Comprendere
l’Autismo: “Sono Cesare… Tutto bene!”
-
Una
relazione di reciproco aiuto -
Intervista
di
Maria
Teresa De Donato
Dottoressa
in Salute Olistica, Naturopata, Life Strategist, Autrice
a
Giovanni
Tommasini
Autore,
Scrittore, Tecnico Animatore Socio-Educativo
AUTISMO: una parola che
da un lato allarma, fa paura, desta forti preoccupazioni soprattutto a chi deve
confrontarsi con e prendersi cura di un familiare che ne è affetto e,
dall’altro, che crea disagio, un grande disagio in una società già di per sé
profondamente malata. Il livello di
alienazione e deumanizzazione che la nostra moderna società ha raggiunto è
caratterizzato da un’immersione dell’individuo in una realtà sempre più
virtuale, basata sull’effimero, sull’evanescente e che sembra non lasci spazio
né alla capacità, né – triste a dirsi e troppo spesso – alla volontà di
relazionarsi con tematiche, problemi ed individui che rappresentano la
‘diversità’ e che possono essere, quindi, non solo difficili da comprendere e
da gestire, ma che rischiano anche di coinvolgere affettivamente ed
emotivamente ad un livello profondo e tale da far emergere non solo i nostri
punti-forza, ma soprattutto le nostre debolezze. Evitare di confrontarsi con le proprie paure
ed incertezze, con i propri sentimenti, con la propria capacità di amare, di
mostrare empatia e solidarietà umana sembra essere diventato ‘trendy’, una
moda.
È con grande piacere ed
onore, quindi, che oggi ospito su questo mio blog l’amico e collega Giovanni
Tommasini, Autore, Scrittore e Tecnico Animatore Socio-Educativo. La sua profonda umanità, la sua grande
capacità di amare in senso lato e di provare empatia non solo gli hanno
permesso di superare eventuali timori, ma gli hanno dato anche il coraggio di
avvicinarsi ed abbracciare una realtà più grande di lui, piuttosto articolata
ed anche difficile da comprendere. La
sua vita ha subito una svolta decisiva quando circa 30 anni fa ha incontrato
Cesare, un bambino di Genova affetto da una grave forma di autismo, la cui
situazione sembrava particolarmente difficile se non addirittura “impossibile”
da gestire.
Ma lasciamo che sia
Giovanni stesso a parlarci di questa sua straordinaria esperienza, di questa
relazione – come l’ha definita lui stesso – “di
reciproco aiuto” che ha cambiato profondamente non solo la vita di Cesare,
ma ancor di più la sua.
MTDD:
Ciao Giovanni e grazie per aver partecipato a questa intervista sul mio blog.
GT:
…Grazie a te carissima Maria Teresa, con
grande piacere risponderò alle tue domande sulla più importante esperienza
della mia vita…
MTDD:
Giovanni, data la varietà dei temi che possiamo affrontare insieme, dubito che
questa sarà la nostra prima ed ultima intervista. Oggi, però, vogliamo concentrarci
sull’esperienza che tu e Cesare avete vissuto insieme.
Partiamo dall’inizio: È
il 1990… Giovanni, un giovane studente
iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Genova e alla
ricerca di un ‘lavoretto’, finisce in un consultorio…
Cosa succede e come vieni
preparato al difficile compito che ti aspetta?
GT:
Il colloquio di
presentazione della "mission" fu per me un imprinting fondamentale.
Mi chiesero di accettare l'impossibilità di un compito al quale mai nessuno
sino ad allora era riuscito a dare un senso. Riuscire ad entrare in un mondo
sconosciuto e inaccessibile. La dimensione autistica nella quale Cesare, un
bellissimo bambino di 10 anni, era prigioniero. La pedagogista, mentre mi
parlava di Cesare, aveva in mano una bambola rotta che cuciva amorevolmente,
cercando di riparare ad uno strappo che l'aveva divisa in due parti.
Quell'immagine mi percorse in ogni momento passato con Cesare. Era
rappresentato tutto ciò che sarei andato a fare con Cesare. La vera essenza
della costruzione di una relazione d'aiuto. Le due parti separate dallo strappo
altro non eravamo che noi due. La
distanza che inizialmente ci avrebbe separato, rese evidente il percorso
da fare uno verso l'altro, per incontrarci, il vuoto da riempire di nuovi
significati, emozioni, parole. L'ago e il filo evocavano magicamente ciò che
avrei dovuto creare, ridurre la mia presenza ad una raffinatezza tale da creare
le prerogative più preziose di un ago. Riuscire ad entrare nelle maglie del
tessuto, nella trama, senza provocare danni, dolore, con un intento riparatore.
La cruna rappresentava quella fessura, quella porta socchiusa dalla quale
entrambi passare per creare un percorso da fare assieme, la relazione
rappresentata dal filo che andava dal suo mondo, dal suo sguardo sulla vita, al
mio, ai miei occhi, per creare una nuova visione, la nostra, della realtà. Un
misto più vivibile delle nostre trame.
MTDD:
Puoi raccontarci del tuo primo incontro con Cesare?
GT:
Mi ritrovai seduto ai
piedi del suo letto, di fronte a me le sue spalle, in una mano la bacchetta del
direttore d'orchestra, l'altra indicava ai componenti della sua orchestra
immaginaria come seguire la sua direzione, il silenzio rotto dalle sfilettate
che Cesare con forza e intensità, pura passione, inviava al muro bianco davanti
a lui, quasi volesse disegnare la musicalità del silenzio.
MTDD:
Come ha iniziato ad evolversi la situazione ad un certo punto? Quali sono stati
i primi segnali che hai ricevuto da Cesare tramite i quali hai capito che ti
aveva messo “tra gli oggetti buoni” – per usare il tuo stesso linguaggio, o meglio
ancora, quello dello psichiatra che seguiva il caso.
GT:
Molti sono stati i
momenti, alle volte minimi, quasi impercettibili, che hanno creato le premesse
per le quali Cesare iniziasse a "af-fidarsi" a me. È stato un
movimento dettato dalle indicazioni ricevute dal primo incontro nel consultorio
familiare che mi ha seguito nei primi anni di affido domiciliare. "Stai
con Cesare, in camera con lui sino a che riesci a sostenere il suo modo di
stare nella realtà, quando non riesci più, esci e arrenditi. Accetta di
riproporti quando te la senti nuovamente.” Due momenti ben distinti che mi
hanno permesso di vivere pienamente l'esperienza con Cesare e riflettere sul
vissuto.
Il
momento del "sentire" e quello del "capire". Lasciarsi
invadere dall'esperienza e fuori da essa (dalla cameretta di Cesare) trovare le
parole per esprimere le immagini – pregne di ogni aspetto emotivo, simbolico,
relazionale, affettivo, sentimentale – rimaste in Noi.
Per
far ciò tre sono le prospettive, le attività, da mettere in gioco:
-
un importante percorso di introspezione personale. Psicoterapia.
-
un lavoro di restituzione degli incontri con Cesare in supervisione con
referenti consultori familiare prima e centro salute mentale, con pedagogista e
psichiatra (in questo caso dott. Roberto Soriani che mi ha scritto la
bellissima "lettera di prefazione);
-
una formazione continua, con corsi di aggiornamento, seminari, workshop, su
temi affrontati durante la costruzione della relazione d'aiuto. Acculturamento,
approccio "universitario", come amo definirlo.
MTDD:
–
Sono rimasta molto colpita dal ragionamento che hai detto di aver fatto a quel
tempo, quando hai ricevuto l’incarico di assistere Cesare. Prima di immergerti in questa esperienza
affermi di aver meditato sul fatto che “ogni
[tuo] intervento avrebbe rovinato la ricchezza, l’umanità e l’importanza umana
di questa storia”.
Vorresti spiegarci come
eri arrivato a tale conclusione?
GT:
Quando mi hanno proposto
di scrivere e restituire la mia storia con Cesare ho dovuto, per la prima volta
nella mia vita, progettare il lavoro di scrittura del testo per farne una
pubblicazione. I racconti che hanno
formato il primo libro erano stati scritti senza il pensiero di farne libro e
ebook, ma poi, durante le presentazioni,
tutti coloro che mi conoscevano e sapevano della mia attività di educatore mi
hanno chiesto di scrivere di Cesare. Ho notato che c'era un punto in comune con
questa nuova avventura da “scrittore" e l'allora nuova "mission"
proposta. L'impossibile compito proposto. Mi dissero "Nessuno, fino ad
ora, è mai riuscito a entrare in contatto, in relazione con Cesare. È
importante che tu sia disponibile ad accettare il probabile fallimento di ciò
che ti chiediamo di fare. Costruire una relazione con Cesare, stare con lui
nella realtà. Aiutarlo a viverla meglio. Per il momento, e per i primi tre
mesi, osserva solamente ciò che accade stando in camera con lui, condividendo
il suo spazio e tempo. Stai fermo, non fare niente, non è necessario,
inizialmente, fare alcun intervento, solo far esperienza. Ogni tua iniziativa
potrebbe solo rovinare possibili momenti di apertura da parte sua. Devi
imparare a sostare, cioè "saper stare", dimenticandoti per quelle tre
ore di te stesso.” Questa situazione iniziale era la stessa di quella che stavo
affrontando nella nuova "mission" di scrittore. Ho pensato che
qualsiasi mio "intervento" sul testo che era già in me avrebbe
rovinato la possibilità di restituire la profondità, unicità e ricchezza
dell'esperienza vissuta per 15 anni con Cesare.
Ho scelto due vie da seguire per tentare di riuscire
a rispondere a questa "mission impossible".
Richiamare alla mente tutti quegli autori,
letterari, cinematografici, cantautoriali, mie vere e proprie "amicizie
elettive", che erano riusciti a trovare il tono giusto per raccontare
storie di vita senza assurgere a protagonisti, lasciando come unico riferimento
la storia rappresentata.
John Fante, Pier Paolo Pasolini, Charles Bukowski,
Italo Calvino, film quali Paris Texas di Wenders, Le chiavi di casa di Gianni
Amelio, Il mare dentro di Amenabar, I 400 colpi di François Trouffaut, La
ricerca della felicità di Muccino, cantautori quali Piero Ciampi, Paolo Conte,
Claudio Lolli, poeti, Sandro Penna, Camillo Sbarbaro, Kenzaburo Oe.
D'altra parte seguire, per trovare le "parole
per dirlo", ciò che ho messo in campo per costruire la relazione con
Cesare, anche per la costruzione del testo per rappresentarla.
Per cui il mio scrivere è stato un lungo lavoro di
introspezione, ricerca, con il momento della scrittura vera e propria, solo il
penultimo passo di un lungo percorso.
L'ultimo passo è rappresentato dalla
"riscrittura" del testo, un lavoro di sottrazione di ogni mia
presenza "narcisista" dal testo, per lasciare libero il lettore di
scrivere, leggendo, anch'esso il suo testo che è lui stesso a dover trovare.
Una visione relazionale del rapporto
scrittore-lettore, mettendo in evidenza tutto ciò che non è da fare nella
relazione d'aiuto, anche nella scrittura.
Tutto ciò che può permettere di togliere da uno
stato di soggezione l'altro.
Non interpretare.
Non giudicare.
Non dare spiegazioni.
Non consolare.
Non consigliare.
In poche parole il protagonista è l'altro, non
l'autore.
MTDD:
Come si è sviluppato il rapporto tra Cesare e te negli anni? Puoi farci qualche
esempio?
GT:
Ti regalo due frammenti
dal testo che racconta la costruzione della relazione di reciproco aiuto.
Un pomeriggio si ritirò improvvisamente. Andò in bagno e non uscì più.
Attuai, per l'appunto, una diversa strategia: gli ordinai di uscire.
Ero di fronte a lui.
Seduto sul water si scagliò su di me, mi tirò il maglione, cercò di
morsicarmi, mi graffiò più volte il viso. Si mise a urlare furiosamente.
La voce da adulto. Pensai: “È lui”.
È il vero Cesare, venuto fuori per poco, ma l’ho sentito.
Uscii dal bagno, andai in camera sua a riprendere fiato.
Tornai da lui, presi cotone e acqua ossigenata: “Ora mi curi, mi
disinfetti”.
Pianse e mi toccò con grande cura ogni ferita. Cotone e lacrime.
Non era un vero e proprio rapporto d’aiuto.
Molto più.
Una lotta mentale: io e lui a cercare come fare a stare al mondo senza
paura.
Si cercava di uscire da noi stessi.
Era un gioco d’azzardo.
Guardare la realtà con i nostri occhi, io con i suoi, lui con i miei,
nello spasmodico tentativo di percepirla sempre più rassicurante.
Un tendersi continuo verso altro.
.............
“Tieni” mi disse un giorno.
Mi ritrovai con la bacchetta in mano. Di fronte a me il muro bianco.
Lo guardai. Gli ridiedi la bacchetta: “Non ci riuscirei mai, Cesare,
mai come fai tu. Solo tu conosci così bene chi ha bisogno dei tuoi
incoraggiamenti, chi deve essere sgridato, sei tu il direttore qui”.
Lo abbracciai.
Percepii la sua fragilità: la pelle, labile confine, non lo difendeva,
non lo limitava, non lo definiva precisamente.
Ero solo nell’abbraccio.
Distante, immobile, tesissimo. Ma stava lì, con me. Le mani chiuse, mi
strinse forte sino al massimo possibile, poi mi lasciò di colpo.
Non lo dimenticherò mai. Mi fece sentire il suo essere al mondo: tutto
o niente.
Entrò in me per non uscirne mai più.
Si dispose assieme alle mie parti, le più fragili e preziose.
MTDD:
“Sono Cesare… Tutto
bene!” Mi ha commossa
profondamente. È la metafora, la sintesi di un’intera vita, di un modo di
comunicare, di aprirsi al mondo… forse per la prima volta: un vero miracolo.
Raccontaci di
quell’esperienza: Cosa ha rappresentato per Cesare e per te…?
GT:
Cesare è stato per me
l'incontro con il mondo sconosciuto della introspezione. La possibilità di
entrare in contatto con se stessi, cercando di costruire una relazione con lui,
ho iniziato, inevitabilmente, ad entrare in dialogo con le mie parti più recondite
ma in me. Cesare era un bellissimo bambino che esprimeva tutte le emozioni
umane in un mosaicismo caleidoscopico che portava su un terreno di
disorientamento. Il mio impegno, il lavoro fatto assieme al supervisore, al mio
psicoterapeuta, per mettere in ordine e in dialogo le varie parti del mondo
interiore di Cesare, ha prodotto in me una crescita umana altrimenti
impossibile.
MTDD:
Come
hai vissuto il paradosso tra gli sforzi che tu facevi per aiutare Cesare ad
aprirsi al mondo… ed il mondo che, al contrario, si chiudeva e nascondeva in
una dimensione virtuale che nulla o quasi nulla ha a che fare con la realtà ed
in cui il profondo isolamento dell’individuo sembra regnare sovrano?
GT:
Negli anni in cui io e
Cesare siamo riusciti a percorrere il corridoio che portava alla porta di casa,
uscire in strada e rivolgere il nostro sguardo verso la realtà, non ci siamo
resi conto che il nostro sforzo era controcorrente. Sicuramente non abbiamo
incontrato molte persone disponibili ad accettare il nostro invito a vivere
nella "relazione da tripla AAA", come la chiamo io. Accoglienza,
Attenzione e Ascolto. Le emozioni spaventano e Cesare, come tutti i disabili
intellettivi e relazionali che seguo da 30 anni, esprime solo il suo lato
emotivo che si collega con chi si mette in contatto con Lui.
Culturalmente
e anche commercialmente, il messaggio è quello di spegnere le emozioni. Mentre
sono l'unico ingresso alla vera e onesta conoscenza di noi stessi. Per cui le
difficoltà sono state molte socialmente, vi erano due autismi da mettere in
relazione, quello di Cesare e quello del mondo attorno a Noi. Io ero nel mezzo
a cercare di fare da ponte.
Ripensando
ora a quell'esperienza e alla deriva digitale dei giorni nostri, tutto il senso
della storia narrata in Sono Cesare…
Tutto bene! viene ad assumere un significato profondamente diverso. Sarebbe
necessario, vista la perenne connessione che sta eliminando l'Altro da ogni
relazione "umana", insegnare, far conoscere il percorso che ha
permesso di entrare in contatto a me e Cesare, per tornare ad una vita nella
quale l'unica piattaforma social sia quella in cui siamo nati, cresciuti e
vissuto noi nati nella seconda parte del 900: la realtà.
MTDD:
Quali sono, in base alla tua personale esperienza, alcuni aspetti “culturali”
che come società dobbiamo superare quando ci si imbatte in un problema grande
ed altrettanto complicato come l’Autismo?
Puoi farci qualche esempio?
GT:
Il vero problema della
difficoltà di capire l'autismo è assolutamente culturale. Se partiamo dalla affermazione
che "le persone non ascoltano, ma attendono il loro turno per
parlare" possiamo facilmente capire quale sia l'errore fondamentale. Non
esiste nessuna possibilità di capire chi abbiamo di fronte (e di conseguenza se
stessi) se partiamo sempre dal nostro ombelico e non alziamo lo sguardo
sull'Altro, se non riusciamo a capire che la nostra uguaglianza sta nella
reciproca diversità, unica possibilità di arricchimento nella accettazione
della dimensione del "Noi". Viviamo in una società che sempre più sta
progettando un mondo fatto di singoli e personali mercati globali.
Viene
alimentata una visione relazionale di contrapposizione, odio, puntando sulla
sterile dinamica della colpa, della reazione a discapito della riflessione. In questa penosa deriva la costruzione della
relazione d'aiuto con Cesare altro non potrebbe rappresentare che una stella
cometa da seguire per tornare ad una vita vissuta pienamente, con tutti i
cinque sensi, le emozioni, tornando agli affetti e alle vere amicizie e
condivisioni. Ogni azione umana è stata svuotata da ogni istanza relazionale,
emotiva, affettiva, di creazione di un pensiero comune, uno sguardo nuovo sulla
realtà creato assieme, mischiando le rispettive umanità, in una contaminazione
comune dei propri vissuti.
MTDD:
Tripla
A: Attenzione – Accettazione – Ascolto
Potresti spiegare ai
nostri lettori e alle nostre lettrici cosa intendi esattamente e come sei
pervenuto a questa sorta di “Sistema operativo”?
GT:
Mi sono
"inventato" questa formula che ho definito "la relazione da
tripla AAA" per sottolineare tre momenti fondamentali per poter proporre e
realizzare relazioni basate sulla autentica e onesta condivisione delle
rispettive umanità, ognuno esprimendo la propria unicità. Ciò consentirebbe un
arricchimento fuori dalle dinamiche del giudizio, della colpa, della
manipolazione dell'altro. In una dimensione orizzontale, trasparente, nel
rispetto, nell'adultità.
Tre
gambe di un tavolo relazionale, che in mancanza di una di esse, crollerebbe a
terra.
Accoglienza:
creare un'apertura in se stessi per farsi serenamente invadere dall'altro, con
il coraggio e la fiducia di aprire la porta di casa ad uno sconosciuto.
Attenzione:
sintonizzarsi, dimenticandosi per un po' di tempo di se stessi, sulle onde
emotive dell'altro. Come se dovessimo cercare una stazione radio mai trovata.
Ascolto:
mettersi di impegno, accettando la fatica di imparare una lingua nuova, il
mondo culturalmente significante del nostro interlocutore.
È
evidente che se ognuno di noi si mettesse nell'ottica della relazione da tripla
AAA le relazioni umane avrebbero una crescita esponenziale con risultati dal
punto di vista del piacere di stare nel "Noi" inimmaginabili.
Naturalmente
la mia proposta è quella di portare nelle scuole l'insegnamento della scienza
delle relazioni e delle dinamiche relazionali. In particolare la prospettiva
proposta dai maestri dell'analisi transazionale.
MTDD:
In un’occasione hai dichiarato che “La
persona affetta da autismo ha tutti i sensi che funzionano male” e che “La chiave di tutto è la reciprocità”
Potresti elaborare questo
tuo pensiero?
GT:
Per ciò che riguarda
l'approccio relazionale penso di aver già risposto precedentemente. Per quanto
riguarda ciò che da 30 anni tutti i giorni vivo in assistenza di persone affette
da autismo, la cui condizione patologica è stata diagnosticata nello spettro autistic,
posso dire, per rispondere a chi durante i miei seminari sull'argomento mi
chiede di spiegare cos'è l'autismo, che possiamo immaginare come se tutti i
cinque sensi funzionassero male, random, e soprattutto senza essere equalizzati
tra di loro.
Tutto
ciò non permette la creazione di una memoria rassicurante sulla realtà e le
relazioni che queste persone vivono (per dare una idea eufemistica) come un
vero e proprio assedio.
Molto
pregnante, e a me cara, la frase di Piero Ciampi "l'assenza è un
assedio", e l'ultima affermazione del bellissimo film "La signora
della porta accanto" di François Truffaut "né con te, né senza di
te".
MTDD: “Sono Cesare...Tutto Bene! Una relazione
di reciproco aiuto” è il lavoro che hai pubblicato in
formato eBook in seguito all’esperienza che hai avuto con questo ragazzo.
In che modo il suo
contenuto può aiutare in maniera pratica le famiglie che si trovano a dover
affrontare personalmente questa difficile condizione mentale e come può educare
anche la collettività, ad iniziare proprio da tutti coloro che lo leggeranno?
GT:
Come ho appena spiegato
sono 30 anni che assisto ragazzi autistici in famiglia. I genitori sono gli
unici che possono raccontarci la realtà dei loro figli, in quanto, come amo
raccontare, si sono costruiti con grande fatica e sofferenza il "libretto
delle istruzioni" in relazione alla condizione patologica intorno alla
quale tutto il sistema famiglia si riequilibra. Come un vero e proprio
organismo vivente ogni organo dello stesso vive in funzione delle necessità di
assistenza e aiuto del figlio o figlia (il 70 % delle persone autistiche sono
maschi). Per cui è fondamentale partire per ogni percorso terapeutico da
un'alleanza con tutti coloro che orbitano, familiari e non, sul territorio
della persona bisognosa di aiuto e assistenza.
Il
mio intervento mette in evidenza tutto ciò, con un approccio che ho chiamato
"buongiorno / arrivederci", nella misura in cui sia all'inizio che al
temine della mia assistenza in famiglia è fondamentale il momento della
reciproca restituzione della realtà con i genitori.
La
collettività dovrebbe essere informata sulla realtà delle famiglie con un
figlio con disabilità, potrebbe essere un modo per fermarsi a riflettere sulla
propria esistenza e ripensare le nostre priorità dal punto di vista umano e
relazionale.
MTDD:
Secondo
te cambia la percezione del tempo nelle famiglie in cui un membro è affetto da
una disabilità come quella dell’Autismo? E se sì, come?
GT:
Ho espresso in vari
contesti il concetto del "tempo" percepito e vissuto nelle famiglie
in cui un membro ha bisogno di assistenza continua sotto ogni punto di vista,
affettivo, emotivo, relazionale, economico, e, alle volte, di
"contenimento" nei corsi di crisi psicomotorie, che possono esprimere
pericolosi atteggiamenti violenti.
Il
tempo scorre veloce, negli anni in cui si deve portare alla consapevolezza le
difficoltà di sviluppo del figlio che non riesce a percorrere le fasi dello
sviluppo delle età evolutive sino ad arrivare alla possibilità di
autodeterminazione e emancipazione dalla famiglia. I genitori invecchiano, i
figli continuano ad essere dipendenti dalle cure di tutti coloro che vivono con
essi. Il tempo inizia a scorrere contrario e le realtà delle famiglie diventano
sempre più difficili e drammatiche, con il pensiero lacerante del "dopo di
noi", di cosa sarà dei propri figli dopo la morte dei genitori.
Lo
stato, le politiche sociali, il welfare, è sordo e assente in relazione a
queste realtà, mentre, a mio parere, proprio la storia narrata in Sono Cesare... Tutto Bene! potrebbe
essere la base per un disegno di legge che metta al centro l'assistenza
domiciliare proprio dalla diagnosi della disabilità in poi, in quanto allo
stato verrebbe a costare molto meno un disabile assistito in età dello
sviluppo, con un futuro più autonomo e consapevole. Basterebbe dare la
possibilità a tutti gli studenti universitari di materie e professioni in cui
la relazione d'aiuto sia un elemento centrale di poter avere un affidamento
domiciliare con un riscontro positivo sul curriculum degli studi.
Si
avrebbero così ragazzi, laureati, con un'esperienza di vita importante dal
punto di vista della maturazione adulta e famiglie di disabili con
un'assistenza fondamentale per le necessità quotidiane e di prospettiva nel
futuro.
Ma
il discorso è che questi aspetti meriterebbero un approfondimento a parte, che
magari faremo in altre occasioni.
MTDD:
In che modo e fino a che punto questa esperienza con Cesare ha influenzato la
tua vita e cosa ti ha insegnato? In che modo ti ha cambiato?
GT:
Nel sottotitolo c'è
l'indicazione dell'essenza della professione d'aiuto. "Una relazione di
reciproco aiuto" intende sottolineare che non esiste un cambiamento se non
si cambia assieme, se non si crea una nuova visione della realtà frutto delle
rispettive diversità che entrando in contatto creano un nuovo modo di vivere e
sentire la vita.
Cercando
di sentire la "musicalità del silenzio" che Cesare dirigeva, di
entrare nel suo mondo, dimenticando il mio, ho avuto la possibilità di capire e
imparare cosa è più importante nella vita.
Sentire
e capire.
Vivere
con fiducia la realtà che ci "assedia" e capire ciò che rimane in noi
per trovare le "parole per dirlo".
Leggere
rende Liberi, Scrivere Felici.
Leggere
ciò che viviamo, Scrivere ciò che vorremmo vivere, per crescere e diventare autori
del proprio destino.
MTDD:
Grazie,
Giovanni, per questa intervista e
per aver condiviso con noi questa tua illuminante ed emozionante esperienza. Se ci fossero
lettori del mio blog che desiderassero mettersi in contatto con te o ordinare
questo tuo eBook in che modo potranno farlo?
GT: Sul mio blog i lettori potranno trovare gli
articoli di restituzione delle tematiche e riflessioni proposte nei miei primi
sei libri.
Sul
mio canale YouTube ogni informazione in merito alla mia attività di educatore e
scrittore.
Le
sinossi dei miei primi cinque Ebooks.