Schegge di parole – Silloge di Maria Cristina Buoso
Recensione di Maria Teresa De Donato
Una capacità espressiva notevole ed un desiderio di sperimentazione
caratterizzano la produzione letteraria di Maria Cristina Buoso.
In Schegge di parole questo secondo aspetto domina sicuramente e
riporta il lettore, almeno per ciò che concerne la forma, alle avanguardie
letterarie degli inizi del Novecento, che miravano alla rottura con il passato
e con la tradizione e, al contrario, erano proiettate verso il futuro, la
modernità, la velocità e la tecnologia.
Questo fu il caso soprattutto della corrente futurista cui questa Silloge sembra
ispirarsi.
Da un punto di vista estetico, espressioni onomatopeiche, ‘parole in libertà’
che non rispettano l’uso dei margini; maiuscole e minuscole usate per
enfatizzare concetti e sentimenti piuttosto che rispettare regole di ortografia;
frasi estremamente brevi, spesso espresse da un singolo verbo sono come
proiettili che colpiscono un bersaglio, arrivano dritti al punto, non si
perdono in spiegazioni o narrative.
Il concetto è chiaro, il messaggio quasi brutale. Non ci sono abbellimenti
di alcun tipo.
La precarietà della Vita viene denunciata apertamente e senza sotterfugi né
eufemismi:
*Dipingiamo
con le Mani
Per Non
Sporcare il Cuore
con
Troppa Allegria.* (Buoso, 2021, p. 12)
Il tema della femminilità è anche presente in questa opera. Non si tratta, tuttavia, di una femminilità
superficiale, effimera o sdolcinata, ma piuttosto autentica, viscerale, ribelle
e contestatrice che osserva scrupolosamente il mondo intorno a sé ed in modo
particolare le proprie “crepe”:
Sono un’ombra
Che
ATTRAVERSA il Mio Corpo
Che
Arranca Stanco
[…]
Tra Petali
Smarriti […]
Di
Polvere e di Fumo. (p. 13)
Aspetti quali falsi sentimenti, indifferenza ed ostilità vengono denunciati
evidenziando la povertà spirituale che domina il Mondo di oggi pieno di “corpi
senz’anima…” (p. 19)
Parentesi utilizzate al contrario ed inframezzate da puntini di sospensione
sembrano essere la metafora di come tutto ed il contrario di tutto sia possibile:
nulla è certo, nulla è definito, tutto è ancora da scoprire, da capire, da
evolversi…mentre all’osservatore non resta che aspettare che ciò che deve
essere… si riveli.
Per il lettore che non si fermasse all’esame estetico, Schegge di parole è una Silloge dai
concetti profondi, dalle verità, anche scottanti, che vengono urlate, rivelate
senza sotterfugi né giochi di parole.
Chi deve capire… e vuol capire… capirà, mentre gli altri… continueranno
a condurre la loro vita priva di senso
“Nel Freddo dell’Inverno
Di un Mondo Moderno.* (p. 44)
L’altalenarsi di sensazioni, sentimenti, speranze e desideri è un’ulteriore
caratteristica di questo lavoro che, proprio per questi aspetti, di fatto si
distanzia dal Futurismo.
Se dal punto di vista estetico questa Silloge ci riporta, quindi, a Filippo
Tommaso Marinetti e al Manifesto della corrente letteraria d’avanguardia da lui
elaborato, nella sostanza si percepisce dai versi dell’autrice, Maria Cristian
Buoso, un sentimento sì di rabbia e frustrazione, ma anche una vena nostalgica
per un qualcosa che l’Umanità ha perduto e che sembra difficile, se non
impossibile, recuperare e, quindi, il conseguente e velato rimpianto per una
tradizione ed un passato certamente più significativi.