Monday, December 23, 2024

Joys and Woes of Marriage in India - Review by Maria Teresa De Donato

 

Joys and Woes of Marriage in India

by Hemalatha Gnanasekar

 

Review by Maria Teresa De Donato

 



We have already encountered Hemalatha Gnanasekar's work through her publications Life Lessons from India—A Woman's Memoir and The Guilt Is Alive, which both allowed us to appreciate her nurturing, empathic, and caring nature and feel her deep and boundless Love for her family.

 

In Joys and Woes of Marriage in India, Hemalatha explores the cultural traditions and behaviors of young Indian married couples, highlighting the many issues they might face, especially during the first months of marriage.

 

The greatest challenge is moving into their in-laws' family, adjusting to their different ways of Life, and trying to get along with everybody. At times, however tricky and unpredictable these situations might be, they are the hardest and yet most educational life lessons one might get. They help young and married women refine their personalities, get out of their shells, and learn how to negotiate, compromise, and adapt.

Should problems arise between mothers-in-law and daughters-in-law, fiancés or even husbands will hardly side with their girlfriends or wives. Respect for parents and a highly regarded sense of duty are expected and demanded in the Indian cultural and family establishment.

 

The success of the new couple's married life will strongly depend on personality, adaptability, and ability to cope with unfamiliar and uncomfortable situations and requests expected by her in-laws.

 

The "marriage arrangement" organized and taken care of by a family member – usually a man, be it the father, an uncle, or the eldest son – is still rooted in Indian culture. Once consulted, the temple priest will recommend "the auspicious time for the marriage" after carefully examining the horoscopes of the spouses-to-be.

 

The result of these "alliances" between families can be very successful if the bride and the groom like each other, fall in love, and get along, or a total disaster if they do not. In the latter case, they will feel trapped in a marriage with no way out.

 

Regardless of Life's ups and downs and our ability or lack of ability to negotiate and adapt to the new, all issues—or most of them—can be quickly resolved when true Love, empathy, and patience lead our lives.

 

Hence, despite some evident differences among cultures, Hemalatha's message to the readers seems to be, "Sometimes all young ladies—and not just them—need to do to solve differences, misunderstandings, and difficult situations is to kindly talk to their husbands with an open heart while expressing their true feelings and worries about challenging situations they are being confronted with. Respect, kindness, and setting a good example can be instrumental to gaining their trust and unconditional Love and that of their in-laws.

 

Once again, through her gentle, kind approach and appealing writing style, the Author highlights the importance of love in our lives and the fact that true love can perform miracles if we only give it a chance. Thus, she reminds us that Love can happen at all ages and in the most sudden and unpredictable settings and ways.

 

Joys and Woes of Marriage in India is a beautiful publication I recommend to people of all ages, especially those interested in Indian culture and traditions.

 

Gioie e dolori del matrimonio in India - Recensione di Maria Teresa De Donato

 

Gioie e dolori del matrimonio in India

di Hemalatha Gnanasekar

 

Recensione di Maria Teresa De Donato

 

 


Abbiamo già incontrato il lavoro di Hemalatha Gnanasekar attraverso le sue pubblicazioni Life Lessons from India—A Woman's Memoir (Lezioni di vita dall'India: memorie di una donna e The Guilt Is Alive (Il senso di colpa è vivo) che ci hanno permesso di apprezzare la sua natura affabile, empatica e premurosa e di percepire il suo profondo e sconfinato amore per la propria famiglia.

In Joys and Woes of Marriage in India, Hemalatha esplora le tradizioni culturali e i comportamenti delle giovani coppie sposate indiane, evidenziando i numerosi problemi che potrebbero affrontare, soprattutto durante i primi mesi di matrimonio.

La sfida più grande è trasferisi a casa dei suoceri, adattarsi ai loro diversi stili di vita e cercare di andare d'accordo con tutti i membri della famiglia. A volte, per quanto difficili e imprevedibili possano essere queste situazioni, esse rappresentano le lezioni di vita più difficili e tuttavia più istruttive che si possano ricevere. Aiutano le donne giovani e sposate a raffinare la propria personalità, a uscire dal guscio e a imparare a negoziare, scendere a compromessi e adattarsi. Se dovessero sorgere problemi tra suocere e nuore, fidanzati o persino mariti difficilmente si schiereranno dalla parte delle loro fidanzate o mogli. Il rispetto per i genitori e un senso del dovere sono molto apprezzati, attesi e richiesti nell'establishment culturale e familiare indiano.

Il successo della vita coniugale della nuova coppia dipenderà fortemente dalla personalità, dall'adattabilità e dalla capacità di affrontare situazioni e soddisfare aspettative non familiari, e scomode, attese dai suoceri.

L'"accordo matrimoniale" organizzato e curato da un membro della famiglia, solitamente un uomo, che sia il padre, uno zio o il figlio maggiore, è ancora radicato nella cultura indiana. Una volta consultato, il sacerdote del tempio consiglierà "il momento propizio per il matrimonio" dopo aver esaminato attentamente gli oroscopi dei futuri sposi.

Il risultato di queste "alleanze" tra famiglie può essere molto positivo se la sposa e lo sposo si piacciono, si innamorano e vanno d'accordo, oppure un disastro totale nel caso questo non accadesse. In quest'ultima evenienza, gli sposi si sentiranno intrappolati in un matrimonio senza via d'uscita.

Indipendentemente dagli alti e bassi della vita e dalla nostra capacità o mancanza di capacità di negoziare e adattarci al nuovo, tutti i problemi, o la maggior parte di essi, possono essere rapidamente risolti quando il vero amore, l'empatia e la pazienza guidano le nostre vite.

Pertanto, nonostante alcune evidenti differenze tra le culture, il messaggio di Hemalatha ai lettori sembra essere: "A volte ciò che tutte le giovani donne, e non solo loro, devono fare per risolvere divergenze, incomprensioni e situazioni difficili è parlare gentilmente ai loro mariti con un cuore aperto, esprimendo i loro veri sentimenti e preoccupazioni sulle situazioni difficili che stanno affrontando. Rispetto, gentilezza e buon esempio possono essere fondamentali per ottenere la loro fiducia e il loro amore incondizionato e quello dei loro suoceri.

Ancora una volta, attraverso il suo approccio gentile e amorevole e il suo stile di scrittura accattivante, l'autrice sottolinea l'importanza dell'amore nella nostra vita e il fatto che il vero amore può fare miracoli se solo gli diamo la possibilità. Ci ricorda, qundi, che l'amore può arrivare a qualsiasi età e nei contesti e nei modi più improvvisi e imprevedibili.

Gioie e i dolori del matrimonio in India è una bellissima pubblicazione che consiglio a persone di tutte le età e in particolare a coloro che fossero interessati alla cultura e alle tradizioni indiane.

 

Freuden und Leiden der Ehe in Indien - Rezension von Maria Teresa De Donato

 

Freuden und Leiden der Ehe in Indien

von Hemalatha Gnanasekar

 

Rezension von Maria Teresa De Donato





Wir sind Hemalatha Gnanasekars Werk bereits durch ihre Veröffentlichungen Life Lessons from India – A Woman’s Memoir (Lebenslektionen aus Indien – Die Memoiren einer Frau) und The Guilt Is Alive (Die Schuld lebt) begegnet, die uns ihre fürsorgliche, empathische und liebevolle Art schätzen und ihre tiefe und grenzenlose Liebe zu ihrer Familie spüren ließen.

In Joys and Woes of Marriage in India untersucht Hemalatha die kulturellen Traditionen und Verhaltensweisen junger indischer Ehepaare und hebt die vielen Probleme hervor, mit denen sie konfrontiert werden können, insbesondere in den ersten Monaten der Ehe.

Die größte Herausforderung besteht darin, in die Familie der Schwiegereltern zu ziehen, sich an ihre unterschiedlichen Lebensweisen anzupassen und zu versuchen, mit allen auszukommen. Egal wie schwierig und unvorhersehbar diese Situationen manchmal auch sein mögen, sie sind die schwierigsten und doch lehrreichsten Lektionen, die man im Leben lernen kann. Sie helfen jungen und verheirateten Frauen, ihre Persönlichkeit zu verfeinern, aus sich herauszukommen und zu lernen, wie man verhandelt, Kompromisse schließt und sich anpasst. Sollte es zwischen Schwiegermüttern und Schwiegertöchtern zu Problemen kommen, werden Verlobte oder sogar Ehemänner kaum Partei für ihre Freundinnen oder Ehefrauen ergreifen. Respekt für die Eltern und ein hohes Pflichtbewusstsein werden im indischen Kultur- und Familienestablishment erwartet und gefordert.

Der Erfolg des Ehelebens des neuen Paares wird stark von der Persönlichkeit, Anpassungsfähigkeit und der Fähigkeit abhängen, mit ungewohnten und unangenehmen Situationen und den Anforderungen der Schwiegereltern umzugehen.

Die „Ehevereinbarung“, die von einem Familienmitglied – normalerweise einem Mann, sei es der Vater, ein Onkel oder der älteste Sohn – organisiert und betreut wird, ist noch immer in der indischen Kultur verwurzelt. Nach Rücksprache wird der Tempelpriester nach sorgfältiger Prüfung der Horoskope der zukünftigen Ehepartner „den günstigsten Zeitpunkt für die Hochzeit“ empfehlen.

Das Ergebnis dieser „Allianzen“ zwischen Familien kann sehr erfolgreich sein, wenn Braut und Bräutigam sich mögen, sich verlieben und miteinander auskommen, oder ein totales Desaster, wenn dies nicht der Fall ist. Im letzteren Fall werden sie sich in einer Ehe gefangen fühlen, aus der es keinen Ausweg gibt.

Ungeachtet der Höhen und Tiefen des Lebens und unserer Fähigkeit oder Unfähigkeit, zu verhandeln und uns an das Neue anzupassen, können alle Probleme – oder die meisten davon – schnell gelöst werden, wenn wahre Liebe, Empathie und Geduld unser Leben bestimmen.

Trotz einiger offensichtlicher Unterschiede zwischen den Kulturen scheint Hemalathas Botschaft an die Leser zu sein: „Manchmal müssen junge Frauen – und nicht nur sie – zur Lösung von Meinungsverschiedenheiten, Missverständnissen und schwierigen Situationen nur freundlich und offen mit ihren Ehemännern sprechen und dabei ihre wahren Gefühle und Sorgen über die schwierigen Situationen ausdrücken, mit denen sie konfrontiert sind. Respekt, Freundlichkeit und ein gutes Beispiel können entscheidend dazu beitragen, ihr Vertrauen und ihre bedingungslose Liebe sowie das ihrer Schwiegereltern zu gewinnen.

Durch ihre sanfte, freundliche Herangehensweise und ihren ansprechenden Schreibstil unterstreicht die Autorin erneut die Bedeutung der Liebe in unserem Leben und die Tatsache, dass wahre Liebe Wunder vollbringen kann, wenn wir ihr nur eine Chance geben. So erinnert sie uns daran, dass Liebe in jedem Alter und in den plötzlichsten und unvorhersehbarsten Situationen und auf die unerwartetste und unvorhersehbarste Art und Weise geschehen kann.

Joys and Woes of Marriage in India ist eine wunderschöne Veröffentlichung, die ich Menschen jeden Alters empfehle, insbesondere denen, die sich für indische Kultur und Traditionen interessieren.

 

Wednesday, December 18, 2024

Arthur Leslie Benjamin (UK)

 

(Sydney, September 18, 1893 – London, April 10, 1960) 


He was an Australian composer, pianist and conductor, best known for his Storm Clouds Cantata, featured in Alfred Hitchcock's film The Man Who Knew Too Much.

His first public appearance as a pianist dates back to 1899, when Benjamin was only 6 years old. Only three years later, he began the actual study of music, and in 1911, he had the opportunity to enter the prestigious Royal College of Music in London, where he studied with masters such as Charles Villiers Stanford, Thomas F Dunhill,, he returned to Australia, where he taught piano at the New South Wales State Conservatorium of Music and Frederick Cliffe. After fighting in the Royal Air Force during the First World War he returned to Australia, where he taught piano at the New South Wales State Conservatorium of Music, before returning with the same professorship at the Royal College of Music in London. Among his best students of the time, we can find artists such as Muir Mathieson, Peggy Glanville-Hicks, Miriam Hyde, Joan Trimble, Stanley Bate, Bernard Stevens, Lamar Crowson, Alun Hoddinott and Benjamin Britten, whose "Holiday Diary" (suite for solo piano) is dedicated to Benjamin, as it tries to imitate the "mannerist" part of the Australian composer. In the wake of his growing success in 1926 he performed the national premiere of George Gershwin's Rhapsody in Blue.

In 1941, after moving to Vancouver, Canada, he was appointed director of the CBC Orchestra, a position he held until 1946 and which gave him fame throughout the New Continent, practically becoming the musical point of reference for all of Canada and beyond. . In this same period he had the opportunity to perform hundreds of concerts, as well as play for the radio and teach in several prestigious Canadian and American institutes.

Continuing his compositional work and teaching, he returned to England, to resume his post at the Royal College of Music (1946). Some of his most important works date back to these years, such as the Harmonica Concerto (1953), the ballet 'Orlando's Silver Wedding' (1951), 'Tombeau de Ravel' for clarinet and piano, the second string quartet (1959) and the Wind Quintet (1960). He had a deep admiration for Maurice Ravel, whose influence is very clear in 'Tombeau de Ravel' and the earlier 'Suite' of 1926 for solo piano.
Compared to more or less contemporary symphonies - Vaughan Williams' Sixth, Bax's Seventh, Britten's Requiem Symphony, Stravinsky's Symphony in C major, Copland's Third, Hindemith's Symphony in E flat major, for example - Benjamin's music hardly it startles or surprises. But you can hear it. The idiom is closer to Bax than anyone else. The opening movement should lower like a sky filled with storm clouds and thunder. Lyndon-Gee also appears to have little understanding of the architecture of the piece. One reviewer described this motivated work as "rhapsodic". It wasn't a compliment. 

He died in 1960 from complications of an illness (possibly hepatitis) contracted while on holiday with his wife in Sri Lanka.

Arthur Leslie Benjamin (ITA)

(Sydney, 18 settembre 1893 – Londra, 10 aprile 1960) 


È stato un compositore, pianista e direttore d'orchestra australiano, conosciuto maggiormente per la sua Storm Clouds Cantata, contenuta nel film di Alfred Hitchcock L'uomo che sapeva troppo.

La sua prima apparizione in pubblico come pianista risale al 1899, quando Benjamin aveva solo 6 anni. Solo tre anni dopo cominciò lo studio vero e proprio della musica e nel 1911 ebbe la possibilità di entrare nel prestigioso Royal College of Music di Londra, dove studiò con maestri quali Charles Villiers Stanford, Thomas F Dunhill e Frederick Cliffe. Dopo aver combattuto nell'aviazione reale durante la Prima guerra mondiale tornò in Australia, dove insegnò pianoforte presso il New South Wales State Conservatorium of Music, per ritornare poi, con la medesima cattedra presso il Royal College of Music di Londra. Fra i suoi migliori alunni dell'epoca possiamo ritrovare artisti quali Muir Mathieson, Peggy Glanville-Hicks, Miriam Hyde, Joan Trimble, Stanley Bate, Bernard Stevens, Lamar Crowson, Alun Hoddinott e Benjamin Britten, il cui "Holiday Diary" (suite per piano solo) è per l'appunto dedicata a Benjamin, poiché cerca di imitare la parte "manierista" del compositore australiano. Sull'onda del suo crescente successo nel 1926 eseguì la prima nazionale della Rapsodia in blu di George Gershwin.

Nel 1941, dopo essersi trasferito a Vancouver in Canada fu designato direttore della CBC Orchestra, posto che mantenne fino al 1946 e che gli fu donò fama in tutto il Nuovo Continente, diventando egli praticamente il punto di riferimento musicale per tutto il Canada e non solo. In questo stesso periodo ebbe modo di eseguire centinaia di concerti, oltre che di suonare per la radio e di insegnare in diversi prestigiosi istituti canadesi e statunitensi.

Continuando nella sua opera compositiva e nel suo insegnamento, ritornò in Inghilterra, per riprendere il suo posto al Royal College of Music (1946). A questi anni risalgono alcuni dei suoi lavori più importanti, quali l'Harmonica Concerto (1953), il balletto ‘Orlando's Silver Wedding' (1951), ‘Tombeau de Ravel' per clarinetto e piano, il secondo quartetto d'archi (1959) e il quintetto di fiati (1960). Ebbe una profonda ammirazione per Maurice Ravel, la cui influenza è molto chiara in ‘Tombeau de Ravel' e nella più precedente ‘Suite' del 1926 per piano solo.
Rispetto alle sinfonie più o meno contemporanee - Sesta di Vaughan Williams, Settima di Bax, Sinfonia da Requiem di Britten, Sinfonia in do maggiore di Stravinsky, Terza di Copland, Sinfonia in mi bemolle maggiore di Hindemith, ad esempio - la musica di Benjamin difficilmente fa sussultare o sorprende. Ma si sente. L'idioma si avvicina a Bax più di chiunque altro. Il movimento di apertura dovrebbe abbassarsi come un cielo pieno di nubi temporalesche e tuoni. Lyndon-Gee sembra anche avere poca comprensione dell'architettura del pezzo. Un recensore ha descritto questo lavoro motivato come "rapsodico". Non era un complimento. 

Morì nel 1960 per complicazioni di una malattia (forse epatite) contratta mentre era in vacanza con la moglie nello Sri Lanka.  

Arthur Leslie Benjamin (DE)

(Sydney, 18. September 1893 – London, 10. April 1960) 


Er war ein australischer Komponist, Pianist und Dirigent, der vor allem für seine Sturmwolkenkantate bekannt war, die in Alfred Hitchcocks Film „Der Mann, der zu viel wusste“ vorkam.

Seinen ersten öffentlichen Auftritt als Pianist datierte er im Jahr 1899, als Benjamin erst 6 Jahre alt war. Nur drei Jahre später begann er mit dem eigentlichen Musikstudium und 1911 hatte er die Gelegenheit, das renommierte Royal College of Music in London zu besuchen, wo er bei Meistern wie Charles Villiers Stanford, Thomas F. Dunhill und Frederick Cliffe studierte. Nachdem er im Ersten Weltkrieg in der Royal Air Force gekämpft hatte, kehrte er nach Australien zurück, wo er Klavier am New South Wales State Conservatorium of Music unterrichtete, bevor er mit derselben Professur an das Royal College of Music in London zurückkehrte. Zu seinen besten Schülern seiner Zeit zählen Künstler wie Muir Mathieson, Peggy Glanville-Hicks, Miriam Hyde, Joan Trimble, Stanley Bate, Bernard Stevens, Lamar Crowson, Alun Hoddinott und Benjamin Britten, dessen „Holiday Diary“ (Suite für Soloklavier) ist Benjamin gewidmet, da es versucht, den „manieristischen“ Part des australischen Komponisten zu imitieren. Im Zuge seines wachsenden Erfolgs führte er 1926 die landesweite Erstaufführung von George Gershwins Rhapsody in Blue auf.

1941, nach seinem Umzug nach Vancouver, Kanada, wurde er zum Direktor des CBC Orchestra ernannt, eine Position, die er bis 1946 innehatte und die ihm auf dem gesamten neuen Kontinent Ruhm verschaffte und praktisch zum musikalischen Bezugspunkt für ganz Kanada und darüber hinaus wurde. Im gleichen Zeitraum hatte er die Gelegenheit, Hunderte von Konzerten zu geben, im Radio zu spielen und an mehreren renommierten kanadischen und amerikanischen Instituten zu unterrichten.

Er setzte seine kompositorische Arbeit und Lehrtätigkeit fort und kehrte nach England zurück, um seine Stelle am Royal College of Music wieder aufzunehmen (1946). Einige seiner wichtigsten Werke stammen aus diesen Jahren, wie das Harmonikakonzert (1953), das Ballett „Orlandos Silberne Hochzeit“ (1951), „Tombeau de Ravel“ für Klarinette und Klavier, das zweite Streichquartett (1959) und das Bläserquintett (1960). Er hegte eine tiefe Bewunderung für Maurice Ravel, dessen Einfluss in „Tombeau de Ravel“ und in der früheren „Suite“ für Soloklavier von 1926 deutlich zu erkennen ist.
Im Vergleich zu mehr oder weniger zeitgenössischen Symphonien – zum Beispiel Vaughan Williams‘ Sechste, Bax‘ Siebte, Brittens Requiem-Symphonie, Strawinskys C-Dur-Symphonie, Coplands Dritte, Hindemiths Es-Dur-Symphonie – überrascht oder überrascht Benjamins Musik kaum. Aber man kann es hören. Die Redewendung ist Bax näher als jedem anderen. Der Eröffnungssatz sollte sich senken wie ein Himmel voller Gewitterwolken und Donner. Lyndon-Gee scheint auch wenig Verständnis für die Architektur des Stücks zu haben. Ein Rezensent beschrieb diese motivierte Arbeit als „rhapsodisch“. Es war kein Kompliment. 

Er starb 1960 an den Folgen einer Krankheit (möglicherweise Hepatitis), die er sich während eines Urlaubs mit seiner Frau in Sri Lanka zugezogen hatte. 

Wednesday, December 4, 2024

Amy Beach (UK)

(Henniker 1867 - New York 1944)


Amy Marcy Cheney Beach, pianist and composer, was the first American woman to write a symphony entitled Sinfonia Gaelica. Her mother was a pianist, and she immediately noticed her daughter's great talent, but she disapproved of her; since the age of two Amy knew musical writing and was able to improvise; At four she composed her first piece, and at seven, she performed in public, performing pieces by Handel, Beethoven, Chopin and her own compositions. However, her mother continued to hinder her prodigy, preventing Amy from using the piano; she was thus forced to play her little compositions on an imaginary keyboard.

When she was eight, the family moved to Boston; Amy began taking piano, harmony, counterpoint, and composition lessons. At sixteen, she made her debut as a solo pianist with the Boston Symphony Orchestra.
But her life changed direction at the age of eighteen, when she married the well-known physicist Henry Harris Aubrey Beach (whose initials H.H.A. Beach gave the name to many of Amy's compositions), twenty-five years her senior, who convinced him to dedicate himself to composition, thus abandoning his solo career, except for charitable occasions or to present his new works.

Amy Cheney Beach composed a mass, a symphony, an opera, concerts, sonatas, choral, and sacred music. She also wrote many poems, which she set to music together with those written by her husband.
Deeply romantic in spirit, his compositional style was rich in melodic creativity and unexpected rhythmic superpositions, to the point of sometimes recalling the sounds of Brahms and Rachmaninoff, but also exotic harmonies and tones that corresponded, in his poetics, to precise colors (the I was yellow, the sun was red).

Upon the death of her husband, Amy resumed performing in concert until the last years of her life, spent in a state of poor health in her apartment in New York, where she died of a heart attack. 

Amy Beach (ITA)

(Henniker 1867 - New York 1944)


Amy Marcy Cheney Beach, pianista e compositrice, fu la prima donna americana a scrivere una sinfonia dal titolo Sinfonia Gaelica. Sua madre era pianista e notò da subito il grandissimo talento della figlia, ma disapprovava; sin dall’età di due anni Amy conosceva la scrittura musicale ed era in grado di improvvisare; a quattro compose il primo brano e a sette si esibì in pubblico, eseguendo brani di Handel, Beethoven, Chopin e composizioni proprie. La madre però continuava a ostacolare il prodigio, impedendo ad Amy di utilizzare il pianoforte; lei era così costretta a suonare le sue piccole composizioni su una tastiera immaginaria.

Quando aveva otto anni la famiglia si trasferì a Boston; Amy iniziò a prendere lezioni di pianoforte, armonia, contrappunto e composizione; a sedici anni debuttò come pianista solista con la Boston Symphony Orchestra.
Ma la sua vita cambiò direzione all’età di diciotto anni, quando si sposò con il noto fisico Henry Harris Aubrey Beach (le cui iniziali H.H.A. Beach diedero il nome a molte composizioni di Amy), più anziano di lei di venticinque anni, che la convinse a dedicarsi alla composizione, abbandonando così la carriera solistica, eccetto che per occasioni a scopo benefico o per presentare i suoi nuovi lavori.

Amy Cheney Beach compose una messa, una sinfonia, un’opera, concerti, sonate, musica corale e sacra, scrisse tante poesie, che musicò assieme a quelle scritte dal marito.
Di spirito profondamente romantico, il suo stile compositivo era ricco di creatività melodica e inattese sovrapposizioni ritmiche, al punto da richiamare talvolta le sonorità di Brahms e Rachmaninoff, ma anche armonie esotiche e tonalità che corrispondevano, nella sua poetica, a dei colori precisi (il mi era il giallo, il sol il rosso).

Alla morte del marito Amy riprese a esibirsi in concerto fino agli ultimi anni di vita, trascorsi in uno stato di salute inferma nel proprio appartamento di New York, dove morì per un attacco di cuore. 

Amy Beach (DE)

(Henniker 1867 - New York 1944)


Amy Marcy Cheney Beach, Pianistin und Komponistin, war die erste Amerikanerin, die eine Symphonie mit dem Titel Sinfonia Gaelica schrieb. Ihre Mutter war Pianistin und bemerkte sofort das große Talent ihrer Tochter, missbilligte es jedoch; Seit ihrem zweiten Lebensjahr kannte Amy das Schreiben von Musik und konnte improvisieren; mit vier komponierte er sein erstes Stück und mit sieben trat er öffentlich auf und spielte Stücke von Händel, Beethoven, Chopin und seine eigenen Kompositionen. Ihre Mutter behinderte das Wunderkind jedoch weiterhin und hinderte Amy daran, das Klavier zu benutzen; Sie war daher gezwungen, ihre kleinen Kompositionen auf einer imaginären Tastatur zu spielen.
Als er acht Jahre alt war, zog die Familie nach Boston; Amy begann Klavier-, Harmonie-, Kontrapunkt- und Kompositionsunterricht zu nehmen; mit sechzehn Jahren debütierte er als Solopianist beim Boston Symphony Orchestra.

Doch im Alter von achtzehn Jahren änderte sich ihr Leben, als sie den bekannten Physiker Henry Harris Aubrey Beach (dessen Initialen H.H.A. Beach vielen von Amys Kompositionen den Namen gaben) heiratete, der fünfundzwanzig Jahre älter war als sie und ihn davon überzeugte, sich ihr zu widmen widmete sich der Komposition und gab damit seine Solokarriere auf, außer für wohltätige Anlässe oder zur Präsentation seiner neuen Werke.

Amy Cheney Beach komponierte eine Messe, eine Symphonie, eine Oper, Konzerte, Sonaten, Chor- und Kirchenmusik, sie schrieb viele Gedichte, die sie zusammen mit denen ihres Mannes vertonte.
Sein Kompositionsstil war von tiefem romantischem Geist und reich an melodischer Kreativität und unerwarteten rhythmischen Überlagerungen, bis er manchmal an die Klänge von Brahms und Rachmaninow erinnerte, aber auch an exotische Harmonien und Töne, die in seiner Poetik präzisen Farben entsprachen (das I war gelb, die Sonne war rot).

Nach dem Tod ihres Mannes trat Amy wieder auf, bis sie ihre letzten Lebensjahre in einem schlechten Gesundheitszustand in ihrer Wohnung in New York verbrachte und an einem Herzinfarkt starb.