Ebraismo
dai tempi biblici ad oggi:
La
storia di un popolo in perenne movimento
(Prima
Parte)
Intervista
ad Aldo Villagrossi Crotti
di
Maria Teresa De Donato
Cari lettori e care
lettrici, oggi sono molto felice di proporvi una nuova intervista con un amico
e collega Autore che ho avuto già il piacere e l’onore di ospitare su questo
mio Blog e Salotto Culturale Virtuale: Aldo Villagrossi Crotti.
Aldo è un personaggio
poliedrico che – come ho avuto modo di spiegare in una nostra precedente
intervista – mi ricorda in parte Albert Einstein ed in parte Woody Allen, per
ragioni che non sto qui ad elencare, ma che invito voi tutti a scoprire attraverso
la lettura dei precedenti articoli che lo riguardano, ossia La
Ragazza di Sighet – Da Auschwitz alla California: Una storia di speranza,
e Ascolta
Questo Fiume, oltre alla recensione che ho fatto al
suo interessante, piacevole ed altrettanto scorrevole libro La
zia Quintilla, che vi intrigherà lasciandovi con un mistero da risolvere…
Con Aldo
la lista dei potenziali argomenti da trattare è infinita. Oggi, tuttavia,
ispirati anche da tematiche menzionate in passato, abbiamo deciso di
focalizzarci sull’Ebraismo, tema tanto antico quanto complesso soprattutto per
coloro che di fede giudaica non sono e la cui conoscenza di questo popolo si
limita, di fatto, agli eventi biblici e all’Olocausto.
MTDD: Ciao Aldo e grazie
per aver accettato di partecipare a questa nostra terza intervista. È sempre un
piacere parlare con te.
AVC: Inutile
dire che aspettavo con impazienza un tuo cenno per una nuova intervista. È
sempre un piacere.
MTDD:
Aldo, negli articoli precedenti abbiamo scalfito alcuni aspetti legati alla
storia degli Ebrei e alle persecuzioni di cui sono stati oggetto. Non abbiamo
avuto modo, però, di approfondire né la storia né alcune tematiche fondamentali
dell’Ebraismo.
Io personalmente, che
sono un’appassionata di spiritualità, di storia biblica e di storia delle
religioni, riconosco in tutta onestà, che la mia conoscenza del popolo ebreo è praticamente
limitata a due momenti ben precisi: quello legato agli eventi descritti nel
Vecchio Testamento, che comunque abbraccia millenni, e quello legato alla
Shoah.
Nei limiti del possibile,
vorrei cercare di colmare, quindi, quella che ritengo essere non solo una mia
lacuna, ma anche una lacuna di molti, forse di milioni di persone che giudee
non sono, in modo da offrire, anche e soprattutto ai lettori, una visione più
chiara e globale non solo della storia, ma anche dell’evoluzione del popolo ebreo.
Suggeirei di partire
dall’inizio, quindi, da quello che potrebbe essere considerato per molti ‘terreno
comune’, ossia proprio dal Patto che Jahveh/Yahweh/Geova fece con Abramo, e che successivamente
rinnovò tramite Isacco e Giacobbe, e dalla Legge Mosaica, un Codice di Leggi
molto complesso, che di fatto regolava la vita dell’Israelita in ogni aspetto e
sfera.
AVC: Adori
le tematiche brevi, eh? (Scherzo) Cominciamo col dire che i nomi di Dio sono
molti. Tendenzialmente fra ebrei si usa Hashem, ovvero “Il nome”, cosicché non
si pronunci niente di “sconveniente”. Ebrei osservanti, ovviamente. In seguito
farò un distinguo preciso in tal senso. L’ebraismo ha un collante
straordinario, la Torah. Per quanto riguarda la Legge Mosaica, la “Torat Moshe”
è una parte della Torah, ed in particolare sono i primi cinque libri del
“Tanakh”. Ma scrivendo tutto questo mi rendo conto che è tutto così complicato…
provo a parlarne in modo diverso.
Devi sapere che c’è una
cosa della religione ebraica che adoro, e cioè la fermissima determinazione a
non inchinarsi MAI di fronte a nessuno che non sia Hashem in persona. Questa
cosa è allo stesso tempo la più onorevole e la più pericolosa per il popolo
ebraico. Non inchinarsi di fronte al potente ha causato moltissimi problemi,
citerei in questo caso il libro biblico di Ester, che invito a leggere in
quanto pienamente descrittivo di quella che è questa caratteristica degli
ebrei. A questo punto in molti si saranno già chiesti come sia possibile che
tanti ebrei facciano parte di organizzazioni come quella massonica dove è
obbligatorio inchinarsi al volere indiscusso di un potente di grado superiore.
Infatti quelli non sono veri ebrei, ma sono ebrei che, da un punto di vista
formale, infrangono le leggi fondamentali dell’ebraismo. Dunque non sono ebrei.
So di dire una cosa “forte”, ma è così. C’è gente che è finita nei forni perché
non voleva inchinarsi di fronte ai potenti, non capisco proprio perché questi
altri lo debbano fare così, senza alcun rispetto per la propria storia. Dunque,
c’è ancora molto da lavorare sulle Leggi Mosaiche. Detto ciò, è proprio in quel
momento che inizia a delinearsi una delle più interessanti biforcazioni
culturali della storia: da una parte la religione ebraica, dall’altra la
cultura ebraica, le quali da cinquemila lunghi anni si incrociano e si dividono
creando, peraltro, anche altre culture e altre religioni, fra le quali quella
Cristiana.
È doveroso ricordare che
una figura importantissima per l’ebraismo è proprio Gesù Cristo, una figura che
critica fortissimamente quelle che sono le regole e le abitudini acquisite
dell’antico ebraismo; una figura che si dimostra un profondissimo conoscitore
di quelle che sono le leggi fondamentali dell’ebraismo e si sforza di riportare
l’ebraismo ad un livello umano, alla portata di tutti. Questo da un punto di
vista ebraico è lecito e compreso, perché la migliore caratteristica dell’ebreo
è la sua capacità di mettere in discussione se stesso e la sua esistenza e, se
ci pensi bene e facciamo un salto indietro di qualche migliaio di anni, è
esattamente quello che ci chiede Hashem. Mi rendo conto che il discorso è
contorto e me ne scuso. Poi parliamo anche delle complicazioni e della
comprensione degli insegnamenti.
MTDD:
Di distruzioni il Tempio di Gerusalemme ne subì più di una nel corso della
storia. Nel 70 E.V., l’esercito romano alla guida del Generale Tito, dopo un
assedio durato circa tre anni, conquistò Gerusalemme, distrusse il Tempio e deportò
gli ebrei.
Quante diaspore ci sono
state nella storia degli ebrei ed in che modo questo ha influito nei secoli
sulla loro capacità di ‘adattarsi’ o comunque di sopravvivere tra ‘i gentili’,
in mezzo a culture diverse che non sempre hanno mostrato ‘tolleranza’ nei
confronti della diversità?
AVC:
Innumerevoli, fra quelle conosciute. Quasi tutte dovute al fatto legato alla
negazione dell’autorità che non sia Hashem. Faraoni, Assiri, Babilonesi,
Romani, re e regine fino ad arrivare al nazismo, tutti molto irritati da questi
antipatici con il naso ricurvo che non si inchinano davanti al potente. Da qui,
purtroppo, nasce il detto: “ciò che non ti ammazza, ti fortifica”.
MTDD: Si è trasformato
nei secoli l’ebraismo? E se sì, in che modo e fino a che punto?
AVC: Altro
che. Ma parliamo della religione o della cultura? Perchè da un punto di vista
religioso non è che sia cambiato granché, se la vogliamo vedere da un punto di vista
puramente teologico. C’è una frase che uso spesso quando mi chiedono: “Descrivi
la religione ebraica”. La frase è la seguente: “C’è un solo Hashem che è
unico e indiscutibile. Per il resto, fate un po’ come vi pare.”
Il resto è Torah e
Talmud, una grande nazione.
MTDD: A
quanto mi risulta, molti ebrei – per una ragione o per l’altra – hanno finito nei
secoli con l’abbracciare ed il professare altre religioni.
Gli ebrei moderni credono
ancora in ciò in cui credevano i loro antenati dei tempi biblici o, per dirla
in altri termini, cosa significa ed implica l’essere ebreo al giorno d’oggi?
AVC: Sei
rabbini si trovarono un giovedì mattina intorno ad un tavolo. Ad un certo
punto, senza una ragione precisa, cominciarono a discutere sull’esistenza di
Dio. Ognuno di loro aveva un parere e ognuno di loro ne immaginava l’esistenza
in modo diverso. La cosa cominciò ad essere impegnativa e la discussione si
prolungò ben oltre la nottata. Verso le tre del pomeriggio del venerdi, dopo
una discussione estenuante e a tratti drammatica, tutti furono finalmente
d’accordo: Dio non esiste.
“Bene”
disse il rabbino più anziano “Adesso che abbiamo capito tutti che Hashem non
esiste, prepariamoci con gioia alla celebrazione dello Shabbat.”
MTDD: Torah,
Talmud, Tanakh, Mishnah e Kabbalah sono termini in cui spesso ci imbattiamo quando leggiamo
articoli sull’ebraismo.
Per chi non sapesse esattamente cosa sono,
potresti definirli ed anche spiegare il ruolo che ognuno di essi riveste nella
comunità e nella cultura ebraica?
AVC: Torah: Si tratta di una lunga serie di
leggi che, secondo la tradizione, sono state trasmesse da Hashem a Mosè, e da
Mosè ad ognuno degli ebrei, e da ognuno degli ebrei ad altri ebrei e così via
finché esisterà il popolo ebraico. Ma rischio così di essere riduttivo: per
descrivere la Torah servono anni di studio, e più uno studia la Torah, e più la
cosa diventa difficile da descrivere. Credo che in pochi si possano permettere
di dare una definizione della Torah che duri meno di sei pagine. Io amo pensare
alla Torah come una nazione. La Torah delimita il confine di una cultura. La
Torah è una carta geografica a scopo religioso. Qualcuno, acrobaticamente, ha
descritto la Torah come “un insegnamento”. Può essere, ma non ho strumenti per
confermare o smentire questa cosa.
Talmud: Mamma mia, cara Teresa, cosa mi hai chiesto mai…
il Talmud è una delle mie letture preferite. Ci sono cose nel Talmud che sono
straordinarie, ma la cosa più bella del Talmud sono i suoi commentatori, alcuni
dei quali antichissimi come Maimonide. Il Talmud è una incredibile raccolta di
regole che il buon ebreo osservante deve osservare, ma non senza discuterne con
il rabbino o meglio ancora fra sé e sé. Ovviamente tutto questo necessita di
una spiegazione, e come d’uopo la spiegazione te la do a modo mio: Tu
sai che gli ebrei non possono fare niente di operativo durante lo shabbat, vale
a dire niente che non sia leggere, passeggiare, conversare con gli amici,
cantare, suonare uno strumento musicale. Stop. Tutto il resto è bandito. Non si
può nemmeno accendere la luce o rispondere al telefono, ma la cosa peggiore che
un ebreo osservante può fare durante lo shabbat è lavorare. A questo punto un
buon muratore Bergamasco salterebbe sulla sedia chiedendosi quale possa essere
il senso di cotanta insensatezza. Nella realtà il senso c’è, e anche parecchio:
dopo migliaia di anni di schiavitù, dove l’uomo era costretto a sottostare alle
regole schiaccianti dell’aguzzino di turno o del faraone del momento, ecco che
una volta raggiunta la libertà, è dovere preciso dell’essere umano libero
quello di celebrare la propria libertà con il sacrosanto rispetto del riposo. A
tale scopo il Talmud si chiede e risponde puntualmente alle necessità
improvvise che possono generarsi durante il periodo dello Shabbat: è ammesso
trasportare un pacco nel cortile di casa durante lo Shabbat, ma non è ammesso
trasportarne più di uno, perché tale comportamento suonerebbe, agli occhi dei
vicini, come un lavoro, e dunque sarebbe irrispettoso. Altro esempio: “Prima di
entrare in casa di un estraneo, chiedere se costui ha un gatto. Se la risposta
è negativa, puoi toglierti le scarpe.” Oh bella, si chiederà la Dott.ssa Teresa
De Donato insieme ad un altro paio di migliaia di lettori, qual è la
correlazione fra gatti, scarpe, casa ed ebrei? È molto semplice: i gatti
nell’antichità, essendo sprovvisti delle succulente crocchette che invece il
mio di gatto, il viziatissimo Taz dispone, usavano mangiare ciò che trovavano
ed evidentemente, dice il commentatore talmudico, nell’antichità usavano
nutrirsi di serpenti. Avendo il serpente delle ossa molto affilate ed appuntite
che rimangono rivolte verso l’alto, se si cammina scalzi ci si può fare male
seriamente. Avrete compreso che il Talmud è un insieme di regole
comportamentali che sono molto distanti dalla concezione religiosa di qualsiasi
altro tipo di religione a livello mondiale. Credo che non esista niente che non
sia mai stato analizzato e risolto a livello talmudico. Si tratta di un’opera
di dimensioni colossali e per certi tratti quasi impossibile da sondare del
tutto. Ma è scritto chiaramente nel Talmud: “è fatto divieto di comprendere
appieno ciò che il rabbino ti dice”. Straordinario.
Mishnah e Kabbalah: questi sono argomenti molto,
molto estesi e che hanno bisogno ognuno separatamente di un intervento distinto
dal resto. Mi riservo di approfittare della tua pazienza in futuro, ma non
adesso. Sorry.
MTDD: Rimandiamo, allora questi temi alle prossime
interviste. Nel frattempo prendo nota dell’affermazione del Talmud secondo cui “è
fatto divieto di comprendere appieno ciò che il rabbino ti dice” che resterà
scolpita nella mia mente di qui all’Eternità. 😊
Dai tempi biblici ad oggi quali sono state le
principali festività durante l’anno che il popolo ebreo ha festeggiato e quali
quelle che continua a celebrare ancora oggi?
AVC: Una notevole differenza fra la cultura Ebraica e
quella Cristiana sta proprio in questo: il popolo ebraico celebra quando quello
Cristiano festeggia e viceversa. Diciamo che la Pasqua ebraica è quella
celebrazione che conta di più per gli ebrei. Non ci sono festività soppresse
per gli ebrei, da che mondo è mondo gli ebrei celebrano lo Shabbat, la Pasqua,
lo Shavuòt, ma hanno anche celebrazioni “negative”, giornate di lutto e digiuno
come per esempio lo Shiv’ah Asàr dove si ricorda la breccia nelle mura di
Gerusalemme da parte dei Babilonesi. E comunque parliamo di un popolo religiosamente
molto tradizionalista, che difficilmente cambia idea da un punto di vista delle
celebrazioni.
MTDD: Adesso
ti faccio una domanda che qualcuno potrebbe intendere come provocatoria, ma che
non lo è affatto, almeno nelle intenzioni di chi la pone, e che mira piuttosto
ad un pacifico confronto tra due opposte vedute. Gesù Cristo: ‘Figlio di
Dio’ secondo la Bibbia e più di due miliardi di persone; ‘Figlio
dell’Uomo’ secondo milioni di persone tra cui lo scrittore Khalil Gibran…
ed il popolo ebreo.
Perchè Gesù non dovrebbe/potrebbe
essere stato il Messia tanto atteso e perché dovremmo aspettarne un
altro? Non ha adempiuto le Scritture?
AVC: Una delle domande
più semplici in assoluto. Secondo la Bibbia il Messia porterà con sé la pace
nel mondo. Siccome è evidente che ciò non sia avvenuto, ecco che l’ebreo
osservante tende ad escludere che Gesù possa essere il Messia. Easy.
MTDD: Cultura rabbinica e sionismo. Puoi
menzionarci gli aspetti salienti di entrambi?
AVC: Il sionismo nasce molto recentemente. La cultura
rabbinica è un altro paio di maniche. Non riesco nemmeno a vedere la
correlazione fra queste due cose. Conosco rabbini sionisti e rabbini
completamente all’opposto come visione della questione nazionale. Tenderei a
non mischiare le cose, in quanto la prima è prevalentemente politica.
MTDD: Mi sembra che con una certa frequenza il termine
‘sionista’ venga a volte percepito come un qualcosa di negativo, di oppressivo
o quantomeno deleterio per la comunità internazionale.
Potresti chiarire questo punto?
AVC: Quanti Gb hai nel tuo PC? Io non amo gli “ISMI”
in genere, perché portano troppo spesso verso delle posizioni estreme, e le
posizioni estreme portano sempre verso l’emarginazione di una parte, il che si
scontra pesantemente con la mia visione universalista dell’umanità. Amo le
differenze culturali, ma non amo la necessità di distinguersi con la
presunzione di una superiorità o una appartenenza. Io sono uno studioso del
DNA, e se guardo alle varianti nel tempo vedo una comunità originata da un unico
elemento genetico comune. Dunque siamo tutti cugini, forse fratelli, di sicuro
parenti, indipendentemente dalla religione o dalla politica.
MTDD: Nei secoli, il desiderio di tornare nella propria
terra d’origine è aumentato negli ebrei portando milioni di loro, sparsi fino a
quel momento in tutto il mondo, a trasferirsi in quello che dal 1948, anno
della sua creazione, è conosciuto come lo Stato di Israele. Da un lato, per semplificare
il concetto, abbiamo gli ebrei, discendenti del patriarca Abramo attraverso
Isacco, figlio avuto dalla moglie Sara, e dall’altra i palestinesi, discendenti
sempre di Abramo ma per mezzo di Ismaele, il figlio che Abramo ebbe dalla
schiava Agar, prima che Sara riuscisse a concepire Isacco.
Di fatto questi popoli sono ‘fratelli’ e
dovrebbero avere lo stesso diritto di abitare quelle terre. La domanda che
molti si pongono, quindi è: Riusciranno mai a vivere in pace?
AVC: Finché si sentiranno diversi, no. Cristo aveva
ragione sotto tanti punti di vista. Andrebbe compreso di più e analizzato
senza preconcetti di alcun tipo, nemmeno quelli religiosi, che spesso sono
assolutisti. Parliamo di qualcosa di esterno all’occidente: quando sali su un
taxi in Pakistan, il taxista ti chiede di che tribù sei. Occhio alla risposta,
perché se è quella sbagliata ti sbatte fuori dal taxi. Finché sarà così non
avremo grandi prospettive di pace.
MTDD: Quali sono alcuni testi o letture che
consiglieresti a coloro che volessero approfondire la propria conoscenza
dell’Ebraismo? Da dove dovrebbero partire a tuo avviso?
AVC: Consiglierei loro di leggere “Il conto
dell’ultima cena” di Moni Ovadia. Secondo me è un ottimo inizio ed è pure
divertente.
MTDD: Ci sono domande che non ti ho fatto ed
aspetti importanti che non abbiamo considerato e che sarebbe, invece, utile
menzionare per aiutare chi non è di fede giudaica a familiarizzare con la
cultura, le credenze e le tradizioni del popolo ebreo?
AVC: Un solo aspetto, fondamentale: esiste una
religione ebraica e una cultura ebraica. Sono due cose distinte e vanno tenute
separate per comprenderle meglio.
MTDD: Grazie Aldo, per aver partecipato a questa
intervista e per tutte le informazioni che hai provveduto a noi tutti.
Vogliamo ricordare ai nostri lettori in che modo
possono mettersi in contatto con te ed eventualmente acquistare le tue
pubblicazioni?
AVC: Possono digitare il mio nome su Amazon, per
esempio, contattarmi via Facebook oppure aspettarmi mercoledì prossimo sulla
statale Lodi – Piacenza al km 43 verso le 10:35, ma le soluzioni 1 e 2 sono le
più comode.
Teresa, è sempre più un piacere. Un grande
abbraccio.