“L’autismo visto da una prospettiva diversa – La storia di successo di Cesare”
di Giovanni Tommasini & Maria Teresa De Donato
Recensione di Valeria Gatti
"- Vai pure da Cesare, noi prepariamo e
ordiniamo tre pizze."
Un muro bianco la sua orchestra
sinfonica. La bacchetta da direttore nella mano destra. Ogni tanto interrompeva
la direzione per sgridare severamente “chi” non lo seguiva. Io, seduto dietro
di lui, sul suo letto, lo guardavo. Questo bellissimo bambino…”
Howard
Gardner – psicologo e docente statunitense, padre della teoria delle
intelligenze multiple – sostiene che non esistono due individui che possano
contare sulla stessa composizione di intelligenze. Ogni Uomo è unico e la sua
fibra è composta da un insieme di fattori irripetibili. Sempre Gardner afferma
che uno dei primi talenti ad emergere, nell’Uomo, sia quello musicale: pensiamo
al battito del cuore, per esempio, un ritmo che non ascoltiamo mai in maniera
volontaria, ma che è dentro di noi, indispensabile alla nostra esistenza.
La musica è, dunque, un elemento primordiale, di importanza notevole in termini di studi scientifici, psicologici e antropologici.
La
musica è il tema che ho scelto per raccontarvi il libro intitolato “L’autismo
visto da una prospettiva diversa – La storia di successo di Cesare” di Giovanni
Tommasini & Maria Teresa De Donato.
Sono state le parole degli autori ad avermi convinta.
Siamo già dentro la narrazione quando Maria Teresa scrive:
“Non dovrebbe sorprenderci, quindi, se anche
la musica, così come altre forme d’arte, pur non guarendo di per sé malattie,
può essere impiegata, e dovrebbe esserlo in maniera maggiore, a fini
terapeutici in quanto favorisce una sensazione di benessere in grado di
facilitare la ripresa a livello di salute”
La
citazione è preceduta e seguita da una serie di pubblicazioni autorevoli che
l’autrice ha studiato, analizzato e riportato a sostegno di quanto afferma.
Giovanni,
invece, afferma che “molte persone
affette da tale terribile patologia sono attratte da tutto ciò che è già stato
sicuramente “salvato”…. come numeri, date, cartine stradali, macchine
meccaniche da poter accendere e spegnere senza fatica emotiva… la musica,
perfetto trait d’union matematico-emotivo”.
Con la musica, dunque, la vita può essere vista da una prospettiva diversa: intensa, viva, emozionante, unica. Non solo. C’è una forte componente abitudinaria che giova e che mette in salvo; che amplifica sensazioni e vissuti; che avvicina le persone. Anche, e soprattutto, le persone che devono imparare a conoscerci, a rispettarsi e a fidarsi l’uno dell’altro.
Succede proprio questo a Giovanni, un giovane “straniero” laureando in scienze politiche presso l’Università di Genova, quando accetta il lavoro di educatore. Il “caso” da seguire: Cesare, un bambino autistico. Tra i due inizia un rapporto fatto di silenzi causati da due linguaggi all’apparenza distanti, di sguardi, di paure, di sospetti. Questo rapporto assomiglia a una scala, lunga e impervia: un gradino alla volta, da scalare con fatica, ma diretti alla fiducia, al rispetto, alla comprensione, al legame, all’amicizia. Giovanni non scrive un romanzo, né un racconto. Il suo è uno stile espressivo composto da tanti pensieri legati gli uni agli altri, privo di orpelli e ricco di frasi brevi. In alcuni passaggi è stato come leggere una poesia che è nata dal dolore ma rivolta alla speranza e all’importanza di dare e ricevere. Il protagonista è Cesare, naturalmente, e come lettore non riesci a non sentire l’emozione che Giovanni lascia riaffiorare quando racconta i suoi dubbi, quando si scontra con capricci e silenzi, o quando cerca di adattare al presente il peso dei suoi ricordi d’infanzia. Avverti le sue emozioni quando intuisce le preoccupazioni di una mamma che non riesce a vedere un futuro sereno per suo figlio e quando la relazione d’aiuto diventa uno scambio affettivo travolgente e inaspettato. E poi, ci sono passaggi divertenti e commoventi: mi è sembrato di vederli, lui davanti e Cesare dietro, a bordo della Vespa, sfrecciare tra le vie di Genova; oppure quando vanno in cerca di un bar sul mare per mangiare il solito tramezzino e celebrare la vita. Una vita che va amata, creata e difesa perché è sempre degna di essere vissuta.
La
voce di Maria Teresa è come un’àncora: interviene per spiegare e per ampliare i
significati. Di lei conosciamo l’abilità nel tradurre concetti scientifici – non
largamente diffusi e spesso complessi – in frasi semplici e in quest’opera la
sua capacità si pone in perfetta armonia con la narrazione espressiva di
Giovanni. La sua penna analitica ed esperta, infatti, pone domande, propone
tesi di risposta, cita studi, aggiunge suggerimenti di natura scientifica, filosofica,
olistica ed emotiva.
L’opera letteraria assomiglia a un brano musicale nel quale le due voci si affiancano con armonia ed esprimono le stesse note, pur mantenendo la loro unicità.
L’ultima osservazione la riservo a una citazione di Giovanni che ritengo sia, per la sua forza, la sua intensità e anche il suo coraggio, la più rappresentativa dell’intera opera.
“E così iniziava a vivermi”.
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