Mastr’Antria e altri racconti – di Andrea Giostra
Recensione
di Maria Teresa De Donato
Con Mastr’Antria e
altri racconti Andrea Giostra approfondisce alcuni temi e concetti espressi
nel suo precedente lavoro Novelle brevi di Sicilia.
In questo senso, questa
sua nuova ed inedita opera letteraria diventa fiore all’occhiello della
letteratura siciliana moderna e contemporanea ed una vera standing ovation alla
sua terra nativa.
Le bellezze e ricchezze di
questa stupenda isola, che vanta una storia, una cultura e
delle tradizioni millenarie conosciute ed apprezzate in tutto il Mondo, vengono
esaltate e portate alla luce in tutto il loro splendore.
Lo scorrere incessante e
lento del tempo, la quotidianità della Vita che ne
diventa patrimonio, usi ed abitudini comportamentali vengono osservati
attentamente dall’Autore e descritti con dovizia di particolari che ne mettono
a nudo l’essenza.
I cambiamenti
comportamentali generazionali vengono messi sotto la
lente ed esaminati scrupolosamente.
Dalla generazione di Mastr’Antria, ovvero di nonno Andrea, tornato più o
meno immune da sette anni di prigionia nei campi di concentramento a Sidney, in
Australia, dove era stato deportato dagli inglesi alla fine della Seconda
Guerra Mondiale ed in cui era vissuto – a suo dire – piuttosto bene e non gli
era mancato nulla, si è passati all’epoca del nonsense, della perdita di
spessore umano e ad un indebolimento caratteriale senza precedenti.
Le difficoltà, un tempo,
spronavano le passate generazioni alla riflessione, al riscatto personale e,
quindi, alla crescita, alla trasformazione interiore ed, infine, alla sopravvivenza,
alla possibilità di farsi strada nel Mondo. A quelle generazioni se ne contrappone
una oggi che, al contrario, percepisce qualsiasi problema, anche il più
piccolo, come un dramma insormontabile, da scongiurare, invece che come
un’opportunità per crescere, rafforzare il proprio carattere ed imparare a
rapportarsi con gli altri e con le circostanze che man mano si presentano.
L’uso del dialetto è
uno degli aspetti fondamentali di questo romanzo e, insieme agli altri già
citati, diventa anch’esso strumento di recupero e divulgazione della
tradizione, della propria cultura, delle proprie radici, della propria
‘sicilianità’.
Il senso della sacralità,
non solo legato alla spiritualità o, in questo caso, alla religiosità, ma anche
e soprattutto alla Vita stessa, è sempre presente ed anch’esso diventa fattore
dominante dall’inizio alla fine di quest’opera.
Alla ricchezza culturale,
artistica, paesaggistica della Sicilia, si aggiunge l’arte culinaria di
famiglia, soprattutto di nonna Vita le cui ricette, rispettando la migliore e
millenaria tradizione, nulla hanno da invidiare a quelle “della sempre più
imitata nouvelle cuisine” (A. Giostra, 2020, p. 101) e alle sue prelibatezze
che si consumano nelle “due ore di socialità condizionata al Tribeca”
(p. 102) assolutamente necessarie per incontrare la gente che conta.
Mastr’Antria e altri
racconti non è, tuttavia, solo il romanzo della Sicilia, del
recupero e della valorizzazione della sua cultura, del suo dialetto e dell’incanto
che si prova verso questa straordinaria terra, né solo una sorta di diario in
cui le vicende descritte testimoniano ed immortalano lo scorrere del tempo e la
Vita di chi ci ha preceduto o che abbiamo vissuto noi stessi. Quest’opera è,
anche e soprattutto, un Inno all’Amore, alle Relazioni Sentimentali – qualunque
esse siano e a prescindere da quanto durino o dalla possibilità, o
impossibilità, da parte nostra di sentirci legati psicologicamente,
affettivamente, emotivamente per sempre ad un’altra persona. È un Inno all’Erotismo nella più pura
ed ampia accezione del termine, alla Passionalità e Carnalità vissute
spontaneamente, senza inibizioni, regole, timori, pregiudizi o falsi pudori, ma
in piena e totale libertà, consapevolezza, abbandono, slancio ed autenticità.
È, anche se in maniera
velata, un incoraggiamento a prestare attenzione alla quotidianità
dell’esistenza che può rovinare e persino far saltare il rapporto trasformandolo
da erotico e passionale in una semplice routine, ordinaria, prevedibile,
monotona e, quindi, noiosa.
Il linguaggio, scorrevole
e diretto, è altrettanto raffinato nello stile e nei toni, a volte malinconici,
altre umoristici ed altre ancora comici; fa immergere il lettore nei racconti e
nelle dinamiche degli eventi catapultandolo in un mondo che, per quanto
moderno, sembra aver conservato, più o meno intatti, tutto il fascino e lo
splendore del suo ricco passato.
Un libro che ho
apprezzato molto, che mi ha affascinata e trasportata, per eleganza e
raffinatezza, ai tempi de Il
Gattopardo di Giuseppe Tomasi
di Lampedusa; che
si legge tutto d’un fiato e la cui lettura – pur essendo destinata ad un
pubblico adulto – consiglio con piacere.