I libri come specchio
Il buio oltre la siepe
di Elisa Rubini
I
libri come strumenti di introspezione
Quando leggo sento
che il mondo rallenta. Non è solo questione di svago o di passare il tempo: è
proprio come se le pagine fossero uno specchio che non ho il coraggio di
guardare in altri momenti. Mi fermo e tutto intorno sparisce. Mi rimango io, e
quelle parole che non sono solo una storia ma qualcosa che scava.
Ci sono libri che
si leggono e si dimenticano subito e altri che invece si piantano dentro. Sono
quelli che ti sorprendono, ti fanno domande senza nemmeno dirtelo e quando li
chiudi ti accorgi che ti hanno cambiata un poco. Alcuni arrivano in un periodo preciso,
quasi come se ti stessero aspettando.
Questa sensazione
mi è successa in modo fortissimo con un libro che non pensavo potesse parlare
di me, e invece mi è entrato dentro più di quanto potessi immaginare.
Il
libro è Il buio oltre la siepe di Harper Lee.
Lo vedevo nominato
ovunque e non mi decidevo mai a iniziarlo. Lo tenevo lì perché lo consideravo
un classico che avrei letto un giorno, senza fretta. E poi è capitato quasi per
caso. Ho cominciato senza aspettative e mi sono ritrovata a non riuscire più a
staccarmi.
Le prime pagine mi
hanno portata in una cittadina del Sud degli Stati Uniti negli anni Trenta. Una
vita lenta, le case di legno, la polvere. E soprattutto lo sguardo di Scout, la
bambina che racconta la storia.
Lei guarda tutto e
cerca di capire. Non giudica, perché non ha ancora imparato a farlo. Si limita
a descrivere quello che vede. Le sue parole sono limpide e fanno male perché
attraverso di lei ti rendi conto della cattiveria che gli adulti hanno normalizzato.
In quella lentezza
ho sentito il peso di una società che si divide, che crea muri tra le persone e
poi li difende anche quando non hanno senso.
Accanto a Scout
c’è suo padre, Atticus Finch. È un personaggio che sembra quasi un faro. Non
alza la voce, non ha bisogno di urlare. Difende un uomo innocente che tutti
hanno già condannato solo perché crede nel giusto. La sua forza sta nel non
farsi piegare dalla paura di restare solo.
Ogni suo gesto e
ogni sua parola hanno avuto per me un effetto strano: mentre leggevo sentivo
che mi fermavo, come se quelle frasi valessero anche per la mia vita.
E poi c’è Boo
Radley. Lui è all’inizio solo una presenza invisibile. Un nome. Gli altri
parlano di lui, inventano storie. Nessuno sa chi è davvero.
Questa parte mi ha
colpita come uno specchio. Perché quante volte anch’io ho guardato qualcuno e
mi sono creata un’opinione senza conoscerlo? Quante volte ho scelto di credere
alle voci invece di capire?
La verità su Boo
si rivela solo alla fine e cambia tutto. Non è un uomo spaventoso. È
silenzioso, ma quando serve protegge. E proprio questo capovolge ogni cosa:
quello che tutti pensavano di sapere non era nulla.
Un libro ti entra
dentro così quando non ti lascia scappare. Mentre leggevo Il buio oltre la
siepe avevo la sensazione di non essere più solo spettatrice. Non stavo
guardando una storia da fuori, ero dentro anche io.
Mi sembrava di
camminare in quelle strade polverose, di sentire il caldo nelle estati
infinite, di guardare la gente seduta a osservare chi passa.
Mi sono ritrovata
nell’aula del tribunale, tra la folla che trattiene il fiato mentre Atticus
parla. Mi sembrava di vedere le sue mani ferme e il suo sguardo deciso.
Ogni
pagina era uno specchio.
Lo è stata
soprattutto la frase che Atticus dice a Scout e che non dimenticherò mai:
"Non
capirai mai davvero una persona finché non proverai a guardare le cose dal suo
punto di vista… finché non entrerai nella sua pelle e non ci camminerai
dentro."
Quando ho letto
queste parole mi sono fermata. Ho lasciato il libro aperto e ho pensato a tutte
le volte in cui ho giudicato senza sapere niente. È stato come ricevere una
scossa.
Questo libro mi ha
insegnato che dietro ogni siepe che alziamo, dietro ogni barriera, c’è qualcosa
che non vogliamo conoscere. Ma quel buio resta buio solo finché non trovi il
coraggio di andare oltre.
Boo Radley per me
è diventato il simbolo di questa lezione: non sai chi è l’altro finché non ti
avvicini davvero.
Quando sono
arrivata all’ultima pagina ho chiuso il libro e sono rimasta in silenzio.
Sentivo che non era soltanto una storia. Mi aveva costretta a guardarmi dentro.
Quindi…
Il buio oltre la
siepe non è solo un romanzo ambientato lontano nel tempo.
È un viaggio
dentro alle paure e ai giudizi che ognuno di noi porta.
Ti insegna senza
urlare. Ti mostra come il coraggio possa essere silenzioso, come la giustizia
non sia fatta di grandi discorsi ma di gesti coerenti, e come sia facile non
vedere quando ti fermi alla superficie.
Non credo di
essere la stessa persona di prima dopo averlo letto.
Questo libro è
diventato un promemoria continuo: non guardare solo quello che sembra, prova a
vedere oltre.
E so che ogni
volta che avrò bisogno di ricordarlo, tornerò su queste pagine.