Dalla Scrittura alla Pittura su
Porcellana
Intervista ad Elisabetta
Fioritti
di Maria Teresa De Donato
Oggi sono molto felice di ospitare un’amica e
collega-autrice, Elisabetta Fioritti, artista tanto creativa quanto poliedrica.
Molto ci sarebbe da dire su di lei, ma, come al solito,
preferisco che sia il mio ospite a rivelarsi a voi lettori.
MTDD: Ciao, Elisabetta, e benvenuta nel mio Salotto
Culturale Virtuale.
EF: Buongiorno a te, Maria Teresa, e grazie per offrirmi questa
finestra sul tuo mondo.
MTDD: Grazie a te. È un piacere. Elisabetta, come faccio
con tutti i miei ospiti, preferisco che sia tu stessa a presentarti ai nostri
lettori condividendo tutte le informazioni che vorrai su chi sei, la tua vita,
i tuoi studi, il tuo lavoro e quant’altro vorrai raccontarci.
EF: Sono una persona come tante, con i suoi conflitti e le sue
incertezze. Sono un misto di pensieri, aspirazioni, sogni, inclinazioni, che
non hanno mai trovato un vero punto di equilibrio. Credo che questo accada un
po’ a tutti, ma la Società ci impone dei ruoli, ci assegna delle etichette.
Allora forse mi definirei un po’ scrittrice, un po’ pittrice, un po’
sognatrice. Ho sempre avuto, fin da piccola, una doppia propensione verso la
scrittura e il disegno. Il liceo classico mi ha spalancato il mondo della
letteratura e me ne sono innamorata. Ero quella che correggeva i temi sottobanco, magari in cambio di una
traduzione di latino. Però dentro avevo sempre quel desiderio inespresso di
dedicarmi all’arte, di creare. Poi l’iscrizione a Lettere, all’Università di
Torino, il trasferimento a Casale Monferrato, il matrimonio, giovanissima.
Potrei dire che mi sono formata strada facendo. Ho studiato Pittura su
porcellana con la tecnica del terzo fuoco, trovando in quel materiale, puro,
candido, lucente, la materia ideale per le mie creazioni. La scrittura era lì,
come in un limbo inespresso, mi faceva compagnia, si scontrava con la mia
timidezza e con quella formazione tipica del mio tempo, secondo la quale
bisognava tenere per sé le proprie emozioni. Poi è esplosa, questa voglia di
raccontare, con la pubblicazione del mio primo libro, L’odore dei giorni,
in parte autobiografico.
MTDD: Benché nata in Puglia ti sei trasferita prima a Torino
ed in altre località piemontesi e poi a Roma, la mia città natale, dove ti sei
stabilita definitivamente e vivi tuttora.
Ti è stato difficile adattarti a tanti posti diversi e
quali sono stati i principali ostacoli che eventualmente hai dovuto affrontare?
EF: Io credo di essere dentro un po’ nomade, perchè mi è sempre
piaciuto conoscere nuovi luoghi, persone diverse, tradizioni, usi, punti di
vista differenti. Sono nata in un paesino in provincia di Foggia, Carlantino,
dove mio padre era vicedirettore nella costruzione di una diga, la Diga di
Occhito. Ne parlo nel primo libro, quella fu la mia formazione autentica, tre
anni della mia infanzia completamente immersi nella natura e nel sogno. Come
Pavese, autore che ho molto amato, mi porto dentro quell’essere nata in un
paese e che ha formato la mia anima. In una città come Roma, che pure mi ha
accolta con calore e che rimane una delle più belle città del mondo, io mi
sento spaesata, non è la mia dimensione autentica. Nel mio peregrinare
attraverso l’Italia ho costruito un mio piccolo tesoro intimo, ineguagliabile.
Non comprensibile a quanti siano nati e vissuti nella stessa città di origine
per una vita intera. Si rinuncia a una parte importante, il collegamento alle
proprie radici, e questo manca, tutta la vita. Però si conquista un punto di
vista più ampio sulle cose. I miei luoghi del cuore sono dentro di me, non li
ho mai abbandonati, formano la mia persona, i miei ricordi, i miei pensieri più
intimi e confluiscono nella scrittura. Infine, ritengo che casa sia dove sono
le persone che ami.
MTDD: Tua passione è da sempre la scrittura che, per tua
stessa ammissione, ti porti dentro sin dall’adolescenza. Nel 2017, hai
pubblicato il tuo primo romanzo, L’Odore dei
Giorni (Tekeditori).
Partendo dal suo titolo, vorresti parlarci del suo
contenuto e del suo messaggio al pubblico?
EF: L’odore dei giorni è un romanzo di formazione,
intimistico. Racconta la vita di Barbara, il suo cercare un posto nel mondo, il
suo mondo eroico e consueto al tempo stesso. In fondo costituisce una sfida,
quella di raccontare il quotidiano, l’ordinario, mostrandone la
straordinarietà. Siamo tutti pezzi unici, protagonisti ed eroi della nostra
vita e chiunque può ritrovarsi nelle vicende di Barbara, perché l’esistenza,
quella vera, è un viaggio, a volte più appassionante e spiazzante di un
romanzo. Più del romanzo, sicuramente richiede molto coraggio e tanta passione.
Il titolo del libro nasce dalla consapevolezza, di memoria Proustiana, che gli
odori scatenino il ricordo, al pari o forse più della musica. Io mi ritrovai a
camminare in un parco, in una città dove non andavo da tempo, e riavvertii in
un soffio di vento tutti gli odori di quel luogo, dalla nebbia, al sentore di
muschio, alla fragranza di terra bagnata, di funghi, di legna bruciata. L’odore
dei miei inverni giovani, dei primi baci, un odore da ricordare e raccontare.
Così è nato il titolo ed è nato il romanzo, da una passeggiata in un parco
torinese. Lo stupore è venuto dopo. Quella che credevo essere la mia personale
esperienza si è rivelata comune a quella di tanti lettori che, a loro dire, si
sono ritrovati nelle mie pagine. Allora ho compreso che quando pubblichi una
storia, quella non è più solo tua, diventa di tutti, interpreta e incanala
esperienze, in un certo senso si arricchisce dell’occhio di chi legge, creando
un filo di unione, una sorta di amicizia immaginaria.
MTDD: Condivido pienamente il tuo pensiero. A Marzo del 2021
hai pubblicato il tuo secondo romanzo, Vite
Convergenti (Bertoni Editore), per il quale hai già conseguito un
riconoscimento.
Raccontaci di questo tuo lavoro, dal titolo, alle
tematiche che affronta e al messaggio che vuoi comunicare al lettore e
qualsiasi altro dettaglio tu voglia aggiungere.
EF: Vite convergenti racconta la storia di due giovani del nostro
tempo, inseriti in un contesto difficile e in un tempo avaro, che offre poco e
chiede molto ai nostri ragazzi. Questa generazione si trova sulle spalle il
peso di problemi non risolti di cui noi, padri, madri, nonni, siamo in larga
parte fautori e colpevoli. Dario e Chiara tentano molte strade per riuscire a
realizzarsi professionalmente, in un percorso complicato, irto di ostacoli, ma
disseminato, qua e là, di quelle piccole grandi gioie e soddisfazioni che
rendono la vita degna di essere vissuta, combattuta e assaporata. In questo
percorso intricato, spesso in salita, disseminato di imprevisti, convergono
altri personaggi, che si incontrano, generando amicizie, scambi di esperienze,
fino a costruire il mosaico della storia. Vite convergenti vuole
ricordarci che da soli non andiamo da nessuna parte, siamo esseri sociali e
ognuno di noi è il frutto degli incontri e degli eventi che lo hanno plasmato.
Ma suggerisce anche, tra le righe, un forte invito alla speranza e alla
gratitudine verso la vita, quale dono inestimabile e unico, da apprezzare
sempre in ogni condizione, anche quando si colora di grigio, nascondendo i suoi
magnifici colori.
MTDD: A questi due romanzi, si sono affiancati poesie e
racconti che sono stati pubblicati su antologie, riviste e calendari e per i
quali hai ottenuto diversi riconoscimenti.
Vorresti parlarcene?
EF: Ho scritto e pubblicato in diverse antologie racconti e poesie,
che scrivo tuttora. Sono un modo più immediato di trasmettere emozioni e
incanalare esperienze e suggestioni. Le mie poesie sono libere da metrica e da
rima, forse potrei definirle semplicemente dei pensieri, emozioni su carta. La
scrittura, specialmente la poesia, ha una funzione catartica molto intensa.
Ma per ora non sento l’esigenza di
pubblicarle. Forse in futuro, chissà! I premi hanno valore in quanto
riconoscono in modo oggettivo quel che dentro di me è soggettivo. Non amo la
competizione, ho partecipato ad alcuni concorsi letterari seri, perché sentivo
il bisogno di vedermi con gli occhi di chi legge, di trovare un riscontro
competente esterno, estraneo al mio personale incanto verso le parole.
MTDD: Nell’introduzione ti ho definita “un’artista
…poliedrica” perché, oltre alla tua intensa attività letteraria, sei anche una
pittrice su porcellana.
Quando e come è nata questa tua passione?
EF: Io mi definirei un’artigiana, più che un’artista. Ma dell’artista
ho la confusione, il magma interiore, l’insoddisfazione. Ecco, in questo sono
un’artista. Ho studiato la “Tecnica del terzo Fuoco in Porcellana” prima a
Torino, dove ho imparato l’uso dei colori e la tecnica di base, poi a Roma con
una brava insegnante, cara amica, Anna Salvatori, nel suggestivo laboratorio
della Famiglia Paolelli. Tuttora dipingo, a volte, per passione o per amicizia.
MTDD: Pur essendo evidenti nelle tue creazioni il tuo
talento artistico e senso estetico, come hai raffinato queste tue doti?
EF: Ti ringrazio per il complimento. Sia nella scrittura, che nella
pittura, l’esercizio è, a mio avviso, di prioritaria importanza. Quindi direi
scrivendo e dipingendo, sempre.
MTDD: Elisabetta, c’è qualche altra informazione che
vorresti condividere e che non abbiamo menzionato?
EF: Voglio ringraziarti, perchè, a causa delle mie pubblicazioni,
ho conosciuto, tramite Facebook, persone speciali, che mi hanno aiutato nel mio
percorso e alle quali sono grata. Tu sei tra queste persone e possiedi una
gentilezza rara, che io apprezzo e considero una virtù, niente affatto
scontata. Allo stesso modo voglio ringraziare i miei due editori, Tekeditori e
Bertoni, perché mi hanno accordato fiducia. Grazie a chi è arrivato fin qui
nella lettura, spero di non averlo annoiato troppo. Trovo difficile parlare di
me stessa e della mia vita, ma è stato bello essere qui, con te, in questo
salotto virtuale, in amicizia, a distanza eppure in presenza.
MTDD: Grazie di cuore, Elisabetta, per le tue parole con cui
concordo totalmente. È vero, anche io ho conosciuto proprio tramite social come
Facebook persone davvero speciali e verso cui provo non solo stima ma anche
profondo affetto, e tu sei tra queste. Non le elenco, ma loro – leggendoci – si
riconosceranno.
Nel caso ci fossero lettori o amanti della porcellana
che volessero contattarti e/o persino acquistare i tuoi lavori, in che modo
potranno farlo?
EF: I miei libri si trovano su tutte le maggiori piattaforme
online, sono acquistabili in libreria, anche su prenotazione. Il mio profilo FB
è pubblico, chiunque può contattarmi, anche su messenger.
MTDD: Grazie, Elisabetta, per aver partecipato a questa
intervista. È stato un grande piacere ospitarti. Ti aspetto in futuro per altri
tuoi lavori, qualunque essi siano. Nel frattempo, ti auguro un grande successo
in tutte le tue attività.
EF: Grazie a te, cara Maria Teresa, è stata per me una gioia
interloquire con te e con i tuoi lettori. Ricambio con calore l’augurio che mi
fai. Per me, il successo è godere di quello che faccio e ritrovare un riscontro
nelle persone, alle quali spero di regalare, attraverso i miei scritti, qualche
ora di evasione, un sorriso, una lacrima, un piccolo sogno.