Wednesday, October 18, 2023

Roberto Roganti tra Racconti e Poesia Dialettale Modenese - Intervista di Maria Teresa De Donato

 Roberto Roganti tra Racconti e Poesia Dialettale Modenese

Intervista di Maria Teresa De Donato

 


 


Carissimi Lettori e Lettrici,

oggi sono felice di ospitare di nuovo il caro amico e collega Autore e Blogger Roberto Roganti.

Con Roberto abbiamo avuto una prima intervista sulla sua passione per la musica classica che ha portato alla creazione, proprio sul mio Blog e Salotto Culturale Virtuale, della Rubrica Il Mese Classico. Coloro che desiderassero farlo, possono leggerla al seguente link: https://holistic-coaching-dedonato.blogspot.com/2023/08/roberto-roganti-e-il-mese-classico.html

Roberto, modenese ad hoc, ha iniziato la sua attività di scrittura nel 2007 occupandosi di recensioni di ristoranti per un sito dedicato alla cucina; in corso d’opera ha abbracciato la poesia, prima in lingua e poi in vernacolo; infine è passato al giallo, che ora coltiva con ardore.

Oggi parleremo proprio della sua produzione di racconti e poesia dialettale.

Buona lettura!

 

MTDD: Ciao Roberto e benvenuto di nuovo per questa nostra seconda intervista.

RR: Ciao Maria Teresa, sai che per poco mi scappava… è un periodo dove ho un sacco da fare e da scrivere, che mi sto perdendo tra le parole.

 

MTDD: Dalla tua biografia si nota una notevole produzione di racconti e poesie, anche dialettali, oltre a premi e riconoscimenti in questo ambito.

A tal proposito vogliamo anche ricordare al pubblico che sei il fondatore de I Poetineranti, gruppo che si dedica alla lettura dei propri testi in pubblico, in lingua e in vernacolo; che organizzi spettacoli musico-poetici in vernacolo; e che sei stato per tre anni uno dei direttori artistici del Festival della Canzone Dialettale Modenese.

RR: Allora, diciamo che quello è il passato. Il presente è scrivere gialli e collaborare con una casa editrice emergente. Insomma, faccio l’editor e creo copertine. Come cosa mi piace e mi permette, tutto sommato, di passare il tempo. Confesso che il Roberto presidente de I Poetineranti non c’è più, anche se i miei ex soci continuano a chiamarmi Presidente, un po’ alla Kessie, il giocatore del Milan che però ha tradito la maglia. Io non ho tradito la poesia, semplicemente non ho più argomenti da poetare e ho tanta roba ancora da pubblicare, penso di campare di rendita per alcuni decenni, se il buon Dio mi fa campare oltre il secolo. Confesso che il microfono in mano, lo sguardo sul pubblico lì davanti, i sussurri e le risatine e gli applausi quando leggevo i miei testi in dialetto modenese… mi mancano un po’. Purtroppo la carenza di fame di cultura della mia città, mi ha disamorato nel creare e nel proporre. Sto cercando soluzioni per creare spazi culturali o presentazioni, ma il pubblico non c’è… latita. Ero arrivato all’apoteosi con due amici, avevamo portato avanti la tradizione del Festival della Canzone e della Poesia Dialettale Modenese, con partecipazioni importanti dal punto di vista soprattutto canoro. All’ultima edizione cantarono Nevruz, il figlio di Pierangelo Bertoli, Marco Baroni e addirittura venne Paolo Mengoli con il dialetto bolognese… Eravamo già lanciati per il festival del 2020, avevamo trovato un teatro gratis, non male, avevamo sponsor importanti e bei contatti: Andrea Mingardi e Davide Van De Sfroos e altri dal reggiano e dalla Romagna, avevamo pensato addirittura a ben due serate, invece… la scena se l’è presa il Covid e amen. Il resto lo conoscete anche voi.

 

MTDD: Quando e come nascono queste tue passioni?

RR: Sono partito scrivendo recensioni di ristoranti… e poi così, dentro di me ho sentito una vocina che mi ispirava parole diverse, diverse dal cibo per lo stomaco, ma cibo per l’anima. Pian piano ho scritto qualcosa, poi qualcos’altro e ancora e ancora… tutto quello che vedevo mi ispirava, giravo per i parchi con il cane e osservavo la natura come non avevo mai fatto, sciorinando parole a tutto spiano… Non potendo prendere appunti, dettavo tutto al cellulare, poi a casa elaboravo e montavo. Il dialetto è arrivato per una evoluzione dovuta. Mio nonno era un esperto di Dialèt Mudnés… Da casa nostra passavano tutti i poeti più famosi dell’epoca e anche i commediografi. Venivano a trovarlo per farsi correggere i loro scritti, per via degli accenti, che sono un grosso impegno. Non faccio i nomi perché magari non li conoscete, ma uno posso nominarlo, un certo Guido Cavani, che oltre alla poesia scriveva racconti e ha scritto un libro bellissimo, Zebio Cotàl, che ebbe la prefazione dal grande Pier Paolo Pasolini. Beh, dicevo, mio nonno era già dipartito da un bel po’, quando arriva una lettera a casa nostra, lo invitavano a un concorso dialettale abbastanza importante. Io mi ero cimentato da poco sul dialetto, lo studiavo da autodidatta. Leggo il regolamento e ci ho provato, avevo solo cinque giorni per scrivere tre poesie e io l’ho fatto e ho partecipato. Ovviamente debacle colossale, ma è stato un trampolino di lancio. Non sono andato malissimo rispetto ai blasonati dialettali che erano in gara, ma ho considerato quella prova come una sfida, una sfida tra me e me… per vedere dove potevo arrivare. E sono arrivato lontano. Terzi posti, menzioni speciali, alcune mie poesie simpatiche vengono tuttora lette nelle sagre paesane… Ho scritto un libro, Al mê SLANG ed Módna, ma solo per fissarlo nero su bianco; la sfida l’avevo già vinta. Poi con il passare del tempo ho recitato un po’ in giro, nei teatri di provincia, sempre organizzando cose carine… poi è arrivato il 2020 e ci siamo arenati tutti.

 

MTDD: Puoi parlarci dei premi e riconoscimenti letterari che hai ricevuto sino ad ora?

RR: Come ho accennato prima, in poesia tanti piazzamenti e riconoscimenti, ma non sono mai arrivato primo, se non nel lontanissimo 1987, quando vinsi un concorso per l’ASL di Modena con un tema sulla differenza della sanità convenzionata e privata… Quell’anno facevo il corso per diventare fisioterapista e avendo un padre medico conoscevo bene le due realtà, per cui per me fu un gioco da ragazzi imbastire uno scritto adatto. Beh, diciamolo… Avevo studiato Medicina e Chirurgia, quindi l’italiano lo macinavo bene e scrivere mi veniva piuttosto facile.

 

MTDD: Nella tua poesia Attimi... (R. Roganti, 2009, RISTAMPA 2020) scrivi:

“... eviscerando  come in una magia

dal profondo della mia anima

tutte quelle parole

che non sono mai

riuscito a mettere

assieme ...”

 

Complimenti! Sono dei versi molto belli e altrettanto significativi.

Quanto è importante la poesia ai fini della comunicazione? Perché, secondo te, può essere più facile, almeno per alcune persone, esprimere i propri sentimenti e pensieri attraverso dei versi piuttosto che verbalmente?

RR: Guarda, io sono un poeta atipico: pochissime poesie sull’amore, che considero una cosa privata, ma tantissime sul mondo che ci circonda. Con il mio mestiere dovevo osservare i miei pazienti, capire dal loro modo di muoversi quali problemi potevano avere… e ho applicato lo stesso metodo nel vita quotidiana. Guardavo, osservavo, meditavo e fissavo nella mente… poi via, a casa, penna in mano e le parole si impressionavano sul foglio… semplice, o no?

 

MTDD: Tra le tue raccolte di poesie abbiamo Illusionista, (2009, RISTAMPA 2020), Famiglia, (2010), Groggologia, (2010, poesie e racconti).

Come sono nate e cosa hai voluto comunicare ai lettori con queste tue produzioni letterarie?

RR: Prima c’è stato Attimi… un’altra sfida, curiosa in verità. Era il compleanno di mio padre, era ottobre del 2009, festeggiavamo i suoi primi 80 anni… ero rimasto d’accordo con i miei fratelli che avremmo fatto un regalo cumulativo. Alla fine della cena il regalo arriva, ma non comparivo io, mi avevano escluso e non so perché… allora me la sono presa e gli ho promesso un regalo unico. Avevo già scritto alcuni testi, li ho assemblati in una trentina di poesie, tutte corredate da mie fotografie. Così è nato il mio primo libro di poesie. Dopo è stata una discesa quasi folle: IllusionistaFamiglia e poi Groggologia. Questo lo definii allora la mia Opera Omnia, ero quasi sicuro che dopo quello mi sarei fermato lì, anche perché conteneva altre cinque silloge che non avevo pubblicato, assieme a sei racconti che nel frattempo avevo scritto… il primo in assoluto lo scrissi una notte in cui non riuscivo a dormire. La finestra era aperta e la luna era circondata da alcune nuvole… lo intitolai La luna nel pozzo. Una trama tristissima sulla morte accidentale di due bambini a pochi giorni dalla fine di una guerra. Ce n’era un altro, Mors tua, vita mea, che più avanti trasformai in un giallo.

 

MTDD: Nel 2013 hai pubblicato una raccolta poetica intitolata Appunti poetici di un fornicatore di anime, un titolo alquanto intrigante.

Puoi elaborarne il concetto?

RR: Bello, bella copertina, inquadrato mio nonno nel suo bugigattolo, che faceva un solitario, l’unica luce una lampada da tavolo con lampadina a incandescenza che dava un alone di mistero. Sullo sfondo un calendario su cui si leggeva l’anno, l’anno della foto ovviamente: 1982. Ogni poesia si riferiva a una persona che avevo conosciuto, che era in vita o che era morta, a personaggi pubblici, a persone che avevano avuto incidenti… insomma, mi ero inserito nelle anime di coloro che, per una cosa o per l’altra, avevano attirato la mia curiosità psichica. Oltretutto proprio in quel periodo iniziai a evolvere la mia poesia eliminando quasi del tutto la punteggiatura, ho lasciato solo i tre punti, al posto della virgola degli spazi più o meno lunghi per far capire che pausa tenere tra una parola e l’altra, l’accapo si capiva solo perché la parola alla riga successiva aveva l’iniziale maiuscola.

 

I morti delle Torri Gemelle

(11 Settembre 2001)

 

Ancora oggi

ho ben stampate

negli occhi

nella mente

nel cuore

le sfuocate figure

dai contorni incerti

dalle posizioni innaturali

di coloro che si lanciavano nel vuoto

da quelle finestre

verso una morte certa

per sfuggire a una morte certa....

 

MTDD: Sempre nello stesso anno è uscita la tua raccolta di racconti Rac...corti in scatola.

Quali ne sono i temi e gli aspetti principali?

RR: Ho assemblato tutti i racconti che fino a quel momento avevo scritto, aggiungendo in fondo quelli già pubblicati in Groggologia. Non avevo ancora le idee chiare sul da farsi, perché stavo pian piano allontanandomi dalla poesia. Intanto li ho messi lì. Stavo scoprendo che era divertente scrivere racconti, ma mi ero accorto che erano quasi tutti racconti sul giallo/thriller… forse era un segno. Infatti più avanti, ho abbandonato questa via per dedicarmi alla letteratura gialla. Vorrei parlarne qui, ma so che ci sarà una terza intervista dedicata all’argomento, quindi seguite Maria Teresa De Donato e mi troverete.

 

MTDD: Nel 2016 hai pubblicato un’opera autobiografica, con una seconda edizione uscita nel 2021, intitolata Dal seggiolone al liceo in 100 passi.

Puoi condividere con i nostri lettori, spiegandone le ragioni, quelli che consideri i cinque più significativi passi compiuti nella tua vita e che hai indicato in questa tua opera letteraria?

RR: La definizione precisa di questa opera è quella che le ha appioppato un amico scrittore giallista, molto ma molto meglio di me, Luigi Guicciardi. Questa raccolta racchiude 100 raccontini della mia vita dal giorno della mia nascita al giorno del mio tredicesimo compleanno. La definizione che l’amico vi ha dato è stata Cartoline di vita vissuta. Calza a pennello. La caratteristica di queste cartoline è che gli argomenti trattati, solitamente molto corti, sono narrati non al presento come ricordo, bensì al presente di allora, con il gergo e il modus del bambino in quel preciso momento. Ho ricordato e rievocato i sentimenti e i pensieri che hanno attraversato la mia mente in vari attimi della mia esistenza. Non è stato facile, ma nemmeno difficile. Concentrazione e fiducia nella propria memoria. A proposito, questa ve la devo dire… Nonostante sia io nato nel centro di Modena, andai ad abitare con i miei in un paese di campagna, perché mio padre vinse la condotta lì, per i miei primi sei anni di vita. Siccome mio padre lavorava sottobanco per ottenere il trasferimento in città, sapeva benissimo che era inutile farmi iniziare le elementari in quel paese perché rischiavo di iniziare l’anno in un posto e finirlo in un altro. Così mi fecero studiare da privatista, infatti quando ritornammo in città, mi iscrissi direttamente alla seconda elementare a 6 anni, ero avanti un anno… ho fatto poi anche la maturità che non avevo ancora compiuto i 18 anni… Accidenti, divago… La maestra da cui andavo, giuro che nella mia testa echeggiava il nome Ghisellini… la maestra Ghisellini… e così pubblicai con questo nome. Quando mia madre lo lesse, mi telefonò per annunciarmi che la maestra si chiamava in realtà Ghiselli… comunque per me resta la maestra Ghisellini!

 

MTDD: Nel 2019 hai pubblicato Al mê SLANG ed Módna, poesie in vernacolo.

Quanto è importante pubblicare nel proprio dialetto e mantenere viva non solo la lingua, ma anche la cultura e le tradizioni locali e perché?

RR: Ne ho parlato prima, ma una cosa posso aggiungere, il dialetto non è una lingua scritta, bensì una lingua parlata. Purtroppo parlandone, con il tempo, si perde la memoria, meglio allora fissare nero su bianco e dare un senso di eternità alla lingua dei nostri avi, anche se ognuno di noi la infarcisce con termini impropri, proprio perché gli originali sono andati perduti. Io ho infatti definito il mio dialetto SLANG, perché è una specie di miscellanea… quello modenese che ho studiato con testi vecchi, quello della bassa che conosce mio padre che mi ha corretto e quello della montagna che parla mia moglie che ha contribuito alle correzioni. Se si va in giro per la città ormai il dialetto lo parlano, malino, in tanti e non solo modenesi, ma anche stranieri… e ci mettono del loro. Il bello è che nonostante tutto, è la lingua internazionale di ogni città, ognuna ha la sua, chiunque la parli riesce a farsi capire da tutti.

 

MTDD: Vorresti condividere qualche verso con i nostri lettori?

RR: Ho pensato di darvi un esempio, c’è anche la traduzione. Purtroppo la maggior parte delle vere poesie dialettali, che sono simpatiche, carine, che fanno sorridere, sono lunghe. Ne ho scelta una triste, che fa pensare, come antitesi al divertimento del dialetto.

La nèbia

Quand la nèbia

l’è propria un nèbioun

 

La per un mur

La vin sô d’la tera

La va’fnir dapertot

Pian pian la quacia

gnianc fossa ‘na pela

tot al besti, al cà, al pianti

e ... nueter

 

Un mantèl d’uvàta

cal quacia tot,

al smorza i armour

e al mand adveinta

culour ed fumaneina,

tot bagnè,

ca-n-gh spôl gnianc vaddâr

 

E ci passa sul viso

come una fredda carezza

... giazeda cuma la mòrt

 

La nebbia

Quando la nebbia

è impenetrabile

 

Sembra un muro

Lievita dal terreno

Si insinua ovunque

Pian piano copre

come una pellicola

tutti gli animali, le case, le piante

e … noialtri

 

Un manto ovattato

che copre tutto,

attutisce i rumori

e il mondo diventa

grigio,

umido,

quasi invisibile

 

E ci passa sul viso

come una fredda carezza

… fredda come la morte

 

MTDD: In questa tua opera dialettale c’è un tema ricorrente o quali ne sono comunque gli aspetti salienti?

RR: Nessun tema ricorrente, poesie a ruota libera. Gioviali, tristi, pensierose, simpatiche… La poesia dialettale vera nasce di solito in dialetto, se si vuole riempire un libro, si deve ricorrere alla traduzione di testi in italiano. Il problema che si riscontra, nella traduzione da lingua a vernacolo, è che tanti termini a noi comuni, non esistono in dialetto e allora vanno raggirati e ci si infilano frasi al posto di parole.

 

MTDD: Nel 2020 sei approdato alla raccolta di poesie Capsicum, le poesie della sofferenza.

Vorresti presentarcela e, senza rivelare troppo, spiegarne in linea generale i contenuti?

RR: Questa collezione di poesie “pesanti” l’ho appena ristampata, per altro. Sono particolari, le ho definite 3M: Malattia, Malvagità, MorteMalattia e Morte sono poesie che trattano argomenti quotidiani di sofferenza: autismo, follia, morte di un parente, Parkinson, funerali… non credo che ce ne siano di allegre. In compenso Malvagità è la sezione più “pesante”. È sconsigliata ai minori di 20 anni, ai maggiori di 60 anni e alle persone molto sensibili. La caratteristica di questa sezione è che mi sono calato nei vari personaggi, cercando di descrivere le loro mosse, i loro pensieri, le loro azioni. Mi sono sentito un camaleonte, un attore, ogni volta impersonavo il cattivo di turno. Sono diventato un cecchino, un drogato, uno stupratore, un pedofilo, un automobilista assassino, un ladro, un fuggitivo, un serial killer, un suicida, un pappone, un alcolizzato e pure una prostituta… Non è stato facile, ma ho ottenuto un ottimo risultato. Un esempio, la poesia La dose, parla di un tossico che trova finalmente quello che cerca e a casa si buca nell’unico posto dove è rimasto un piccolo spazio… l’ho fatta leggere a un amico ex tossico, il quale mi ha confermato tutto e mi ha fatto i complimenti per il coraggio di descrivere le nefandezze a cui sono costretti, e soprattutto la dovizia dei particolari.

 

MTDD: Prima di concludere... So che hai partecipato a GnaM Anno 1, 2011 e GnaM Anno 2, 2013, eno-gastro-chiacchiere.

Cosa sono esattamente queste “eno-gastro-chiacchiere”? Sono state presentate delle opere letterarie o si è discusso di tematiche specifiche, e se sì, di quali?

RR: Non è stata una partecipazione, semplicemente la storia dei miei tre anni a gozzovigliare. Mi spiego. Nel 2007 a Modena un webmaster crea Gusta Modena. Si tratta di un sito dove chi partecipa scrive le recensioni dei ristoranti dove è andato a mangiare, cercando di inserire il maggior numero di particolari, di mettere le proprie sensazioni, il prezzo pagato e infine dare un voto, in cappelli da cuoco. Avendo buone conoscenze nel settore informatico, in poco tempo mi ritrovo da utente che invia le recensioni, a utente che scrive direttamente sul sito e modera gli altri. Si crea così un gruppo di conoscenze, di amici virtuali che ogni tanto diventano reali e si incontrano per cene degustative. Tre anni nei quali interagisco con le mie recensioni fiume, dove parlo anche della storia delle zone dei locali, condivido nelle sezioni dedicate le mie poesie, le mie ricette di cucina, informazioni su cibi particolari o vini più o meno pregiati. E nell’arco di tre anni, recensisco più di 200 ristoranti, dal 2007 a 2010, anno in cui ho un ripensamento salutare: a causa di una recensione rifiutata da un nuovo moderatore, che faceva ballottini, non diciamo quali, decido di mollare l’osso e me ne vado. L’anno successivo penso bene di recuperare i miei contributi, avevo nasato che c’era aria di crisi nell’organizzazione, anche a causa di quel fattore che mi spinse all’abbandono; mi seguirono altri iscritti che la pensavano come me. Infatti iniziò un lento declino e a tutt’oggi penso sia in stallo, ma quei tempi non sono più ritornati. Lo zoccolo duro di Gusta Modena era stato snobbato e costretto a lasciare, ma lasciando il pallone si era sgonfiato.

Quindi recupero tutto quello che ho scritto, catalogo sistemo e divido in tre puntate, facendole sembrare tre momenti di una storia d’amore:

 

Volume Uno, Quando e come l’amore si manifestò, Agosto 2007 - Agosto 2008, Primo anno: il corteggiamento, Gli albori e il rodaggio

 

Volume Due, Quando e come l’amore si consolidò, Agosto 2008 - Agosto 2009, Secondo anno: la convivenza, Le conferme e la promozione

 

Volume Tre, Quando e come l’amore si afflosciò, Agosto 2009 - Agosto 2010, Terzo anno: la rottura, I tradimenti e la separazione

 

MTDD: Roberto, coloro che volessero seguirti, contattarti o acquistare le tue pubblicazioni in che modo potranno farlo?

RR: Per seguirmi possono trovarmi su facebook qui:

https://www.facebook.com/roberto.roganti.52/
oppure sul mio blog: 
https://poetineranti.blogspot.com

Discorso diverso per le mie pubblicazioni.

 

Di quelle di cui abbiamo parlato quasi tutte sono fuori catalogo, esaurite.

Sono ancora acquistabili direttamente da me: Al mê SLANG ed Módna e Capsicum, questo lo potete anche ordinare online qui:

https://seguiletueparole.it/prodotto/roberto-roganti-capsicum/

Prevedo comunque la ristampa di Groggologia, decurtato dei racconti (nella prossima intervista vi dirò perché) e Appunti poetici di un fornicatore di anime.

 

MTDD: Grazie, Roberto, per aver partecipato a questa intervista ed avere presentato parte della tua produzione letteraria, ossia quella legata alle poesie e ai racconti che hai scritto sino a oggi.

Ti aspetto per una terza intervista per presentare al pubblico la tua produzione di gialli.

RR: Anche questa sta pian piano evolvendosi. Vi lascio una chicca… durante il periodo del covid, come sapete c’era poco da fare, quindi ho scritto... e ho scritto ben 6 gialli lunghi e 15 corti da sviluppare… quindi ne avremo da parlare e ne avrete da poter leggere, se amate il genere… Gialli veloci, non impegnativi, maneggevoli e con personaggi che esistono veramente.