Il
Normanno – Romanzo storico-fiction di Eleonora
Davide
Recensione
di Maria Teresa De Donato
Appassionante ed
avvincente questo romanzo di Eleonora Davide che, pur restando un’opera
letteraria fiction, si ispira ad alcuni fatti realmente accaduti e riguardanti
la storia dell’Irpinia contesa e divisa tra normanni e longobardi.
Con dovizia di
particolari ed un linguaggio semplice, diretto, ma altrettanto coinvolgente,
Eleonora conduce il lettore nella realtà del Medioevo, un’era piena di trame ed
intrighi, ma estremamente affascinante e, per certi aspetti, avvolta nel
mistero.
Potenti signori che
dominano su interi feudi e sono proprietari di tutto ciò che si trova in essi –
boschi, coltivazioni, corsi d’acqua, abitazioni, contadini, artigiani, uomini,
donne, vecchi, bambini ed animali – si contendono vasti territori ed il potere,
cercando appoggi da altri feudatari e dal papato o optando per una via pacifica,
ossia negoziando e stipulando accordi scritti o matrimoni combinati nella
speranza che questi portino pace e serenità nelle terre da essi governate.
Una vita dura, quindi,
quella condotta dagli abitanti del feudo – signori o servi della gleba che
siano – che li forgia, tuttavia, e li rende forti, facendo vivere molti di loro
“in una rassegnazione tramandata più che compresa…” anche se presente, e
a volte persino dominante, è il profondo senso di amicizia, di amore, di lealtà,
di onestà, di onore in una società dove i ruoli sono ben definiti. L’Amore,
anche quello che fa prendere il volo pindarico e riesce a gettare in un turbine
di emozioni e sensazioni anche il più potente signore e temuto guerriero, non
manca né manca una velata benché spiccata sensualità: una sensualità fatta di
sguardi teneri e al tempo stesso passionali, di sfioramenti, anche di labbra, appena
accennati, di guance che arrossiscono e di occhi che si abbassano, di cose non
dette ma lasciate intendere…
Monaci e frati a cui i
signori si affidano per avere consigli su scelte che avranno profonde
conseguenze non solo sulla propria vita, ma anche e soprattutto su quella dei
loro sudditi svolgono anche un importante ruolo in quanto rappresentano la
saggezza, la pacatezza, la lungimiranza.
L’esistenza di tutti si
svolge all’insegna del pericolo sempre in agguato e in un’atmosfera in cui
religione cristiana e paganesimo degli avi – nordici, ma anche Greci – si
fondono in un tutto apparentemente armonico.
All’Iddio Creatore e al Signore Gesù Cristo, Salvatore, si
contrappongono e spesso affiancano magia e rituali esoterici: quelli rivolti all’adorazione
di Odino, la principale divinità nordica, rappresentante la sapienza, il sacro, l'ispirazione
poetica, la profezia, la guerra e la vittoria, ma anche quelli che mirano a placare
le temute divinità dei boschi e delle acque di cui la terra dei Sanniti da
sempre abbonda, il tutto corollato da tradizioni religiose che affondano le
radici nell’antica Grecia e che sono rappresentate da danze accompagnate da
tamburelli e dal fragore di vari strumenti musicali, così come dal suono delle
nacchere che non di rado sfociavano in riti orgiastici.
Descrizioni
particolareggiate di ricette culinarie, preparativi di feste e spettacoli,
scene di caccia al cinghiale, uso di erbe mediche per la guarigione dei malati,
tecniche di combattimento con rispettive armature ed abiti indossati dalle
donne arricchiscono questo romanzo immergendo il lettore nell’affascinante ed
intrigante società medievale e nella realtà del maniero, così come in quella del
borgo e delle campagne circostanti.
Un aspetto che ho trovato
particolarmente affascinante è rappresentato dal senso costante di quella che
definirei una ‘velata sacralità’: la capacità da parte dei protagonisti del
romanzo di prestare attenzione a ciò che accade intorno a loro e
di attribuire ad ogni elemento il significato di un segno simbolico, di una
chiave di accesso alla comprensione profonda e conseguente illuminazione inviate
da Dio – dalla Vita, dall’Universo o come lo/la si voglia definire – e che
rappresenta una chiara indicazione della via da intraprendere, della scelta
giusta da fare. Il tutto è rafforzato da
un senso di osmosi totale con la natura e da un linguaggio di fatto esoterico
che esiste da sempre, ma che sfugge all’uomo moderno, altamente
industrializzato e tecnologico che, purtroppo e troppo spesso, non è più in
grado di riconoscerlo né, tantomeno, di decifrarlo.
Se amate la storia,
soprattutto quella medievale, normanna e longobarda, questo è un romanzo assolutamente
da leggere: ricco di particolari e di personaggi belli ed interessanti le cui
vite separandosi, incrociandosi e
ricongiungendosi appassionano il lettore.