consistesse, come e perché nacque,
e quando fu finalmente eliminato?
FP: In quasi tutte le dinastie cinesi che si sono susseguite l’usanza dei
piedi fasciati fu perpetrata a discapito delle donne. Alle bambine di
tre/quattro anni venivano rotte le dita dei piedi, piegate verso il tallone e
fasciate strettamente per impedirne la crescita e dare forma ai famosi “gigli
dorati”, appuntiti e lunghi massimo otto centimetri. La tortura era praticata
dalle madri e portava a setticemie, cancrene e in alcuni casi anche alla morte.
Questa usanza nacque perché gli uomini abbienti amavano usare i piedini delle
mogli per soddisfare piaceri personali e le madri delle fanciulle speravano che
le figlie facessero un ottimo matrimonio. Le donne erano considerate merce di
scambio, non potevano lavorare, non erano indipendenti. Per le famiglie erano
solo un peso. Per questo, più piccoli erano i piedi più le ragazze avevano la
certezza di trovare un buon partito. L’impossibilità di camminare normalmente e
i forti dolori alla schiena e alle gambe impedivano alle donne di scappare o di
ribellarsi alla famiglia del marito. Nelle campagne inizialmente le ragazze avevano
piedi liberi e sani; poi si pensò di fasciarli anche a loro per dare maggiori
opportunità. Questo fino ai primi del Novecento. Con la società socialista
queste usanze vennero abolite e bandite e le donne da allora furono libere.
MTDD: Ci sono documenti storici che fanno riferimento a
questa tradizione in particolare di cui tu sei a conoscenza e che
indicherebbero che tale usanza veniva applicata a donne di ogni classe sociale,
regione, ed ambiente?
FP: Su questo argomento sono stati scritti numerosi libri e saggi e sugli
Annali storici delle varie dinastie possiamo leggere testimonianze; su internet
troviamo diverse foto delle varie epoche che testimoniano la condizione delle
donne. Sono visibili i loro piedini e la difficoltà nel deambulare.
Inizialmente, ad avere i gigli dorati erano solo le ragazze di famiglie
altolocate, in seguito anche le contadine si adeguarono sperando in una vita
migliore. L’usanza era diffusa in tutta la Cina, tranne in Manciuria, dove gli
uomini amavano i piedi grandi e al naturale.
MTDD: Quando mi hai menzionato il concetto di “Donna” quale “Altra Metà del
Cielo”, ne sono rimasta affascinata, anche se non stupita. Questa definizione
mi ha fatto pensare subito, infatti, al segno taoista di Yin e Yang: gli
opposti che si completano in maniera assolutamente armonica. Potremmo dire che
rendono anche l’idea di ‘Perfezione nell’Universo.’
Potresti elaborare questo concetto e soprattutto spiegare
il riferimento a Mao Tse Tung?
FP: Prima della Repubblica Popolare Cinese, fondata nel 1949, le donne erano
sottoposte al volere degli uomini, erano ridotte in schiavitù e le ragazze più
povere venivano cedute ai “giardini fioriti” (bordelli) o come concubine senza
alcun diritto. Le prime mogli dei mandarini usavano i corpi delle giovani
concubine per avere figli maschi di cui poi si appropriavano. Spesso le
poverette venivano anche uccise e gli omicidi rimanevano impuniti. I mandarini
esercitavano tutti i poteri. Mao Tse Tung riportò all’ordine la società
corrotta e diede parità alla donna chiamandola “l’altra metà del Cielo”, ovvero
una creatura da amare e da rispettare. Durante l’epoca maoista uomini e donne
erano uguali sotto l’aspetto sociale e, addirittura, anche nel lavoro,
svolgevano le stesse mansioni. Il concetto di yin e di yang da sempre fa parte
della tradizione cinese, in particolare della filosofia taoista. Maschile e
femminile si uniscono creando la perfezione. Per un ideale equilibrio, le parti
devono essere bilanciate in egual misura altrimenti ci saranno scompensi.
MTDD: In Giada Rossa, la madre della protagonista “non si era voluta
adagiare, nemmeno quando il marito aveva avviato l’attività commerciale” (p.
18) e malgrado l’incoraggiamento del marito a rallentare restando in casa ed
occupandosi solo della famiglia lei non aveva accettato dichiarando: “Se la
donna moderna in base alle ideologie maoiste è diventata l’altra metà del
cielo, conquistando la parità, deve rimboccarsi le maniche e dimostrare di
essere parte attiva e produttiva della società!” (p. 19)
Il concetto di Donna, quale ‘altra metà del cielo’, sembra aver avuto delle
implicazioni non solo culturali ma anche e soprattutto sociali e politiche.
Potresti elaborare questo quadro?
FP: Le donne cinesi, in base alle direttive del Partito, si sono sempre
attivate per contribuire all’economia e allo sviluppo della nuova società. La
mamma di Giada Rossa ne è un esempio: donna umile e in difficoltà, ha lavorato
come manovale di cantiere mantenendo i figli. Svolgendo un lavoro pesante e
pericoloso, ha dovuto sopperire alla mancanza di un marito che si occupasse
della famiglia. Questa è la situazione di tante donne cinesi, soprattutto delle
campagne.
MTDD: Quali sono le principali differenze, per quanto
riguarda la veduta ed il ruolo della donna, prima e dopo la Rivoluzione Cinese?
Cosa è cambiato esattamente in Cina e come?
FP: Prima del 1949, esclusi rari casi, le donne erano analfabete, non avevano
potere decisionale, erano sfruttate dai mariti e dalle suocere molto spesso
dispotiche e crudeli. Dopo la Rivoluzione si sono riscattate trovando il loro
posto nella società. Ora tante sono laureate, fanno carriera, occupano cariche
di rilievo e alcune guadagnano più dei mariti. Molte si spostano dalle campagne
per lavorare in città. Di carattere sono
determinate, grintose e ambiziose.
MTDD: In Giada Rossa, sia la protagonista sia sua madre emergono come
Donne (con la D maiuscola): forti, coraggiose, determinate; donne che
affrontano ogni tipo di sacrificio e di prova a testa alta; che hanno avuto uno
stile di vita “spartano ed essenziale” caratterizzato da “povertà ma molto
dignità” (Picco, 2020, p. 15).
Tutte le donne cinesi che ho conosciuto sembrano avere anche loro queste
caratteristiche. Non deve essere casuale.
Possono, quindi, tali caratteristiche essere il frutto
anche e soprattutto della cultura cinese ed anche dell’insegnamento e
dell’educazione impartiti non solo dalle famiglie, ma anche dal sistema di
istruzione?
FP: In Cina il sistema scolastico è più rigido rispetto al nostro occidentale,
si fatica per ottenere meriti e per accedere alle graduatorie di inserimento
nelle università. Solo chi dà il massimo può essere ammesso alle università di
prestigio che selezionano gli allievi e li inviano ai vari atenei. I voti e la
condotta influiscono sul futuro professionale. Questo vale per uomini e donne.
Pertanto sacrificio e applicazione fanno parte del DNA cinese.
MTDD: Da tanti anni in Occidente, quindi, anche in un Pease come l’Italia, si
parla di “parità”, di “pari opportunità” e concetti simili anche se, a mio
modesto avviso, il tutto si potrebbe sostituire con il concetto di “giustizia
sociale” che, senza far riferimento al genere di appartenenza, abbraccia, di
fatto, tutto e tutti.
Da questo punto di vista, qual è la situazione in Cina?
FP: In Italia è raro trovare un primario d’ospedale donna, in Cina è la
normalità. In otto anni di vita a Kunming, considerata una città ancora
arretrata rispetto a Pechino o a Shanghai, nei reparti ho visto in prevalenza
primari donne. Le donne ricoprono cariche importanti nei settori giudiziario,
amministrativo e governativo. Il potere
politico è ancora in prevalenza in mano agli uomini.
MTDD: Ci sono altri aspetti importanti in merito alla
Donna quale “altra metà del cielo” che meritano di essere approfonditi, o
quantomeno menzionati, e che non sono ancora emersi in questa nostra intervista
e di cui, invece, sarebbe opportuno parlare?
FP: Alcune caratteristiche della mentalità cinese restano radicate malgrado le
epoche diverse. In passato c’erano le suocere autoritarie che disponevano della
vita e della morte delle nuore; oggi le madri vogliono ancora decidere sulle
scelte sentimentali e sul futuro professionale dei figli ormai maggiorenni.
Tutt’oggi vale ancora il detto “quando ci si sposa, bisogna considerare
innanzitutto la parità di ceto sociale tra le famiglie”. I figli non osano
ribellarsi ai genitori e, quando lo fanno, non hanno vita facile. Ho visto
diverse spose relegate in una camera da letto da cui non uscivano mai,
consumando i pasti e guardando la TV all’interno perché, non essendo gradite
alle suocere, non potevano apparire nella stessa casa.
In misura minore anche le nuore maltrattano le suocere. Tutto senza che i
maschi prendano una posizione.
La parità di genere ha rafforzato il carattere risoluto delle donne cinesi
che, in molti casi, amano prevaricare.
Nel romanzo Giada Rossa il personaggio di Meimei, la
“sorellina”, è il tipico esempio di una donna spietata che diventa un tiranno e
si accanisce contro la nuora inerme.
MTDD: Grazie, Fiori, per essere stata qui con noi oggi. Sarò ben lieta di averti
ancora come mia ospite in futuro.
Vogliamo ricordare ai nostri lettori come contattarti e
come acquistare le tue pubblicazioni?
FP: Grazie, Maria Teresa, è sempre un piacere parlare con te.
I miei libri hanno distribuzione globale grazie ad Amazon e sono
acquistabili nei principali Paesi europei, negli Stati Uniti e in Giappone.
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