Triticum
– di Vinicio Salvatore Di Crescenzo
Raccolta
di poesie
Recensione
di Maria Teresa De Donato
Poeta romantico e, al
tempo stesso, decadente della più bell’acqua è Vinicio Salvatore Di Crescenzo.
A volte più crepuscolare ed
altre più ermetico, con la sua raccolta Triticum Di Crescenzo si allinea
alla migliore tradizione leopardiana, ma anche e soprattutto a quella di altri
grandi poeti della letteratura italiana dell’’800 e del ‘900.
Il Triticum, che
indica il grano o frumento, e le respettive fasi di semina, mietitura e
spigolatura sono un’opportunità per il poeta di ripercorrere il naturale flusso
degli eventi nei campi, utilizzandoli come simbolismi e metafore della Vita
stessa.
Ritmi dolci e malinconici
ci riportano al ‘sentimento del tempo’ e al ‘dolore’ della poesia ungarettiana così
come all’analisi e all’accettazione di una Natura ‘madre’ pronta,
all’occorrenza, a trasformarsi in ‘matrigna’ in quella di Leopardi.
Il sottotitolo Contrappunti
leggeri e condivise armonie tra le spighe di grano e le ardite passioni indica
chiaramente che Natura e Amore sono considerate le basi dell’esistenza umana.
Analisi introspettiva e
consapevolezza del proprio essere sono sempre presenti nei versi di questo
poeta che non esita ad aprirsi al mondo onestamente ed altrettanto
candidamente:
“Tortuoso
è il tragitto che ho percorso…”
“…
ci allontaniamo nella speranza di accecare illusioni evanescenti, celate con
sagacia dentro un inganno che non sa mentire” mentre
“Gli
aghi di pino sono torrenti di parole che non trovano respiro…”
“Piango
davanti al baratro
che
ha osteggiato ogni mia ambizione
stroncata
da fatica senza desiderio e da convinte insicurezze
figlie
di paura e di incertezze.”
Amore e passione si
alternano in questa raccolta evidenziando la natura decisamente romantica del
poeta:
“Il tuo abbraccio mi penetra fin dentro l’anima come
una spada che trafigge l’ultimo respiro…”
La Vita scorre e, tra
illusioni, speranze, amori, disillusioni e perdita di persone care
“Usciamo
dal buio e dai rumori… per ritrovarci tra le vie… che ci conducono nel ventre del mio mondo
antico… verso un passato scomparso in un baleno dentro il tormentato labirinto
in cui si perde il tempo.”
L’attaccamento alla
Natura, reso attraverso descrizioni particolareggiate di bellissimi paesaggi, sia
campestri sia marini, ricchi di simbologie e metafore che offrono chiavi di
lettura diverse, così come l’amore per la propria terra di origine
rappresentano il punto di partenza ed anche di arrivo di questa stupenda
produzione letteraria.
Il desiderio di esplorare
nuovi orizzonti si confronta spesso con la consapevolezza del valore
sentimentale del ‘natio borgo selvaggio’ e dell’appartenenza alla
“… mia terra che non avrà mai il coraggio di lasciarmi
andare…”
ricordandoci che
“Nei silenti campi di grano
si
incarnano storie remote,
impressioni
di una realtà fugace
e
nuove Stagioni dall’incerto avvenire.”
Triticum
è, a mio avviso, una stupenda produzione poetica di un Autore dotato di una
profonda e rara sensibilità, che rende onore a Vinicio Salvatore Di Crescenzo
come Uomo prim’ancora che come Artista.
Una lettura che consiglio
vivamente ai lettori di ogni età.