Un ultimo viaggio ancora
di Flavio Uccello
Recensione di Maria Teresa De Donato
Dopo aver letto e recensito il suo primo romanzo Il Rombo della Fenice
(Uccello, 2022 – Amazon), essendomi resa conto delle conoscenze tecniche nonché
dell’entusiasmo e della passione di Flavio Uccello per il mondo delle moto e
delle corse, mi ero preparata, psicologicamente e mentalmente in ‘pole
position’, a godermi con la lettura di Un ultimo viaggio ancora un’altra
grande avventura e, più precisamente questa volta, un evento sportivo passato
alla storia: la Parigi-Dakar del 1985.
Protagonista del romanzo, o meglio, della sua prima parte, è Antonio
Servillo, detto Tony, un giovane nominato ben presto Capitano di Corvetta della
Marina Militare Italiana. Sposato con la sua bellissima Giovanna, dagli occhi
azzurri e dai capelli biondi, con cui avrà in seguito la piccola Stefania, e
pur avendo già la strada spianata per una brillante carriera, sin da ragazzo
Tony ha un sogno nel cassetto: partecipare alla Parigi-Dakar.
Grazie all’aiuto di un suo superiore che lo stima e gli è sinceramente
affezionato come fosse un padre, l’Ammiraglio Cornelli, Tony ottiene non solo
l’approvazione della stessa Marina a partecipare all’evento sportivo della sua
vita, ma anche a trovare gli sponsor. Con la sua Yamaha XT600Z, nota come
Tènèrè, nuova di zecca, questo giovane Capitano di Corvetta si prepara a
partire “per la settima edizione della gara più dura della storia” (p. 8) con
lo spirito e l’entusiasmo di chi pensa che quella sarà la più grande avventura
della sua vita.
Dopo le missioni in Libano, Tony si era preso un periodo di congedo subito
dopo essersi sposato con la sua amata Giovanna e passando “notti in bianco a
fantasticare sui deserti dell’Africa, sulla moto che [avrebbe] guidato, sui
mari di folla festante intorno a [lui] al traguardo...” (p. 9)
Ultimate la prova generale e le numerose modifiche apportate alla Yamaha
dai meccanici per adattarla alle varie tipologie di terreno che avrebbe dovuto
affrontare, “dal fango francese alla sabbia africana” (p. 12), e con il logo sulla
moto “formato da una nave che solca il mare in tempesta, ... simbolo riportato
in più parti sulla tuta... e sul serbatoio della moto” (p. 11) Tony, del team
della Cornelli Racing, parte finalmente per questa sua avventura. Per
l’occasione è circondato da “auto da corsa, camion, fuoristrada, moto, sidecar
e tanto altro... divisi tra team privati, come il suo, e i team ufficiali,
dotati di mezzi all’avanguardia e piloti di esperienza incredibile.” (p. 13)
Pur avendo partecipato a operazioni militari che lo avevano portato “sulle
coste e nell’entroterra del Libano... atte a difendere profughi palestinesi e
popolazione libanese dagli scontri armati della guerra civile” e aver
testimoniato con i propri occhi il significato delle parole ‘fame’ e
‘disperazione’ (p. 15) Tony desidera ora conoscere l’Africa “e viverla lontano
dai conflitti e dalle ingiustizie della guerra. Mettere in gioco se stesso contro
gli elementi e trovare il senso ultimo dell’esistenza...” (p. 15)
Questa esperienza lo trasforma profondamente cambiandogli anche la veduta
che ha avuto fino a quel momento dei bambini – che tra l’altro vuole avere con
la sua Giovanna – i quali da “fastidiosi
e rumorosi” diventano, grazie all’incontro con quelli africani, “dai sorrisi
dolci e voci allegre”. (p. 16)
Il viaggio presenta innumerevoli sfide, ma una delle lezioni fondamentali
che apprenderà è che nel momento del bisogno devi essere pronto ad aiutare
l’altro senza riserve – proprio come lui farà con John – e che lo stesso aiuto
che darai tu, quando ne avrai bisogno, ti verrà offerto da qualcuno, il buon
samaritano o angelo di turno, che apparirà sul tuo cammino, come nel suo caso
saranno gli incontri con i fratelli Francesco e Lara e, successivamente, con il
cowboy spagnolo Miguelito che lo ospiterà nel suo ranch.
Lungo il tragitto Tony s’imbatte in ogni sorta di bellezza paesaggistica e
artistica, tra cui il giardino botanico di El Hamma, in Algeria, oltre a “un
tripudio di fiori, palme e terrazzamenti... colline verdeggianti, piene di
coltivazioni” (p. 16) ma anche alle “pietre nere arse dal sole” e alle “infinite
e immateriali dune del deserto sahariano”. (p. 17)
Se Tony pensava che gli incidenti di percorso e le sfide affrontate nel
deserto tra illusioni ottiche causate dai giochi di luce e di ombra creati
dalle dune, le impennate e i salti nel vuoto con la moto, quando si scambiano
le depressioni per pendenze, e gli incontri non sempre sereni con i Tuareg del
deserto fossero tra le peggiori cose che potessero capitargli nella vita,
quest’ultima, dal canto suo, gli dimostrerà il contrario.
Così mentre sarà completamente catapultato con grande abilità da parte
dell’Autore nelle sfide legate a questo storico evento sportivo, ossia la
Parigi-Dakar del 1985, alle difficoltà tecniche e non solo che il giovane uomo
incontrerà in questa sua straordinaria avventura, uscendo da questa sorta di
stato ipnotico, il lettore si renderà improvvisamente conto che il protagonista
è cambiato e non è più necessariamente Tony, che pur continua a rivestire un
ruolo primario nella narrazione, ma la Vita stessa. Tutte le avventure, le disavventure,
le ‘curve’, ‘i tracciati insidiosi’, le sterzate a destra, a sinistra, le
impennate e le ricadute non sono altro che simboli, ossia le metafore stesse
della Vita, quella reale, con tutti i successi, gli insuccessi, le prove e le
‘sorprese’ non sempre piacevoli che ti presenta sul tuo cammino, con la sua totale
e indiscussa imprevedibilità.
Il romanzo diventa il romanzo delle scelte, quelle che facciamo con gioia e
in armonia con i nostri desideri, le nostre passioni e la nostra ‘chiamata’ e
quelle che ci sentiamo costretti a fare perché certe situazioni – magari
proprio quelle familiari – ce lo impongono. Quella che faremo sarà la scelta
giusta o si rivelerà sbagliata? Il nostro Destino è già segnato in un senso o
nell’altro? Non lo sapremo mai o forse lo scopriremo solo alla fine della
nostra esistenza.
Il libro, scritto in un linguaggio tanto semplice quanto accattivante,
appassionerà il lettore tenendolo inchiodato e con il fiato sospeso dalla prima
all’ultima pagina. In questa seconda pubblicazione si nota anche una crescita
ed una più elevata maturità raggiunta da Flavio come Scrittore. Malgrado, come
nel caso della sua precedente pubblicazione, l’interesse e la passione per lo
sport, e in modo particolare per quello delle moto e delle corse, rimangano
comuni denominatori, Un ultimo viaggio ancora diventa anche e
soprattutto il romanzo dell’Etica e della Morale, umana prima ancora che
professionale; della Coscienza che si guarda allo specchio, si ravvede e sente
il bisogno di riscattarsi, di fare giustizia malgrado il male che si è fatto e
le pene che sono state inflitte ingiustamente a causa nostra. È il romanzo del
Bene che è insito nell’Uomo e che, pur venendo a volte soffocato per le ragioni
più diverse, in molti comunque riaffiora proprio nel momento più inaspettato,
quando tutto sembra perso e la possibilità del pentimento remota.
È proprio in quel momento, quando ci si rende conto del tiro mancino che la
Vita ci ha giocato e dell’illusione ottica che abbiamo vissuto, che il senso di
sconforto, di abbattimento che la presa di coscienza ci impone diventa un
macigno insopportabile da portare. È un macigno di cui abbiamo assolutamente
bisogno di liberarci e che rimuoviamo condividendolo – nei limiti e nei modi a
noi possibili – con un improvviso ed altrettanto inaspettato interlocutore, che
può essere, perché no, addirittura un bambino innocente.
C’è sempre, quindi, tempo per ravvedersi, per invertire la rotta ed operare
il Bene, per aiutare qualcuno, per contribuire a migliorare la loro vita, per
chiedere perdono, in un certo senso, per riscattarci dal male che abbiamo
inflitto.
Un ultimo viaggio ancora è, dunque, un romanzo scritto con il cuore da un giovane
Autore che, oltre alle indiscusse capacità narrative, mostra di avere una
grande Etica Morale ed uno spiccato interesse non solo per lo sport, ma anche e
soprattutto per aspetti psicologici e sociali. Questi ultimi Flavio li evidenzia
nei suoi racconti attraverso la creazione di personaggi particolari la cui
condotta mette in luce l’importanza della correttezza nei rapporti, della
solidarietà umana, le circostanze imprevedibili in cui ci si può ritrovare
quando ci si imbatte in situazioni più grandi di noi, che non ci siamo andati a
cercare, ma che ci si sono manifestate travolgendoci malgrado fino a quel
momento le avessimo non solo evitate ma persino combattute.
Un ultimo viaggio ancora è una bellissima pubblicazione che appassionerà il
lettore inducendolo all’analisi interiore e ad una profonda riflessione su
tematiche importanti e persino scottanti.