L’odore dei giorni – di Elisabetta Fioritti
Recensione
di Maria Teresa De Donato
L’odore dei giorni:
titolo più adatto non si sarebbe potuto trovare per questo libro. Che lo si
voglia considerare un Memoir romanzato o un Romanzo fiction ha poca importanza.
Nella sua essenza più profonda, questo è, e rimane, un Inno all’Amore e alla
Vita.
L’odore dei giorni
ci riporta ad un tempo, ad un mondo fatto di cose semplici, di gente che
lavorava duramente accontentandosi del poco che aveva, di bambini che giocavano
spensieratamente a piedi nudi, di feste del paese con musica della fisarmonica
e buon vino; un’era in cui anche il poco a disposizione veniva grandemente
apprezzato e rendeva felici.
L'Amore per la famiglia,
per i propri cari, per i parenti che vivevano in casa e quelli che venivano
periodicamente in visita, così come quello per gli amici anche e soprattutto di
vecchia data, è l’elemento primario di questo lavoro. I ricordi, dolci e
nostalgici, di persone che hanno accompagnato il nostro cammino per un solo
istante, per breve tempo o per tutta la vita scorrono nella mente arricchendo
le giornate ed il senso del nostro vissuto.
La profonda vita
spirituale – che nel caso della protagonista ‘Barbara’, si identifica con la fede
nella religione cristiano-cattolica – emerge rivestendo anch’essa un ruolo
fondamentale. Essa, infatti, protegge e consola durante i momenti di prova che,
inesorabilmente ed inevitabilmente, la Vita presenta. L’Iddio Creatore viene
percepito così lontano ed al tempo stesso paradossalmente vicino, pronto ad
accoglierci tra le sue braccia. Ci incoraggia e rafforza la nostra fede,
ascolta le nostre preghiere, le nostre implorazioni, il nostro grido di dolore
ed il nostro pianto. È sempre presente e puntualmente, a suo modo, risponde.
Il romanzo presenta
tratti fortemente introspettivi che spingono alla riflessione sui rapporti di
ogni tipo, ad iniziare proprio da quelli sentimentali. La idealizzazione
dell’altro, da un lato, e la realtà che, nel tempo, manifestandosi, porta alla
luce le reciproche differenze anche e soprattutto caratteriali, ne è esempio
lampante. La diversità affascina, ma bisogna poi essere pronti e disposti o quantomeno imparare ad accettarla, a gestirla
e a negoziare. L’Amore, quando ha solide basi ed è affiancato da stima,
rispetto, empatia, comprensione e consapevolezza funge da collante e consente
il superamento delle prove, dei momenti difficili. La voglia di stare insieme e
di proseguire il cammino tenendosi sempre per mano trionfa inesorabilmente
rafforzando la relazione e facendola crescere e maturare.
Un grande senso di
empatia, di disponibilità verso gli altri, chiunque essi siano, soprattutto i
giovani per i quali la nostra generazione di baby-boomer non è stata capace “di
ricostruire un mondo solido”, non capendo che “l’animo dei ragazzi è
romantico come lo era il nostro, solo in modo diverso” e che “il loro
modo di vestire è contestazione e ricerca della propria personalità, [e] tradisce
una ricerca di affermazione e di verità, che non trovano in un mondo di
finzione…” (Fioritti, 2016, p. 282) emerge in quest’opera letteraria. Un
problema, o forse semplicemente un fattore generazionale, può essere meglio
compreso ed accettato se visto da una prospettiva basata sull’amore
incondizionato e sull’empatia piuttosto che sul giudizio e, peggio ancora, su
un atteggiamento di rifiuto e condanna.
L’autoanalisi e
l’accurata osservazione dei comportamenti e delle dinamiche tra esseri umani
porta a riconoscere l’importanza e, al tempo stesso, anche la fragilità
dell’essere genitori. Infatti, “questo in fondo è il compito più arduo dei
genitori: stare a guardare impotenti” (Fioritti, 2016, p. 185) lasciando
che i figli facciano le loro le scelte, abbiano le loro delusioni e riemergano
dalle ceneri. Solo così acquisteranno esperienza, maturità, consapevolezza e
rafforzeranno il proprio carattere. Nessuno ci ha insegnato ad essere figli così
come nessuno è stato addestrato per diventare genitore. Ognuno di noi imparerà,
quindi, strada facendo il ruolo che dovrà rivestire, così come imparerà anche,
attraverso vari trasferimenti, ad adattarsi a nuove località, a nuovi modelli
di vita e comportamentali sino ad allora sconosciuti. Tutto ciò gli permetterà
di integrarsi nel tessuto sociale pur avendo lasciato parte del suo cuore lì
dove è nato ed affondano le sue radici.
Così, dunque, tra ricette
succulenti di mamme e nonne, il calore della famiglia riunita soprattutto
durante le feste, la tavola imbandita, il gioco della tombola con i fagioli, un
bicchiere di viso rosso ‘che fa buon sangue’, l’esistenza prosegue. I
ricordi delle risate e chiacchierate tra familiari, parenti ed amici permettono di continuare questo incredibile, affascinante e stimolante viaggio pieno di
sorprese e, a volte, anche di sfide.
La Vita è un mistero, ma è
altrettanto intrigante, avvincente e l’invito della protagonista Barbara è
sicuramente quello di viverla appieno, godendo anche delle cose più semplici,
ma che in fondo sono le uniche a darle reale e profondo significato.
Un libro della crescita e
dell’acquisto della consapevolezza attraverso le varie fasi dell’esistenza
umana, da leggere tutto d’un fiato. Molti si riconosceranno nelle sue pagine mentre
altrettanti ne rimarranno affascinati per la semplicità del linguaggio, diretto
ed immediato, in contrapposizione alla profondità delle tematiche affrontate.
Un’opera letteraria
scritta con il cuore ed una lettura che consiglio a persone di ogni età.