Meravigliosa Italia:
Visitando Villa
Badoèr con Maria Cristina Buoso
di Maria Teresa De Donato
Amici carissimi oggi continuiamo a viaggiare nella
nostra Meravigliosa Italia con l’amica e collega Maria Cristina, Autrice e Blogger.
Maria Cristina ha partecipato molto attivamente, insieme ad altri colleghi ed
amici, a questa mia Rubrica e invito voi tutti a leggere gli altri articoli per
farvi ispirare dalle varie località che sono state presentate nonché dalle
apprezzatissime ricette che potrete gustare visitando soprattutto il suo
territorio. Di recente ha iniziato a presentarci le Ville Venete, alcune
delle quali furono progettate e realizzate dal famoso architetto Andrea
Palladio.
Oggi ne prenderemo in considerazione una in particolare: Villa
Badoèr
Auguro a voi tutti una buona lettura!
MTDD: Ciao Maria Cristina e benvenuta di nuovo in questo
mio Blog e Salotto Culturale Virtuale.
MCB: Grazie
a te, Maria Teresa, per il tuo invito.
MTDD: Come ho appena accennato, oggi ci porterai, anche se
solo virtualmente, a visitare una delle Ville Venete e precisamente Villa
Badoèr.
Cosa puoi dirci di questa Villa?
MCB: Villa Badoèr, detta “La Badoèra”, si trova a Fratta Polesine (un comune poco
distante da Rovigo); è stata progettata dall’architetto Andrea Palladio nel
1554-1555 circa su commissione di Francesco Badoèr, discendente
di un’illustre famiglia della Serenissima. L’edificio, assieme ad
altre ville palladiane del Veneto, è inserito dal 1996 nella lista
dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.
MTDD: Ci fu un
motivo specifico per cui fu fatta costruire questa Villa?
MCB: Sì. In quel periodo storico, l’aristocrazia
veneziana aveva cominciato a preferire l’entroterra per favorire i propri
investimenti, spesso derivati dai redditi mercantili. Le Ville Venete diventarono così
un simbolo di questo loro “mondo”.
Francesco Badoèr voleva un presidio
dal quale amministrare la proprietà e mostrare il suo status sociale ed
economico.
MTDD: Quali sono le caratteristiche
principali di questa Villa?
MCB: L’edificio si trova sopra un antico castello medievale.
La facciata principale richiama l’armonia dei templi greci, con il timpano
triangolare e il colonnato d’ordine ionico raggiungibile attraverso la
scalinata.
Le barchesse disposte a semicerchio
sono un esempio unico nel loro genere tra le ville palladiane, hanno
forme curve e, insieme al colonnato in stile tuscanico, accolgono il
visitatore.
Da notare che il pronao e il
piano nobile hanno affreschi con scene allegoriche, pastorali, mitologiche e a
tratti grottesche e sono opera del pittore Giallo Fiorentino.
È la prima villa in cui l'architetto
padovano utilizzò interamente un pronao con frontone in facciata, ed è
anche l'unica realizzata in territorio polesano.
(Affreschi di Villa Badoer del pittore Giallo Fiorentino, metà del XVI secolo.)
(Copyright free foto)
Chi desiderasse avere ulteriori informazioni
su questa Villa potrà farlo visitando i seguenti siti:
http://www.villevenete.net/tutte_le_ville/villa_badoer_detta_la_badoera/
https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Badoer
https://www.beniculturalionline.it/location-1826_Villa-Badoer.php
https://www.culturaveneto.it/it/beni-culturali/ville-venete/6494af48b282ae2b52bb4885
MTDD: Molto affascinante anche questa Villa. Grazie, Maria
Cristina, per le tue ricerche e per presentarci sempre attrattive così
interessanti da un punto di vista artistico, culturale, storico ed
architettonico.
Concludiamo anche oggi la nostra
intervista con una tua ricetta locale?
MCB: Certamente! Oggi vi propongo il Fegato alla Veneziana.
Ricetta
Fegato alla veneziana
Si tratta di un piatto tipico veneto
semplice e gustoso, che una volta era per i poveri e oggi è un piatto ricercato
con diverse varianti.
Una volta si usava per lo più il
fegato di maiale, ma potete usare anche quello di vitello o vitellone, entrambi
più teneri.
Per 500 gr. di fegato utilizzare 400
gr. di cipolla bianca tritata molto fine, una manciata di prezzemolo tritato
anche lui, (se non ricordo male mia
mamma non lo usava). Mettere sul fuoco un tegame con olio e
un po’ di burro (mia madre non usava neanche il burro). Quando
l’olio è caldo aggiungere il trito, farlo rosolare e continuarne lentamente
la cottura a fuoco basso, aggiungendo un po’ d’acqua e tenendo il tegame chiuso
da un coperto fino a che la cipolla non sia stufata. Controllare la cottura per
evitare che il trito con la cipolla si bruci. Mettete poi, nel tegame le
fettine di fegato infarinate, rigiratele e aggiungete – se serve ancora – un
po’ di acqua calda per continuarne la cottura fino alla fine, bastano pochi
minuti circa 5 o 10. Assaggiate per accertarvi se dovete aggiungere sale e pepe
e poi servite con purè o polenta o pane riscaldato.
Buon appetito!