Roberto Roganti tra Racconti e Poesia Dialettale Modenese
Intervista di Maria Teresa De Donato
Carissimi Lettori
e Lettrici,
oggi sono felice
di ospitare di nuovo il caro amico e collega Autore e Blogger Roberto Roganti.
Con Roberto
abbiamo avuto una prima intervista sulla sua passione per la musica classica
che ha portato alla creazione, proprio sul mio Blog e Salotto Culturale
Virtuale, della Rubrica Il Mese Classico. Coloro che desiderassero farlo, possono leggerla al seguente link: https://holistic-coaching-dedonato.blogspot.com/2023/08/roberto-roganti-e-il-mese-classico.html
Roberto, modenese
ad hoc, ha iniziato la sua attività di scrittura nel 2007 occupandosi di
recensioni di ristoranti per un sito dedicato alla cucina; in corso d’opera ha
abbracciato la poesia, prima in lingua e poi in vernacolo; infine è passato al
giallo, che ora coltiva con ardore.
Oggi parleremo
proprio della sua produzione di racconti e poesia dialettale.
Buona lettura!
MTDD: Ciao Roberto e benvenuto di nuovo per questa nostra seconda
intervista.
RR: Ciao Maria Teresa, sai che per poco mi scappava… è un periodo dove ho
un sacco da fare e da scrivere, che mi sto perdendo tra le parole.
MTDD: Dalla tua biografia si nota una notevole produzione di racconti e
poesie, anche dialettali, oltre a premi e riconoscimenti in questo ambito.
A tal proposito
vogliamo anche ricordare al pubblico che sei il fondatore de I Poetineranti, gruppo che si dedica alla lettura dei propri testi in pubblico, in lingua
e in vernacolo; che organizzi spettacoli musico-poetici in vernacolo; e che sei
stato per tre anni uno dei direttori artistici del Festival della Canzone
Dialettale Modenese.
RR: Allora, diciamo che quello è il passato. Il presente è scrivere
gialli e collaborare con una casa editrice emergente. Insomma, faccio l’editor
e creo copertine. Come cosa mi piace e mi permette, tutto sommato, di passare
il tempo. Confesso che il Roberto presidente de I Poetineranti non c’è più,
anche se i miei ex soci continuano a chiamarmi Presidente, un po’ alla Kessie,
il giocatore del Milan che però ha tradito la maglia. Io non ho tradito la
poesia, semplicemente non ho più argomenti da poetare e ho tanta roba ancora da
pubblicare, penso di campare di rendita per alcuni decenni, se il buon Dio mi
fa campare oltre il secolo. Confesso che il microfono in mano, lo sguardo sul
pubblico lì davanti, i sussurri e le risatine e gli applausi quando leggevo i
miei testi in dialetto modenese… mi mancano un po’. Purtroppo la carenza di
fame di cultura della mia città, mi ha disamorato nel creare e nel proporre.
Sto cercando soluzioni per creare spazi culturali o presentazioni, ma il
pubblico non c’è… latita. Ero arrivato all’apoteosi con due amici, avevamo
portato avanti la tradizione del Festival della Canzone e della Poesia
Dialettale Modenese, con partecipazioni importanti dal punto di vista
soprattutto canoro. All’ultima edizione cantarono Nevruz, il figlio di
Pierangelo Bertoli, Marco Baroni e addirittura venne Paolo Mengoli con il
dialetto bolognese… Eravamo già lanciati per il festival del 2020, avevamo
trovato un teatro gratis, non male, avevamo sponsor importanti e bei contatti:
Andrea Mingardi e Davide Van De Sfroos e altri dal reggiano e dalla Romagna,
avevamo pensato addirittura a ben due serate, invece… la scena se l’è presa il
Covid e amen. Il resto lo conoscete anche voi.
MTDD: Quando e
come nascono queste tue passioni?
RR: Sono partito scrivendo recensioni di ristoranti… e poi così, dentro
di me ho sentito una vocina che mi ispirava parole diverse, diverse dal cibo
per lo stomaco, ma cibo per l’anima. Pian piano ho scritto qualcosa, poi
qualcos’altro e ancora e ancora… tutto quello che vedevo mi ispirava, giravo
per i parchi con il cane e osservavo la natura come non avevo mai fatto,
sciorinando parole a tutto spiano… Non potendo prendere appunti, dettavo tutto
al cellulare, poi a casa elaboravo e montavo. Il dialetto è arrivato per una
evoluzione dovuta. Mio nonno era un esperto di Dialèt Mudnés… Da casa nostra
passavano tutti i poeti più famosi dell’epoca e anche i commediografi. Venivano
a trovarlo per farsi correggere i loro scritti, per via degli accenti, che sono
un grosso impegno. Non faccio i nomi perché magari non li conoscete, ma uno
posso nominarlo, un certo Guido Cavani, che oltre alla poesia scriveva racconti
e ha scritto un libro bellissimo, Zebio Cotàl, che ebbe la
prefazione dal grande Pier Paolo Pasolini. Beh, dicevo, mio nonno era già
dipartito da un bel po’, quando arriva una lettera a casa nostra, lo invitavano
a un concorso dialettale abbastanza importante. Io mi ero cimentato da poco sul
dialetto, lo studiavo da autodidatta. Leggo il regolamento e ci ho provato,
avevo solo cinque giorni per scrivere tre poesie e io l’ho fatto e ho
partecipato. Ovviamente debacle colossale, ma è stato un trampolino di lancio.
Non sono andato malissimo rispetto ai blasonati dialettali che erano in gara, ma
ho considerato quella prova come una sfida, una sfida tra me e me… per vedere
dove potevo arrivare. E sono arrivato lontano. Terzi posti, menzioni speciali,
alcune mie poesie simpatiche vengono tuttora lette nelle sagre paesane… Ho
scritto un libro, Al mê SLANG ed Módna, ma solo per fissarlo nero
su bianco; la sfida l’avevo già vinta. Poi con il passare del tempo ho recitato
un po’ in giro, nei teatri di provincia, sempre organizzando cose carine… poi è
arrivato il 2020 e ci siamo arenati tutti.
MTDD: Puoi
parlarci dei premi e riconoscimenti letterari che hai ricevuto sino ad ora?
RR: Come ho accennato prima, in poesia tanti piazzamenti e
riconoscimenti, ma non sono mai arrivato primo, se non nel lontanissimo 1987,
quando vinsi un concorso per l’ASL di Modena con un tema sulla differenza della
sanità convenzionata e privata… Quell’anno facevo il corso per diventare
fisioterapista e avendo un padre medico conoscevo bene le due realtà, per cui
per me fu un gioco da ragazzi imbastire uno scritto adatto. Beh, diciamolo…
Avevo studiato Medicina e Chirurgia, quindi l’italiano lo macinavo bene e
scrivere mi veniva piuttosto facile.
MTDD: Nella tua poesia Attimi... (R. Roganti, 2009,
RISTAMPA 2020) scrivi:
“...
eviscerando come in una magia
dal profondo della
mia anima
tutte quelle
parole
che non sono mai
riuscito a mettere
assieme ...”
Complimenti! Sono
dei versi molto belli e altrettanto significativi.
Quanto è
importante la poesia ai fini della comunicazione? Perché, secondo te, può
essere più facile, almeno per alcune persone, esprimere i propri sentimenti e
pensieri attraverso dei versi piuttosto che verbalmente?
RR: Guarda, io sono un poeta atipico: pochissime poesie sull’amore, che
considero una cosa privata, ma tantissime sul mondo che ci circonda. Con il mio
mestiere dovevo osservare i miei pazienti, capire dal loro modo di muoversi
quali problemi potevano avere… e ho applicato lo stesso metodo nel vita
quotidiana. Guardavo, osservavo, meditavo e fissavo nella mente… poi via, a
casa, penna in mano e le parole si impressionavano sul foglio… semplice, o no?
MTDD: Tra le tue raccolte di poesie abbiamo Illusionista,
(2009, RISTAMPA 2020), Famiglia, (2010), Groggologia,
(2010, poesie e racconti).
Come sono nate e
cosa hai voluto comunicare ai lettori con queste tue produzioni letterarie?
RR: Prima c’è stato Attimi… un’altra sfida, curiosa in
verità. Era il compleanno di mio padre, era ottobre del 2009, festeggiavamo i
suoi primi 80 anni… ero rimasto d’accordo con i miei fratelli che avremmo fatto
un regalo cumulativo. Alla fine della cena il regalo arriva, ma non comparivo
io, mi avevano escluso e non so perché… allora me la sono presa e gli ho
promesso un regalo unico. Avevo già scritto alcuni testi, li ho assemblati in
una trentina di poesie, tutte corredate da mie fotografie. Così è nato il mio
primo libro di poesie. Dopo è stata una discesa quasi folle: Illusionista, Famiglia e
poi Groggologia. Questo lo definii allora la mia Opera Omnia, ero
quasi sicuro che dopo quello mi sarei fermato lì, anche perché conteneva altre
cinque silloge che non avevo pubblicato, assieme a sei racconti che nel
frattempo avevo scritto… il primo in assoluto lo scrissi una notte in cui non
riuscivo a dormire. La finestra era aperta e la luna era circondata da alcune
nuvole… lo intitolai La luna nel pozzo. Una trama tristissima sulla
morte accidentale di due bambini a pochi giorni dalla fine di una guerra. Ce
n’era un altro, Mors tua, vita mea, che più avanti trasformai in un
giallo.
MTDD: Nel 2013 hai pubblicato una raccolta poetica intitolata Appunti
poetici di un fornicatore di anime, un titolo alquanto intrigante.
Puoi elaborarne il
concetto?
RR: Bello, bella copertina, inquadrato mio nonno nel suo bugigattolo, che
faceva un solitario, l’unica luce una lampada da tavolo con lampadina a
incandescenza che dava un alone di mistero. Sullo sfondo un calendario su cui
si leggeva l’anno, l’anno della foto ovviamente: 1982. Ogni poesia si riferiva
a una persona che avevo conosciuto, che era in vita o che era morta, a
personaggi pubblici, a persone che avevano avuto incidenti… insomma, mi ero
inserito nelle anime di coloro che, per una cosa o per l’altra, avevano
attirato la mia curiosità psichica. Oltretutto proprio in quel periodo iniziai
a evolvere la mia poesia eliminando quasi del tutto la punteggiatura, ho
lasciato solo i tre punti, al posto della virgola degli spazi più o meno lunghi
per far capire che pausa tenere tra una parola e l’altra, l’accapo si capiva
solo perché la parola alla riga successiva aveva l’iniziale maiuscola.
I morti delle
Torri Gemelle
(11 Settembre
2001)
Ancora oggi
ho ben stampate
negli occhi
nella mente
nel cuore
le sfuocate figure
dai contorni
incerti
dalle posizioni
innaturali
di coloro che si
lanciavano nel vuoto
da quelle finestre
verso una morte
certa
per sfuggire a una
morte certa....
MTDD: Sempre nello stesso anno è uscita la tua raccolta di racconti Rac...corti
in scatola.
Quali ne sono i
temi e gli aspetti principali?
RR: Ho assemblato tutti i racconti che fino a quel momento avevo scritto,
aggiungendo in fondo quelli già pubblicati in Groggologia. Non
avevo ancora le idee chiare sul da farsi, perché stavo pian piano
allontanandomi dalla poesia. Intanto li ho messi lì. Stavo scoprendo che era
divertente scrivere racconti, ma mi ero accorto che erano quasi tutti racconti
sul giallo/thriller… forse era un segno. Infatti più avanti, ho abbandonato
questa via per dedicarmi alla letteratura gialla. Vorrei parlarne qui, ma so
che ci sarà una terza intervista dedicata all’argomento, quindi seguite Maria
Teresa De Donato e mi troverete.
MTDD: Nel 2016 hai pubblicato un’opera autobiografica, con una seconda
edizione uscita nel 2021, intitolata Dal seggiolone al liceo in 100
passi.
Puoi condividere
con i nostri lettori, spiegandone le ragioni, quelli che consideri i cinque più
significativi passi compiuti nella tua vita e che hai indicato in questa tua
opera letteraria?
RR: La definizione precisa di questa opera è quella che le ha appioppato un
amico scrittore giallista, molto ma molto meglio di me, Luigi Guicciardi.
Questa raccolta racchiude 100 raccontini della mia vita dal giorno della mia
nascita al giorno del mio tredicesimo compleanno. La definizione che l’amico vi
ha dato è stata Cartoline di vita vissuta. Calza a pennello. La caratteristica
di queste cartoline è che gli argomenti trattati, solitamente molto corti, sono
narrati non al presento come ricordo, bensì al presente di allora, con il gergo
e il modus del bambino in quel preciso momento. Ho ricordato e rievocato i
sentimenti e i pensieri che hanno attraversato la mia mente in vari attimi
della mia esistenza. Non è stato facile, ma nemmeno difficile. Concentrazione e
fiducia nella propria memoria. A proposito, questa ve la devo dire… Nonostante
sia io nato nel centro di Modena, andai ad abitare con i miei in un paese di
campagna, perché mio padre vinse la condotta lì, per i miei primi sei anni di
vita. Siccome mio padre lavorava sottobanco per ottenere il trasferimento in
città, sapeva benissimo che era inutile farmi iniziare le elementari in quel
paese perché rischiavo di iniziare l’anno in un posto e finirlo in un altro.
Così mi fecero studiare da privatista, infatti quando ritornammo in città, mi
iscrissi direttamente alla seconda elementare a 6 anni, ero avanti un anno… ho
fatto poi anche la maturità che non avevo ancora compiuto i 18 anni… Accidenti,
divago… La maestra da cui andavo, giuro che nella mia testa echeggiava il nome
Ghisellini… la maestra Ghisellini… e così pubblicai con questo nome. Quando mia
madre lo lesse, mi telefonò per annunciarmi che la maestra si chiamava in
realtà Ghiselli… comunque per me resta la maestra Ghisellini!
MTDD: Nel 2019 hai pubblicato Al mê SLANG ed Módna, poesie in
vernacolo.
Quanto è
importante pubblicare nel proprio dialetto e mantenere viva non solo la lingua,
ma anche la cultura e le tradizioni locali e perché?
RR: Ne ho parlato prima, ma una cosa posso aggiungere, il dialetto non è
una lingua scritta, bensì una lingua parlata. Purtroppo parlandone, con il
tempo, si perde la memoria, meglio allora fissare nero su bianco e dare un
senso di eternità alla lingua dei nostri avi, anche se ognuno di noi la
infarcisce con termini impropri, proprio perché gli originali sono andati
perduti. Io ho infatti definito il mio dialetto SLANG, perché è una specie di
miscellanea… quello modenese che ho studiato con testi vecchi, quello della
bassa che conosce mio padre che mi ha corretto e quello della montagna che
parla mia moglie che ha contribuito alle correzioni. Se si va in giro per la
città ormai il dialetto lo parlano, malino, in tanti e non solo modenesi, ma anche
stranieri… e ci mettono del loro. Il bello è che nonostante tutto, è la lingua
internazionale di ogni città, ognuna ha la sua, chiunque la parli riesce a
farsi capire da tutti.
MTDD: Vorresti
condividere qualche verso con i nostri lettori?
RR: Ho pensato di darvi un esempio, c’è anche la traduzione. Purtroppo la
maggior parte delle vere poesie dialettali, che sono simpatiche, carine, che
fanno sorridere, sono lunghe. Ne ho scelta una triste, che fa pensare, come
antitesi al divertimento del dialetto.
La nèbia
Quand la nèbia
l’è propria un
nèbioun
La per un mur
La vin sô d’la
tera
La va’fnir
dapertot
Pian pian la
quacia
gnianc fossa ‘na
pela
tot al besti, al
cà, al pianti
e ... nueter
Un mantèl d’uvàta
cal quacia tot,
al smorza i armour
e al mand adveinta
culour ed
fumaneina,
tot bagnè,
ca-n-gh spôl
gnianc vaddâr
E ci passa sul
viso
come una fredda
carezza
... giazeda cuma
la mòrt
La nebbia
Quando la nebbia
è impenetrabile
Sembra un muro
Lievita dal terreno
Si insinua ovunque
Pian piano copre
come una pellicola
tutti gli animali, le case, le piante
e … noialtri
Un manto ovattato
che copre tutto,
attutisce i rumori
e il mondo diventa
grigio,
umido,
quasi invisibile
E ci passa sul
viso
come una fredda carezza
… fredda come la morte
MTDD: In questa tua opera dialettale
c’è un tema ricorrente o quali ne sono comunque gli aspetti salienti?
RR: Nessun tema ricorrente, poesie a
ruota libera. Gioviali, tristi, pensierose, simpatiche… La poesia dialettale
vera nasce di solito in dialetto, se si vuole riempire un libro, si deve
ricorrere alla traduzione di testi in italiano. Il problema che si riscontra,
nella traduzione da lingua a vernacolo, è che tanti termini a noi comuni, non
esistono in dialetto e allora vanno raggirati e ci si infilano frasi al posto
di parole.
MTDD: Nel 2020 sei approdato alla
raccolta di poesie Capsicum, le poesie della sofferenza.
Vorresti presentarcela e, senza
rivelare troppo, spiegarne in linea generale i contenuti?
RR: Questa collezione di poesie
“pesanti” l’ho appena ristampata, per altro. Sono particolari, le ho definite
3M: Malattia, Malvagità, Morte. Malattia e Morte sono
poesie che trattano argomenti quotidiani di sofferenza: autismo, follia, morte
di un parente, Parkinson, funerali… non credo che ce ne siano di allegre. In
compenso Malvagità è la sezione più “pesante”. È sconsigliata
ai minori di 20 anni, ai maggiori di 60 anni e alle persone molto sensibili. La
caratteristica di questa sezione è che mi sono calato nei vari personaggi,
cercando di descrivere le loro mosse, i loro pensieri, le loro azioni. Mi sono
sentito un camaleonte, un attore, ogni volta impersonavo il cattivo di turno.
Sono diventato un cecchino, un drogato, uno stupratore, un pedofilo, un
automobilista assassino, un ladro, un fuggitivo, un serial killer, un suicida,
un pappone, un alcolizzato e pure una prostituta… Non è stato facile, ma ho
ottenuto un ottimo risultato. Un esempio, la poesia La dose, parla
di un tossico che trova finalmente quello che cerca e a casa si buca nell’unico
posto dove è rimasto un piccolo spazio… l’ho fatta leggere a un amico ex
tossico, il quale mi ha confermato tutto e mi ha fatto i complimenti per il
coraggio di descrivere le nefandezze a cui sono costretti, e soprattutto la
dovizia dei particolari.
MTDD: Prima di concludere... So che hai
partecipato a GnaM Anno 1, 2011 e GnaM Anno 2, 2013,
eno-gastro-chiacchiere.
Cosa sono esattamente queste
“eno-gastro-chiacchiere”? Sono state presentate delle opere letterarie o si è
discusso di tematiche specifiche, e se sì, di quali?
RR: Non è stata una partecipazione,
semplicemente la storia dei miei tre anni a gozzovigliare. Mi spiego. Nel 2007
a Modena un webmaster crea Gusta Modena. Si tratta di un sito dove
chi partecipa scrive le recensioni dei ristoranti dove è andato a mangiare,
cercando di inserire il maggior numero di particolari, di mettere le proprie
sensazioni, il prezzo pagato e infine dare un voto, in cappelli da cuoco.
Avendo buone conoscenze nel settore informatico, in poco tempo mi ritrovo da
utente che invia le recensioni, a utente che scrive direttamente sul sito e
modera gli altri. Si crea così un gruppo di conoscenze, di amici virtuali che
ogni tanto diventano reali e si incontrano per cene degustative. Tre anni nei
quali interagisco con le mie recensioni fiume, dove parlo anche della storia
delle zone dei locali, condivido nelle sezioni dedicate le mie poesie, le mie
ricette di cucina, informazioni su cibi particolari o vini più o meno pregiati.
E nell’arco di tre anni, recensisco più di 200 ristoranti, dal 2007 a 2010,
anno in cui ho un ripensamento salutare: a causa di una recensione rifiutata da
un nuovo moderatore, che faceva ballottini, non diciamo quali, decido di
mollare l’osso e me ne vado. L’anno successivo penso bene di recuperare i miei
contributi, avevo nasato che c’era aria di crisi nell’organizzazione, anche a
causa di quel fattore che mi spinse all’abbandono; mi seguirono altri iscritti
che la pensavano come me. Infatti iniziò un lento declino e a tutt’oggi penso sia
in stallo, ma quei tempi non sono più ritornati. Lo zoccolo duro di Gusta
Modena era stato snobbato e costretto a lasciare, ma lasciando il
pallone si era sgonfiato.
Quindi recupero
tutto quello che ho scritto, catalogo sistemo e divido in tre puntate,
facendole sembrare tre momenti di una storia d’amore:
Volume Uno, Quando
e come l’amore si manifestò, Agosto 2007 - Agosto 2008, Primo anno: il
corteggiamento, Gli albori e il rodaggio
Volume Due, Quando
e come l’amore si consolidò, Agosto 2008 - Agosto 2009, Secondo anno: la
convivenza, Le conferme e la promozione
Volume Tre, Quando
e come l’amore si afflosciò, Agosto 2009 - Agosto 2010, Terzo anno: la
rottura, I tradimenti e la separazione
MTDD: Roberto,
coloro che volessero seguirti, contattarti o acquistare le tue pubblicazioni in
che modo potranno farlo?
RR: Per seguirmi possono trovarmi su facebook qui:
https://www.facebook.com/roberto.roganti.52/
oppure sul mio blog: https://poetineranti.blogspot.com
Discorso diverso
per le mie pubblicazioni.
Di quelle di cui
abbiamo parlato quasi tutte sono fuori catalogo, esaurite.
Sono ancora
acquistabili direttamente da me: Al mê SLANG ed Módna e Capsicum,
questo lo potete anche ordinare online qui:
https://seguiletueparole.it/prodotto/roberto-roganti-capsicum/
Prevedo comunque
la ristampa di Groggologia, decurtato dei racconti (nella prossima
intervista vi dirò perché) e Appunti poetici di un fornicatore di anime.
MTDD: Grazie, Roberto, per aver partecipato a questa intervista ed avere
presentato parte della tua produzione letteraria, ossia quella legata alle
poesie e ai racconti che hai scritto sino a oggi.
Ti aspetto per una
terza intervista per presentare al pubblico la tua produzione di gialli.
RR: Anche questa sta pian piano evolvendosi. Vi lascio una chicca…
durante il periodo del covid, come sapete c’era poco da fare, quindi ho scritto...
e ho scritto ben 6 gialli lunghi e 15 corti da sviluppare… quindi ne avremo da
parlare e ne avrete da poter leggere, se amate il genere… Gialli veloci, non
impegnativi, maneggevoli e con personaggi che esistono veramente.