Psicologia, Criminologia, Arte e Cultura
Intervista ad Andrea Giostra
di Maria Teresa De Donato
Quale Psicologo e Criminologo ce lo immagineremmo
continuamente immerso ad esaminare gli abissi della psiche e a esplorare i
labirinti della mente umana per identificare tutto ciò che l’interlocutore di
turno potrebbe avere represso e relegato nella propria “ombra”.
Andrea Giostra è questo e molto altro. Dotato di personalità eclettica e un’attitudine tanto manageriale quanto imprenditoriale, Andrea si cimenta nelle più svariate attività e in altrettanti molteplici settori di cui ci parlerà lui stesso.
Oggi, tuttavia, attraverso questa intervista, vorrei evidenziare
il suo impegno a tutto tondo nel settore della “Cultura”.
Ciò premesso, e prima di lasciare all’amico e collega Autore Andrea Giostra la parola, invito voi tutti, lettrici e lettori cari, a seguirci su mobmagazine.it .
Nel frattempo vi auguro una buona lettura!
(Foto: Mapi Rizzo 2017)
MTDD: Ciao Andrea e grazie per aver accettato di partecipare a questa mia intervista. È un piacere e un onore averti mio ospite.
AG: Grazie a te Maria Teresa, per l’invito e per la chiacchierata.
MTDD: Andrea, c’è talmente tanto da dire sul tuo conto, sulle tue attività e sui tuoi innumerevoli impegni che, dopo la mia brevissima introduzione, preferisco che sia tu stesso a farlo.
Vorresti parlarci di te iniziando a spiegare, a coloro che ancora non ti conoscessero, chi è Andrea Giostra?
AG: È una domanda questa alla quale ho sempre molta difficoltà a rispondere. Occorre allora restringere il campo, restringerlo a quello della scrittura e della cultura in senso lato, per esempio. All’interno di questa cornice, per certi versi arbitraria, mi definisco un “ignorante plebeo siciliano” che ama leggere, conoscere, interessarsi di arte e di cultura, e che si diletta a scrivere come un vero “editorialista culturale”. Ignorante, voglio precisare, perché ho la consapevolezza che dopo aver letto migliaia di libri, avere studiato per il diploma di laurea, per tutti i master post-universitari che ho fatto e i tanti studi di approfondimento sulle varie discipline delle quali mi occupo professionalmente o per il piacere di conoscere e leggere che ho e ho sempre avuto, mi rendo conto, giorno dopo giorno, da quando ero ragazzino, che più cose imparo e so, più mi rendo conto di non sapere tantissime altre cose che non potrò mai conoscere e che per me resteranno sempre ignote. Per ogni cosa che conosco e imparo, dalle letture o dall’esperienza di vita che faccio nella mia quotidianità, emergono migliaia di altre cose delle quali sono consapevole che mi resteranno sconosciute e che non avrò mai modo di conoscere in questa vita. Tante cose che appartengono a questo mondo terreno, alla conoscenza, alla cultura, all’arte, alle scienze, a tutto quello che fa parte della nostra quotidianità e del pianeta che ci ospita. Se dovessi utilizzare una metafora per spiegare meglio quello che voglio dire, allora direi questo: se partiamo dal presupposto che la conoscenza è un assioma fatto di tanti granelli di sabbia quanti sono quelli del Sahara, allora io devo dire che sono consapevole di possedere la conoscenza di uno solo di quei granelli di sabbia. Più mi muovo in quell’oceano di conoscenza composto di miliardi di granelli di sabbia, più mi arrampico sulle infinite dune di questa immensità di sabbia, più si aprono orizzonti infiniti che il mio occhio non può contenere, un orizzonte di conoscenza fatta di distese infinite di dune che contengono sapere e conoscenza, sempre più lontane e irraggiungibili. Ecco, se questa metafora dà l’idea della vastità del conoscenza e della cultura, allora io, che penso di possedere un solo granellino di sabbia, non posso che essere consapevole della mia ignoranza, e questa consapevolezza mi fa vivere nel costante dubbio. Il dubbio è il mio più fedele e inquieto compagno di viaggio, sempre. Io ammiro infinitamente quelle persone che hanno delle certezze granitiche e cercano di convincere gli altri delle lore verità indiscutibili e assolute. Ma al contempo, pur ammirandole nella loro ingenua convinzione, mi fanno orrore e paura perché sono persone molto ma molto pericolose.
Poi sono siciliano, verace, del popolo, di un paesino a pochi chilometri da Palermo, Montelepre, e vivo e ho vissuto la strada, prima del mio paese, poi della mia città adottiva dove vivo da quando avevo diciotto anni e ho iniziato l’università, e quindi per questo plebeo, dove l’essere plebeo ha il valore delle radici profonde, potenti, della storia che da millenni ha attraversato questa terra, della cultura millenaria della quale noi siciliani siamo portatori inconsapevoli, per certi versi dei privilegiati per il solo fatto di essere nati e cresciuti in questa isola meravigliosa, nell’isola più bella, ricca di storia e tradizioni, e più interessante del pianeta Terra; ma al contempo, nell’isola abitata per lo più da governanti che l’hanno resa di una sciasciana irredimibilità e assai mediocre nella sua classe dirigente che non permette al popolo siciliano di emergere nelle sue grandi intelligenze e nobili creatività.
MTDD: Come già menzionato, la tua natura eclettica ti spinge ad
avere moltissimi interessi e tra questi tutto ciò che concerne l’Arte in
particolare e la Cultura in generale.
Come sei approdato a questi interessi? Li hai sempre avuti o hai iniziato a coltivarli da adulto?
AG: La curiosità e l’interesse verso il sapere e la
conoscenza o ce li hai da quando sei nato oppure non ce li hai. È una
componente ancestrale della nostra personalità, genetica direi, lo puoi vedere
già in alcuni bambini rispetto ad altri, che appena nati si guardano intorno e
cercano di fissare tutte le cose che li circondano per capire cosa sono e come
gestirle. Ecco, questo aspetto della personalità di ogni essere umano o c’è o
non c’è! Io l’ho sempre avuto sin da bambino e l’ho sempre coltivato
quotidianamente con le mie esperienze, le letture, gli studi, i confronti con i
miei familiari, con i miei amici d’infanzia e d’adolescenza, con i professori e
gli educatori che ho incontrato nella mia vita. Insomma, con tutto e con tutti
quelli che mi hanno insegnato qualcosa e dai quali trarre sapere ed esperienza,
anche senza che ne fossero consapevoli. Mia nonna mi diceva sempre: u’
mistieri s’arruobba! (Il mestiere si ruba!), che significa imparare dagli
altri guardandoli attentamente e rubando loro tutti i segreti del loro mestiere
e della loro professione. Io questo l’ho fatto sempre, sia guardano gli altri
che leggendo migliaia di libri di tutte le discipline e di tutti i temi di studio
e di mio interesse.
MTDD: Dal tuo impegno nel settore artistico emerge la tua passione per Letteratura e il Cinema.
Cosa ti affascina in particolare di queste due discipline?
AG: Ho sempre amato leggere e approfondire gli argomenti di mio interesse. Sin da ragazzino. Allora non c’era Internet né Google per approfondire la conoscenza di quello che mi interessava. Mi ricordo che compravo le monografie per approfondire alcuni temi, oppure, mi facevo comprare dai miei genitori le Enciclopedie che a quei tempi, fine anni Settanta inizio anni Ottanta, erano di moda ed erano l’unico strumento per approfondire quello che mi interessava conoscere. E poi i romanzi e le letture di quell’età, fumetti a migliaia, i gialli Mondadori allora famosissimi, per poi passare agli autori che mi hanno segnato e insegnato tanto, Capuana, Verga, Pirandello, Bufalino, Sciascia e altri siciliani, per poi passare agli Umberto Eco, Oriana Fallaci, Dostoevskij, Sigmund Freud, Philip Roth, Anais Nin e tantissimi altri ancora.
Anche il cinema e la musica sono state mie grandi
passioni. Ho iniziato a studiare musica all’età di sei anni, il sax tenore
nella banda musicale di Montelepre e parallelamente il pianoforte con lezioni
private.
Insomma, ho sempre avuto tanti interessi che ho cercato di coltivare negli anni, ma non sempre è stato facile tenere il passo. Oggi, da alcuni anni a questa parte, ho ripreso la mia vecchia passione adolescenziale di scrivere, anche se non riesco a farlo con costanza, ma va bene così.
MTDD: Ho avuto il piacere di leggere e recensire le tue pubblicazioni – edite e non edite. In “Internet Haters e Troll” - Come l’uso malsano di Internet ha trasformato i social in armi micidiali hai spiegato in maniera dettagliata le insidie e truffe che si celano dietro questi strumenti che, al contrario, se usati con intelligenza (volta al bene), con cautela, correttezza e onestà rappresentano una valida opportunità per diffondere conoscenza e promuovere relazioni di ogni tipo, stabili, durature e costruttive. Potrebbero essere, insomma, persino un modo per contribuire alla creazione di un Mondo migliore, basato sulla condivisione, sul rispetto e sulla solidarietà.
AG: Questo è un saggio reso fruibile online nel 2017 e pubblicato nel 2019 con StreetLib.com. È un libro che si può leggere gratuitamente online da diversi portali, che nasce da una persecuzione social che ho subito diversi anni fa. Accadde infatti che una Troll cominciò a perseguitarmi sui social, una donna che conoscevo per lavoro da tanti anni ma che ad un certo punto, dopo una decina d’anni che non avevo con lei più nessun contatto, mi intercettò sui social e, dopo una prima fase di approccio positivo e cordiale, iniziò a perseguitarmi. A quel punto mi fermai e non risposi più ai suoi messaggio e alle sue provocazioni che mi faceva sulle varie chat e gruppi Facebook. Cercai di informarmi per capire questo fenomeno. Lessi centinaia di articoli e vidi diversi video, tutti in inglese perché allora, nel 2016, in Italia il fenomeno non era ancora esploso e tutto quello che imparai, associandolo alla mia diretta esperienza, lo scrissi in questo saggio che so essere stato molto utile per tantissime persone che lo hanno letto e che poi mi hanno scritto per ringraziarmi di questo contributo che hanno utilizzato per gestire i loro rapporti divenuti pericolosi con Troll e Hater.
Il pdf del saggio si può scaricare gratuitamente da questo link:
https://drive.google.com/drive/folders/1EGnEMrq3EQGV-aEfiWfBCODnjoU2BBx1?usp=sharing
MTDD: In “Mastr’Antria e altri racconti” (raccolta ancora inedita di otto racconti siciliani), hai approfondito alcuni temi e concetti espressi nel tuo precedente lavoro, le “Novelle brevi di Sicilia”. “Mastr’Antria e altri racconti” l’ho definito il “fiore all’occhiello della letteratura siciliana moderna e contemporanea ed una vera standing ovation alla tua terra nativa” (De Donato, 2023). Le bellezze e ricchezze di questa stupenda isola, lo scorrere incessante e lento del tempo, la quotidianità della Vita, i cambiamenti comportamentali generazionali, l’uso del dialetto che “diventa anch’esso strumento di recupero e divulgazione della tradizione, della propria cultura, delle proprie radici, della propria ‘sicilianità’” (De Donato, 2023), nonché il senso della sacralità e l’arte culinaria di famiglia, soprattutto di nonna Vita, sono tra gli aspetti fondamentali di questa affascinante raccolta di racconti.
Potresti spiegare a un italiano di un’altra regione, del centro o del nord o, meglio ancora, a uno straniero che non avesse familiarità con la storia del nostro Paese in cosa consiste esattamente la “sicilianità”?
AG: Come è scritto nell’introduzione di questo libro: «Questa è una raccolta di racconti siciliani. Si narra di fatti quotidiani, di vita, di abitudini, di moda, di lavoro, di politica subita più che gestita, di curtigghiu sicilianu insomma. Sono tutte storie realmente accadute e i protagonisti sono riconoscibili solo a chi li ha narrati. Il teatrino è immaginato come al palchetto del Foro Italico dove la banda musicale suonava in pompa magna e gli ascoltatori nell’attesa si confidavano sottovoce i fatti e gli accadimenti indicibili della città. Qui il teatrino è questo libricino che si sfoglia e si legge velocemente come quando si guarda una foto su Instagram.» Sono delle storie di donne, di artiste, di uomini siciliani, di abitanti delle nostre isole minori, di vita che osserviamo noi siciliani tutti i giorni e che a un osservatore di un’altra regione o di una lato Paese, appaiono formidabili nella loro normalità siciliana?
Cosa è la sicilianità? È davvero difficile spiegarlo, ci vorrebbe un
saggio, ma spero di poterla definire in poche parole, semplici e difficili al
contempo. Essere siciliani vuol dire essere sommersi dalla bellezza sin da
prima che nasciamo. Viviamo e cresciamo in una terra di una bellezza
incredibile della quale ci accorgiamo solo quando lasciamo la nostra isola per viaggiare,
per studio o per lavoro. Ma al contempo è una terra abitata da un popolo che ha
subito nei secoli almeno sedici diverse dominazioni ognuna delle quali ha
lasciato tracce culturali, di costume, di lingua, di comportamenti, ma anche di
caratteri e di modi di essere e relazionarsi con gli altri. Tutto questo ci ha
portato a essere un popolo meticcio per definizione antropologica e storica,
multietnico e multiculturale da millenni che non permette una definizione unica
della sicilianità o del siciliano. Ognuno di noi siciliani è uno, nessuno e
centomila persone diverse, come direbbe Luigi Pirandello. Forse la sicilianità
è questa: l’indefinibilità dell’essere siciliano!
MTDD: Amore, relazioni – anche e soprattutto sentimentali – passionalità e carnalità sono aspetti che rivestono un ruolo fondamentale nella tua produzione letteraria. A volte i tuoi personaggi vengono rappresentati in maniera quasi caricaturale, altre umoristica, altre ancora sembra che, pur nella drammaticità delle situazioni presentate emerga, o quantomeno venga implicitamente sollecitata, una sorta di “insostenibile leggerezza dell’essere”.
Quali sono i tratti della personalità – di un soggetto reale o personaggio fittizio – che più ti ispirano e di cui vai alla ricerca e perché?
AG: È la vita che è così ed è la gente che abita quest’isola che vive di passioni e di sentimenti, di emozioni e di carnalità viscerale, più che di tutto il resto. Viviamo il tempo come se non dovesse mai passare, come se fosse fermo, come se fosse eterno, così come la bellezza del luogo dove viviamo e abitiamo, una bellezza eterna e al di là del tempo che scorre inesorabile. E tutto questo ci fa essere passionali e vivi, anche se poi ci sono le deviazioni che fanno parte della nostra natura, le fortissime contraddizioni morali e comportamentali, le ataviche ipocrisie, le falsità, i tradimenti, e tutto quello che noi esseri umani agiamo per raggiungere i nostri obiettivi non sempre nobili e dei quali andare fieri.
Molte
delle Novelle e dei racconti che ho scritto, si possono ascoltare recitati da
36 attrici e attori
“Audio-letture di oltre 150 recite di
novelle e racconti siciliani” di Andrea Giostra | Leggono 36 attrici e attori
professionisti e semiprofessionisti:
da Facebook Watch:
https://www.facebook.com/watch/124219894392445/434295254615223
da YouTube:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLwBvbICCL565YQcCwPimBAFTcrgrKP0Zk
MTDD: Luigi Pirandello, famoso
drammaturgo, scrittore e poeta era anche lui siciliano. La sua produzione
letteraria resta uno dei pilastri della letteratura italiana, qualcosa di cui
noi tutti siamo orgogliosi.
Trovi che la vostra “sicilianità” vi abbia portato ad approcciare la letteratura, il cinema e l’arte in generale in un modo diverso, unico, ossia proprio della vostra cultura, della vostra storia e delle vostre radici e, se sì, in che modo?
AG: Pirandello ha indagato, da un punto di vista letterario e novellistico, il profondo dell’animo umano, l’inconscio se vogliamo dirla in psicoanalisi, con tutto quello che si genera nella vita relazionale, emozionale, sociale e quotidiana dei siciliani ma anche di persone che abitano qualsiasi altro luogo del pianeta perché le emozioni, alcune dinamiche relazionali, i processi inconsci dell’essere umano, sono assolutamente universali e trasversali a qualsiasi cultura e tradizione. Il cunto, come si dice in siciliano, ovvero raccontare, il racconto, fa parte della nostra più antica tradizione millenaria. Riportare fatti e accadimenti esaltandoli, rendendoli magici, inconsueti, irripetibili, come se fossero unici, fa parte del nostro essere siciliani. Tutto qui in Sicilia è esagerato e portato all’estremo, come il cibo per esempio, abbiamo migliaia di piatti diversi che vengono serviti in porzioni super abbondanti. Forse è questa millenaria tradizione di narratori che ha fatto emergere e fa emergere ancora oggi grandi scrittori, grandi attori, grandi artisti di tutte le discipline che però, se rimangono in questa isola, non si realizzeranno mai professionalmente, artisticamente, non troveranno mai il successo e la fortuna di diventare noti, conosciuti e apprezzati dal grande pubblico.
MTDD: Hai avuto numerose interviste e conseguito premi e riconoscimenti per le tue attività culturali. Vorresti parlarcene?
AG: Questo è un altro capitolo che appartiene al mio piccolo mondo della scrittura. I tantissimi riconoscimenti ricevuti mi hanno sempre sorpreso e mi sorprendono tuttora. Tutti i premi e i riconoscimenti culturali dei quali sono stato onorato, ogni volta mi lasciano stupefatto. Le motivazioni le leggo sempre come se riguardassero un’altra persona. Mi lusingano, è vero, e mi incoraggiano a scrivere altro. Anche se devo ammettere che mantengo sempre un certo distacco emotivo e rimango sempre con una aderenza alla realtà quotidiana che, questa sì, è granitica.
La “Targa Milano International”, per esempio, è stato un premio fuori concorso, un concorso al quale non ho neanche partecipato. Questa piccola premessa è importante per capire quello che successe allora. Quando i primi di settembre del 2017 mi chiamò il Presidente della Giuria del “Premio Letterario Milano International”, il Dott. Roberto Sarra, pensavo fosse uno scherzo. Ho ascoltato la sua telefonata con attenzione, con il sorriso sulle labbra pensando che fosse il solito scherzo o la proposta di un abbonamento o di un prodotto da comprare, e ho cercato di capire questa voce dove volesse arrivare. Poi gli ho chiesto come avesse avuto e letto questo libricino, visto che non lo avevo mai inviato alla Giuria del concorso milanese. In realtà le Novelle brevi di Sicilia si leggono da sempre gratuitamente online dal mio Blog e da tanti altri canali e pagine social. Non è un libricino che ho pensato di vendere. Il Dott. Sarra mi disse che lo aveva letto un membro della Giuria al quale le Novelle erano piaciute, e che questa persona aveva chiesto a lui, in qualità di Presidente, e agli altri membri della Giuria, di leggerlo perché risultava una raccolta per certi versi destrutturante il modo ortodosso di scrivere novelle o racconti. A quel punto capii che non era uno scherzo, lo ringraziai molto e il 25 novembre del 2017 mi recai a Milano per ritirare il premio nella bellissima cornice della splendida Sala Barozzi dell’Istituto dei Ciechi.
Poi il 12 maggio scorso c’è stata anche
l’attribuzione dell’Alto Merito per la Letteratura Italiana che mi è
stato riconosciuto a Roma dall’Accademia Italiana di Arte e
Letteratura della quale è Presidente e fondatore la Dottoressa
Francesca Romana Fragale, che in questa intervista, insieme a tutto il
Consiglio, ringrazio pubblicamente, che hanno preso questa determinazione e che
mi hanno onorato della sua attenzione e stima. La motivazione a firma della
Presidente Fragale, anche in questo caso, per me è davvero lusinghiera: «Le Novelle
Brevi di Sicilia di Andrea Giostra sono un fulgido emblema di quanto
l’Accademia intenda valorizzare: il Dott. Andrea Giostra è un eccellente e
geniale scrittore che coniuga nel medesimo spartito le note del cuore, quelle
dell’analisi psicologica degli indelebili personaggi che delinea in modo
mirabile e delle sue curate ambientazioni. Ineccepibile la tecnica di
composizione, talvolta sapientemente travalicata da estrose licenze poetiche.
Il retrogusto amaro e una sottile sagace ironia satirica rendono le Novelle
Brevi di Sicilia un importante spaccato dell’animo umano, del bello e del
brutto universalmente intesi. La Sicilia viene narrata con trasporto e come una
cartina di Tornasole delle contraddizioni del nostro amato Paese.».
Oggi quello che penso è che tutti i premi e riconoscimenti ricevuti sono legati al mio modo di scrivere, non tanto alle storie che racconto. La mia è una scrittura atipica, destrutturante, che mischia il siciliano con l’italiano. Un modo di scrivere che ha la struttura linguistica del siciliano, che è una lingua antichissima, e non certo un dialetto come alcuni erroneamente sostengono! Il mio è un modo di scrivere che, immagino, non piaccia all’ortodossia e all’omologazione degli editor e delle case editrici più importanti del nostro paese. Per cui devo dire che di questi apprezzamenti ufficiali, proprio per questo motivo, sono molto contento e, al contempo, sorpreso proprio perché è tutto al di fuori degli schemi dell’ortodossia omogeneizzata della letteratura, o cosiddetta tale, dei nostri giorni.
MTDD: Un’altra tua passione è, come abbiamo già detto, il Cinema.
Perché il Cinema? Cosa ti appassiona e qual è oggi il senso culturale e artistico del Cinema?
AG: Per quel che riguarda il cinema, sono semplicemente un appassionato e ogni tanto amo scrivere delle recensioni. Ho prodotto e realizzato qualche documentario, quello sì, ma ultimamente non ho avuto l’occasione per realizzarne altri, anche se la porta rimane sempre aperta su cose interessanti e intriganti da fare.
La
mia passione per il cinema, che ho sempre avuto sin da bambino, si è arricchita
culturalmente quando, molti anni fa, iniziai a leggere Gilles Deleuze (1925-1995). Il cinema secondo Deleuze ha un approccio
filosofico e le sue teorie, secondo me, ancora oggi sono valide e
contemporanee. E se da questa prospettiva deleuzeciana volessi parlare di dov’è finita la Filosofia nel
ventunesimo secolo, è forse il Cinema che nei tempi moderni ha recuperato la
tradizione filosofica che ha contraddistinto nei secoli l’amore dell’uomo
Occidentale per il sapere e per la conoscenza. A partire dall’antica Grecia, la
Filosofia, l’arte del pensiero, prima di trasformarsi in speculativa, fu la più
nobile delle discipline che segnarono e tracciarono la strada dell’“uomo
antico” per la migliore conduzione del “modo di vita”, dello stile di vita
diremmo oggi, desunto attraverso la pura e libera riflessione che lo conducono
verso la Saggezza, sani principi erti ad Etica, Moralità ed Estetica condivisa
nella cultura di allora. Secondo l’accezione e la prospettiva di Gilles Deleuze
è il Cinema che oggi, impetuosamente e degnamente, ha preso il posto della
Filosofia. Il Cinema è l’arte che ha sostituito la Filosofia. Il Cinema è la
Filosofia del Ventunesimo secolo: detiene il potere di creare immagini, di
creare concetti, di stimolare il pensiero e la riflessione, di tracciare, in
sostanza, la strada che conduce a “stili di vita” che s’ispirano all’Etica,
alla Moralità e all’Estetica dell’uomo contemporaneo, dell’uomo del Ventunesimo
secolo, dell’“uomo moderno”. In questo senso sposo in pieno il pensiero di
Deleuze anche se, purtroppo, non tutte le produzioni cinematografiche
contemporanee si pongono questa finalità e spesso sono dei veri e propri
obbrobri, sia da un punto di vista cinematografico che narrativo che artistico che
culturale. Ma questa è un’altra storia!
MTDD: Hai altri progetti che bollono in pentola che vuoi anticiparci senza rivelare troppo?
AG: Ho quattro libri inediti terminati a tempo e pronti per essere pubblicati che spero di fare entro la fine dell’anno. Non anticipo nulla per scaramanzia, ma vedremo cosa andrà!
MTDD: Vogliamo ricordare ai nostri lettori e alle nostre lettrici come possono contattarti, ordinare le tue pubblicazioni e seguire le tue produzioni?
AG: Attraverso i miei profili, pagine e canali social e attraverso al mia e-mail che posto qui a seguire:
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg
In questo articolo, invece, i lettori che volessero saperne
di più, troveranno le mie prime 70 interviste da “Editorialista culturale”:
https://mobmagazine.it/blog/2023/08/le-mie-prime-70-interviste-da-editorialista-culturale/
MTDD: Grazie Andrea per essere stato mio ospite. Ti aspetto in futuro per altri incontri.
AG: Grazie a te, Maria Teresa, e alla prossima allora.