Wednesday, May 3, 2023

YAO – Romanzo di Fiori Picco - Recensione di Maria Teresa De Donato

 YAO – Romanzo di Fiori Picco

Recensione di Maria Teresa De Donato


 

Yunnan, Cina: una giovane ragazza appena laureatasi nel suo Paese in Lingua e Letteratura Cinese arriva nella città di Kunming dove resterà per otto anni ed insegnerà Cultura Europea presso il Dipartimento del Turismo della Yunnan Normal University, oltre a lavorare come Ricercatrice Antropologica e Storica, affiancando la sua collega, Prof.ssa Shen Lianzong.

Il nome di questa ragazza è Fiori Picco, Autrice di questo romanzo. In Cina, tuttavia, verrà affettuosamente ribattezzata “Xuelian”, ovvero “il loto delle nevi”, un fiore che, come lei stessa mi spiegherà, “cresce sulle vette dell’Himalaya, è sacro ai monaci buddisti, ed è simile alla nostra Edelweiss o stella alpina.  Il suo significato, tra i molteplici che ha, indica purezza, resilienza e tenacia.”

Xuelian rivestirà un ruolo primario nella storia riportata in questo suo romanzo così come nella partecipazione al progetto che le affiderà la Prof.ssa Lianzong, Docente di Antropologia all’Istituto di Minoranze Etniche di Kunming, e che consentirà una svolta definitiva nel documentare la reale esistenza di Li Tangmei considerata una “figura emblematica, un’eroina che segnò la sua generazione in un’epoca di fasto, ricchezza e splendore”. (p. 8)

Malgrado Fiori Picco ne sia l’Autrice, non sarà, tuttavia, la protagonista di questa sua opera letteraria.

Andando a pranzare più o meno regolarmente con la sua collega al ristorante Il Vecchio Pesce Felice, Xuelian incontrerà Yang Sen, un ragazzo di etnia Yao con cui non solo stringerà amicizia, ma intraprenderà un viaggio nella sua terra nativa partecipando ad un progetto di ricerca storica che verrà affidato ad entrambi dalla stessa Prof.ssa Lianzong.  Questa esperienza si rivelerà un importantissimo traguardo per Xuelian nelle sue vesti di Antropologa e costituirà un’occasione unica nella vita dello stesso Yang Sen che si ritroverà, in maniera del tutto inaspettata, a ricoprire anche lui il ruolo, per tutta la durata del progetto, di Ricercatore Storico.

Lo Yunnan, provincia situata a Sud-ovest della Cina, vanta una forte presenza di minoranze etniche, tra cui quella Yao. Xuelian e la Prof.ssa Shen “stavano collaborando a un progetto di ricerca sulla cultura e la storia degli Yao.” (pp. 11, 12)

Yang Sen era nato e cresciuto in un villaggio chiamato Coda di Drago ed era uno Yao della tribù di Landian (p. 13).  Come spiegherà alle due donne, era fuggito durante una notte dal suo villaggio alla ricerca di una vita migliore, che potesse farlo crescere, migliorare ed offrirgli opportunità, personali e professionali, che mai avrebbe potuto avere se fosse rimasto a Coda di Drago.

La spinta definitiva a lasciare quei luoghi gliel’aveva offerta il timore, o forse persino la consapevolezza, che probabilmente non sarebbe riuscito a superare le cerimonie di iniziazione, che includevano quattro durissime prove, a cui tutti i maschi del villaggio dovevano sottoporsi entro il compimento del diciottesimo anno di età.  Fallire anche una sola di quelle prove avrebbe significato l’essere eternamente ridicolizzato dai suoi compaesani, ma anche, e soprattutto, venire isolato e deprivato della possibilità di sposare una ragazza del villaggio.

La scelta, quindi, era stata tra affrontare il rito di iniziazione con le quattro prove nella speranza che tutte andassero bene e venir, quindi, accettato dalla comunità come un uomo maturo e valoroso, oppure abbandonare per sempre il villaggio, inclusa la sua famiglia.

Quando Yang Sen aveva lasciato Coda di Drago, per sua stessa ammissione, era “un giovane uomo, per nulla attraente, gracile, timido e con una bocca da vecchio.” (p. 15) Sin da bambino, tuttavia, aveva dimostrato di essere responsabile, affidabile ed un grande lavoratore, affiancando, una volta ammalatosi suo padre, sua madre nella sua attività di sartoria, dimostrando di avere non solo una grande fantasia, ma un innato talento che più tardi gli avrebbe aperto la strada per il successo. Yang Sen osservava anche scrupolosamente “i tre principi fondamentali che gli erano stati inculcati sin dalla nascita quale uomo della tribù di Landien” (p. 16), ossia sacrificio, rinuncia e risparmio. 

Malgrado i molti limiti che Yang Sen sente di avere, questo ragazzo mostra anche una grande maturità e spiccate doti di etica morale.  La sua umiltà e semplicità affiancano una profonda consapevolezza della propria dignità quale essere umano e dell’ appartenenza all’etnia Yao, per lui motivo di orgoglio ma anche di riflessione.

“Realizzai che le origini sono proprio come le radici del grande albero sacro della foresta: profonde e radicate al suolo...” ... “Il mio più grande timore era il giudizio della gente, unito alla paura dell’ignoto e del non riuscire a sopravvivere.” (p. 9)

Tuttavia, malgrado le sue perplessità ed i suoi timori, Yang Sen sente che la vita nel villaggio Coda di Drago, i rituali di iniziazione per dimostrare la propria virilità ed essere considerato ‘un vero uomo’ ed una mentalità ed uno stile di vita che lui percepisce come restrittivi non fanno per lui.  C’è tutto un mondo da scoprire oltre quelle vallate, quelle montagne, quelle foreste, quei panorami, quelle albe e quei tramonti mozzafiato da cui è stato circondato sin dalla nascita.  Pur riconoscendone il fascino ed il valore, soprattutto affettivo, è pienamente cosciente che non gli bastano più.

Lo stringere amicizia con Chuga, Xuelian e con la Prof.ssa Shen, che diventeranno modelli comportamentali e gli infonderanno maggiore confidenza nel suo potenziale facendo aumentare la sua autostima ed aiutandolo a superare i suoi timori iniziali di non essere all’altezza di..., consentiranno a Yang Sen di spiccare il volo: “Il ritrovamento del prezioso manoscritto mi cambiò per sempre la vita.  Da quel momento in poi non ebbi più alcun timore di procedere con consapevolezza per la mia strada... anch’io, con un po’ di costanza e carattere, avrei potuto raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato.” (p. 267)

Yang Sen e la sua cultura sono, di fatto, entrambi protagonisti di quest’opera letteraria in quanto l’uno è proiezione dell’altra e viceversa.  I due si fondono in un insieme ricco di aspetti che spesso affascinano, altre fanno riflettere, ed altre ancora stupiscono.

La lezione principale che se ne ricava è sintetizzata dal commento di Yang Sen: “In realtà gli esseri umani non sono altro che fiori sfumati all’interno di un enorme caleidoscopio cosmico.  Il mondo, l’universo, lo spazio e il karma stesso sono in continuo, perenne mutamento.” (p. 271)

Yao è un romanzo scritto in uno stile semplice e fluido in cui l’Autrice, Fiori Picco, ha trascritto non solo la sua personale esperienza, ma anche quella di Yang Sen, attraverso cui il lettore ha la possibilità di conoscere l’etnia Yao.

È un libro ricco tanto di cultura quanto di ‘poesia’: è un inno ad una civiltà remota ed altrettanto antica che, a prescindere da quanto soprattutto noi occidentali possiamo capire, va salvaguardata e tesoreggiata quale Patrimonio dell’Umanità.

A Fiori Picco va il grande merito non solo di avercela fatta conoscere, ma di averne percepito l’essenza più profonda ed essere riuscita a trasmettercela nella forma più autentica.

Un libro che rispecchia una grande umanità, empatia e profondità di pensiero e la cui lettura consiglio a tutti.