Meravigliosa Italia:
Gustando Rovigo e la
sua cucina con Maria Cristina Buoso (Seconda Parte)
di Maria Teresa
De Donato
Salve Amici,
nel precedente articolo Maria Cristina ci ha
accennato brevemente alla storia di
Rovigo, presentandoci, come ricetta d’apertura di questa nuova Rubrica dal
titolo Meravigliosa Italia, i Sugoli.
Oggi proseguiremo
con Rovigo di cui scopriremo altre interessanti attrattive turistiche da
visitare per chi non conoscesse questa città.
Buona lettura!
MTDD:
Ciao Maria Cristina e benvenuta di nuovo.
Cosa
ci hai preparato per oggi?
MCB:
Oggi voglio parlarvi brevemente di quello che i vari passaggi di conquiste
hanno lasciato alla città...
MTDD:
Benissimo. Da dove iniziamo?
MCB:
Cominciamo dagli Estensi che
potrebbero essere tra i promotori della fortificazione
cittadina, avvenuta prima del 1190 e del mastio del castello, oggi conosciuto come torre Donà. Alto 66 metri
è una delle più alte torri medievali italiane, quasi sicuramente fu la più alta
torre in muratura della sua epoca, fatta nel periodo in cui gli Estensi si trovarono qui.
Un passaggio
importante per la città è stata la presenza dei francescani che ebbero un ruolo
fondamentale nella vita religiosa, culturale e civile della città, si dice che
fu lo stesso San Francesco a lasciare qualche suo frate a Rovigo e una chicca è
la chiesa del Cristo
che si trova
vicino alla chiesa dei Santi Francesco e
Giustina (per i rodigini semplicemente la chiesa di San Francesco).
Edificata tra la
fine del XIII e l'inizio del XIV secolo per soddisfare le necessità religiose
dell'adiacente monastero francescano, del quale rimangono tracce nella casa
canonica dedicata a San Francesco d'Assisi, successivamente ha cambiato nome
aggiungendo quello di Santa Giustina, dopo la demolizione della chiesa di Santa
Giustina per far posto all'attuale piazza Garibaldi.
MTDD:
Nei secoli, anche in Italia, ci furono varie ondate di peste.
Anche
Rovigo ne fu colpita? E se sì, come l’affrontò?
MCB:
Sì. Ci furono carestie ed epidemie anche
durante la dominazione Estense tra cui la peste nel 1413 e nel 1428. In questi periodi ci furono due ospedali usati
per i poveri. Uno fu quello della nobildonna Piacenza Casalini, che dispose che
la sua casa, che si trovava vicino alla chiesa di Santa Giustina, venisse trasformata
in un ospedale dedicato a Sant’Antonio Abate.
Questa decisione fu presa in quanto l’altro ospedale esistente,
all’interno delle mura ed intitolato a Santa Maria della Misericordia, non era
sufficiente a fronteggiare la pestilenza.
Nel 1430 per
manifestare riconoscenza per la fine del morbo, i rodigini ampliarono la chiesa
di San Francesco, aggiungendo una navata sulla destra dell’edificio.
MTDD:
Grazie Maria Cristina per queste ulteriori
informazioni sulla tua città. Sono certa
che più scaviamo e più troviamo, o sbaglio?
MCB:
No, non ti sbagli affatto. Infatti ho pensato, per conoscere meglio questo
periodo e non tediarvi con tutto quello che è successo nel periodo degli
Estensi, di indicarvi qui sotto alcuni link.
Visitandoli potrete avere una idea di quel periodo storico interessante
da leggere.
https://rovigo.italiani.it/la-dominazione-estense-a-rovigo-prima-parte/
https://rovigo.italiani.it/dominazione-estense-le-incursioni-padovane-seconda-parte/
https://rovigo.italiani.it/la-dominazione-estense-terza-e-conclusiva-parte/
MTDD:
Come ho accennato la volta scorsa, ogni intervista che
prepareremo tu ed io si concluderà con una tua ricetta locale o comunque
veneta.
Quale
hai preparato per oggi?
MCB:
La polenta bianca. Spero vi piaccia.
Foto da Internet
La polenta Bianca
La polenta per voi
è quella gialla ma nel Veneto e a Rovigo quella usata era soprattutto quella
bianca.
Fino al secondo
dopoguerra, nel Polesine, nel Trevigiano e nel Veneziano si cucinava
soprattutto una polenta bianca. Si
potrebbe dividere geograficamente la pianura e la collina dalla montagna, dove
era diffusa quella gialla, più rustica, mentre
quella usata in pianura era fatta
con un tipo di Mais bianco
chiamato Bianco Perla ed era
considerata di maggior pregio.
Che io ricordi ho
mangiato quella bianca per tantissimi anni, solo da qualche decennio uso anche
quella gialla.
Da noi la polenta
è un sostitutivo del pane e una volta, soprattutto ai tempi della guerra, era
la fonte primaria per non morire di fame: tanta polenta e poco companatico. Il
companatico era quello che accompagnava la polenta, che all’epoca era poco o
niente, un’aringa, un uovo, o quello che si trovava nei campi, il più delle volte polenta e ...niente altro.
La si può
accompagnare al pesce, alla carne e a
tutto quello che si vuole; può essere
molle o dura e il giorno dopo la si può mangiare nel latte o a fette passarla
ai ferri o sulla piastra e accompagnarla con altri piatti. È praticamente buona
con tutto.
Oggi la polenta ha
dei preparati con cui si prepara velocemente. In passato, al contrario, doveva
essere rimestata per un bel po’ prima che fosse pronta; poi veniva versata
sopra al tagliere di legno e, se era
molto dura, la si tagliava con un filo di vario genere.
Se acquistate i
preparati per fare la polenta, seguite le istruzioni e poi gustatela. Se invece
volete prepararla come si faceva una volta, vi spiego brevemente come farla,
bianca o gialla non cambia molto, sarete voi a decidere poi quella che vi piace
di più.
Ingredienti:
• 500 gr. di
Farina da polenta Bianco Perla, sarebbe ideale ma va bene anche un altro tipo
purché sia buona
• 3000 ml di Acqua
•1 cucchiaino di
Sale (aggiustatelo a vostro gusto, a me piace non troppo salata)
Preparazione:
Fate bollire 3
litri di acqua con l’aggiunta del cucchiaino di sale. Iniziate a versare la farina a pioggia, poco
alla volta, mescolando bene con una frusta. Quando la polenta inizia ad addensarsi,
continuate a lavorarla con un mestolo di legno, abbassando la fiamma e
rigirando sempre nello stesso verso, per evitare che si formino grumi (e
soprattutto state attenti che non si attacchi). Dopo circa 40 minuti la polenta è pronta.
(Ottimo esercizio per le braccia J)
Accorgimenti: A
seconda delle ricette, la polenta bianca può essere più o meno liquida: potete
tenere a portata di mano un pentolino di acqua bollente; se la polenta risulta
troppo densa, aggiungete un mestolino alla volta. Sarà l’esperienza a farvi
capire come regolarvi e come la preferite a seconda di quello con cui volete
accompagnarla. (anche per quella gialla vale lo stesso accorgimento)
Alla prossima e
Buon appetito!
M.C. Buoso
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