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Monday, August 18, 2025
Wolfgang Amadeus Mozart
Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 27-I-1756 - Vienna 5-XII-1791
Wolfgang Amadeus Mozart
Tuesday, August 12, 2025
Quando la lettura diventa introspezione:1984 (George Orwell) di Elisa Rubini
I
libri come specchio
Quando
la lettura diventa introspezione:
1984 (George Orwell)
di
Elisa Rubini
Ci sono libri che non si limitano a
raccontare una storia Alcuni libri ti costringono a guardarti davvero, a
riconoscere parti di te che avevi dimenticato o volutamente nascosto.
E leggere diventa un atto di
introspezione.
Questi libri non li dimentichi facilmente.
Ti lasciano dentro una domanda, una cicatrice, a volte una nuova
consapevolezza. E spesso li riconosci solo quando li hai .
Un esempio potente di questo tipo di libro
è 1984 di George Orwell.
Quando lo prendi in mano, pensi di sapere
cosa aspettarti. Ma poi ti rendi conto che quello che stai leggendo non è solo
una critica sociale: è un viaggio dentro te stesso.
Winston, il protagonista, non è solo un
uomo che vive in un regime. È il simbolo della paura di essere se stessi, della
difficoltà di restare fedeli alla propria identità quando tutto intorno spinge
a conformarsi.
Quante volte, come lui, abbiamo abbassato
lo sguardo per paura?
Quante volte, abbiamo lasciato correre per
non vedere?
Queste sono le domande che 1984 ci lascia.
E sono domande che non riguardano solo Winston, ma ognuno di noi.
Il Grande Fratello non è solo un dittatore
Una delle intuizioni più geniali di Orwell
è stata mostrare che il vero nemico è dentro di noi.
Il Grande Fratello non è soltanto un volto
su un manifesto. È la voce dentro la testa che ci dice di smettere di lottare,
di accettare pur di lottare per poter cambiare.
È la paura di restare soli.
È ogni volta che ci convinciamo che è
meglio adattarsi, meglio sorridere, meglio fare finta.
In questo senso, 1984 è un libro
universale. Perché parla di come ci lasciamo controllare, anche senza
accorgercene.
E quando Winston deve affrontare la sua paura più profonda,
capiamo che quella paura è dentro di noi.
Ognuno di noi ha u una ferita che evita di
guardare, un mostro a cui non vuole dare un nome.
Perché certi libri ci colpiscono così?
Un libro diventa introspezione quando non
parla solo di “altri”, ma di noi.
Quello che 1984 lascia è un monito che non smette di mordere: siamo liberi
davvero? O abbiamo già ceduto, un compromesso alla volta, un silenzio alla
volta?
Leggere questo libro è un invito a restare
vigili, a non smettere di cercare la nostra voce, anche quando è scomodo, anche
quando fa male.
1984 ti fa capire che la libertà non è un
diritto garantito: è una lotta quotidiana.
E che ogni volta che accettiamo di
rinunciare a un pezzo di noi, diventa sempre più difficile tornare indietro.
Leggere questo libro non è un’esperienza
che finisce all’ultima parola. Continua, si insinua nella quotidianità, ti
accompagna quando scegli se parlare o tacere, se obbedire o rischiare.
E voi?
Quale romanzo vi ha lasciato una domanda a cui non avete
ancora saputo rispondere?
Portatevi questa domanda con voi. Perché a
volte è proprio da lì che si comincia a cambiare.
Monday, August 4, 2025
Vasilij Sergeevič Kalinnikov
Vasilij Sergeevič Kalinnikov
Vasilij Sergeevič Kalinnikov
Friday, August 1, 2025
Siberian Education - by Nicolai Lilin - Review by Maria Teresa De Donato
Siberian Education by Nicolai Lilin
Review by
Violent, ruthless, at times obscene, and even traumatizing, this Memoir by Nicolai Lilin is undoubtedly not for everyone. Yet, despite the crudeness of the stories, the narrative is fluent, pleasant, profound, full of meaning and life lessons, and, paradoxically, in some respects, equally fascinating.
Those who maintain a
dualistic view and divide the World and, consequently, the Whole into beautiful
or ugly, good or bad, right or wrong will have to review their position or at
least discover that Reality may not necessarily be black or white, but also
gray or even full of colors and shades.
These elements can be
accepted or not accepted. Still, they deserve to be analyzed, even if we cannot
fully understand them, because they may not be part of our experience, belief
system, or evaluation standards.
The theme of Crime is
extensively described, and its roots, as well as how it is conceived and
experienced by the various clans, are masterfully examined and explained.
Criminal organizations have always existed and, perhaps unfortunately, will
always exist. However, their matrices, the foundations on which they rest, and
the behavioral methods of their members are not the same but distinct, unique,
and specific depending on the group.
This is the case of the Siberian Education that is received, an education that, although in this book is
still linked to Crime, is characterized by a rigorous ethical and moral code
that distinguishes it from all other organizations: simplicity and humility in
conduct, deep respect for one's cultural identity, for one's religious beliefs,
for (criminal) Authority, for the elderly, parents, women, children and their
consequent protection and care of the entire community. This last aspect
includes taking care of the families of members who are killed by other clans,
sentenced to death or life imprisonment, or, in any case, to detention.
The ritual of tattoos,
each hiding a specific content, is an aspect that I found particularly
fascinating. It is a true ode to the identity and cultural and spiritual wealth
of a people, the Siberian one, to be precise, fully aware and decidedly proud
of their history, their habits, customs, and their ancient traditions.
The book's unexpected
and, at times, even humorous ending will leave the reader with the sensation of
the profound change taking place in the Author's life and of an awareness that
will push him, subsequently, to opt for a U-turn in his existence while respecting
and safeguarding that heritage, no longer 'criminal' but rather cultural,
spiritual, ethical, and moral, that was passed down to him.
Educazione Siberiana - di Nicolai Lilin - Recensione di Maria Teresa De Donato
Educazione Siberiana di Nicolai Lilin
Recensione di Maria Teresa De Donato
Violento, spietato, a tratti osceno e persino traumatizzante è questo
Memoir di Nicolai Lilin, un libro certamente non per tutti. Eppure, malgrado la
crudezza dei racconti la narrativa è scorrevole, piacevole, profonda, densa di
significato e di insegnamenti di vita e, paradossalmente per certi aspetti,
altrettanto affascinante.
Coloro che mantengono una veduta dualistica e dividono il Mondo e, di
conseguenza, il Tutto, in bello o brutto, buono o cattivo, giusto o sbagliato
dovranno rivedere la loro posizione o quantomeno scoprire che la Realtà
potrebbe non essere necessariamente bianca o nera, ma anche grigia o persino
piena di colori e sfumature.
Questi elementi possono essere accettati o non accettati, ma meritano di
essere analizzati, anche se non riusciamo a comprenderli pienamente perché potrebbero
non far parte né del nostro vissuto, né del nostro sistema di credenze e
nemmeno dei nostri standard di valutazione.
Il tema della Criminalità viene ampiamente descritto e le sue radici, così
come i suoi modi di essere concepita e vissuta dai vari clan, vengono
magistralmente esaminati e spiegati. Le
organizzazioni criminali sono sempre esistite e, forse e purtroppo, sempre
esisteranno. Tuttavia le loro matrici,
le fondamenta su cui si poggiano e le modalità comportamentali dei loro membri
non sono uguali, ma distinte, uniche, specifiche a seconda del gruppo.
Questo è il caso dell’Educazione Siberiana che si riceve,
un’educazione che, benché in questo libro sia pur sempre legata al crimine, è
caratterizzata da un rigoroso codice etico e morale che la contraddistingue da
tutte le altre organizzazioni: semplicità e umiltà nella condotta, un profondo rispetto per la propria identità
culturale, per il proprio credo religioso, per l’Autorità (criminale), per
anziani, genitori, donne, bambini e la conseguente loro protezione e tutela di
tutta la comunità. Quest’ultimo aspetto include
il prendersi cura delle famiglie dei membri che vengono uccisi da altri clan,
condannati a morte o all’ergastolo o comunque alla detenzione.
Il rituale dei tatuaggi, con la specificità dei contenuti che ognuno di
essi rappresenta è un aspetto che ho trovato particolarmente affascinante, una
vera e propria ode all’identità e ricchezza culturale e spirituale di un
popolo, quello siberiano per l’appunto, pienamente consapevole e decisamente
orgoglioso della propria storia, dei propri usi, costumi e delle sue antichissime
tradizioni.
Il finale del libro, inaspettato e a tratti persino umoristico, lascerà il
lettore con la sensazione del profondo cambiamento in atto nella vita dell’Autore
e di una presa di coscienza che lo spingerà, successivamente, ad optare per una
inversione ad U della propria esistenza, pur nel rispetto e nella salvaguardia
di quel patrimonio, non più ‘criminale’ ma piuttosto culturale, spirituale,
etico e morale, che ha ereditato.
Sibirische Erziehung - von Nicolai Lilin - Rezension von Maria Teresa De Donato
Sibirische Erziehung von Nicolai Lilin
Rezension von Maria Teresa De Donato
Diese Memoiren von Nicolai Lilin sind gewalttätig, gnadenlos, manchmal
obszön und sogar traumatisch und sicherlich nicht jedermanns Sache. Doch trotz
der Grobheit der Geschichten ist die Erzählung flüssig, angenehm, tiefgründig,
voller Bedeutung und Lebensweisheiten und, in mancher Hinsicht paradoxerweise,
gleichermaßen faszinierend.
Wer eine dualistische Sichtweise vertritt und die Welt und damit das Ganze
in schön oder hässlich, gut oder schlecht, richtig oder falsch einteilt, muss
seine Position überdenken oder zumindest erkennen, dass die Realität nicht
unbedingt schwarz oder weiß, sondern auch grau oder sogar voller Farben und
Schattierungen sein könnte.
Diese Elemente können akzeptiert oder nicht akzeptiert werden, aber sie
verdienen eine Analyse, auch wenn wir sie nicht vollständig verstehen können,
weil sie möglicherweise nicht Teil unserer Erfahrung, unseres Glaubenssystems
oder sogar unserer Bewertungsmaßstäbe sind.
Das Thema Kriminalität wird ausführlich beschrieben und seine Wurzeln sowie
die Art und Weise, wie es von den verschiedenen Clans wahrgenommen und erlebt
wird, werden meisterhaft untersucht und erklärt. Kriminelle Organisationen hat
es schon immer gegeben und wird es vielleicht, aber leider, auch immer geben.
Allerdings sind ihre Matrizen, die Grundlagen, auf denen sie beruhen, und die
Verhaltensmodalitäten ihrer Mitglieder nicht dieselben, sondern je nach Gruppe
unterschiedlich, einzigartig und spezifisch.
Dies ist der Fall bei der sibirischen Erziehung, die man erhält. Eine
Erziehung, die in diesem Buch zwar immer noch mit Kriminalität in Verbindung
gebracht wird, sich aber durch einen strengen ethischen und moralischen Kodex
auszeichnet, der sie von allen anderen Organisationen unterscheidet:
Einfachheit und Bescheidenheit im Verhalten, tiefer Respekt für die eigene
kulturelle Identität, für den eigenen religiösen Glauben, für die (kriminelle)
Autorität, für die Alten, Eltern, Frauen, Kinder und deren daraus
resultierenden Schutz und Vormundschaft für die gesamte Gemeinschaft. Zu diesem
letzten Aspekt gehört die Betreuung der Familien von Mitgliedern, die von
anderen Clans getötet, zum Tode oder zu lebenslanger Haft verurteilt oder
anderweitig inhaftiert wurden.
Das Ritual der Tätowierungen mit der Spezifität der Inhalte, die jede
einzelne von ihnen darstellt, ist ein Aspekt, den ich besonders faszinierend
fand, eine wahre Ode an die Identität und den kulturellen und spirituellen
Reichtum eines Volkes, genauer gesagt des sibirischen, das sich seiner eigenen
Geschichte, seiner eigenen Sitten, Gebräuche und alten Traditionen voll bewusst
und ausgesprochen stolz darauf ist.
Das unerwartete und manchmal sogar humorvolle Ende des Buches hinterlässt
beim Leser das Gefühl einer tiefgreifenden Veränderung im Leben des Autors und
einer Erkenntnis, die ihn anschließend dazu bringt, sich für eine Kehrtwende in
seinem eigenen Leben zu entscheiden und dabei das Erbe, das er geerbt hat und
das nicht mehr „kriminell“, sondern vielmehr kulturell, spirituell, ethisch und
moralisch ist, zu respektieren und zu schützen.