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Monday, May 27, 2024

Diversa Abilità: L’Autismo - di Maria Teresa De Donato e Giovanni Tommasini

 GET REAL!

(CONFRONTATI CON LA REALTÀ!)


 

Diversa Abilità: L’Autismo


Brainstorming tra Maria Teresa De Donato e Giovanni Tommasini

 


Nel precedente articolo intitolato Papà mi connetti?Prima e Seconda Parte – abbiamo affrontato un tema di grande interesse ed attualità, ossia la Dipendenza da Internet delle nuove generazioni.

Oggi Giovanni ed io proseguiremo la nostra Rubrica GET REAL! (Confrontati con la Realtà!) prendendo in considerazione i disturbi dello spettro autistico partendo proprio dalla loro definizione.                                                                                                 

Il Dizionario della lingua inglese The American Heritage (Quinta Edizione) definisce l’autismo “un disturbo pervasivo dello sviluppo caratterizzato da gravi deficit nell'interazione sociale e nella comunicazione, da una gamma estremamente limitata di attività e interessi e spesso dalla presenza di comportamenti ripetitivi e stereotipati.” (https://www.wordnik.com/words/autism - 01/15/2024 - Traduzione dall’inglese di M.T. De Donato)

Più precisamente, data la varietà di sintomatologie e la complessità nel fornirne una definizione clinica coerente e unitaria, è recentemente invalso l'uso di parlare più correttamente di  Disturbi dello Spettro Autistico (ASD, Autistic Spectrum Disorders), espressione che include tutta una serie di patologie o sindromi aventi come denominatore comune le suddette caratteristiche comportamentali, sebbene a vari gradi o livelli di intensità.

Tali condizioni secondo le statistiche stanno aumentando vertiginosamente non solo, ma soprattutto, tra i bambini ed i ragazzi di sesso maschile.

Esaminando l’Autismo, Giovanni ed io ci focalizzeremo su alcuni aspetti particolari che possono aiutare noi tutti a vedere l’Autismo non come patologia, ma piuttosto come una diversa abilità. In questo senso, possiamo infatti dire che diverse sono le forme di intelligenza, così come lo sono quelle relative alla emotività e alla sensibilità, nonché i modi di percepire il mondo intorno a noi e di viverlo.

Ciò premesso, nella nostra pubblicazione L’Autismo visto da una prospettiva diversa – La storia di successo di Cesare (Tommasini & De Donato, 2019) Giovanni ed io eravamo partiti mettendo in discussione alcune convinzioni  profondamente radicate in molte persone, prima fra tutte il concetto di ‘normalità’.  Avevamo, quindi, evidenziato come tale termine venisse interpretato a seconda delle persone e delle varie culture e come, troppo spesso, quando ci troviamo di fronte a persone che agiscono in maniera che sfugge alla nostra comprensione e che, quindi, non riusciamo a capire, proviamo timore o comunque disagio nell’approcciarle e tantopiù nell’interagire con loro.

Qual è la tua opinione in base alla tua esperienza, Giovanni?

 

Il disagio provocato dall’entrata in contatto con persone che hanno modalità di espressione di se stessi sconosciute sta nelle emozioni che elicitano. In prima battuta di negazione della possibilità di entrare in dialogo con esse. Proprio come se fossimo in presenza di uno straniero e di una lingua sconosciuta.

È principalmente la difficoltà che abbiamo ad entrare in contatto con parti di noi stessi che non abbiamo ancora accolto, a cui non abbiamo dato attenzione e ascolto.

Un altrove da conoscere che richiede fatica e volontà di ricerca delle parole per capire ciò che in passato non potevamo affrontare e vivere.

Una sfida che vale una vita e la possibilità di diventare padroni di se stessi e del proprio destino.

Il lavoro “educativo”, la costruzione di una relazione d’aiuto, richiede l’entrata in un ottica adulta nella quale non vi è più l’approccio del giudizio e della colpa, ma solamente quello della comprensione e della ricerca di consapevolezza.

E ciò richiede una scelta di campo importante e non facile da realizzare.

L’accettazione della complessità della realtà nella fiducia e nella prospettiva di un arricchimento che non è possibile nella “reazione” e nella semplificazione della ricchezza che il dialogo con l’altro e la realtà può regalare.

  

Negli anni, nella tua professione di Educatore, ti sei confrontato sempre con ragazzi autistici o la cui condizione viene identificata come appartenente allo spettro autistico.

Come con Cesare, protagonista insieme a te del nostro libro sull’Autismo, spesso hai avuto modo di coinvolgerli in attività di svago – ricordo ad esempio alcune foto che mi hai mostrato in cui eravate tutti in spiaggia.

Come hanno vissuto questi ragazzi tali esperienze e come la loro presenza in determinati ambienti e situazioni è stata percepita dalle persone presenti? Potresti fare qualche esempio?

 

Ogni volta che si esce per trascorrere qualche ora fuori dal centro o dalla famiglia per i miei ragazzi è una festa. Proprio per il fatto che per loro la vita è una pura esperienza relazionale, non essendo potuti essere “esseri prestazionali” come la società richiede, trascurando la crescita delle capacità “relazionali”.

Lo viviamo tutti i giorni nel nostro vivere quotidiano.

I miei ragazzi, come solo le opere d’arte sanno esprimere, si mettono in contatto emozionalmente con chi incontrano e in generale la reazione è quella del rifiuto di questo “incontro” di emozioni. Per il semplice fatto che le emozioni spaventano e nessuno mai ha aiutato tutti noi a viverle come l’elemento più fondamentale della conoscenza di noi stessi e della vita in relazione.

 

Hai ragione. Confrontarsi con i propri sentimenti non è cosa facile per la maggioranza degli esseri umani. Molti ne hanno paura, tendono a soffocarli o comunque a nasconderli e questo in riferimento ai propri. Figuriamoci quando si trovano a doversi confrontare con quelli degli altri!

Rispetto agli anni di Rain Man, il famoso film prodotto nel 1988 che ha visto come  protagonisti Dustin Hoffman e Tom Cruise, e che per primo ha portato all’attenzione del pubblico questa condizione, ossia l’autismo, si sono fatti dei passi in avanti. Infatti, tanto per iniziare, oggi non si usa più il termine “disabilità” ma piuttosto “diversa abilità”, il che indica anche un approccio ed un atteggiamento diversi rispetto a quelli che si avevano in passato ad iniziare proprio dai professionisti del settore.

Secondo te, quale ‘addetto ai lavori’ che opera nell’ambiente e si confronta con queste realtà tutti i giorni, quali sono ancora i limiti che si incontrano a livello professionale ma anche e soprattutto a livello sociale in questo ambito ancora oggi e cosa può e si dovrebbe fare per spianare la strada ad una maggiore comprensione ed integrazione?

 

Purtroppo la risposta a questa domanda negli anni è cambiata radicalmente e quella che poteva essere solo un decina di anni fa ora sarebbe obsoleta.

I lavori di relazione stanno vivendo un lento e inesorabile tramonto nella misura in cui la perenne connessione sta realizzando la fine dell’essere umano e relazionale.

Insegnare, educare, aiutare saranno sempre più lavori fuori dalla immaginazione di generazioni nate, vissute e cresciute con uno schermo di un device come unico referente.

Ahimè.

 

Si tratta di una situazione molto triste e deleteria che, per l’appunto, abbiamo iniziato a trattare nei nostri precedenti articoli che abbiamo menzionato proprio all’inizio di questo nostro incontro.  Invitiamo i lettori che lo desiderassero a leggerli nella speranza che possano essere loro di aiuto per una maggiore comprensione e presa di coscienza della gravità ed entità del problema e ispirarli a modificare certi comportamenti ed abitudini. Non vogliamo affatto abolire il progresso tecnologico che abbiamo raggiunto, ma piuttosto raggiungere, direi quasi ‘scoprire’, un equilibrio che ci permetta di avvalercene senza andare a ledere o a distruggere la nostra umanità né il bisogno di socializzare, di trascorrere tempo con i nostri cari, con gli amici e all’aperto, riappropriandoci del contatto con noi stessi e la Natura.

Per coloro che non avessero familiarità con l’argomento ‘Autismo’, perché è importante parlare di “diversa abilità” e quale dovrebbe essere l’approccio verso l’altro per facilitare l’integrazione?

L’approccio dovrebbe essere dare la priorità alle capacità relazionali piuttosto che a quelle prestazionali, ma come dicevo nella precedente risposta parlare di “approccio verso l’Altro” purtroppo è una visione che sta andando a scemare.

Ho passato anni a proporre a Cesare di uscire di casa fiduciosamente perché sarebbe stato interessante piuttosto che stare in cameretta a dirigere di fronte a un muro bianco una orchestra immaginaria.

Ma quando siamo usciti dal portone di casa non ci siamo accorti che tutto il resto della realtà che volevamo salutare e con cui volevamo metterci in dialogo stava rinchiudendosi in quella cameretta da noi lasciata, di fronte ad uno schermo in un “autismo” fatto di perenne connessione.

 

A chi si stesse ponendo tali domande, vogliamo chiarire perché è fondamentale parlare ed accettare il fatto che esistano non solo diverse personalità, ma anche diverse intelligenze, emotività e sensibilità?

L’uguaglianza sta nella reciproca diversità e nella disponibilità a farsi “invadere” aprendo al porta allo sconosciuto.

Un arricchimento reciproco di cui tutti noi e il futuro delle nuove generazione avrebbero da realizzare come l’aria di cui abbiamo bisogno per vivere.

 

Per concludere questo nostro incontro, Giovanni, vogliamo ricordare ai nostri lettori che potranno approfondire tale tematica proprio grazie al libro che abbiamo menzionato ed il cui scopo è stato proprio quello di approcciare l’autismo da una prospettiva diversa facendolo diventare

 

“Un’opera coinvolgente, che commuoverà e, in alcuni casi, strapperà anche un sorriso al lettore grazie ad una narrativa diretta ed immediata atta a descrivere una realtà che, malgrado i piani fatti e le accortezze prese, proprio in virtù della sua imprevedibilità e dinamicità nel manifestarsi, sfugge a qualsiasi controllo, dando vita a situazioni che, per quanto drammatiche e difficili da gestire, hanno spesso un aspetto anche umoristico inaspettato.” (Tommasini & De Donato, 2019)

  

L'AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA: La storia di successo di Cesare

 

SINOSSI:

Ragazzi autistici, straordinari, affascinanti, spesso con un quoziente intellettivo particolarmente elevato, unici nel loro genere che non riescono, tuttavia, ad integrarsi in una società che rigettano e di cui non si sentono né sembra vogliano far parte. Famiglie esauste e socialmente isolate che non sanno più come aiutarli, ma soprattutto che si pongono il problema di cosa sarà dei loro figli quando loro “non ci saranno più”. In che modo aiutare sia figli sia genitori? Qual è il miglior approccio? Ma soprattutto cosa si deve e cosa non si deve assolutamente fare per aiutarli? La storia di successo di Cesare ottenuta da Giovanni Tommasini, Educatore; l’analisi profonda fatta sia da quest’ultimo sia da Maria Teresa De Donato, Naturopata e Coach e le domande che si sono posti entrambi nella stesura di questo lavoro sembrano aprire un varco nel misterioso mondo dell’autismo, individuando una diversa prospettiva che possa essere di beneficio a tutti e consentire, a chi ne è affetto e a chi, familiare o educatore che sia e che comunque deve confrontarsi con tale realtà, di trovare il migliore modo per aiutare questi individui diversamente abili a vivere una vita degna di essere definita tale e che possa rispettare i loro tempi e modi, ma soprattutto la loro unicità ed il loro pieno potenziale ed al tempo stesso alleggerire grandemente il grave fardello imposto da questa patologia sulle famiglie. Un’opera coinvolgente, che commuoverà e, in alcuni casi, strapperà anche un sorriso al lettore grazie ad una narrativa diretta ed immediata atta a descrivere una realtà che, malgrado i piani fatti e le accortezze prese, proprio in virtù della sua imprevedibilità e dinamicità nel manifestarsi, sfugge a qualsiasi controllo, dando vita a situazioni che, per quanto drammatiche e difficili da gestire, hanno spesso un aspetto anche umoristico inaspettato.




Thursday, May 25, 2023

“L’autismo visto da una prospettiva diversa – La storia di successo di Cesare” - di Giovanni Tommasini & Maria Teresa De Donato - Recensione di Valeria Gatti

 “L’autismo visto da una prospettiva diversa – La storia di successo di Cesare”

di Giovanni Tommasini & Maria Teresa De Donato


Recensione di Valeria Gatti

 

 


"- Vai pure da Cesare, noi prepariamo e ordiniamo tre pizze."

 

Un muro bianco la sua orchestra sinfonica. La bacchetta da direttore nella mano destra. Ogni tanto interrompeva la direzione per sgridare severamente “chi” non lo seguiva. Io, seduto dietro di lui, sul suo letto, lo guardavo. Questo bellissimo bambino…”

 

Howard Gardner – psicologo e docente statunitense, padre della teoria delle intelligenze multiple – sostiene che non esistono due individui che possano contare sulla stessa composizione di intelligenze. Ogni Uomo è unico e la sua fibra è composta da un insieme di fattori irripetibili. Sempre Gardner afferma che uno dei primi talenti ad emergere, nell’Uomo, sia quello musicale: pensiamo al battito del cuore, per esempio, un ritmo che non ascoltiamo mai in maniera volontaria, ma che è dentro di noi, indispensabile alla nostra esistenza.

La musica è, dunque, un elemento primordiale, di importanza notevole in termini di studi scientifici, psicologici e antropologici.

La musica è il tema che ho scelto per raccontarvi il libro intitolato “L’autismo visto da una prospettiva diversa – La storia di successo di Cesare” di Giovanni Tommasini & Maria Teresa De Donato.

Sono state le parole degli autori ad avermi convinta.

Siamo già dentro la narrazione quando Maria Teresa scrive:


Non dovrebbe sorprenderci, quindi, se anche la musica, così come altre forme d’arte, pur non guarendo di per sé malattie, può essere impiegata, e dovrebbe esserlo in maniera maggiore, a fini terapeutici in quanto favorisce una sensazione di benessere in grado di facilitare la ripresa a livello di salute

La citazione è preceduta e seguita da una serie di pubblicazioni autorevoli che l’autrice ha studiato, analizzato e riportato a sostegno di quanto afferma.

 

Giovanni, invece, afferma che “molte persone affette da tale terribile patologia sono attratte da tutto ciò che è già stato sicuramente “salvato”…. come numeri, date, cartine stradali, macchine meccaniche da poter accendere e spegnere senza fatica emotiva… la musica, perfetto trait d’union matematico-emotivo”.

Con la musica, dunque, la vita può essere vista da una prospettiva diversa: intensa, viva, emozionante, unica. Non solo. C’è una forte componente abitudinaria che giova e che mette in salvo; che amplifica sensazioni e vissuti; che avvicina le persone. Anche, e soprattutto, le persone che devono imparare a conoscerci, a rispettarsi e a fidarsi l’uno dell’altro.

 

Succede proprio questo a Giovanni, un giovane “straniero” laureando in scienze politiche presso l’Università di Genova, quando accetta il lavoro di educatore. Il “caso” da seguire: Cesare, un bambino autistico. Tra i due inizia un rapporto fatto di silenzi causati da due linguaggi all’apparenza distanti, di sguardi, di paure, di sospetti. Questo rapporto assomiglia a una scala, lunga e impervia: un gradino alla volta, da scalare con fatica, ma diretti alla fiducia, al rispetto, alla comprensione, al legame, all’amicizia. Giovanni non scrive un romanzo, né un racconto. Il suo è uno stile espressivo composto da tanti pensieri legati gli uni agli altri, privo di orpelli e ricco di frasi brevi. In alcuni passaggi è stato come leggere una poesia che è nata dal dolore ma rivolta alla speranza e all’importanza di dare e ricevere. Il protagonista è Cesare, naturalmente, e come lettore non riesci a non sentire l’emozione che Giovanni lascia riaffiorare quando racconta i suoi dubbi, quando si scontra con capricci e silenzi, o quando cerca di adattare al presente il peso dei suoi ricordi d’infanzia. Avverti le sue emozioni quando intuisce le preoccupazioni di una mamma che non riesce a vedere un futuro sereno per suo figlio e quando la relazione d’aiuto diventa uno scambio affettivo travolgente e inaspettato. E poi, ci sono passaggi divertenti e commoventi: mi è sembrato di vederli, lui davanti e Cesare dietro, a bordo della Vespa, sfrecciare tra le vie di Genova; oppure quando vanno in cerca di un bar sul mare per mangiare il solito tramezzino e celebrare la vita. Una vita che va amata, creata e difesa perché è sempre degna di essere vissuta. 

La voce di Maria Teresa è come un’àncora: interviene per spiegare e per ampliare i significati. Di lei conosciamo l’abilità nel tradurre concetti scientifici – non largamente diffusi e spesso complessi – in frasi semplici e in quest’opera la sua capacità si pone in perfetta armonia con la narrazione espressiva di Giovanni. La sua penna analitica ed esperta, infatti, pone domande, propone tesi di risposta, cita studi, aggiunge suggerimenti di natura scientifica, filosofica, olistica ed emotiva.

L’opera letteraria assomiglia a un brano musicale nel quale le due voci si affiancano con armonia ed esprimono le stesse note, pur mantenendo la loro unicità.

L’ultima osservazione la riservo a una citazione di Giovanni che ritengo sia, per la sua forza, la sua intensità e anche il suo coraggio, la più rappresentativa dell’intera opera.


E così iniziava a vivermi”.

 

La presente recensione è stata pubblicata anche sul seguente link:

https://bood.food.blog/2023/04/14/lautismo-visto-da-una-prospettiva-diversa-la-storia-di-successo-di-cesare-di-giovanni-tommasini-maria-teresa-de-donato/ 




Monday, December 19, 2022

L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA – di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato – Recensione di Maria Cristina Buoso

 L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA

– La storia di successo di Cesare –

di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato

 

Recensione di Maria Cristina Buoso

 

 


Oggi voglio parlarvi di un libro che tratta un argomento sempre più attuale perché è stato riscontrato che è in aumento rispetto al passato: l’autismo. 

Questa patologia è stata ritenuta a lungo una ‘malattia’, ma con il tempo, gli studi e le ricerche si è capito che è un disturbo del neurosviluppo contraddistinto dalla difficoltà di interagire socialmente perché non si riesce ad avere una comunicazione verbale e fisica tra chi è nato con questa condizione e i familiari o le altre persone con cui i soggetti autistici entrano in contatto per una ragione o per l’altra.

È come se due mondi si scontrassero senza mai fondersi perché non parlano la stessa lingua.

In questo  libro, gli autori  ci presentano la storia di un ragazzino e del suo educatore in un lasso di tempo molto lungo. Attraverso questo racconto impariamo a conoscere meglio una realtà che molti di noi ignorano ed anche come, un  po’ alla volta, si può riuscire a capire  come interagire con  queste persone e a comprendere meglio il dramma che vivono i familiari, spesso abbandonati a loro stessi.

È una storia di speranza e di scoperte, ma anche di un rapporto bellissimo tra due persone che non si conoscevano e hanno imparato lentamente a conoscersi crescendo insieme. Il ragazzino si chiama Cesare ed il suo educatore Giovanni Tommasini.

L’argomento è stato trattato nel libro da quest’ultimo con l’aiuto di Maria Teresa De Donato, naturopata, attraverso considerazioni, domande ed una narrativa che coinvolge il lettore facendogli capire alcune problematiche da un punto di vista diverso,  cioè da quello della persona autistica.

“…se io parlo una lingua diversa..... non deve essere lui ad adeguarsi a me ma io a cercare di parlare la sua.”

Questo è logico, se consideriamo che la persona autistica non ha gli strumenti per capire, o meglio, per interpretare correttamente il linguaggio di chi ha di fronte e deve imparare a conoscerlo per  fidarsi.  L’educatore, a sua volta, deve capire come interagire con lui rispettando i suoi tempi con calma e molta pazienza.

In questo libro gli autori ci parlano del percorso che è stato fatto, ma anche di alcune accortezze che bisogna avere con chi ha questa patologia e di come anche un mezzo quale la musica possa aiutarli nella quotidianità. Chi è autistico è come se fosse “frantumato”. Bisogna, quindi, trovare un modo per creare un ponte tra due mondi che si vedono, ma non si capiscono.

L’esperienza personale di Tommasini e la sua sensibilità sono stati importanti  in questo percorso che ha fatto con Cesare.  Le domande che si è posto Giovanni durante questa esperienza con Cesare e che lo hanno costretto a cercare delle risposte, così come gli interrogativi e l’analisi circa l’unicità di pensiero, di percezione e di sensibilità delle persone autistiche di Maria Teresa De Donato, che ha approcciato il tutto da un’ottica olistica e multidisciplinare, sono aspetti fondamentali per aiutare il lettore a capire meglio come farne tesoro per essere di sostegno ad altri bambini e ragazzi autistici. 

Vi consiglio la lettura di questa pubblicazione per tanti motivi: è un libro di narrativa che si legge senza fatica; è socialmente utile in quanto ci permette di comprendere meglio una patologia che molti di noi conoscono solo di nome senza sapere che ha molte variabili e che le persone autistiche hanno tanti colori dentro di loro, ma non sanno come farceli conoscere se noi non impariamo a capire meglio il loro mondo.

Buona Lettura.

 



Monday, December 12, 2022

L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA - di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato - La recensione di WWWITALIA

 L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA

di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato


La recensione di WWWITALIA

 


 

L’autismo visto da una prospettiva diversa. Tutt’altro che un manuale sul disturbo del neuro sviluppo collegato ai disturbi dello spettro autistico, niente di tecnico nel libro che Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato tributano al Successo di Cesare, che sottotitola la pubblicazione. Piuttosto si tratta della narrazione di un incontro, tra l’inesperto educatore e un bambino bellissimo prigioniero di una gabbia che lo relega in disparte, scritta in punta di cuore. Nella ricerca della porta per entrare nel mondo di Cesare, Giovanni metterà in gioco se stesso, il suo mondo e la sua storia, ritrovandosi a compiere un cammino nel proprio vissuto e nel valore di ciò che lo circonda. La dichiarata impreparazione dell’educatore, che poi di questa esperienza farà la sua professione e la sua vita, si rivelerà un’arma vincente nel rapporto che andrà a instaurarsi tra l’uomo e il bambino. Così come la sensibilità e il rispetto dell’unicità di Cesare saranno la chiave che il bambino userà per conquistare un po’ di libertà e una certa autonomia nelle relazioni con l’altro, codificando un linguaggio per entrare in contatto con l’esterno. Una lotta per la libertà quella che i due protagonisti di questa bella storia combattono insieme, scoprendo l’amicizia, il rispetto e l’amore.

 

Puntuali le impuntature consegnate al racconto dalla sapiente penna di Maria Teresa De Donato, con le quali la scrittrice analizza e sottolinea i passaggi salienti della narrazione, consentendo utili riflessioni al lettore.

Ho trovato il racconto intriso di una umanità fatta di semplice attesa, assordante silenzio, rispetto dei tempi dell’altro. Ne consiglio caldamente la lettura per affrontare il discorso dell’autismo da una prospettiva decisamente diversa.

 

Eleonora Davide, Giornalista, Direttore Editoriale





Thursday, December 1, 2022

“L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA” - di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato - Recensione di Serena Derea Squanquerillo

 “L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA”

-         La storia di successo di Cesare -

 di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato

 

Recensione di Serena Derea Squanquerillo

 


 

Takiwatanga: nel suo tempo, nel suo spazio. Il termine utilizzato in lingua maori per indicare l’autismo.

Rispetto a decenni fa si sa molto di più sull’autismo ed esistono strutture che aiutano le famiglie con figli che rientrano nello spettro autistico e che dunque non sono lasciate più sole con le loro paure per il futuro, la solitudine, i pregiudizi.

Consiglio la lettura di questo libro sul caso di Cesare scritto da Giovanni Tommasini, educatore per individui con disabilità e da Maria Teresa De Donato, dottoressa in naturopatia e coach. Entrambi affrontano questo delicato argomento con un linguaggio accessibile a tutti e con un approccio focalizzato sull’umano e sulle capacità, alcune notevoli, di chi rientra in questa diagnosi e può essere aiutato ad esprimerle.

Allo studio di Tommasini si aggiunge il contributo della De Donato che rafforza il suggerimento di considerare l’autismo non più focalizzandosi solo sulle difficoltà, ma cambiando prospettiva per concentrarsi su come aiutare chi vive questa disabilità a vivere con una qualità di vita migliore, più indipendente e beneficiando dei propri talenti, considerato che sovente si tratti di individui con un QI elevato.

È importante conoscere per facilitare, in modo che gli educatori possano confrontarsi meglio e anche i genitori possano ridurre il grado di preoccupazione per il futuro di un figlio che non potranno più seguire quando non ci saranno più. Che sarà di lui? Come farà a integrarsi in una società che omologa, da cui si sente minacciato?

Cos’è la normalità? Perché non parlare invece di unicità? Come libertà d’essere sé stessi, con l’opportunità di essere facilitati in questo, se rispetto alla “norma”, si ha una corazza in più che mette una distanza tra l’individuo e la realtà esterna.

Cesare e Giovanni, due mondi diversi a confronto. Prima la distanza di sicurezza, poi il contatto fino ad entrare “l’uno nell’altro”, grazie ad una sintonizzazione permessa da una porta: il silenzio che è il risultato del porsi in uno stato d’accoglienza, attenzione ed ascolto. Aggiungerei l’osservazione e l’imitazione per comunicare con un linguaggio affine.

Giovanni è una chiave e un filtro che aiuta Cesare ad emergere in un mondo da cui si sente separato e minacciato. Cesare è uno specchio che riflette a Giovanni i suoi demoni d’infanzia: la separazione dalla gemella, la fragilità della nascita prematura, il dipendere dall’altro per sopravvivere, in un modo o nell’altro.

Nei momenti in cui riescono a vedersi, Cesare esce fuori e Giovanni entra dentro di sé. Procedono incontrandosi lì dove si crea un’osmosi che li fa procedere a braccetto in questa conoscenza reciproca, verso ciò che non è prevedibile e controllabile.

Attraverso strumenti di mediazione, Giovanni ha aiutato Cesare a migliorare la sua capacità d’esprimersi senza ricorrere sempre alla rabbia e lo ha responsabilizzato a prendersi cura di sé ma anche dell’altro, a modo suo.

Prima di diventare educatore, Tommasini ha iniziato questo rapporto con Cesare da estraneo al mondo dell’autismo supportato da un team formato dallo psichiatra, psicologo e assistente sociale. Non essendo un medico, un tecnico, non avendo teorie da cui partire, Giovanni Tommasini ha potuto solo affidarsi all’empatia e all’attesa di segnali d’apertura, finché è riuscito a farsi mettere da Cesare tra “gli oggetti buoni” e quindi a vedere la nascita di un’alleanza, anche nelle birichinate!

Vi invito a leggerlo perché si crea immedesimazione e c’è sicuramente un frammento di noi che sarà accudito. Questo libro ci parla di una storia umana e di un’amicizia unica. L’unicità di ognuno di noi è ciò che ci rende tutti degni di fronte alla vita.

 



Serena Derea Squanquerillo:

https://www.dereasblog.cloud/utero-serena-derea-squanquerillo/

Saturday, November 5, 2022

“L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA” – La storia di successo di Cesare – di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato - Recensione della Prof.ssa Mila Nardelli

 “L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA”

– La storia di successo di Cesare –

di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato

 

Recensione della Prof.ssa Mila Nardelli

  


 

Il libro "L'autismo visto da una prospettiva diversa – La storia di successo di Cesare" di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato è un inno alla speranza: se una diagnosi di autismo può rappresentare una svolta irrimediabilmente negativa nella vita di chi ne è coinvolto, questo libro è un viaggio verso nuove frontiere di ottimismo, verso la comprensione del problema, nei suoi significati più concreti, un testo di svolta in positivo nell'approccio all'autismo.

Troppo spesso assistiamo alla mancanza di una corretta diagnosi, troppo spesso vediamo famiglie lasciate sole con la fatica di avere un figlio autistico e la mancanza di progetti individualizzati specifici. Questo testo, nato con il contributo e la collaborazione di due autori, prende in esame la situazione dell’autismo, nella sua complessità, per affrontare, con esaustività e visione d’insieme, queste difficili situazioni, al di là di facili stereotipi e diagnosi improprie.

Con sguardo profondo, gli autori danno un'interpretazione coerente con questa tipologia di problema, un nuovo approccio mirato a percepire l’autismo come modalità esistenziale alternativa che, con le dovute premure e cautele, può portare appagamento e successo nella vita di tutti i giorni. La storia di successo di Cesare, ispira forza e coraggio, nonostante l'autismo lo metta immancabilmente di fronte a tante difficoltà.

Chi legge questo libro può quasi toccare il rispetto con cui viene affrontata questa problematica. Un libro adatto a tutti, non solo lavora a stretto contatto con queste problematiche, che fa capire, nel profondo, l'importanza dell'empatia, della sensibilità nel riuscire a leggere per tempo le varie situazioni di vita e l'immancabile flessibilità richiesta nel percorso di chi ne è interessato. Tante prospettive per chi vive il disturbo in prima persona o indirettamente, ma anche per chi vuole approfondire il tema. Il libro guiderà genitori, familiari, insegnanti e educatori lungo un viaggio di conoscenza e di scoperta, alla fine del quale l’autismo farà meno paura e grazie a cui si disporrà di informazioni più efficaci per poter rendere un bambino con autismo più sereno e libero e un adulto indipendente.




Saturday, October 29, 2022

“L’AUTISMO visto da una prospettiva diversa” – La storia di successo di Cesare - di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato - Recensione della Prof.ssa Giovanna della Bella

 “L’AUTISMO visto da una prospettiva diversa” – La storia di successo di Cesare

di Giovanni Tommasini e Maria Teresa De Donato

 

Recensione della Prof.ssa Giovanna della Bella

 



Leggere il libro di G. Tommasini e M.T. De Donato è stata una esperienza interessante ed emozionante perché mi ha permesso di avvicinarmi ad una tematica, o meglio ad una problematica, molto presente nella nostra società.

Il lavoro, mirabilmente eseguito, non è un trattato scientifico ma un modello di narrativa dinamica, che arriva nell’immediato al lettore posto difronte ad un argomento non facilmente accessibile.

Esso è opera di due autori: uno racconta la sua esperienza lavorativa di diversi anni, come educatore di un soggetto affetto da autismo, e quindi i risultati conseguiti, le osservazioni rilevate; l’altro commenta l’operato e divulga conoscenze che illustrano tanti aspetti forse non sempre considerati o valutati dalla scienza. Le due parti, pur essendo distinte nei loro spazi, non sono corpi separati del contenuto, ma sembrano la tela e la cornice che vanno a costituire un quadro da ammirare.

Posso decisamente affermare che i due autori sono stati abili artisti.

L’esperienza di Giovanni Tommasini è da ritenersi encomiabile ed esemplare per chi vive situazioni analoghe. Si deduce chiaramente dal contesto che egli non ha agito secondo canoni metodologici prestabiliti, ma ha fatto ricorso al suo coraggio, alla sua sensibilità, alle sue emozioni. Egli è anche coprotagonista, insieme a Cesare, della “trama”, perciò ne diventa personaggio basilare, che suscita simpatia nel lettore.

L’altro personaggio, o il personaggio, è Cesare, “un essere umano splendido e raffinato, intelligente, ma per qualche inspiegabile motivo incapace di autodeterminarsi e mettere in atto comportamenti che lo liberassero dalle paure che lo tenevano chiuso come in una gabbia.”

Vivendo a contatto con lui per diversi anni, Giovanni piano piano e delicatamente entra in contatto con Cesare, rompendo quella dura corazza che lo isolava dagli altri e dal mondo, ne diventa una difesa, un riparo da tutto ciò che gli piombava violentemente addosso.

L’empatia e l’affetto tra i due riesce a creare un rapporto di fiducia e una sintonia costruita piano piano, con pazienza, dopo anni di lavoro intenso, collaborando anche con la famiglia del ragazzo per cercare di alleggerire il peso del grande macigno che deve sopportare.

Sarebbe bello, e ce lo auguriamo, se esistessero tanti Giovanni che potrebbero essere di grande aiuto per i soggetti come Cesare, che restano chiusi ed isolati per difendersi da un mondo ostile.

L’intervento di Maria Teresa De Donato, scrittrice affermata, riveste nel libro un ruolo importante, sia nell’introduzione che nei commenti successivi, dove il suo apporto diventa di sostegno e di ampliamento all’esperienza narrata.

L’autrice affronta la problematica partendo dal concetto di normalità e cerca di dargli un significato spiegabile da più angolazioni, non solo nell’aspetto convenzionale. Ci illustra chiaramente che, malgrado gli studi scientifici abbiano compiuto progressi in biologia, psicologia e psichiatria, non sono ancora state fornite risposte esaurienti sul perché e come nascono le malattie e i disordini mentali: “l’approccio olistico alla Vita ha consentito di rilevare che corpo e spirito sono fattori importanti della nostra esistenza e, se sono in equilibrio tra loro, la salute si ristabilisce.”

Complimenti alla scrittrice per le sue riflessioni, frutto di studio e di esperienza nel campo letterario, per il suo stile chiaro e pertinente che riesce a trasmettere nel lettore un messaggio immediato e accattivante.

Voglio soffermarmi per un attimo anche a riflettere sulla frase posta all’inizio del libro:

“Nulla è difficile per chi ama” (Cicerone).

Un messaggio incisivo e stimolante per chi nella vita deve affrontare situazioni che possono sembrare insormontabili; è stato efficace per Giovanni nella sua ardua impresa di educatore, può essere un grande monito per ognuno di noi.

Consiglio vivamente la lettura del libro che ti permette di sfogliare tutte le pagine provando interesse e anche grande emozione.

Ringrazio vivamente gli autori che mi hanno dato l’opportunità di conoscere il loro lavoro.