Tuesday, September 5, 2017

Estratto del libro Hunting for the TREE of LIFE (De Donato & Sinkko, 2016) (pp. 23, 24)

Estratto del libro Hunting for the TREE of LIFE (Italiano: A caccia dell’Albero della Vita) (De Donato & Sinkko, 2016) (pp. 23, 24)




…. Nel Giardino di Eden l’armonia ed il forte legame che erano gli aspetti fondamentali della relazione iniziale tra Dio (potete chiamarlo/la Vita, Universo o come preferite e vi sentite più a vostro agio) e l’Umanità andarono persi. Sia questo racconto sia la restaurazione di questa armonia, che ebbe luogo nel giardino della Tomba, chiamato anche “il luogo del Cranio” o “Golgota”, potrebbero nascondere, a nostro avviso, il punto di svolta della scoperta di quella che potrebbe essere la mèta più ambita per ciò che riguarda la comprensione della ragione e della dinamica della Vita e della Morte, e quindi della salute e della malattia. Molti tra noi sono sempre stati affascinati ed incuriositi dal “Mistero della Vita” e spesso si sono chiesti perché dobbiamo invecchiare e morire piuttosto che goderci un’esistenza sana, armoniosa, ricca, gratificante ed eterna sulla Terra. Dalla più giovane età sentiamo dirci che noi – quale Razza Umana – siamo le creature più intelligenti di questo pianeta; che nel corso dei millenni ci siamo ‘evoluti’ in una misura non possible ad alcuna altra specie conosciuta; che tra noi ci sono state molte persone che hanno lasciato un’impronta nella storia umana compiendo scoperte straordinarie e raggiungendo una comprensione fondamentale e più profonda di tanti aspetti della Vita che hanno contribuito notevolmente al più grande progresso in molti campi. Malgrado ciò, tuttavia, se si esclude un’esigua minoranza di persone che sono vissute più di 100 anni, la grande maggioranza di esse vive appena una media di 70-80 anni e questo se tutto va bene. D’altro canto, noi – la specie più intelligente e ‘civile’ – in quanto a durata della vita, finiamo con l’essere sorpassati alla grande da creature quali
  1. l’Arctica islandica oceanica, un mollusco nativo dell’Oceano Atlantico settentrionale che, stando alle segnalazioni, sembra vivere fino a 507 anni;
  2. la tartaruga gigante delle Galapagos (Chelanoidis nigra) che, persino quando allevata in cattività, può vivere oltre i 100 anni con un caso conosciuto che superò i 170 anni;
  3. gli squali della Groenlandia ed il pesce koi, che possono raggiungere e persino superare i 200 anni; e
  4. l’immortale medusa (Turritopsis dohrnìi), che è biologicamente considerata potenzialmente immortale grazie al processo di transdifferenziazione, una linea di riprogrammazione per mezzo della quale il processo di sviluppo cellulare può tornare allo stadio di polipo.
Come se ciò non bastasse, noi razza ‘superiore’ siamo vergognosamente superati persino dagli alberi. Infatti, troviamo che il Pino bristlecone del Grande Bacino (Pinus longaeva), originario delle Montagne Bianche della California negli Stati Uniti, ha più di 5000 anni; il Cipresso della Patagonia (Fitzroya cupressoides) della Cordigliera pelata a Los Rios, situato entro il Parco Nazionale Larice Costiero in Chile, che ha più di 3600 anni, seguito da molti altri la cui durata di vita varia dai 1270 ai 5000 anni (Tratto da http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_oldest_trees il 23 Maggio 2016). Se a tutto ciò aggiungiamo che noi esseri umani siamo fatti, secondo quanto insegnatoci dalla nostra tradizione giudaica e cristiana, “ad immagine di Dio” e finiamo con il vivere per un periodo di tempo così breve, la situazione può facilmente essere vista come un paradosso se non addirittura come una totale presa in giro nei nostri confronti…


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