Vorrei dirti – Romanzo di Maria Cristina Buoso
Recensione di Maria Teresa De Donato
“Vorrei dirti tante cose, ma per troppo tempo ho trattenuto le parole
dentro di me... Tu non sapevi dirmi ‘ti voglio bene’” (Buoso, 2024, p. 7)
Il difficile rapporto tra padre e figlia e la rispettiva incapacità di
comunicare nel modo appropriato i propri pensieri, ma soprattutto sentimenti ed
emozioni vengono evidenziati in questa pubblicazione dalla sua Autrice Maria
Cristina Buoso.
Nel romanzo, che assume il carattere di un diario personale, la sua protagonista Diva immagina di scrivere una lunga lettera al padre, aprendo il suo cuore e rivelandogli tutto quello che avrebbe voluto dirgli e che, per una ragione o per l’altra, non gli ha mai detto.
Il sentito e sofferto bisogno di avere la sua approvazione, di sapere che
lui fosse orgoglioso della propria figlia, di ricevere da suo padre quelle
dimostrazioni di amore e di affetto che tanto avrebbe desiderato e di cui
avrebbe avuto bisogno soprattutto alla morte di sua madre, avvenuta quando lei
aveva appena nove anni, rappresentano un peso eccessivo per Diva. In alcuni
momenti, sembrano toglierle la gioia di vivere e persino il respiro.
L’assenza del padre, anche negli istanti più importanti e tragici della
propria vita, creano sofferenza e moltiplicano i dubbi e i malintesi sulle eventuali
ragioni che potrebbero averlo spinto ad assumere un simile atteggiamento.
“Non mi hai mai detto ‘brava’, non hai mai avuto fiducia nelle mie
possibilità, mi hai sempre criticata e sminuita.” (p. 17)
La delusione è tanta nel ricordare come le aspettative siano sempre state
tradite, come i sogni e le speranze in relazione alla propria famiglia non si
siano mai realizzati: “... il dolore di allora non si è ancora completamente
mitigato e continua a bruciarmi insieme alle ferite che mi hai lasciato con la
tua indifferenza.” (p. 30)
Malgrado la sofferenza interiore, la frustrazione e la tristezza scaturite
dalla consapevolezza di come le cose siano andate e di come, al contrario,
sarebbero potute andare se ci fosse stata la capacità da parte di suo padre di
comprendere le esigenze di sua figlia e mostrarle l’affetto e le attenzioni che
così tanto desiderava, i ricordi che affiorano nella mente di Diva e il
conseguente sfogo che dà scrivendo questa sorta di diario, di lettera al padre,
la portano a un’analisi introspettiva.
Quest’ultima rafforza in lei il bisogno di incontrare suo padre, di
confrontarlo, di chiedere spiegazioni del suo comportamento, di capirne le
ragioni e anche di raccontargli della sua vita, quella che lei ha condotto da
quando ha lasciato la sua casa e dei successi, soprattutto professionali, che
ha avuto.
Così, dunque, tra un ricordo e l’altro, malgrado lo sfogo e le accuse
incalzanti, paradossalmente il risentimento si affievola mentre cresce l’esigenza
di incontrarsi, di riappacificarsi, di dirsi quanto bene ci si voglia e quanto
si sia sempre stati orgogliosi l’uno dell’altra. Il bisogno di abbattere quel
muro di silenzi che ha generato inutili e inspiegabili tensioni e malintesi si
fa, dunque, impellente costringendo Diva a partire alla ricerca di suo padre.
La Vita, però, nel frattempo è andata avanti per la sua strada e le
riserverà una grande e inaspettata sorpresa.
Il romanzo si conclude con una poesia che l’Autrice ha dedicato al padre
dopo la sua morte e i cui versi sono costituiti dai titoli dei capitoli.
In uno stile futurista che abbiamo già incontrato nella sua raccolta di
versi Schegge di parole, la metrica, di fatto inesistente, è sostituita
da parole apparentemente sconnesse e gettate lì sul foglio. Leggendole, tuttavia, appare un quadro
piuttosto chiaro di un uomo che, avendo lavorato duramente tutta la vita, ha
custodito dentro di sé segreti e sofferenze senza riuscire a manifestare ai
suoi cari, e soprattutto a sua figlia, il grande amore che ha avuto sempre nei
loro confronti e che, malgrado le apparenze, ha motivato tutte le sue scelte e
le sue decisioni.
Vorrei dirti
è un romanzo scritto con il cuore che indurrà il lettore a una profonda
riflessione sull’importanza di non giudicare mai le persone dalle apparenze
attribuendo motivi errati a certi loro comportamenti, ma di concedere piuttosto
il beneficio del dubbio in quanto il loro passato potrebbe nascondere segreti e
sofferenze indicibili di cui la persona stessa non è riuscita a liberarsi né,
tantomeno, ha avuto la forza e il coraggio di rivelare... tantomeno ai propri
figli.