Vi
dichiaro marito e morte
di
Simone Consorti
Recensione
di Maria Teresa De Donato
Scritta in uno stile
narrativo scorrevole ed altrettanto piacevole, questa raccolta
di racconti di Simone Consorti, insegnante, ci presenta un aspetto tanto
universale quanto antico: l’eterna lotta tra il Bene ed il Male.
Una mente indagatrice a
cui non sfugge alcun dettaglio; una grande capacità di osservare, analizzare e
cogliere anche gli aspetti più reconditi, unite ad una vivida fantasia
consentono all’autore di intravedere e percepire aspetti della realtà che la
maggioranza degli esseri umani probabilmente ignorerebbe essendone
inconsapevole.
Simone Consorti, al
contrario, osservando tutto scrupolosamente e in piena consapevolezza, riesce a
penetrare quella che comunemente definiremmo ‘realtà oggettiva’ come si
trattasse di una dimensione parallela.
Questa sua abilità di
totale immersione nella realtà che lo circonda, che include, quindi, circostanze
e personaggi di ogni tipo, gli permette di identificare particolari intangibili
– mentali, psicologici e comportamentali – evidenziando al lettore, con una
buona dose di umorismo e a volte di tagliente ironia, la mediocrità, la povertà
di spirito, la totale mancanza di valori e di ideali che caratterizza alcuni
esseri umani che hanno sostituito questi ultimi con il Nulla, il Vuoto e le
Apparenze svuotando la Vita del suo reale e più profondo significato, aspetto
che viene riassunto dalla seguente affermazione: “Tutte le affettuosità
erano affidate esclusivamente alle telecamere.” (Consorti, 2020, p. 19)
I paradossi della Vita,
così come le situazioni – che si tratti di rapporti di coppia, di amicizia o
semplicemente di buon vicinato non fa differenza – che colgono l’individuo in
maniera del tutto inaspettata trovandolo impreparato ad agire in modo idoneo e,
quindi, a dimostrarsi ‘all’altezza della situazione’, sono anche aspetti della
quotidianità dell’essere umano che, accanto al senso del ridicolo, emergono e
che vengono esaminati ed evidenziati in quest’opera letteraria.
Profondo conoscitore ed
osservatore dell’animo umano, l’autore, che a tratti rivela anche un suo lato
poetico e nostalgico, sembra prendersi affettuosamente gioco del lettore lasciandolo
con la rassicurazione o con l’ansia – a seconda della veduta e della percezione
di ciascuno di noi – che “Il pomeriggio sa cose che la mattina non può neanche
immaginare.”
Un’interessante pubblicazione
da leggere tutta d’un fiato e che offre spunti di profonda riflessione e di
confronto.