Friday, May 7, 2021

Ebraismo dai tempi biblici ad oggi: La storia di un popolo in perenne movimento (Seconda Parte) - Intervista ad Aldo Villagrossi Crotti - di Maria Teresa De Donato

 

Ebraismo dai tempi biblici ad oggi:

La storia di un popolo in perenne movimento

(Seconda Parte)

Intervista ad Aldo Villagrossi Crotti

di Maria Teresa De Donato


 

Cari lettori e care lettrici, oggi sono molto felice di proporvi la seconda parte dell’intervista con l’amico e collega Autore Aldo Villagrossi Crotti che molti di voi già conoscono e che è stato più volte mio graditissimo ospite.

Come ho menzionato in passato, Aldo è un personaggio poliedrico che mi ricorda in parte Albert Einstein ed in parte Woody Allen, per ragioni che non sto qui ad elencare, ma che invito voi tutti a scoprire attraverso la lettura dei precedenti articoli che lo riguardano, ossia Ebraismo dai tempi biblici ad oggi: La storia di un popolo in perenne movimento (Prima Parte), La Ragazza di Sighet – Da Auschwitz alla California: Una storia di speranza, e Ascolta Questo Fiume, oltre alla recensione che ho fatto al suo interessante, piacevole ed altrettanto scorrevole libro La zia Quintilla, che vi intrigherà  lasciandovi con un mistero da risolvere…

Con Aldo la lista dei potenziali argomenti da trattare è infinita. Oggi, tuttavia, ispirati anche da tematiche menzionate in passato, abbiamo deciso di focalizzarci di nuovo sull’Ebraismo, tema tanto antico quanto complesso soprattutto per coloro che di fede giudaica non sono e la cui conoscenza di questo popolo si limita, di fatto, agli eventi biblici e all’Olocausto.

Ne approfitteremo, quindi, per considerare alcuni aspetti che, benché citati nella Prima Parte di quest’intervista, per ragioni di tempo e spazio avevamo rimandato.

Buona lettura a voi tutti!

 

MTDD: Ciao Aldo e benvenuto di nuovo su questo mio Blog e Salotto Culturale Virtuale. È sempre un piacere ed un onore ospitarti.

AVC: Ciao Teresa, è sempre un piacere anche per me.

 

MTDD: Nella Prima Parte di questa intervista abbiamo considerato molti aspetti interessanti dell’Ebraismo e concluso l’incontro con l’affermazione da parte tua che “esiste una religione ebraica e una cultura ebraica. Sono due cose distinte e vanno tenute separate per comprenderle meglio.

Io suggerirei di partire proprio da lì. Potresti elaborare questo concetto, facendo magari anche degli esempi, per aiutare i nostri lettori a capire meglio?

AVC: Come tutte le religioni, anche l’ebraismo ha “subito” una evoluzione. Già questa è una affermazione da considerarsi rivoluzionaria, in quanto le religioni sono generalmente inchiodate sulle loro posizioni, e non ammettono variazioni. L’ebraismo, per esempio, passa da una trasmissione orale allo scritto proprio per effetto di una variazione di carattere sociologico e di conseguenza culturale: la paura di perdere le condizioni per la trasmissione orale ha fatto virare la trasmissione da orale a scritta. La cosa avvenne inizialmente per il Talmud e credo di poter affermare senza timore di essere smentito che questo fu un balzo in avanti per la cultura ebraica ancor più che per la religione, in quanto il Talmud era già dotato di un sistema di diffusione più che efficiente, quale l’insegnamento per mezzo della parola, ma si arricchì di un ulteriore ed importantissimo strumento di studio quale la lettura. C’è da rimarcare il fatto che scrivere il Talmud era ed in alcuni casi estremi è ancora considerato una forzatura.

Da un punto di vista culturale, è inevitabile che un popolo come quello ebraico, che da millenni è riunito in piccole e medie comunità ben organizzate, abbia anche una sua cultura di base, che viene rafforzata e consolidata dall’opera di studio dei suoi membri ma, purtroppo, anche dalle persecuzioni, perché vale sempre il detto “ciò che non ti uccide, ti rafforza”.

 

MTDD: La domanda sorge spontanea: Nel momento in cui distinguiamo una religione ebraica da una cultura ebraica intendiamo forse dire che, almeno in teoria, una persona, ebrea o non ebrea che sia, possa abbracciare la religione ebraica senza abbracciarne la cultura o abbracciarne la cultura senza convertirsi all’ebraismo?

AVC: Qui entriamo in una discussione che ha molti aspetti controversi. Se chiedi un mio parere, non vedo per quale motivo non possano esserci avvicinamenti da una parte o dall’altra. Sono due cose molto diverse, cultura e religione. “Convertirsi all’ebraismo” non è una cosa rara e nemmeno straordinaria, così come ho conosciuto molti ebrei convertiti al cristianesimo o ad altre religioni, ma adesso che mi ci fai pensare, non ho mai conosciuto nessuno che si dichiarasse di cultura ebraica pur non avendo alcun legame con l’ebraismo, ma non ci trovo alcun tipo di ostacolo. Io non sono particolarmente religioso, ma il concetto di “conversione” è in realtà un concetto medievale, che è legato a degli assolutismi tipici delle religioni. La differenza fra ebrei e cristiani, alla fine, è opaca. L’arianesimo era vicino per molti punti all’ebraismo, e probabilmente anche altri movimenti cristiani poi soffocati con l’inquisizione, come i catari. Quando i cattolici in chiesa pronunciano il “Credo”, dichiarano sostanzialmente la loro appartenenza ad un determinato tipo di “corrente” religiosa che è quella che ha dominato dal ‘500 in avanti. Dunque, rispondendo alla tua domanda, non vedo dove sia il problema, ma so che di problemi ce ne sarebbero diversi.

 

MTDD: Leggendo quello che viene comunemente chiamato Antico (o Vecchio) Testamento, appare subito chiara la ‘separazione’ tra il popolo ebreo e le altre nazioni, i cosiddetti ‘gentili’. La Legge Mosaica mira, di fatto, evidenziando l’importanza di questa separazione, alla purezza spirituale del popolo d’Israele, ossia, Hashem (“il Nome”, quello che i non ebrei chiamano comunemente  Yahweh o Geova) vuole che il Suo popolo non adori altri dei, che non compia ‘fornicazione spirituale’, ma che riservi l’adorazione e la totale ubbidienza a Lui solo.

In che modo e fino a che punto, ammesso che lo sia, è cambiato tale atteggiamento o quantomeno la sua applicazione nei tempi moderni e in quali casi le unioni tra un ebreo (o una ebrea) e un/una gentile sono accettate?

AVC: Direi che nel mondo ebraico moderato sono totalmente sdoganate. Basti guardare i matrimoni fra ebrei e cattolici italiani negli USA. Fra gli assolutisti, i radicali, gli ortodossi e gli ultra-ortodossi di tutte le religioni non ci sarà mai il minimo sforzo per avvicinare chiunque non la pensi esattamente come loro.

 

MTDD: Cosa è richiesto esattamente alla persona che si converte all’ebraismo perché la sua richiesta venga accettata e, nel caso questo fosse il suo caso, possa poi sposare la persona nata ebrea?

AVC: Dipende in che tipo di ambiente va ad infilarsi. Di sicuro deve sottoporsi alla circoincisione e al Bar-Mitzvà, dopodiché deve solo rispettare le regole della Torah e del Talmud, etc. etc. So che uno dei figli del gerarca nazista Schimdt è diventato rabbino, Wolfgang Schmidt. Perché devi sapere che è scritto chiaramente: “Le colpe dei padri non dovranno mai ricadere sui figli”. Chi rispetta questo principio, accetta tutti.

 

MTDD: La volta scorsa hai spiegato molto bene che cosa s’intende per Torah, Talmud, Tanakh, ma abbiamo tralasciato Mishnah e  Kabbalah.

Partiamo dalla Mishnah

AVC: Ecco, ne parlavo prima. La Mishnah è uno di quei testi che sono diventati testi per forza, ma che dovevano rimanere trasmissione orale. L’origine della Mishnah si perde nella notte dei tempi, ma venne redatta, come prima versione, dal Rabbino Yahuda HaNasi nel 217, durante una delle tante persecuzioni che rischiavano di mettere a rischio la trasmissione orale. Il Rabbi Yehuda HaNasi viola una precisa regola ma con l’intenzione di mantenere viva una parte culturale del popolo ebraico, e qui mi riallaccio al discorso fatto prima. La cosa divertente è che ancora oggi la Mishnah viene enunciata oralmente in forma quasi cantata, giusto per aggirare una regola che duemila anni fa era un dogma assoluto. Come tutti i testi ebraici, è un lungo elenco di regole da rispettare per essere “buoni ebrei”, perché l’ebraismo è rispetto delle regole e non professione assoluta di fede.


MTDD: Quando parliamo di Kabbalah, ci riferiamo – per dirla in temini semplici – ad una visione esoterica e/o mistica dell’ebraismo.

Puoi spiegarci esattamente in cosa consiste e soprattutto, perché, secondo te, così tanta gente che di fede giudaica non è ne è attratta?

AVC: Perché sono in tanti quelli che non la comprendono e se una cosa non la comprendi diventa misteriosa. La Kabbalah è la cosa più semplice che esista sulla terra, basta rileggersi la sequenza di Fibonacci, per esempio. Il Pentateuco inizia con la creazione e la creazione inizia dal numero 1, Adamo. Poi un altro 1, Eva, che diventano 2 perché si uniscono. Poi nasce Abele (3) e così via. I numeri affascinano, perché nella loro semplicità tendono ad abbinarsi a mille diverse situazioni, e se trovi qualcuno che ti fa credere che misurando la distanza fra le punte delle piramidi si ottengono gli anni di Tutankhamon e la distanza esatta fra la Terra e la Luna nel 2045 beh, non stento a crederci, ma perché i numeri possono essere frutto di mille usi perchè sono una cosa semplice, basilare. Nel rinascimento c’era stato un forte avvicinamento alla Kabbalah da parte del mondo culturale veneziano e non solo, al punto che nacque un embrione di Kabbalah Cristiana, subito stroncata dall’inquisizione. A mio avviso il massimo esponente italiano della Kabbalah ebraica fu Girolamo Soncino, e per quanto riguarda la Kabbalah Cristiana fu Pico della Mirandola.

 

MTDD: Tanto per chiarire: Lo studio della Kabbalah richiede la conversione all’ebraismo o no?

AVC: Fa parte della cultura ebraica, non vedo quale sia l’ostacolo.

 

MTDD: Nel tuo libro La zia Quintilla, che mi è piaciuto moltissimo, ho recensito e la cui lettura consiglio a tutti, ho trovato una parola che non conoscevo e che ho dovuto andare e cercare: filatteri. Puoi spiegarci cosa sono e a cosa servono?

AVC: Sono considerati il legame fisico con Dio. Un gesto quotidiano è quello di avvolgerseli sul braccio recitando una serie di preghiere, si tratta di bandelle di cuoio, semplicemente.

 

MTDD: Ci sono altri oggetti che fanno parte della religione o semplicemente della cultura ebraica e che vengono comunemente utilizzati?

AVC: Tantissimi. Candelabri, alcune tipologie di pane ma anche molta insospettabile tecnologia ha un legame con l’ebraismo: buona parte della domotica passiva è originata dalla necessità di non toccare niente durante lo Shabbath.

 

MTDD: Una particolarità che si nota quando gli ebrei pregano è il loro dondolarsi avanti e indietro. Ha un significato particolare pregare in quel modo? Mi fa ipotizzare la possibilità di raggiungere, così facendo, lo stato ipnotico o persino la trance… per diventare un tutt’uno con la divinità, ma dubito che sia quello l’obiettivo…

AVC: È così, almeno, anche io credo che il vero scopo sia quello, ma ti dico la spiegazione ufficiale: l’anima dell’uomo è una fiamma sempre accesa, e così come la fiamma, essa non è mai ferma.

 

MTDD: Aldo, come al solito è stato un piacere intervistarti di nuovo. Agli amici che ci seguono vogliamo ricordare come contattarti e come ordinare le tue altre pubblicazioni?

Aldo: I miei libri possono essere ordinati su Amazon https://www.amazon.it/s?k=aldo+villagrossi&i=stripbooks&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss oppure contattandomi via email aldo.villagrossi@gmail.com 

Grazie a te, Teresa.  È sempre un piacere.